Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: RedLolly    31/07/2016    3 recensioni
La freddezza di Ciel, la fame di Sebastian. Punti di vista sulla vita e sulla morte, sul piacere e sul dolore, sulla soddisfazione e sul desiderio, sulla purezza e sul peccato, sulla giovinezza e la consunzione. Una raccolta di racconti brevi incentrati sul criptico rapporto tra padrone e maggiordomo.
IV - Affamato e amorevole: Fame.
La fame mi divora, e non posso farci niente. Vi ricordate come ci si sente quando si è affamati, o ve lo siete già dimenticato?

“Ti ho detto che non ho fame. In che lingua te lo devo dire?”
E’ proprio bella quella vostra boccuccia arrogante mentre sbocconcella quella roba… Mi viene voglia di morderla, di serrare il vostro labbro inferiore tra i denti e strapparlo via.
Fame.
Oh Ciel, siete troppo egoista ed ingenuo per capire…
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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II - La fontana di sangue




XIV

T’adoro al pari della volta notturna,

o vaso di tristezza, o grande taciturna!

E tanto più t’amo quanto più mi fuggi,

o bella, e sembri, ornamento delle mie notti,

accumulare ironicamente la distanza

che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.

Mi porto all’attacco, mi arrampico all’assalto

come una schiera di vermi presso un cadavere

e tutto amo di te, fiera implacabile e crudele

perfino questa freddezza che ti fa più bella!



Una grossa luna piena si staglia sopra i tetti di una Londra fumosa.

Dai comignoli delle case, dalle fabbriche, dense strie grigie si dipanano verso il cielo, come se cercassero di raggiungere l’ampio disco pallido, la cui luce, troppo fioca, raggiunge a fatica la città.

I lampioni nel quartiere di Bethnal Green sono pochi e distanti l’uno dall’altro. E’ un quartiere operaio dell’East End, ci sono fabbriche di ogni tipo, soprattutto tessili, negozi di stivali e cappelli a basso prezzo, locali da cui provengono i cori confusi degli ubriachi, unico canto di gioia del popolo dei reietti, il vile scheletro che inaspettatamente regge il brulicante organismo vivente che è la capitale dell’Impero Britannico.

I quartieri poveri puzzano tutti nello stesso modo. Sanno di latrina, di alcool, di vomito biliare, di sudore ormonale e di cavolo bollito. Quest’odore tanto caratteristico sembra permeare ogni strada ed ogni muro annerito, tuttavia Sebastian Michaelis non ne è infastidito. Per lui è semplicemente un esalazione come tante altre, totalmente incapace anche solo di stimolare la sua curiosità. Sono ben altri gli effluvi che stuzzicano i suoi sensi ultraterreni provocandogli le emozioni più forti.


Sulla carrozza il signorino non ha fatto altro che premersi febbrilmente un fazzoletto imbevuto di olio di menta sul naso lanciandomi occhiate stizzite e ripetendomi di agire in fretta. Il fetore e la sporcizia di questo posto gli dà il voltastomaco.


Il demone avanza a passo lento ma sicuro, le strade sono quasi vuote. Il suo sarà un lavoro pulito, rapido, esattamente come il conte ha ordinato con impellenza mentre si agitava sul sedile come un malato di còrea – forse a causa delle calzature un po’ troppo strette per rendere il piede più piccolo e sottile possibile, secondo quella bizzarra moda importata dall’oriente?-, battendo con insistenza sul pavimento il tacco dello stivaletto destro al rapido ritmo del proprio nervosismo, il pezzetto di stoffa profumata sempre ben attaccato alle narici.

Ciel comanda, Sebastian esegue. La bruma densa e caliginosa per il carbone e il mercurio usato per lavorare il feltro nasconde appena i volti degli sparuti passanti: un claudicante dal viso annebbiato che passa rasente al muro per non perdere il precario equilibrio e due ragazzini che gli corrono a fianco senza considerarlo.


Meglio così, meglio così. La traccia è fresca, il signorino non vuole attendere. E’ sempre determinato, anche per quanto riguarda una faccenda bizzarra come questa. La sua forza d’animo è encomiabile, non un ripensamento, non un dubbio sul proprio operato, quando deve essere una tortura per lui, rimanere lì in attesa nella carrozza a respirare il miasma di questa fogna attendendo il mio ritorno. E’ un mastino che non molla mai la presa, il padroncino.


In passato ha spesso cacciato gli umani in un modo simile, seguendo scie a loro invisibili, divorando anime di tutti i tipi, anche le più ripugnanti, quelle che adesso non sfiorerebbe nemmeno, abituato ormai ai sapori più raffinati. Lo ha fatto diverse volte anche per le indagini del conte. Il suo talento è al suo servizio, questo è il patto, fino al compimento della sua sanguinosa vendetta, per poi godere finalmente del proprio agognato premio.

Sebastian pensa spesso al momento in cui tutto avrà fine, lo fa anche in quel momento. Non che quella nei confronti di Ciel Phantomhive possa essere definita affezione – un demone non può nutrire un sentimento tanto volubile e bugiardo – ma cercherà di avere sicuramente del riguardo per lui, un trattamento speciale. Non una morte ingloriosa e anonima, come quella che probabilmente di lì a poco colpirà il claudicante che ha superato poco prima, che i suoi sensi trascendentali gli permettono di avvertire accasciato sulla strada dopo una rovinosa caduta, come quella di tutte le anime sporche, inutili e senza alcun valore che infestano i quartieri come Bethnal Green. La fine del suo giovane padrone sarà spettacolare, dolcemente efferata, degna di lui…


Talmente vicino alla morte da poterla sfiorare mantenendo inalterato lo stato di coscienza: sono gli attimi del completo abbandono, quando la sofferenza è talmente insopportabile da divenire estasi. E’ il modo più degno per strappare dal corpo un’anima come quella di lord Phantomhive, e fortunatamente sono un esperto… Una rozza tortura ne guasterebbe il sapore, ma un raffinato martirio la renderà squisita…


Non una vendetta, ma il pagamento equo dei servigi di cui ha usufruito senza alcun ritegno, come in quel momento. Sebastian sta eseguendo il suo ennesimo frivolo e crudele capriccio.

La donna che deve essere punita è a pochi passi da lui. E’ ferma, all’angolo di un’anonima abitazione, e sembra averlo già notato.

Ha un viso da bambina già vecchia, la povera cosetta sfortunata. Ha sicuramente meno di vent’anni, ma il suo viso è segnato dalla privazione. La pelle del padroncino è liscia come il velluto, quella della ragazza è chiazzata da qualche macchia rossastra sulle gote e sul mento, i suoi capelli castani sono acconciati malamente nello scimmiottare le ladies della buona società. A dispetto dell’aspetto del suo volto, il suo abito è vecchio e sporco, eppure non così logoro. Quando lo saluta con un maldestro inchino sollevando l’orlo della gonna si può notare che indossa addirittura degli scarpini.

A Sebastian non resta altro da fare che sfoderare un diabolico e amabile sorriso.

In secoli e secoli di esperienza, il demone ha imparato che le donne sono le prede più facili, sono ancora meno scaltre dei bambini. Ci vuole poco per abbattere la diffidenza della maggior parte di loro, di qualsiasi ceto sociale o etnia siano. Hanno una naturale propensione a dare credito di chi si presenta con galanteria. Una delle cose più importanti è l’aspetto: deve essere piacevole alla vista, perché se i suoi tratti non fossero delicati e armoniosi difficilmente susciterebbe quella fiammella di curiosità, quell’esca genitrice di soave tentazione. L’apparenza plasmata dal suo padrone ovviamente eccelle per bellezza ed eleganza. Sebastian sa di essere al momento esteticamente irreprensibile con quel suo bel viso dai tratti regolari, cesellati tanto da sembrare scolpiti, incorniciato da capelli corvini, incapace di piegarsi in smorfie grottesche, ma solo di assumere espressioni compiacenti e ammalianti. I suoi movimenti sono armoniosi e mai impacciati, i suoi abiti impeccabili: il soprabito nero che indossa al momento non ha nemmeno una grinza e le sue scarpe sono lucide. Il comportamento è poi altrettanto importante: lo sguardo deve essere rispettoso, le parole eleganti e misurate per esprimere solo ciò che la malcapitata preda vuole sentir dire, i sorrisi gentili e benevoli, pur mantenendo sempre un’aria misteriosa che ispira dapprima interesse e in seguito concupiscenza. E’ così che il demone inizia a manipolarla, a corromperla trascinandola nell’oscurità per ottenere quello che desidera. Sebastian non può fallire quando si tratta di tentazione, poiché questa è l’essenza della sua natura.

Buonasera, milady.”

Buonasera, mio bel signore. Cerchi qualcosa?”

Credo proprio di sì. Magari potete essere così gentile da aiutarmi…”

Il sorriso del demone si allarga, mostrando una chiostra di denti bianchi perfettamente allineati.

E che cosa può cercare un uomo così educato e ben vestito in un posto come Bethnal Green, per di più di notte? Io al massimo posso proporre la mia compagnia…”

E si dia il caso che è proprio quello che stavo cercando al momento... Accidenti, non mi sono nemmeno presentato, devo aver scordato le buone maniere… Mi chiamo Sebastian.”

Diretto, senza troppi giri di parole. Del resto Sebastian sa che non si intavolano grosse conversazioni con le prostitute, si deve andare dritti al punto. Alla fin fine è una semplice compravendita.


Tutto è merce per gli umani, anche un corpo, anche un’anima. Da questo punto di vista il comportamento del signorino non è così diverso da quello di questa donna… Vendono la cosa più preziosa che hanno per ricevere qualcosa in cambio. Chi è il peggior peccatore tra i due? Chi è più osceno, più depravato? La donna che per sopravvivere vende le proprie grazie o chi, sempre per sopravvivere, ha accettato un patto col diavolo? Chi dei due meriterebbe di più la condanna ad essere considerato un turpe reietto? Il signorino ha il permesso di sedere ai primi banchi nella cattedrale di Saint Paul ogni domenica, si è intrattenuto diverse volte con l’arcivescovo di Canterbury e altri religiosi, fingendo di essere pio e pregando con loro con fervore, riempiendosi la bocca con la parola di Dio e ricevendo elogi per la propria rettitudine morale e devozione. Lui ha diritto a tutto questo e lei no… Curioso, davvero curioso e affascinante…


Piacere di conoscerti, Sebastian. Io sono Nancy.”

La giovane sprovveduta non riesce a reprimere una risatina, prima di coprirsi la bocca con una mano piccola e dalle nocche arrossate. Esegue qualche maldestra piroetta su se stessa mettendosi in equilibrio su un piede solo, una ciocca di capelli ondulati sfugge dalla sua acconciatura posticcia. Terminata la sua puerile danza, la prostituta si ferma e con sguardo trionfale solleva gli strati della misera gonna fino alle anche per mostrare la propria merce di scambio: un pube infiacchito e un ventre leggermente gonfio – segno di una gravidanza recente, il diavolo non ha dubbi e la cosa è senz'altro interessante - in netto contrasto rispetto alla sua giovane età e alle sue gambette gracili. Al diavolo non sfuggono le eruzione cutanee tipiche della lue sulla parte interna delle cosce.


Il topolino è finito subito tra gli artigli del gatto, a quanto pare. E’ stato più facile di quanto pensassi… E’ bastata una parola gentile, un minimo di riguardo per irretire questa baldracca sifilitica... Sarà la prima volta che una persona raffinata e dai modi galanti ricerca i suoi sordidi servigi… Vendersi per pochi spiccioli a tutti i disperati dell’East End deve essere la norma per lei. Che esistenza inutile e vuota... Lo leggo nella sua anima: è insipida, di qualità infima, non ha uno scopo nella vita se non quello di sopravvivere, non ha nulla che la faccia ardere di passione, né nel bene né nel male. Vive la giornata e basta. Eccola la differenza tra lei e il mio padrone. E’ davvero repellente.


Siete davvero incantevole, Nancy.”

Sebastian sussurra a fior di labbra le parole, nello stesso modo in cui si rivolgerebbe ad una dama, infilando una mano nella tasca del soprabito. Estrae del denaro, lentamente, e si avvicina alla donna con un passo. Le monete tintinnano, ne estrae una, gliela appoggia sulle labbra socchiudendo appena gli occhi magnetici, prima di mostrargliela bene.

Quanto vi serve? Perché è per questo che una giovane e bella fanciulla come voi si vende… Per del vile denaro… Che cosa ingiusta ed orribile… Siete poco più di una bambina eppure vi sentite vecchia, vero? La vostra è una vita di stenti, segnata dalle privazioni… Gli uomini sono crudeli, vi consumano, vi malmenano, vi violentano… Tutti i giorni sono uguali. Ma non potete fare altrimenti, avete un figlio da mantenere…”

Io… Io…”

Nancy balbetta, la sua voce si impasta. Le sue guance diventano di un cremini acceso, le sue pupille castane fremono. Le palpitazioni nel suo petto sono quasi visibili dall’esterno. Sembra non accorgersi di come la sua mano venga afferrata, dolcemente accarezzata.

Ho un figlio… Come fai a… Sei strano… Chi sei? Cosa vuoi da me?”

Non spaventatevi, ve ne prego, ho solo un offerta da farvi. Sto cercando una giovane ragazza per allietare la serata del mio padrone.”

Servi in una famiglia?”

Esattamente. Vedete è giovane, vuole conoscere il mondo, mi ha chiesto di trovargli una donna graziosa e discreta in un quartiere operaio, e io ho trovato voi… E’ una persona delicata, un ragazzino in preda alle passioni, non vi preoccupate… Sarà facile farlo contento. E poi ci sono sempre io se la cosa può interessarvi… Con una sterlina quanto potete vivere senza prostituirvi? Una settimana? Dieci giorni? Passate con il mio padrone la notte e di sterline ne avrete ben cinque... Cosa ne dite, Nancy? Non vi capiterà mai più un’occasione del genere…”

Le labbra del diavolo si avvicinano pericolosamente al suo orecchio. Lo ambiscono appena.

O se preferite soddisfare quel branco di luridi porci che grufolano nella taverna qui all’angolo per qualche misero scellino non avete che da dirmelo e io tolgo il disturbo… Quando usciranno da lì potrebbero rivolgervi le loro attenzioni come è già capitato…”

Va bene! Va bene, accetto!”

La voce della ragazza è stridula, ma ormai è troppo tardi. Ha firmato la sua condanna. Sebastian si lascia andare ad un’espressione soddisfatta allontanandosi di nuovo da lei, placando la pressione del proprio potere. Non serve più essere tanto inebriante con un anima così miserabile.

Affare fatto allora. Avete un posto dove andare? Il mio padrone necessita di riservatezza.”

Io ho una camera, vivo lì… E’ proprio qui sopra… Al primo piano… Mio figlio dorme, ma è piccolo, non si accorge di niente…”

Nancy punta un dito tremante verso una palazzina disadorna appena di fronte a loro. Una casa come tutte le altre, anonima, con poche finestre striminzite, incassata tra altri due edifici della stessa identica foggia. In lontananza si possono ancora avvertire le canzoni volgari degli avventori della bettola, le cui parole sono una litania confusa, e il latrare insistente di un cane.

E’ un’ottima soluzione. Allora torno tra poco.”

Sebastian non avverte più nulla provenire dal corpo dello zoppo caduto a terra prima, riverso a faccia in giù nel sangue che sgorga da una ferita sulla fronte.



XXV

Ti porteresti a letto l’universo intero!

O donna impura! La noia ti rende crudele.

Per tenere in esercizio i denti al tuo singolare gioco

ti necessita, ogni giorno, un cuore sulla rastrelliera.

I tuoi occhi, illuminati come botteghe

o pali fiammeggiante nelle feste pubbliche

fanno uso, con insolenza, di un potere preso in prestito

senza conoscere la legge della bellezza.

O macchina cieca, sorda, feconda di crudeltà!

Salutare strumento che ti sazi del sangue del mondo,

com’è che non hai vergogna, com’è che non vedi impallidire

le tue bellezze davanti ad uno specchio?

La grandezza del male in cui ti reputi sapiente

non t’ha mai fatto indietreggiare di spavento,

quando la natura, grande nei suoi fini segreti,

si serve di te, femmina, regina del peccato

- Di te, vile animale – per plasmare un genio?

O fangosa grandezza! Suprema ignominia!



La donna chiamata Nancy Shores è riversa sul pavimento. Muove appena un braccio, scossa da gemiti incontrollati, prova a puntellarsi al suolo per tirarsi su invano. E’ a mala pena in grado ad alzare il capo e strisciare una mano verso lo stivaletto sinistro di Ciel Phantomhive, sfiorandolo. E’ uno spettacolo stomachevole, degnamente incorniciato dall’odore di muffa di quel ridicolo tugurio.

Il conte non è mai stato particolarmente incline alla filantropia, come altri nobili di sua conoscenza. I poveri non suscitano in lui alcuna compassione, non ci riescono gli infermi e i derelitti. Il volto di quella donna, quella maschera sanguinolenta non gli infonde altro che sdegno e repulsione. E’ stato Sebastian a ridurla così in pochi secondi, per suo stesso ordine. La sgualdrina non ha voluto parlare: se ne è stata ferma a piagnucolare, incapace di contrastare la velocità del demone come se persino il suo istinto di sopravvivenza si fosse annichilito di fronte all’ineluttabilità della fine.

Sangue rosso vivo le zampilla dalle narici e dal labbro inferiore colando giù sul mento, gocciolando a terra. Agli occhi di Ciel è una specie di fontana traboccante di vita e di morte allo stesso tempo, un piccolo capolavoro di ripugnanza. Da una parte vorrebbe toccare quelle calde macchie cremisi, dall’altra il disgusto glielo impedisce. Non è il caso di sporcarsi gli stivaletti in vernice o la propria pelle con il sangue infetto di quella donna.

Fa un passo indietro sui piedi doloranti per evitare che le sue dita imbrattate sfiorino con quel gesto tanto insolente il suo pregiato scarpino.

Non osare toccarmi.” Le ordina gelido squadrandola dall’alto verso il basso, conscio della propria autorità, del proprio controllo.


Mi piace avere in mano il potere. Una volta sono stato io quello chiuso in una gabbia, il debole, la pedina, il sacrificio, eppure ho vinto. Mi sono sbilanciato verso il male, ho traviato la mia strada, e alla fine ho vinto. Ho imparato a prendermi ciò che è mio, e non provo pietà per nessuno dato che nessuno l’ha avuta per me. Questa è la vita, è un gioco duro e crudele, e solo i più forti vincono.


Avrai capito che non scherzo adesso, quindi te lo ripeto per la seconda volta. Dove si trova il pendente che hai strappato dal collo di lady Middleford mentre si trovava a Picadilly? E’ questa volta cerca di non mentirmi, tanto lo so che sei stata tu, ne sono certo. Non accetterò un altro non lo so da parte tua.”

Io… Io non ce l’ho più… Te lo giuro…”

Le parole di Nancy sono impastate e poco comprensibili. E’ colpa forse degli incisivi rotti che trasformano la bocca colma di schiuma rossastra un una mostruosa caverna.

Se non mi dici la verità ordinerò a Sebastian di uccidere tuo figlio.”

C’è una specie di culla traballante addossata ad una parete, da cui però non proviene alcun suono. Il ragazzo si limita ad un cenno del capo verso di essa e il suo ligio servitore si avvicina con fare serafico e la stessa espressione amabile che aveva poco prima di colpire con ferocia il volto della malcapitata. C’è un che di grottesco e delicato in quella scena, in quella manina ignara che si palese dal giaciglio per afferrare l’indice del demone. E’ talmente piccola che riesce a cingerla a malapena... E Sebastian lo osserva divertito, falsamente intenerito. Ciel legge la menzogna in quello sguardo benevolo, sapendo che cosa si cela dietro.


Basta un ordine, basta una mia parola e il diavolo massacrerebbe un neonato senza battere ciglio. Lo tirerebbe su da quelle braccine e lo squarterebbe in due sorridendo come sempre. Non ho paura di Sebastian, anche se so che prima o poi toccherà a me, che quella manina fiduciosa presto sarà la mia, e sarà il mio il corpo seviziato fra le braccia del diavolo. E nemmeno per quel bambino innocente che sto per condannare a diventare carne da macello provo un poco di misericordia. Tutto questo dovrebbe farmi orrore, invece non provo niente del genere.

Se solo Elisabeth sapesse cosa sto facendo per lei… Forse arriverebbe a rinnegarmi rovinando la mia immagine agli occhi della nobiltà. Fortunatamente non è né avveduta né furba, e ha un’idea di me completamente distorta, quella che ho voluto farle credere. Elisabeth non è per niente una buona giocatrice, e questo ne fa una promessa sposa ideale.

No… No, ti prego… Ti prego, ti supplico… Abbi pietà…”

Nancy balbetta allungandosi maldestramente verso il proprio figlio, attirata dal gesto del demone.

Non serve a niente pregare lui, rivolgiti a me! – ordina il conte picchiando il pavimento con la punta del proprio bastone da passeggio, non tollerando che l’attenzione di quella donna insulsa sia rivolta a qualcos’altro - Sebastian esegue quello che io gli ordino. Mi basta una sola parola, una sola, e lo farà a pezzi. Pensi che io non ne sia capace? Pensi che io sia uno stupido moccioso da impietosire e prendere in giro? Restituiscimi il pendente o ti posso giurare che dovrai pulire le cervella di quel neonato fin sul soffitto di questo tugurio! Avanti, confessa! Confessa!”

C’è euforia nella rabbia che lo pervade, nella sua sete di prevaricazione. L’importante è vincere, vincere sempre e comunque, anche quando l’avversario è una nullità.

Io l’ho dato in pegno… Non potevo pagare la stanza…”

Cos’hai detto?”

Mi servivano soldi! Dovevo pagare questa stanza, non volevo finire in strada con mio figlio! L’unica cosa che potevo fare era rubare! Ho visto quella ragazza con quel pendente in bella vista e gliel’ho strappato via! L’ho dato subito al signor Finch, è sua questa stanza! E’ proprietario della fabbrica di cappelli che c’è qui a fianco! Ti prego non ucciderci! Non ucciderci!”

Hai scambiato il pendente per l’affitto di questa sudicia camera?”

Sì… Sì, l’ho fatto… E’ la verità! Lo giuro su nostro Signore! E’ la verità!”

La mano guantata di Ciel è scossa da un lieve tremolio. Egli barcolla, fa un passo indietro, il rumore sordo dei tacchi rimbomba come un tuono. Si passa una mano sulla fronte e sulla guancia sinistra con insistenza, come per spellarsi. E’ tutto così assurdo e senza senso. Un pendente d’oro e rubini indiani costato più di venti sterline, che aveva regalato lui stesso alla sua fidanzata per il suo compleanno, dato in pegno per una misera stanza dell’East End da una pidocchiosa prostituta…

Il conte scoppia a ridere. La sua risata è fragorosa, squilibrata, isterica… Le risate di Ciel Phantomhive gelano il sangue nelle vene.



CXIII La fontana di sangue

Il mio sangue a volte sembra scorrere a fiotti

come una fontana dai ritmici singhiozzi.

Con che lungo mormorio la sento colare!

Ma invano mi tocco per trovare la ferita.

Fluisce per la città come in un campo recintato,

trasformando selciati in isolotti,

dissetando ogni creatura

e ovunque colorando di rosso la natura.

Ho chiesto spesso ai vini capziosi

D’addormentare per un giorno il terrore che mi assilla;

ma col vino l’occhio è più chiaro e più fine l’orecchio!

Ho cercato nell’amore un sonno d’oblio;

ma per me l’amore è solo un materasso d’aghi

fatto per procurare da bere a crudeli puttane.



Una grossa luna piena si staglia sopra i tetti di una Londra fumosa.

Una carrozza scivola silenziosa per le strade nel buio brumoso, lontano da sguardi indiscreti. La notte è inoltrata, Ciel Phantomhive inizia a sentirsi insonnolito, ma qualcosa gli impedisce di appoggiarsi allo schienale e di appisolarsi.

Solitamente sopporta senza problemi le calzature à la mode, con la punta stretta e i lacci serrati per dare ai suoi piedi già minuti una forma ancora più esile e piacevole alla vista, in quel momento invece gli formicolano di stanchezza e dolore, compressi in quei minuscoli stivaletti. Sente un bruciore penetrante in diversi punti sparsi un po’ dappertutto, dalle caviglie alla pianta - vesciche aperte senza dubbio - e le dita contratte, rattrappite, strizzate in una posizione innaturale, umide, forse sanguinanti. Vorrebbe toglierseli, quegli scarpini maledetti che rendono i suoi piedi tanto graziosi, eppure qualcosa lo spinge a resistere a quell’impellente desiderio. Del resto è lui stesso ad ordinare sempre a Sebastian di allacciare il più possibile le stringhe secondo il gusto estetico della nobiltà vittoriana, e questa volta il maggiordomo pare sia stato particolarmente zelante nel proprio lavoro. Ciel non ha nessuna intenzione di confessargli la propria sofferenza, nonostante sia palese che il demone se ne sia accorto. Si limita a distendere le gambe appoggiandosi sui talloni per dare un po’ di sollievo alle dita martoriate e intorpidite.


Sta aspettando che io glielo chieda, vuole vedere fino a che punto io riesca a sopportare questa piccola sevizia. Solo quando sarò arrivato alla mia camera da letto gli permetterò di togliermi le scarpe, non prima, questo è sicuro, poco importa se ho le dita in sangue, vesciche ovunque e la pelle sbucciata. Gli piace mettermi alla prova, osservare la mia resistenza in ogni situazione, è quasi più forte di lui. Credo sia uno dei suoi tanti modi di assaggiarmi… Che sfacciataggine…


Signorino… Perché l’avete lasciata vivere?”

Il demone interrompe bruscamente la sua concentrazione nel resistere al dolore con una domanda sinceramente curiosa, non accusatoria. Ciel alza lo sguardo del suo occhio grande e blu, quello non coperto dalla benda, e squadra il suo volto. Sebastian ha appoggiato il gomito contro il finestrino coperto da una tenda e si sorregge il viso avvenente illuminato in modo sinistro da una lampada ad olio sospesa sul soffitto della vettura.

E tu perché mi fai domande di cui sai già la risposta?”

Forse perché quella risposta la voglio sentire dalla vostra bocca.”

Sei particolarmente insolente questa notte, Sebastian.”

Il conte punta il bastone da passeggio contro il petto del demone, che ciononostante non si muove, non si scompone. Un silenzio teso riempie l’abitacolo della carrozza, finché il giovane non decide di abbassare lentamente l’oggetto, riportandolo contro il pavimento. Per la seconda volta stiracchia le gambe anchilosate.

Quella Nancy Shores non ha più il pendente di Elisabeth. Minacciavo di uccidere suo figlio, credo che le sue parole fossero la verità. Sei sprecato da usare contro una donna inerme ed un neonato, mi basta sapere che presto sarà la sifilide a portarseli via entrambi. Non ho provato pena per loro, se è questa la tua preoccupazione. Se la sua risposta non mi avesse soddisfatto ti avrei ordinato di prendere il bambino e di fracassargli la testa contro il muro.”

Siete crudele, signorino…”

C’è del compiacimento nelle parole di Sebastian, Ciel lo legge nel suo sorriso.

Il dolore è sempre più insopportabile. Alza leggermente la gamba sinistra e la appoggia sul sedile di fronte accanto alla coscia del maggiordomo in un gesto poco elegante, una piccola libertà al riparo degli sguardi accusatori della società.

Io non esito mai, lo sai perfettamente. L’indecisione è debolezza, le minacce a vuoto non sono efficaci. Avrei dovuto avere compassione di quella disgraziata e del suo lurido figlio? Io non credo. Il più debole viene schiacciato dal più forte a questo mondo, è inevitabile. Quindi sì, te lo avrei ordinato. ”

La mano di Sebastian ha l’ardire di appoggiarsi sulla sua tibia. Ciel si irrigidisce, ma non si muove. Chiude l’occhio emettendo un respiro profondo, gonfiando i polmoni di aria, avvertendo la pressione dei polpastrelli del demone sulla pelle sotto lo stivale scendere, scendere ancora, arrivare al piede. Il ritmo del respiro accelera. Quando arriva a premere sulla punta della scarpa le dita bruciano di dolore e una corona di sudore freddo gli imperla improvvisamente la fronte, mentre si morde il labbro inferiore, arrossandolo.

Adesso dimmela tu una cosa, Sebastian… Anche se so già la risposta… Voglio sentirla dalla tua bocca… - sussurra a tratti contrastando la sofferenza, ripetendo l’arrogante enunciato del demone in segno di sfida – Se ti avessi intimato di usufruire degli osceni servizi di quella sgualdrina nauseabonda, lo avresti fatto? Lo avresti fatto nonostante gli sfoghi della sifilide sul suo corpo? Rispondimi, Sebastian!”

Se fosse stato un vostro ordine… Certamente. – ribatte immediatamente il servitore senza scomporsi - Non avrebbe potuto contagiarmi con la lue, esattamente come con il vaiolo, la peste, il colera o qualsiasi altra malattia umana. Per me non sarebbe cambiato niente… E lo avrei fatto, da davanti o da dietro, con dolcezza o con violenza, così come avrei ucciso il neonato esattamente secondo le vostre volontà, spaccandogli la testa contro il muro o in qualunque altro modo avrebbe appagato il vostro animo. La mia risposta compiace a sufficienza il vostro ego, signorino? Era ciò che volevate sentire?”

Ancora sorride Sebastian. Sorride amabilmente mentre scandisce le sue terribili parole, socchiudendo candidamente gli occhi, mentre continua a premere su quelle dita martoriate.

All’improvviso, il conte ritira la gamba con uno scatto, e scoppia a ridere. Ancora una volta la sua risata è nevrotica, incontrollata.

Risate crudeli, che gelano il sangue nelle vene.



  
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