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Autore: DauntlessBadWolf    31/07/2016    4 recensioni
Secondo la mitologia greca, in origine gli umani avevano quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere Zeus li divise in due esseri distinti, condannandoli a spendere le loro vite in cerca della loro metà.
“Dopo aver servito l’ultimo cupcake Dean alzò la testa e vide uno strano ragazzo rimasto imbambolato davanti all’ingresso. Alcuni tavoli erano vuoti, ma allora perché non si metteva seduto?
Aveva per caso bisogno di un invito scritto?
Forse era uno di quelli che si aspettava che qualcuno gli mostrasse un tavolo libero. Lui non gli avrebbe mostrato un bel niente, non veniva pagato abbastanza per prendere iniziative e fare qualcosa che non fosse compreso nelle sue mansioni!”

|Soulmates!AU|
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: Like Coffee and Donuts
Titolo capitolo: Crazy, Stupid, Love
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Romantico
Avvertenze: AU, Soulmates, probabili OOC
Trama: Secondo la mitologia greca, in origine gli umani avevano quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere Zeus li divise in due esseri distinti, condannandoli a spendere le loro vite in cerca della loro metà.
“Dopo aver servito l’ultimo cupcake Dean alzò la testa e vide  uno strano ragazzo rimasto imbambolato davanti all’ingresso. Alcuni tavoli erano vuoti, ma allora perché non si metteva seduto?
Aveva per caso bisogno di un invito scritto?
Forse era uno di quelli che si aspettava che qualcuno gli mostrasse un tavolo libero. Lui non gli avrebbe mostrato un bel niente, non veniva pagato abbastanza per prendere iniziative e fare qualcosa che non fosse compreso nelle sue mansioni!”
|Soulmates!AU|
Beta: Baldermoon
Note: Crazy, Stupid, Love è un film commedia del 2011 diretto da Glenn Ficarra e John Requa e scritto da Dan Fogelman. I protagonisti sono Steve Carell, Ryan Gosling, Julianne Moore e Emma Stone. Eccoci qua, volevo fare un ringraziamento speciale a Baldermoon che mi ha sopportato durante la stesura di questo capitolo, ho avuto così tante di quelle crisi mentre scrivevo che credevo non lo avrei mai finito in tempo. Inoltre un ringraziamento speciale a chi sta ancora seguendo e recensendo la storia nonostante non sia stata molto puntale con gli aggiornamenti. Grazie a tutti di cuore.
P.S. Mi sono accorta che la storia, qualche giorno fa, ha compiuto un anno quindi: AUGURI “LIKE COFFEE AND DONUTS!”




 
“Vivere con la tua anima gemella per sempre?
Nah, sarebbe troppo doloroso.
Le anime gemelle arrivano nella tua vita solo
per rivelarti un altro aspetto della tua personalità,
dopo di che se ne vanno.”

Un suono ovattato svegliò Dean che si stiracchiò appena. Ogni muscolo del suo corpo stava gridando pietà. Se lui e Castiel avessero di nuovo dormito insieme l’avrebbero fatto su un letto a due piazze oppure niente, non poteva sempre svegliarsi con la schiena indolenzita. Cercò di spostare il ragazzo al suo fianco senza svegliarlo e, deciso a tornare a casa, si alzò dal letto. Lo strano suono che lo aveva svegliato c’era ancora, forse era una sveglia. Dean iniziò a seguire quel rumore finché non trovò il telefono di Castiel nella tasca dei pantaloni: aveva ragione, era una sveglia. Si affrettò a spegnerla, ieri il suo collega sembrava veramente distrutto, forse era meglio lasciarlo dormire. Una volta spento lo schermo del cellulare si illuminò mostrando il blocca schermo; era una foto: c’era Castiel, portava gli occhiali e aveva una maglietta grigia sformata e un altro ragazzo dai capelli castano scuri e leggermente lungh, che invece indossava una camicia: possibile che quello fosse il suo fidanzato? “No, impossibile”, pensò Dean, insomma, si erano baciati e tutto il resto, quindi quello non poteva essere il suo ragazzo, eppure non poteva fare a meno di essere geloso. Decise di ignorare per il momento la cosa, infondo Castiel non era neanche il suo fidanzato. Così si fece strada fino alla scrivania del suo collega e posò lì il cellulare, dopodiché aprì la porta della stanza e trovò un bigliettino appeso, il suo buonsenso gli stava dicendo non leggerlo, ma la sua curiosità gli aveva fatto già prendere il fogliettino.
 
Ti lascio questo bigliettino perché ieri sera ti ho sentito rientrare con qualcuno
(sai, gridare di non fare rumore è FARE rumore) e non volevo disturbarvi.
Virgilio ieri sera mi ha informato che abbiamo le prove dello spettacolo alle otto, quell’uomo
è un palo su per il culo, quindi non ti spaventare se non mi troverai a casa.
Il miglior coinquilino di sempre, Balthazar.
P.s. Non rovinare il tappeto del bagno come l’ultima volta che hai avuto
‘visite’, l’ho appena comprato.

 
Dean si chiese cosa fosse successo a quel povero tappeto, ma poi decise che era meglio non andare affondo di quella storia, anche perché gli bastava ciò che si era immaginato per avere gli incubi per i prossimi vent’anni. Accartocciò il biglietto e se lo infilò nella tasca dei pantaloni pensando che sarebbe stato crudele lasciare un amico che, molto probabilmente, al suo risveglio sarebbe stato in prenda ad un dopo sbronza da solo. Accostò la porta e si recò in cucina, doveva fare il caffè, quello avrebbe rimesso in sesto Castiel. Armato di molti buoni propositi si avvicinò alla cucina per prepararlo, quando si rese conto di non avere la minima idea di dove si trovassero le cose per prepararlo.

Castiel si svegliò con un gran mal di testa, avrebbe continuato volentieri a dormire, solo che Balthazar non lo smetteva di sbattere le ante di tutti i mobili che avevano in cucina: perché la sua stanza doveva essere così vicino alla cucina?
Si mise seduto sul letto passandosi una mano fra i capelli e notò che la porta della sua stanza era leggermente aperta, pensò che fosse strano, visto che lui la chiudeva sempre. Si alzò, si infilò una maglietta e si diresse in cucina tenendosi una mano sulla fronte, aveva addirittura dimenticato dove avesse messo gli occhiali.
-Balthazar.- Disse entrando nella cucina. –Perché fai tutto questo rumore?-
Si preoccupò un po’ a non sentire subito una risposta da parte del suo coinquilino, quello non era il momento adatto per gli scherzi. Si mise seduto, dopodiché chiuse gli occhi godendosi, finalmente, un po’ silenzio, a quanto pare l’altro aveva smesso di fare rumore.
Aveva pochi ricordi chiari della scorsa sera; ricordava di aver bevuto qualcosa con Dean e che poi lo aveva accompagnato a casa, da lì in poi tutto aveva iniziato ad annebbiarsi e non riusciva a capire cosa fosse realmente accaduto e cosa si stava inventando: non avrebbe più bevuto, specialmente insieme al suo collega.
-Scusa se ti interrompo, ma dov’è il caffè?-
-Primo sportello in basso a destra.- Rispose continuando a tenere gli occhi chiusi: come faceva Balthazar a non ricordassi dove tenevano il caffè e poi perché era sveglio così presto? Qui qualcosa non quadrava.
Aprì lentamente gli occhi e quando li posò sulla cucina vide che ai fornelli c’era Dean. Okay, forse non lo aveva accompagnato solo a casa. Castiel sapeva come diventava quando beveva anche solo un goccio in più, questo grazie agli svariati racconti che Balthazar gli aveva offerto, e sperava di non aver fatto niente di imbarazzante.
-Cosa ci fai qui, Dean?- Chiese infine. Il tono di voce non era certo il più carino che esistesse, ma l’altro si sarebbe dovuto accontentare.
-Ti preparo il caffè, tigre.-
-Questo lo…vedo.-

Castiel aveva proprio l’aria distrutta. Dean non si capacitava del fatto che al suo collega bastasse così poco per ubriacarsi, insomma, credeva fosse più forte.
-Qualcuno, ieri sera, voleva contare le mie lentiggini e così sono rimasto.-
Vide Cas sgranare gli occhi, forse non si aspettava una cosa del genere, ma a sua discolpa neanche lui se l’aspettava. Nella sua vita aveva avuto a che fare con molte persone ubriache o solamente alticce, ma nessuna si era mai fermata a contare le sue lentiggini.
-Ti sei addormentato prima di finire, se vuoi oggi ti lascio continuare.- Dean rise e vide Castiel abbozzare un lieve sorriso, anche se i suoi occhi gridavano stanchezza; un solo caffè non sarebbe bastato a risollevarlo un po’.
Tornò a lavoro, quando sentì Castiel sbuffare pesantemente.
-Non avrei dovuto bere ieri sera.- Disse. –Oggi dovevo studiare.-
Il suo tono di voce sembrava veramente disperato, possibile che l’Università ti riducesse in quel modo?
-Studierai domani allora.- Dean non vedeva il problema, oggi si sarebbe riposato e domani avrebbe iniziato a studiare, se il problema era Ellen ci avrebbe pensato lui a parlare con la donna.
Prima che Castiel potesse aggiungere qualcosa la caffettiera fischiò e così a Dean non restò altro che versare il contenuto in due tazze per poi poggiarle sul tavolo. Sotto la guida di Castiel, poi, aveva preso lo zucchero e qualche biscotto.
-Scusa, ma non abbiamo molto di già pronto.- Disse Cas. –Di solito Balthazar prepara la colazione, ma credo stia ancora dormendo.-
-No, ti ha lasciato un biglietto, ha detto che aveva delle prove.- Rispose Dean poco prima di addentare un biscotto.
A Castiel sembrò non importare moltlo, perché non fece altre domande e continuò a fare la sua colazione.
Più guardava il suo collega e con più si domandava come avesse fatto a rovinare un tappeto del bagno, un paio di idee le aveva, ma voleva sapere quale delle due si avvicinava più alla realtà, se la storia fosse stata divertente avrebbe sopportato qualsiasi incubo.
-Cas.- Disse cercando di attirare la sua attenzione. –Perché Balthazar vuole che stai attento al tappeto del bagno?-
A quella domanda vide il ragazzo voltarsi verso di lui con un espressione che sembrava dire “Come fai a saperlo?”.

 
“Le anime gemelle non sono perfette.
Un’anima gemella ti aiuta a crescere.”

Adesso che ci rifletteva neanche nominare il tappeto del bagno era stata una buona idea perché Castiel mangiò il suo ultimo biscotto e si alzò da tavola per andare a buttarsi sul divano e così toccò a Dean rimettere a posto tutto: Castiel non doveva avere ospiti molto spesso, perché pareva non avere la minima idea di come si trattassero!
Finito di lavare le tazze della colazione Dean decise che era arrivata ora di tornare a casa, oggi non sarebbe dovuto andare a lavoro perché ormai era diventata la tradizione restare chiusi il giorno dopo la festa della confraternita.
Si recò in salotto per salutare il suo collega che, nel frattempo, si era avvolto n una coperta, quando sentì una musica a lui fin troppo familiare, erano bastate solamente un paio di note per farlo schizzare come una molla accanto al ragazzo.
-Una nuova speranza, vai sul classico, eh?-
Sicuramente il suo entusiasmo aveva preso alla sprovvista Cas, perché quest’ultimo gli rivolse uno sguardo a metà fra il sorpreso e lo spaventato, mentre Dean rimase piacevolmente stupito dal fatto che Castiel conoscesse anche altro oltre ai musical.
-Dopo aver visto l’ultimo film ho pensato di riguardare tutta la serie.- Aveva semplicemente risposto Castiel.
-Perché non mi hai detto che ti piace Star Wars?-
-Tu non me lo hai chiesto, così ho supposto che fosse una cosa che non ti interessava.-
Dean si stava domandando se fosse serio; al mondo esistevano solo due tipi di persone: quelle che amavano Star Wars e i bugiardi e lui di certo non apparteneva alla seconda categoria.

Subito dopo aver letto “…il suo popolo e ridare la libertà alla galassia…” fra i due cadde un silenzio quasi spettrale. Nessuno dei due emise un solo suono, neanche un sospiro, erano troppo impegnati a guardare il film. Dean conosceva le battute a memoria e ogni tanto gli capitava di mimarle con le labbra, sembrava un bambino a Natale. Benny non voleva mai vedere film insieme a lui, diceva sempre che non c’era gusto perché anticipava tutte le scene importanti con un riassunto di quello che era successo prima e quello che sarebbe successo dopo quella scena.
Arrivati i titoli di coda Dean pensò che il tempo fosse passato troppo velocemente. La verità era che lui sarebbe potuto stare seduto sul divano, insieme a Castiel, a vedere Star Wars, anche tutto il giorno senza mai stancarsi o alzarsi da lì. Si voltò verso Cas e vide che si era tolto la coperta e l’aveva appallottolata in un angolo del divano. Sembrava essersi ripreso un po’, se non altro adesso non si teneva più la testa.
-Quindi…- Disse Dean rompendo il silenzio che, ormai, popolava quella stanza da più di un’ora.
-Guardiamo L’Impero colpisce ancora.- Lo precedette Castiel alzandosi dal divano per andare a mettere il film.
-Woh, vacci piano, Maestro Jedi. [1]- Scherzò Dean.
Cas continuò ad armeggiare con il DVD. –Dovresti saperlo che solamente i Sith [2] leggono il pensiero.-
Quando Cas tornò sul divano si mise seduto vicino a lui, almeno più vicino di quanto non lo fosse stato prima e lo sentì borbottare “Questo è il mio preferito, ma non lo dire a mio fratello”. Dean si lasciò sfuggire una lieve risata, non lo conosceva neanche suo fratello, come avrebbe fatto a dirgli che ‘L’impero colpisce ancora’ era il suo film preferito?
-Non glielo dirò, tranquillo.- E come se fosse la cosa più naturale del mondo avvolse un braccio intorno alle spalle di Castiel.

L’ora di pranzo si stava avvicinando e il film stava ormai volgendo al termine, di Balthazar ancora nessuna notizia, probabilmente sarebbe restato in teatro fino a tardi. Sovrappensiero poggiò la testa sul petto di Dean continuando a tenere gli occhi fissi sullo schermo della tv. Stare in quella posizione lo aveva rilassato e il mal di testa era finalmente passato.
-Cosa ne dici di andare a mangiare qualcosa?- Aveva proposto Dean stiracchiandosi senza togliere il braccio dalle spalle di Castiel.
-Intendi uscire?-
-Sì.-
Castiel non aveva molta voglia di uscire, ad essere sinceri, sarebbe restato volentieri su quel divano, ma forse prendere un po’ d’aria fresca gli avrebbe fatto bene.
-Credo non ci siano problemi.-
-Perfetto, conosco un posto a pochi passi da qui!-
Castiel si domandò come facesse Dean a conoscere la città come il palmo della sua mano, ma da quanto tempo abitava lì? Lui a stento riusciva a non perdersi nel tragitto Università-casa.
“Quello che troviamo in un’anima gemella
non è qualcosa di selvaggio da cui dobbiamo scappare,
ma è qualcosa di selvaggio che dobbiamo inseguire”

Il posto in cui Dean lo aveva portato era veramente carino e lui sembrava esserne un assiduo frequentatore visto che un paio di camerieri lo salutarono per nome. Si sistemarono ad un tavolo vicino alla finestra e subito una cameriera portò loro due menù informandoli che a breve sarebbe passata a prendere le loro ordinazioni.
-Vieni spesso qui, Dean?-
-Ci vengo quando la mia famiglia viene a trovarmi, è un posto carino e mia madre adora la cucina di questo ristorante.- Rispose semplicemente il suo collega sfogliando distrattamente il menù.
A Cas sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sulla famiglia di Dean, anche perché si era accorto di non conoscere niente di lui, tranne che amava la musica rock, guardare film e leggere sul sovrannaturale.

Alla fine i due finirono per ordinare la stessa cosa, un semplice hamburger con della patatine, non che Castiel avesse proprio fame, ma visto che erano usciti apposta per mangiare si sarebbe sforzato un po’.
-Posso farti una domanda?- Aveva esordito Dean.
-Certo.-
-Perché proprio la fotografia?-
Quella domanda lo colse un po’ alla sprovvista. Quando i suoi gli chiesero perché avesse scelto di fare fotografia aveva semplicemente detto “perché mi piace scattare foto”, ma sapeva che Dean non si sarebbe bevuto una storiella del genere.
-Perché mi permette di studiare e capire le persone.- Rispose. –So che potrà sembrare un po’ strano, ma quando fotografo qualcuno è come se quella persona mi lasciasse vedere un lato di sé che non mostra a nessuno.- Continuò. –Poi ho scoperto questo fotografo, Sebastião Salgado, e il suo lavoro mi ha affascinato moltissimo e così ho deciso che dopo l’Università viaggerò per il mondo e documenterò le varie realtà del mondo attraverso la mia fotografia.- Sul suo volto si dipinse un lieve sorriso, ma subito si schiarì la voce e tornò serio. –Poi mio padre è un fotografo, abbastanza affermato, e mi ha trasmesso questa passione.-
Dean sembrava pendere dalle sue labbra, esattamente come un bambino che ascoltava le storie di guerra del nonno.
-Tu, invece?- Chiese Castiel. –Come ci sei finito da Ellen?-
Il suo collega parve ritornare alla realtà. –Ho conosciuto Ellen quando ancora frequentavo il corso di Ingegneria, capitava che andassi là con Ash per abbordare le ragazze.- Rise. –Quando dici che studi ingegneria cadono tutte ai tuoi piedi.- Rise di nuovo. –Ma ho lasciato quasi subito. Ho provato Musica e un altro paio di corsi, ma niente, studiare non faceva proprio per me, ma avevo bisogno di soldi e non potevo certo chiederli ai miei, così Ellen mi ha offerto un lavoro.-
-Perché non potevi chiederli ai tuoi?-
-Loro credono che io frequenti ancora, sto solo aspettando la fine del semestre per dire loro che mi ritiro.-
A Castiel non piacevano le bugie, ma probabilmente Dean aveva avuto le sue ragioni per mentire ai genitori, anche se lui non riusciva a vederne neanche una, ma infondo non era nessuno per giudicare,  anche lui aveva la sua dose di stupidaggini alla spalle.
-Ti vedrei bene come cantante.- Cas preferì cambiare discorso.
Dean rise. –Dici sul serio?-
-Sì, mi sei piaciuto ieri sera.-

Dean sorrise a quel complimento, certo non era la prima volta che gliene facevano, ma detto da Castiel quella frase aveva un suono diverso. Era felice che il piccolo concerto improvvisato gli fosse piaciuto, anche perché non era in programma che lui cantasse, doveva venire un band del college, ma all’ultimo avevano avuto dei problemi, così Ellen aveva chiesto a lui di rimpiazzarli.
-Il futuro gira mondo da dove viene?-
Nel frattempo erano arrivati anche i due piatti che avevano ordinato e Dean prese subito una patatina.
-Shorewood.- Aveva risposto Castiel poco prima di bere un sorso d’acqua. –Tu?-
-Lawrence, Kansas.- Rispose Dean con un certo orgoglio. –Hai dei fratelli, Cas?-
A quella domanda vide il suo collega  guardare verso l’alto con aria pensante mentre contava qualcosa sulle dita, probabilmente era un modo per fare scena, pensò.
-Ho tre fratelli, due sono molto più grandi di me, mentre il terzo ha solo qualche anno in più di me.- Rispose Castiel. –Si chiamano Lucifer, Michael e Gabriel.-
Vide il suo collega prendere il telefono e dopo averci trafficato un po’ glielo passò e gli disse di guardare la foto; era una foto di famiglia, c’erano quelli che aveva dedotto essere i suoi genitori e i suoi fratelli. Uno in particolare gli era familiare: gli ricordava il ragazzo che era nel salva schermo di Cas: quindi quello non era né un fidanzato e né una possibile cotta. Il cuore di Dean si alleggerì improvvisamente. Castiel gli indicò uno per uno i membri della sua famiglia dicendogli i nomi.
-I tuoi fratelli si chiamano come degli angeli.-
-Anche io mi chiamo come un angelo.-
-Maddai, neanche gli angeli si chiamano Castiel.-
A quella ‘battuta’ il suo collega parve offendersi un po’, ma che colpa ne aveva lui? Non era mai andato a catechismo e certo i suoi genitori non avevano perso tempo a dirgli il nome di ogni singolo angelo del Paradiso.
-Tu, Dean, hai fratelli?-
-Uno solo, il suo nome è Sam, è un piccolo genio.-


-Stavo pensando…- Disse Dean per attirare l’attenzione di Cas.
Entrambi avevano finito di mangiare; mentre il piatto di Dean era vuoto in quello di Castiel c’erano ancora delle patatine e un pezzo di hamburger.
-Che potresti scattarmi un foto, sono molto fotogenico.- Scherzò Dean facendo la sua ‘famosa’ posa alla Blue steel.
Castiel si mise a ridere e Dean pregò di sentire quel suono più spesso. –Solo se tu canterai per me.-
-Affare fatto.-
-Non ho finito. Devi cantare per me una canzone di un musical.-
Castiel vide cambiare l’espressione del suo collega, sapeva che era stata una richiesta un po’ cattiva, in quanto era a conoscenza della scarsa conoscenza in materia di Dean, ma si stava divertendo a scherzare con lui e quindi perché non rendere le cose ancora più divertenti? Già si immaginava lo ‘spettacolo’ a cui avrebbe assistito, sempre se l’altro ci tenesse davvero a farsi fare una foto.

“Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
Take my hand, take my whole life too
For I can't help falling in love with you” [3]

Avevano appena fatto in tempo ad entrare nell’appartamento di Castiel. La porta fu chiusa con un tonfo e le chiavi caddero a terra, insieme al suo trench e alla sua tracolla e lo stesso destino di riservato alla giacca in pelle di Dean, che adesso giaceva a terra vicino alla porta d’ingresso.
Le labbra di Dean erano poggiate sul collo di Cas, il quale stava perdendo l’equilibrio a causa dell’euforia del momento, quando sentì la mani del compagno afferrargli i fianchi avvicinandolo a sé e con la scusa di avere maggiore stabilità avvolse le braccia intorno al collo del suo collega, il tutto cercando di non inciampare mentre, si dirigevano alla cieca verso la sua camera da letto.
Dean lo fece sbattere un paio di volte e lui era sicuro di avergli pestato i piedi più di una volta, ma in quel momento non gli importava, tutto quello che voleva era Dean.
La sua voglia aveva ripreso a prudergli ed era diventata un po’ rossa, esattamente come il primo giorno in cui aveva incontrato la sua anima gemella. Aveva provato a buttare delle occhiate sul polso del collega per vedere se era capitata la stessa cosa anche a lui, ma non riuscì a vedere poi molto, perché adesso le mani fredde di Dean erano sotto la sua felpa a contatto con la sua pelle e questo lo fece rabbrividire un po’.
Erano arrivati alla porta della sua stanza e Castiel cercò, invano, di raggiungere la maniglia per aprirla senza, però, interrompere il contatto fra le sue labbra e quelle di Dean; se fosse stato sicuro che Balthazar fosse rimasto fuori tutta la sera avrebbe anche evitato di raggiungere la sua stanza, ma visto che l’altro non gli aveva dato nessuna notizia e lui aveva ancora un po’ di pudore optò per la poca privacy che la sua camera da letto poteva offrirgli.
Dean sembrava ancora più impaziente di lui perché adesso stava provando a sganciargli i pantaloni e per quanto amasse quella sensazione voleva prima arrivare alla sua stanza, non voleva che si ripetesse la scena del bagno.
Dopo altri svariati tentativi riuscì ad aprire la porta e per poco non cadde all’indietro con il suo compagno sopra: era sicuro che se fosse successo non si sarebbe neanche accorto del dolore o di qualsiasi altra cosa. Una volta dentro i due si decisero ad interrompere il loro contatto e si allontanarono di qualche centimetro; avevano il respiro leggermente affannato e gli occhi di entrambi erano lucidi e pieni di desiderio.
Castiel non aveva mai provato niente di simile per nessun’altro, aveva avuto qualche partner, ma nessuno era stato come Dean e nonostante non lo conoscesse da molto sentiva che tra loro si era instaurato un legame profondo e solido. Forse la storia delle anime gemelle non era una stupidaggine come aveva sempre creduto. Forse tutte le storie che suo nonno e suo fratello gli avevano raccontato erano vere, forse si poteva essere veramente felici solamente con la propria metà della mela. Si domandò se i suoi genitori, poiché non erano anime gemelle, avessero mai provato una tale sensazione di serenità e felicità come lui in quel momento. Si domandò, poi, cosa li avesse spinti a smettere di cercare l’altra metà della loro anima. Si domandò se ne sentissero la mancanza, perché lui l’aveva sentita.
Non avrebbe mai creduto di sentirsi così, mai avrebbe immaginato di instaurare un simile rapporto con la sua anima gemella; lui che non aveva mai creduto, lui che aveva desiderato cancellare quel tatuaggio, lui che aveva pregato di non incontrare mai la sua metà: come poteva meritarsi una simile gioia?
La verità è che non si meritava di essere felice insieme a Dean, non dopo tutto quello che aveva fatto e sperato. Lui non si meritava l’amore della sua anima gemella; eppure eccola lì, davanti ai suoi occhi e fino ad ora era stato così cieco da non accorgersi che tutto di quello che aveva bisogno per essere realmente felice, per essere completo, era quel semplice ragazzo che aveva incontrato per caso in quella piccola caffetteria. Si disse che il destino era veramente divertente: prima ti fa credere una cosa e poi ribalta totalmente la tua vita facendoti fare cose che mai avresti osato fare, neanche nei tuoi sogni più vivaci. Certo, dubitava ancora, era nella sua natura,  ma adesso che finalmente era arrivato a capire il vero significato di anima gemella era sicuro che tutto sarebbe andato meglio.
 
Dean chiuse la porta alle sue spalle e si concesse qualche instante per osservare Castiel. Per tutta la sua vita aveva immaginato Castiel come una donna, una bellissima donna che un giorno sarebbe arrivata e gli avrebbe detto quel nome così assurdo e improbabile. Oltre a questo non aveva mai fantasticato poi molto sull’incontro con la sua anima gemella, pensava solamente che i problemi della vita fossero altri e quando sarebbe stato il momento sarebbe solo successo, tuttavia non aveva mai smesso di sperare, neanche per un singolo instante.
Si avvicinò a Castiel posandogli poi con delicatezza una mano sulla guancia per poi riprendere a baciarlo. Adesso che a dividerli dal resto del mondo c’era quella porta scricchiolante tutto era diventato più intimo, più tranquillo. La mano libera andò a posarsi sui fianchi del compagno e senti le mani di quest’ultimo posarsi sul suo petto.
Smise di baciarlo e poi poggiò la sua fronte su quella di Cas.
-A undici anni mi sono vestito da Batman per Halloween e mi sono buttato da una panchina del parco pensando che sarebbe arrivata la Batmobile a prendermi.- Vide Cas accennare un sorriso e poi dargli un bacio a stampo.
-A undici anni ho rotto la compatta di mio padre e ho dato la colpa a mio fratello che non era neanche a casa quel giorno.- Disse subito dopo Castiel iniziando a muovere qualche passo indietro tirando, di poco, la maglietta di Dean come a volerlo incitare a seguirlo.
-Non sei bravo con le bugie, eh?- Dean rise dolcemente.
-Avevo undici anni ed ero nel panico.- Controbatté Cas facendo finta di essersi arrabbiato.
Dean sfilò la felpa al compagno lasciandola cadere a terra e si tolse la maglietta buttandola in un angolo della stanza. Preso nuovamente dell’euforia del momento afferrò i fianchi di Castiel e lo trascinò con sé sul letto  dietro di loro e si misero seduti. Lentamente riprese a baciarlo, prima sulle labbra e poi alla base del collo, lasciando, di tanto in tanto, un succhiotto o il segno di un piccolo morso. Fece in modo di ridurre al minimo la distanza fra i loro corpi, anche perché quel letto non lasciava molte altre alternative, le mani di Dean finirono sulla schiena di Cas e iniziò tastare ogni singola vertebra di quella schiena cercando di memorizzare quanti più dettagli possibili, almeno fin quando non trovò un punto in mezzo alle scapole e sentì Cas emettere un piccolo gemito. Iniziò a esercitare toccare quel punto, all’inizio erano solo dei leggeri tocchi per poi diventare delle lievi pressioni e man mano che aumentava la forza sentiva i gemiti dell’altro farsi più forti. Le mani di Castiel erano finite sul suo petto e lentamente le spostò versò il basso, fermandosi, però, per qualche instante su i suoi capezzoli.
Nonostante fossero in una posizione scomoda, sul un letto piccolo, in una stanca con i muri di carta velina che non avrebbero nascosto un solo suono Dean pensava che quel momento fosse perfetto, non era assolutamente come le altre volte che lo aveva fatto, era diverso, più intimo, tranquillo, nel senso che avrebbe potuto andarci piano per tutta la sera e godersi ogni singolo dettaglio di Castiel, non aveva fretta di finire e di lasciare quella stanza.
Cas gli aveva slacciato i pantaloni e aveva provato un paio di volte a sfilarglieli, senza però molto successo.
Si distesero su letto cercando di aggiustare la posizione come meglio potevano, avrebbero dovuto cambiare i luoghi dei loro incontri perché erano stati tutti troppo scomodi. Riuscirono a sfilarsi i pantaloni avvicenda e Dean aveva iniziato a posare dei baci sul corpo di Castiel partendo dal petto fino ad arrivare al basso ventre. Cas aveva inarcato leggermente la schiena e aveva allargato le gambe e Dean aveva apprezzato questo gesto, se non altro gli aveva semplificato una cosa.
“Love me tender
Love me sweet
Never let me go
You have made my life complete
And I love you so” [4]

In qualche modo erano riusciti ad accomodarsi sul letto in una posizione umana senza rischiare di cadere ogni due minuti. Dean aveva avvolto un braccio intorno a Castiel, mentre quest’ultimo aveva poggiato la testa sul suo petto. Avrebbe bloccato quel momento in eterno, era così perfetto che aveva paura che non si sarebbe mai più sentito come in quel momento. Iniziò ad accarezzare la spalla del compagno.
- I got chills, they're multiplyin', and I'm losin' control, 'Cause the power you're supplyin', it's electrifyin'…-  Canticchiò Dean a bassa voce ricordandosi della scommessa che, qualche ora prima, avevano fatto al ristorante.
Grease era l’unico musical di cui conosceva anche le canzoni più o meno bene e questo perché quando Ellen organizzava la serata Karaoke, Jo voleva solo cantare le canzoni di quel maledetto film, ma cosa avevano i musical? Come faceva la gente a guardarli senza  perdere il filo della storia?
Questa era una delle tante cose che non avrebbe mai capito di quei film, che poi se uno voleva guardare un musical non poteva andare semplicemente a teatro? Che bisogno c’era dei fare i film?!
Sentì Castiel ridere e borbottare qualcosa “Allora ci tieni davvero a farti fare una foto”.

Seppur contro voglia Castiel fu costretto ad alzarsi dal letto per onorare la promessa fatta a Dean. Recuperò i suoi boxer e prese la maglietta  che era poggiata sulla sedia vicino al letto. Si avvicinò ad uno scaffale e prese la sua macchina fotografica, tolse il copri obiettivo e lo appoggiò allo scaffale per poi tornare vicino al letto.
-Sorridi.- Aveva detto Cas poco prima di scattare una foto per poi mettersi a ridere.
-E se mi mettessi nella stessa posizione di Rose nel Titanic?-
-Ti fotograferei come una delle mie donne francesi.- Ribatté poco prima di scattare un’altra foto
Vide Dean spostarsi un po’, probabilmente per mettersi più comodo nel letto e per recuperare qualche indumento da mettersi addosso, dopo di che si mise seduto a gambe incrociate.
-Sei sempre così dopo il sesso?-
-Così come?- Chiese Castiel inclinando leggermente la testa su un lato abbassando la macchina fotografica.
-Così distratto!-  Con un rapido gesto Dean si allungò e sfilò la macchina fotografica dalle mani di Cas e, quasi fosse stata una pistola, puntò l’obiettivo contro di lui.
-Allora, signor Novak, due parole per il Daily Bugle?-
-Non puntarmela contro.-
-Quindi al fotografo non piace farsi fotografe?-
Prima che Castiel potesse rispondergli sentì il telefono suonare: forse era Balthazar che lo stava avvertendo del suo imminente ritorno, se così fosse stato Dean avrebbe dovuto sloggiare in fretta dal suo letto.
Scese dal letto e frugò nella tasca suoi pantaloni finché non trovò il cellulare. Sbloccò le schermo per leggere il messaggio e fu stupito di vedere il nome Gabriel. Certo suo fratello era petulante, ma sapeva che a quell’ora, di solito, si trovava a lavoro. Forse era successo qualcosa a casa. Velocemente aprì il messaggio e quando lo lesse non riusciva a credere a quelle parole.
 
“Papà sta tornando e vuole parlare con te.”





[1] Jedi: sono un'organizzazione monastica e spirituale di fantasia facente parte dell'universo fantascientifico di Guerre stellari. I Cavalieri Jedi sono i difensori della pace e della giustizia della Repubblica Galattica e sono famosi per la loro propria e sola arma: la spada laser, che utilizzano efficacemente grazie alla loro straordinaria conoscenza della Forza.
[2] Sith: è un termine applicato a certi personaggi dell'universo di Star Wars, in grado di utilizzare il Lato Oscuro della Forza. Nei film di Star Wars ed in gran parte dell'Universo Espanso, sono i principali antagonisti della saga.
[3] I can’t help falling in love with you- Elvis
[4] Love me tender-Elvis
Piccolo appunto di finite storia: mi sarebbe piaciuto allungare di più la scena dove Dean e Cas fanno il fattaccio, magari scendendo un po’ più nei particolari, ma non volevo cambiare rating alla storia quindi mi sono mantenuta molto sul soft.


 
   
 
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