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Autore: GHENEA    01/08/2016    1 recensioni
"Pensi davvero di non aver scelta.
Sei convinta al cento per cento che quella sia l’unica possibilità.
E poi scopri che l’inevitabile era evitabile.
Questi sono i momenti più disperati; ti senti morire, perchè in fondo sapevi che le cose potevano andare diversamente, ma non mi sono mai spinta oltre, per paura di sbagliare o di cercare l’inesistente. Mi rendo finalmente conto di tutta la sofferenza che avrei potuto evitare, se solo non avessi avuto paura."
Rachel ha avuto una vita difficile, basata su scelte che forse non erano corrette, ma non sembra rendersene conto finché non incontra quel rompiscatole di Garfield che come un'uragano sconvolgerà lei e la sua traumatica vita.
Lei sarà in grado di accettarlo? la scelta finale la farà bene?
non vi dico altro e vi lasco a questa storia (se così si può definire).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un vento gelido soffia nella strada buia, regalando una profonda sensazione di solitudine, non così reale. Nonostante il freddo una figura scura, quasi fosse solo un’ombra, se ne sta accucciata sulla cima di un palazzo. Sembra scrutare la vastità del gioco di luci della città: tra lampioni, fari delle macchine e insegne di negozi ormai era tutto un globo unico; e invece no. Quel’ombra guardava ben oltre; oltre i passanti, oltre i palazzi e i freddi muri. Lei guardava un vicoletto sperduto nel centro città. Studiava, come un falco fa con la sua preda, quella che potrebbe risultare una semplice coppia di fidanzati, ma la nostra sagoma scura sapeva che non era così. Il suo obbiettivo era bensì quella ragazza dai capelli corvini e occhi viola, accompagnata da un giovane della sua stessa età.
Dovete sapere che questa sagoma non è solo una delle tante oscure presenze della notte. Era bensì un’esile ragazzina, dai capelli color grano e grossi occhi azzurro chiaro. Una ragazza apparentemente normale, forse un po’ più magra del solito per il resto tutto nella norma, ma oltre ad aver passato tutta la sua giornata dietro quella coppia era bensì il contrario della normalità. Se qualcuno conoscesse la sua storia la definirebbero come una pedina nelle mani di un mostro e forse anche lei lo credeva, ma era molto di più.
In questo momento lei è un’ombra che segue il suo obbiettivo, insieme al vento freddo che muove i suoi sottili capelli. Il giorno prima era la fidanzata di un anziano miliardario e il giorno ancora prima era stata una simpatica donna delle pulizie. Cosa sarà domani non lo sa ancora, ma cosa farà quella notte le è ben chiaro; mentre la corvina era riuscita ad acciuffare un borseggiatore, lei rise illuminando il suo volto, diventando più di un’ombra.
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“credo di non aver capito bene, ripeti”
Il buio di quel vicolo sembrava essersi dissolto, non appena il moro aveva mostrato il suo volto spigoloso. Per qualche strana ragione una vocina mi ha impedito di saltargli addosso, e porre fine ai suoi giorni da malvivente, costringendomi ad ascoltare l’assurda proposta. Inoltre non posso contare neanche sull’appoggio di Garfiled che sembrava quasi in’imbarazzo davanti a quel ragazzo: evitava il suo sguardo e si è avvicinato a me in modo protettivo, troppo per i miei gusti, ma lasciarlo fare è l’unico modo che ho per assicurarmi che non gli accada nulla. Forse è anche per questo che ora siamo in piedi, in cerchio, insieme al borseggiatore, come uno di quei gruppi di sostegno per alcolizzati disperati, solo che invece di parlare dei nostre problemi e dei nostri sentimenti più profondi, si discute di affari, se così si possono definire.
“mi pare di essere stato più che chiaro, ora sta a te decidere”
Risponde il ragazzo davanti a me, mentre alla  mia sinistra vedo Gar stringere i pugni, quasi impercettibilmente e anche il tipo che gli ha rubato il portafoglio sembra abbastanza infastidito.
“scusa, potresti mollarmi ora? vorrei tornare a casa con entrambe le braccia”
Mi trovo in una situazione alquanto strana, come incasinata: uno sconosciuto esce magicamente dal buio di un malfamato vicolo, per chiedermi di lottare in una specie di torneo clandestino in cambio del portafoglio della statua umana di fianco a me. Inoltre il ladro che ho dovuto rincorrere pretende pure di fare richieste, per non parlare del fatto che se non accetto ha minacciato entrambi di farci del male.
“stai zitto! Non hai diritto di parola al momento”
Gli urlo, come un cane farebbe ad un gatto.
“ha ragione Logan piantala di protestare!”
Si aggiunge il moro.
“ ma io … “
Prova a ribattere, ma vedendo l’occhiata che io e il suo presunto capo gli abbiamo lanciato, tace subito.
“quindi fammi capire, devo lottare contro alcuni uomini, per farti vincere dei soldi e tu in cambio mi ridai il portafoglio?”
Chiedo ancora immersa nei miei pensieri.
“esatto, gli scontri inizieranno tra mezz’ora quindi ti consiglio di fare in fretta”
Un sorrisetto malefico spunta sul mio volto. Ho avuto una lunga giornata piena di imprevisti e di pieghe imbarazzanti, e ora questo pensa di poter porre condizione CON ME?
Mollo la presa, liberando Logan che si sposta subito verso il suo capo, spaventato. Anche l’attenzione di Gar è su di me, che curioso mi guarda di sfuggita restando serio. Stringo i pugni facendo scrocchiare le nocche, per poi lanciarmi verso colui che ha deciso di sfidarmi, tirandogli un calcio nel punto un cui sosta il fegato, costringendolo a piegandosi per il dolore. Velocemente prendo al volo il portafoglio di pelle marrone, portandomi dietro di lui dandogli le spalle e reggendo orgogliosamente l’oggetto. Mentre il borseggiatore correva verso il suo capo, Garfield mi raggiunge quasi come se non fosse successo  nulla; ormai si deve essere abituato.
“era necessario?”
Mi chiede con le mani nelle tasche e osservando pietosamente il poveretto.
“se lo meritava”
Gli porgo il portafoglio, per ricevere come ringraziamento un sorriso. Di sottofondo però iniziò a sentire dei lamentii, accompagnati da singhiozzi. Con tono disperato, lacrime agli occhi e le mani sul mio piede, il ragazzo appena picchiato, mi guarda.
“ti prego!!”
Disperato, inizia a piagnucolare come un bambino, implorandomi.
“ho scommesso un sacco di soldi su di te e se non torno con qualcosa, mio padre mi ammazza”
“non sono affari che mi riguardano, dovevi pensarci due volte prima di fare il furbo”
Cerco di mantenere il mio tono neutro, ma con notevole difficoltà.
“sei senza cuore, che ti costa aiutarmi, ti prego!”
Mai visto un comportamento tanto infantile … ah si aspetta, forse si. Quasi inconsciamente porto lo sguardo a Garfield che sta cercando di trattenere le risate.
“e tu che ci trovi di divertente eh?!”
Il borseggiatore si avvicina minaccioso e io istintivamente, metto un braccio tra i due. Un pensiero improvvisamente mi annebbia la testa: se ora non farò ciò che mi hanno chiesto, ogni volta che Gar varcherà la soglia di casa sarà in pericolo. Questi lo cercheranno e lo infastidiranno ogni volta che ne avranno la possibilità e non posso permetterlo. Come ho fatto a non arrivarci prima.
“accetto, ma in cambio dovrete lasciare in pace il biondino. Sono stata chiara?!”
Con sommo stupore di tutti, pronuncio quelle parole, accompagnate da un sospiro spazientito. Gli occhi del ragazzo inchinato davanti a me, si illuminano da una luce di speranza.
“certo, certo tutto quello che vuoi! Basta che lotti per me!”
Ora è in piedi mentre mi stringe la mano colmo di gioia. Quello che prima mi sembrava uno dei soliti ragazzi mafiosi, ora sembra solo un bambino felice delle sue caramelle; lo stesso però non si può dire di Garfield che mi sgancia dalla stretta di mano del moro, infastidito.
“neanche per sogno, tu non fai proprio niente e vieni via!”
“Gar questi non ti lasceranno in pace finche  non gli accontenterò, e non voglio averti sulla coscienza chiaro? “
Incrocio le braccia al petto, mentre il ricattatore sorride soddisfatto.
“sentito ragazzino, non preoccuparti e vai a casa, qui ci pensiamo noi”
Porta una mano sulla spalla del diretto interessato, confortandolo, anche se Gar sembra tutto tranne che tranquillo, infatti con un braccio caccia quello del moro infastidito.
“a casa?! Neanche per sogno, se proprio vuoi accontentare questi sfigati io verrò con te Rae!”
“molto bene, allora andiamo tutti!”
Annuncia Logan, che fino ora era rimasto in disparte, iniziando a dirigersi verso i meandri del vicolo.
Stufa di discutere, lo seguo insieme a Gar, mentre a chiudere la fila c’è il ragazzo della quale non so ancora il nome.
“non ho capito come ti chiami”
Chiede quello di lato a me, precedendomi.
“oh certo, sono Morgan, Morgan Laurece mentre voi siete …?”
Prima che possa rispondere intervengo per impedire che spifferi a tutti la mia identità, per non contare che potrebbero conoscermi per via di mio padre.
“non ti deve interessare chi siamo, fatti bastare il mio aiuto”
Mentre ci inoltriamo sempre di più, l’oscurità si fa più fitta e ad illuminare il cammino ci sono solo pochi lampioni che diffondono una tenue luce arancione. In lontananza si sentono delle voci: urli di tifo, incoraggiamenti e imprecazioni, mischiati a musica di pessimo gusto. Se non mi trovassi in questa situazione, direi che si tratta di una discoteca, ma dato che sto seguendo un ragazzo verso un luogo di incontri illegali di lotta libera, direi più che è il posto dove dovrò esibirmi. Sento il fiato teso di Gar sino a qui, mentre Logan si volta tutto contento, per mostrarci un’ampia tenda blu, appesa su un muro. Scosta la tenda e subito uno stretto corridoio si mostra dinanzi a noi. Lo percorriamo senza fiatare per arrivare a delle pericolati scale di metallo che si bloccano su una seconda porta. Morgan porge al capo fila una chiave, con la quale apre la porta, tutto seguito dall’occhio indagatore di quel ragazzo che non fa altro che agitarsi ad ogni loro movimento. Sento la porta aprirsi con uno scatto, facendoci entrare in quella che definirei come una specie di tribuna privata. Come la galleria dei teatri, solo che questa era coperta da finestre di vetro, sorretto da strutture di metallo dipinto di un verde scuro; percorreva tutta la sala circolare sulla quale si affacciava, finche a metà si trovava una porta che conduceva in una sala con poltrone, mal ridotte. Fuori da questo corridoio si vedeva il putiferio più totale: una marea di persone tutte appiccicate le une alle altre, che urlano ed esultano, verso la recinzione dove avveniva un’incontro tra due uomini entrambi di dimensioni abbondanti. C’èra chiunque: donne mezze nude, camionisti, donne che sembravano camionisti, pieni di tatuaggi ovunque. Insomma quelle persone di cui tua madre di dice sempre di starle alla larga. Le loro grida si sentivano anche oltre il vetro. Osservo  Garfield che, con lo sguardo visibilmente preoccupato, osserva l’incontro.
“benvenuti al Fight and Roll, dimora dei più spietati spargimenti di sangue”
Annuncia Morgan.
“ok tu l’ha giù non vai; è stato un piacere, ma ora dobbiamo proprio andare”
Mi prende per un braccio e mi porta verso la porta, ma lo blocco subito, cercando il suo sguardo.
“Gar ho avuto a che fare con gente peggiore di questa, non preoccuparti, hai visto di cosa sono capace. Li butterò giù come soldatini”
Dico per rassicurarlo.
“ Rachel quelli ti schiacceranno, hai visto cosa ha appena fatto?!”
Si riferisce al fatto che ora uno dei combattenti aveva afferrato i piedi dell’avversario, facendogli prendere una facciata per terra, per poi sollevarlo come se fosse una piuma e sbatterlo contro un tavolo di legno che, ovviamente, si era distrutto. Mi giro di nuovo verso di lui che con la disperazione negli occhi, continua a fissarmi.
“Rachel ti prego”
Un lieve rossore mi riscalda il viso.
“devo farlo, credimi farei dell’altro, ma mantengo sempre le promesse. Io sono più abile di tutti loro messi insieme e non mi accadrà nulla, non devi preoccuparti per me”
“la ragazza ha ragione, noi staremo qui a guardare e se le cose dovessero andare sorte, lì c’è una porta che dà diretto accesso al campo, nel caso volessi aiutarla”
Arriva Morgan intromettendosi, facendo solo accigliare il biondo, che sembra però capire.
“ragazzina sei la prossima vogliamo andare?”
Annuncia Logan. Mi volto ancora verso Gar.
“se le succederà qualcosa vi farò passare dei grossi guai, sono stato chiaro?!”
Con un volto minaccioso e seriamente arrabbiato, si rivolge ai due che ci hanno portati qui. Tutto questo sentimento di protezione che ha nei miei confronti non lo capisco, nessuno si è mai preoccupato per la mia incolumità come fa lui, non ne avevano bisogno e l’idea di fare stare in’ansia qualcuno non mi piace. Invece che potermi completamente dedicare al rischio che andavo a correre e restare concentrata, sono costretta ad impegnarmi più del solito, a fare uno sforzo maggiore per non provocare dolore agli altri. Ora Gar mi sta mettendo in serie difficoltà con me stessa, perché è la prima volta che mi piace sapere che qualcuno è preoccupato per me. Mi fa sentire accettata e il modo in cui tenta di minacciare gli altri gli dà un’aria seria e cupa non sua.
Logan e Morgan annuiscono, e mi accompagnano verso la porta per il palco.
“stendili tutti principessa”
Prima che la mano del moro si posi sulla mia spalla, la blocco stringendogliela.
“qualsiasi cosa accada, lui resta qui! Non deve raggiungermi per aiutarmi!”
Il mio sguardo penetrante lo fa restare senza parole per un attimo, ma la sua espressione viene subito rimpiazzata da un sorriso comprensivo.
“devi volergli proprio bene eh?”
Infastidita gli rispondo per le rime.
“non voglio che nessuno si intrometta nei miei affari, tutto qui”
Sposto lo sguardo e gli mollo la mano, mentre scendo le scale di servizio, illuminate solo da una pendolante lampadina.
“non preoccuparti Rachel Roth sei l’ultima persona con la quale vorrei avere problemi”
Spiazzata mi giro e sul suo volto arrogante c’è di nuovo quella lugubre area misteriosa, come la prima volta che l’ho visto.
“m-ma come …”
Rimango senza parole, allora lui sa.
“salutami Trevor, è da un po’ che non lo vedo”
Chiude la porta e io non riesco ancora a crederci. Pochissime persone conoscono il nome di mio padre, inoltre un ragazzo della sua età, così sciocco e sprovveduto. Che cosa c’èntra lui con mio padre?
Scendo gli ultimi gradini per arrivare davanti ad un’ altro corridoio, da dove si può scorgere una forte luce. Probabilmente il ring dell’incontro. Sento le voci dei cori di tifosi, gli sbraiti e il fischio di un microfono.
“come prossimi lottatori abbiamo il grande, il solo ed’unico Splitskull”
Arrivo davanti all’entrata del ring, mentre un uomo che dovrà pesare poco più che una tonnellata mostra alla folla i suoi gonfi bicipiti, probabilmente opera di steroidi, e sbraita come un cane. La pelle abbronzata e sudata brilla sotto i riflettori. Le dimensione di questo colosso sono strabilianti, ma più grandi sono più rumore fanno quando cadono. Il mio avversario continua a correre convinto di se stesso e accoglie tutti gli applausi della folla mentre il conduttore riprende in mano il microfono.
“e come sfortunata avversaria abbiamo una nuova gente, il suo nome d’arte è Raven e tutti noi le facciamo le nostre più sentite condoglianze”
Raven? Non mi pareva di aver mai indicato un nome d’arte.
Prima di entrare, mi sbottono la camicia restando con i jeans e una canotta nera. Non sarà come la divisa che uso, ma è sempre meglio di prima. Varco la soglia, facendomi illuminare dalla forte luce del palco, mentre risate e fischi mi rimbombano nelle orecchie. Rimango impassibile, con una postura determinata mentre osservo l’avversario alla ricerca di punti vulnerabili. L’unico indumento che indossa sono delle mutande nere, lasciando il resto della pelle libera. Mi urla contro e mi fissa con sguardo minaccioso, quando noto un particolare davvero interessante; diversi lividi, sparpagliai in tutto il corpo, probabilmente se li è fatti durante i combattimenti precedenti, ma se concentro i colpi su quei punti e premo i giusti nervi non dovrei avere problemi.

DING DING

Nell’istante in cui si sente la campana di inizio, il colosso mi corre addosso come un toro. È lento, i suoi movimenti sono goffi e prevedibili, ma dove l’hanno pescato questo? Mi sposto di lato, mentre quello continua a correre oltre a me e ricominciare l’assalto. Non ho voglia di tirarla per le lunghe e la puzza di sudore di questo posto è insopportabile. Quando è abbastanza vicino riesco a prendergli il braccio schiacciando il nervo. Sento il braccio irrigidirsi e lui si ferma girandosi verso di me, in quell’istante colpisco con un potente calcio il volto, sollevandogli la testa. Mentre cerca di restare in equilibrio, sputa per terra lasciano cadere del sangue. Mi lancia un’altra furiosa occhiataccia, mentre gli spiriti bollenti degli spettatori sembrano calmarsi. Urlando porta indietro il braccio destro, preparando il pugno da scagliarmi, lo lasco fare, ma quando arriva ad un soffio dal mio volto mi sposto a sinistra, lasciandogli colpire l’aria. In quei pochi secondi dove lascia il braccio in’aria, riesco ad afferrarlo e usando tutta la forza che ho lancio per terra il gigante. Lo immobilizzo mentre il conto alla rovescia inizia.

“TRE … DUE … UNO!!”

La folla urla in coro parole poco chiare, mentre il conduttore corre verso di me alzandomi il braccio in segno di vittoria. Gli applausi partono e sembrano non fermarsi mai. Libero il mio avversario, che tra un ringhio e l’altro si trascina dolorante verso l’uscita, ferito nell’orgolio. Vengo accecata da un riflettore mentre cerco di capire cosa sta succedendo nel corridoio sopra la tribuna: Morgan ha un sorriso soddisfatto sul viso mentre Gar applaude colmo di felicità, o almeno così sembra; a dire la verità più che felicità potrebbe sembrare sollievo.
Mi allontano dal ring, per tornare in tribuna, nonostante il conduttore mi avesse detto di farmi controllare per vedere se stessi bene. L’avversario non mi ha neanche colpito quindi non ci saranno problemi. Assisto ad altri due incontri nella panchina dentro il corridoio, davanti al palco, per poi uscire vittoriosa da altri tre scontri sempre illesa. Mi chiedo per quanto dovrò restare qui, anche perche la stanchezza inizia a farsi sentire, ma nonostante ciò ammetto che mi sto davvero rilassando. L’adrenalina che scorre, il senso di superiorità e il potere che sento mi dà un senso di pace mai provato. I problemi sembrano essersi dissolti e sento lo spirito più libero, soprattutto quando guardando il punto in cui sosta il biondo e vederlo illeso. Ormai ho un forte senso di responsabilità nei suoi confronti, dopo quello che gli faccio passare mi sembrerebbe il minimo. Sembrerebbe quasi che mi ci stia affezionando, ma no: Rachel Roth non si affeziona alle persone, non crea legami. Proteggo solo chi mi aiuta.
“ben fatto principessa, ancora un’incontro e sarai libera di andartene con il tuo amico”
Dice Morgan, quando arrivo nel mio luogo di riposo, mentre asciugo il sudore con un asciugamano e calmo il respiro affannato. Annuisco e mi siedo nella panchina, aspettando il mio turno, sperando di riuscire ad uscirne anche con le poche forze che mi restano






ANGOLO AUTRICE
salve a tutti. vi chiedo scusa per l'enorme ritardo e non cerchero giustificazioni, ammettedo che avendo mancanza di ispirazione sono entrata in crisi. ora però sono più pronta che mai con questo nuovo capitolo, che spero sia stato all'altezza dell'attesa.
come vi sembra stia procedendo la storia?
un'affettuoso abbraccio e ancora grazie per le recensione positive.
-carly
   
 
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