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Autore: GCatlike92    01/08/2016    0 recensioni
Ella, una giovane Guardiana che, insieme alle sue sorelle, custodisce e protegge la Dime, è impaziente e felice per il ritorno di Hawk, suo più grande amico di infanzia, che tempo prima aveva si era allontanato da lei per frequentare una prestigiosa scuola di magia.
Ma quando lui la tradisce, portandola con l'inganno su un treno costruito dagli Imperiali per trasportare schiavi, Ella perde ogni fiducia nel vecchio amico e iniziano a nascere in lei sentimenti di rabbia e vendetta. È a questo punto che decide di cominciare a ingegnarsi per trovare il modo di fuggire, tornare finalmente a casa e poter riabbracciare le sue sorelle.
Per riuscire nel suo intento si vedrà costretta a collaborare con le creature della Dime e del Vortice e perfino con gli stessi Imperiali e dovrà tenere testa alla crudeltà degli Infiltrati, folli individui senza scrupoli che si occupano di mantenere l'ordine sul treno, torturando chiunque contravvenga alle regole.
Durante questo lungo e sofferto viaggio Ella conoscerà il magico mondo dove vive attraverso gli occhi dei suoi stessi abitanti, prigionieri, come lei, di un treno all'interno del quale vige una lunghissima lista di regole quanto mai assurde.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Eden?

- Sì, Eden.

- Ma... sei sicura? - il giovane Imperiale sembrava incredulo. - Non credo che voglia essere disturbata...

- Non importa, dimmi dov'è.

- Stava girando per la parte alta della carrozza. Guardiana, non credo che dovresti...

Ella lo zittì con un gesto della mano.

- Grazie. Non preoccuparti, saprò cavarmela.

Gli offrì un dolce sorriso prima di avviarsi alla ricerca dell'Infiltrata. Trovarla non sarebbe stato semplice, ma doveva riuscire a parlarle al più presto. Ne andava della sua libertà e di quella di tutti i passeggeri che la stavano appoggiando e che contavano su di lei.

Vagò per i corridoi a lungo. Il tempo, che fino alla sera prima, mentre si trovava con Daemon, sembrava infinito, ora le stava letteralmente scivolando via dalle dita, come fosse sfuggente acqua. Continuò per quasi due ore a cercarla con tenacia.

La trovò in uno dei corridoi vicino alle porte che collegavano le carrozze M e N. In verità, si trovarono a vicenda, mentre camminavano lungo lo stesso corridoio, in direzioni opposte.

Non appena si videro, iniziarono a scrutarsi a distanza. Eden aveva dipinta in volto un'espressione fiera che tradiva un immenso rancore. Il ricordo della lampada che Ella le aveva lanciato doveva essere ancora bruciante. Probabilmente l'Infiltrata aveva pensato a lungo a come vendicarsi.

Fu la Guardiana a porre fine a quella situazione di stallo, muovendosi verso di lei con passi ampi e sicuri. Si bloccò solo quando fu a mezzo metro di distanza dalla crudele ragazza. Era di almeno una spanna più bassa di lei, eppure riusciva comunque a terrorizzare l'intero treno. Il viso delicato e gli occhi marroni dal taglio allungato contribuivano a donarle un'aria dolce che faceva a pugni con la sua reale natura.

- Chi abbiamo qui? - sentenziò - La simpatica Guardiana che ha cercato di colpirmi. Sei venuta a reclamare la tua punizione? - aveva in viso un ampio e cattivo sorriso.

- E se anche fosse?

- Non ti facevo così coraggiosa, Guardiana. Insultare qualcuno che può letteralmente distruggere ogni tua più piccola speranza non è da tutti. Allora, che vuoi? - continuava a sorridere mostrando i bianchissimi denti. Per un attimo Ella pensò che fosse un segno di minaccia, come quando Fenrir arricciava il muso per mettere in mostra i canini.

- Sono qui per proporti un accordo.

- E sentiamo... che accordo sarebbe?

- Voglio che smetti di odiarmi. Che concedi a me e agli altri passeggeri una tregua, almeno per un po'.

- Odiarti? Io? E perché mai? Solo perché hai cercato di sfregiarmi con una lampada?

- Non fare tante storie... - sussurrò Ella - Non ti ho nemmeno colpita...

Eden, in risposta, le diede un violentissimo schiaffo, mettendo in mostra quella forza quasi innaturale per una persona dalla corporatura così minuta. Ella poté chiaramente avvertire il sapore del sangue in bocca. L'Infiltrata non smise di sorridere nemmeno per un secondo.

- Attenta a come parli. - continuava ad avere un'espressione innocente ed allegra.

- Allora, smetterai di tormentarci? - Ella teneva la testa bassa, umiliata dal ceffone ricevuto - Ti darò in cambio qualcosa che apprezzerai di certo.

A Eden brillarono gli occhi.

- Cosa?

- Degli abiti da Guardiana. E dei gioielli, come quelli che avevo io quando sono salita qui. Li farò realizzare per te.

- Perché mai dovrei accettare la tua proposta, quando posso andare nel magazzino e prendere le cose che ti sono state confiscate?

- Quello è l'abbigliamento di una Figlia, io crederò per te un abito come quello delle Anziane. È più lungo ed elegante. E anche i gioielli saranno più sontuosi. E poi... ti donerò anche i nostri occhi. Degli splendidi occhi azzurri. Quelli non puoi certamente trovarli in nessun magazzino.

L'Infiltrata sembrò riflettere per un secondo sulle parole di Ella. La Guardiana poteva chiaramente vedere in lei la smania di possedere oggetti così preziosi e particolari.

- Va bene, accetto. Dammi quello che mi hai promesso e io in cambio ti lascerò in pace.

- Però... ho bisogno di usare una stanza senza regole.

- Perché? - disse Eden aggrottando le sopracciglia.

- Devo poter usare la magia. Altrimenti non sarò mai in grado di realizzare dei veri e propri abiti e dei gioielli da Guardiana.

- Come vuoi. Ti darò la chiave di una delle mie stanze. Potrai usare quella. Dirò al personale del treno di non disturbarti. Oh, Guardiana... - le rivolse il più dolce dei suoi sorrisi - prova ad imbrogliarmi e ti riserverò torture talmente crudeli da far sembrare la morte il migliore dei premi.

Si voltò su se stessa, allontanandosi rapidamente e lasciando Ella da sola. Stavolta fu la Guardiana a sfoggiare un sorriso perverso.

*****

Ella corse a perdifiato fra i corridoi, desiderosa di raggiungere l'ormai familiare vagone di ritrovo. Sapeva che, oltre alle sue compagne di stanza, anche Brix sarebbe stato lì, probabilmente a discutere con Abraham del globo. E sapeva che ci sarebbero stati anche Maya e Noah. E, più di ogni altra cosa, sapeva che il momento della fuga non era mai stato così vicino.

Il gruppo di passeggeri, in mezzo al quale oramai non si vedevano più solo Imperiali, ma anche diverse creature della Dime, era intento a discutere ammassato in uno degli angoli del vagone. La Guardiana si fiondò in mezzo a loro con un rapido guizzo, mostrando, per la prima volta dopo tanti giorni di prigionia, un sorriso radioso. Si sentiva felice. Per la prima volta era veramente felice.

- Ho una notizia grandiosa! - Lo disse a voce talmente alta che alcuni dei presenti furono costretti a farle cenno di abbassare il tono - Ho trovato il modo di usare la magia!

In risposta agli sguardi confusi dei suoi compagni di viaggio, si girò verso Sara e, rivolgendosi direttamente a lei, cominciò la sua spiegazione.

- Possiamo usare la stanza di Eden. Ma dobbiamo darle qualcosa in cambio. Sara... tu mi hai detto che tua madre è una sarta. Mi hai detto che ti ha insegnato a cucire. Avevi raccontato di aver cucito vestiti richiesti dal tuo padrone. Ora devi cucire un abito per Eden...

L'amica la interruppe inorridita.

- Stai scherzando! Per quella bastarda non cucirei nemmeno un fazzoletto! Figuriamoci un abito!

- Ti prego Sara, è importante. Le ho promesso un vestito identico a quelli delle Guardiane. Ha accettato di metterci a disposizione la sua camera solo per questo motivo. Oh, e mi servono anche dei gioielli. - si rivolse a Brix - Dovrete realizzarli tu e Abraham, vi darò delle specifiche indicazioni su come farli.

- Come facciamo a trovare l'oro e le pietre preziose con cui fabbricarli? - le chiese il ragazzo.

- Non dobbiamo. Basterà usare un metallo qualsiasi. Sarà la magia a trasformarli in gioielli veri e propri. La stessa cosa vale anche per l'abito. Ci basterà utilizzare un qualunque pezzo di stoffa, poi la magia di Maya e Noah lo incanterà. E ho bisogno anche di un'altra cosa... è... non importa, ve lo dirò più avanti. Per adesso sfruttiamo al meglio questa possibilità. Ci recheremo a turno nella stanza di quel mostro e, oltre a realizzare abito e gioielli per lei ci occuperemo anche di completare la costruzione del globo. È perfetto!

Si sentiva felice come una bambina. Sapeva per certo che nei suoi occhi si era creata quella spensieratezza tipica dei fanciulli.

Anche Brix e gli altri sorridevano, annuiendo soddisfatti. L'unica che non sembrava contenta del piano era Sara, che evidentemente aveva ben poca voglia di piegarsi all'umiliazione di dover cucire un vestito per un'Infiltrata. Ella sapeva per certo che lo avrebbe fatto comunque.

- Perfetto allora! - esclamò - Domani cominceremo a recarci nella stanza di Eden. Vi spiegherò io la forma che dovranno avere le cose da realizzare.

- Ella, - Maya richiamò la sua attenzione - qual è l'altra cosa che ti serve?

- Degli occhi... è difficile da spiegare, ma non preoccupatevi. Me ne occuperò io, vi avviserò quando avrò bisogno della vostra magia. Ormai manca poco... - aggiunse infine.

*****

Daemon stava seduto ad uno dei tavoli del vagone ristorante. Come al solito intorno a lui c'era solo il vuoto. Spaventava tutti. Ella lo aveva scrutato per un po', distogliendo l'attenzione dalla sua cena, indecisa sul da farsi.

Si alzò dal tavolo quando Jasmeen e Sara avevano ormai concluso il pasto. La Guardiana non aveva quasi toccato cibo.

Si piazzò in piedi di fronte all'infiltrato, rivolgendogli un mezzo sorriso. Lui sollevò lo sguardo nella sua direzione, con fare serio, senza rivolgerle la parola. Sembrava volerle chiedere spiegazioni usando solo gli occhi.

- Ti va di ballare? - gli chiese Ella. Le sue labbra erano dolcemente incurvate verso l'alto.

Daemon si guardò intorno fingendosi spaesato.

- Non c'è nessuna musica.

- Io la musica la sento.

- Allora forse dovresti farti controllare l'udito.

- Forse dovresti fare silenzio e ascoltare. Non la senti questa musica? Non è una di quelle musiche che puoi sentire con le orecchie. Questa musica la ascolti con l'anima. Come quella che c'è nel palazzo delle Guardiane.

Lui le sorrise scuotendo la testa.

- Allora, vuoi ballare? - ripeté lei.

- Sei matta. - le rispose, prima di sollevarsi in piedi con pacata lentezza - Non credo di saper ballare granché bene.

- Non importa.

Lui le afferrò la mano destra con la sua sinistra, poggiandole la mano libera sul fianco. Ella non poteva fare a meno di sorridere raggiante.

Provarono a muovere alcuni timidi passi, fallendo ogni tentativo di coordinazione.

Volteggiarono leggeri seguendo una inesistente musica.

Si sfiorano, per poi allontanarsi, solo per potersi toccare ancora.

Si guardarono deridendo il loro scarso talento.

Si isolarono dal resto del mondo.

E lei rise.

Rise del loro goffo modo di muoversi.

Rise dei piedi accidentalmente pestati.

Rise delle occhiate sbalordite che ricevettero.

Rise perché non c'era più nessuno intorno a loro.

Rise perché non c'era più nemmeno il treno.

Rise perché non era più prigioniera.

Rise perché non era più da sola.

Rise perché si sentiva stupida.

Rise perché rideva anche lui.

Rise perché lo...

*****

Raggiunsero la camera di Daemon poco dopo. Si gettarono sul letto travolti dalla passione. I capelli di Ella riccaddero sul cuscino come una morbida cascata di luce.

Si baciarono lasciando che le loro lingue si cercassero prepotenti. Si spogliarono degli abiti, gettandoli alla rinfusa sul pavimento. Si strinsero con violenza, segnandosi la pelle a vicenda con graffi e morsi. Il dolore non era mai stato così vicino al piacere.

E fecero l'amore.

Come se fosse stata la prima volta.

Come se temessero che fosse l'ultima.

Come fosse sempre stata l'unica.

Quando finirono rimasero abbracciati, la schiena di lei spinta contro il petto di lui. Il ragazzo la teneva stretta a sé, quasi avvolgendola.

- Daemon? - la sua voce si era fatta piccola e innocente.

Le rispose mugugnando, mantenendo gli occhi chiusi.

- L'amore è così forte. È così immenso. Come potete voi Imperiali non pensarci ogni giorno? Come riuscite a concentrarvi su qualunque altra cosa, se l'amore è così dirompente da invadere l'anima e possederla per l'eternità?

- Noi Imperiali siamo pieni di emozioni. Ne abbiamo tantissime. E sono tutte forti. Non abbiamo tempo né voglia di pensare solo ad una di queste.

- Ma l'amore è più forte, è più violento. Domina tutto. Sovrasta ogni cosa.

- Per noi non è così. Abbiamo tante preoccupazioni, tanti problemi. Abbiamo tristezza, paura, rabbia, invidia, gelosia... le nostre emozioni sono più di quante credi. E noi siamo talmente idioti da lasciarci trasportare da ognuna di esse.

- Sai... penso che ne valga la pena. Le emozioni sono meravigliose. Ti fanno vivere. Ti permettono di sentire la musica anche dentro una prigione. Ti fanno ballare. Ti fanno respirare. Pensi che anche questo sia stupido?

- Sì, molto stupido.

- Ma l'amore... l'amore ti fa volare anche senza ali. Ti fa cantare senza voce. Ti fa ridere senza sorrisi. Ti rende felice anche se sei triste. E ti rende arrabbiato anche se sei felice. Ed è un pensiero fisso. È qualcosa che non puoi relegare in un angolo, facendo finta che non esista. Come è possibile che gli Imperiali riescano ad ignorarlo?

- Ci siamo abituati.

- Tu ti sei mai innamorato?

- Sì, tante volte.

- Daemon?

- Che c'è?

- Tu sei innamorato di me?

- Non lo so.

- Perché sai... io sono innamorata di te.

   
 
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