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Autore: samy_97_    01/08/2016    2 recensioni
[Emma si risveglia nell'Avengers Tower completamente priva di memoria. Chi è? Come è arrivata in quel posto pieno di mutanti, dei e guerrieri? Perché si sente così spaesata in mezzo a persone che, teoricamente, conosce da tempo? Inizia per la ragazza una lotta contro la sua stessa mente per far affiorare i ricordi che ha perduto, le sue origini e, soprattutto, gli affetti e gli amori che si è lasciata indietro a causa di un nuovo nemico che minaccia la Terra.]
"Un uomo, molto alto e dall’aspetto un tantino trasandato, entrò con foga, spalancando gli occhi non appena la vide. Un sorriso sostituì quasi immediatamente lo stupore ed egli si avvicinò a grandi passi a lei, chiudendosi con un tonfo sordo la porta alle spalle. –Emma!- esclamò, facendo risuonare nella stanza la sua voce, tanto elevata da procurarle dolore alle tempie. –Sei sveglia! Come ti senti, come stai?- le domandò affannosamente, sedendosi a fianco a lei e prendendole le mani che, solo ora se ne rendeva conto, erano piene di graffi. Chiuse gli occhi, ripetendosi nella mente il nome che lo sconosciuto aveva appena pronunciato. Emma, Emma, Emma."
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amaranth dream

 

 

12.

 

Emma non era per niente lucida di mente, sicuro quanto era sicuro che il sole sorgeva ad est e tramontava ad ovest. Tuttavia, si disse, date le patetiche condizioni fisiche in cui si trovava e il pianto che la scuoteva da un tempo indeterminato, poteva essere giustificata.

Si alzò, traballante sulle gambe, e si chinò, fino ad appoggiare la fronte su quella di Loki. Si rese vagamente conto del fatto che le sue lacrime stessero bagnando anche il viso di lui, e si concentrò solamente sul freddo glaciale della sua pelle e sul suo leggero respiro.

-Ti supplico, non morire. Ti prego Loki, non lasciarmi, ti prego..- sussurrò come una litania, come se lui potesse effettivamente sentirla.

-Signorina Emma, c’è un intruso.- la avvertì ad un tratto Jarvis, e la ragazza trattenne il respiro, allarmata e leggermente scocciata per l’interruzione; poi, con uno scatto prese lo scettro di Loki che aveva lasciato a terra e si voltò, pronta a fronteggiare il nemico.

Rimase di stucco.

-Non mi minacciare con l’arma di mio figlio, terrestre.-

-Cosa.. cosa ci fate qui, signore?- domandò lei, abbassando leggermente l’arma e asciugandosi con l’altra mano le lacrime che le avevano bagnato il viso fino a qualche secondo prima. –Come siete entrato?-

-Quante domande. Dimenticavo la tua propensione a questionare con chiunque.- disse Odino, quasi divertito.

Emma non poté fare a meno di arrossire, come ogni volta che il padre adottivo di Loki le rivolgeva la parola o la apostrofava con qualche osservazione. Odino era certamente un uomo –o, meglio, un dio- che sapeva come mettere in soggezione, con quella benda sull’occhio e la barba bianca. Anche dal suo aspetto traspirava la sua immensa forza.

-Chiedo scusa, signore.- borbottò. –Posso chiedervi cosa ci fate qui?-

-Sono venuto a vedere le condizioni di mio figlio.- rispose quello, avvicinandosi di qualche passo, finché non riuscì anche lui a scorgere Loki.

-Forse, se voi foste intervenuto, non ci sarebbe stato bisogno di venire a fare una visita così spiacevole.- gli disse lei, quasi non rendendosi conto di aver dato voce ai suoi pensieri: sicuramente, se fosse stata più lucida mentalmente, una frase del genere non se la sarebbe mai fatta scappare.

Odino si voltò e la guardò con lo sguardo più duro di cui, lei lo sapeva, era capace. –Ho offerto l’aiuto degli Asgardiani ai miei figli ed entrambi hanno rifiutato.-

-Forse volevano il vostro aiuto, non quello degli Asgardiani.-

Il Padre di Tutti sospirò, senza ribattere, e tornò a guardare il figlio. Emma vide in lui il comportamento più umano da quando lo conosceva quando, con un’espressione di puro dolore, si accinse ad accarezzare la fronte del figlio teneramente. –La loro madre sarebbe fiera di entrambi..- lo sentì sussurrare.

-Signore..-

-Ho insegnato ad entrambi i miei figli, sin dalla tenera età, a sostenere le conseguenze delle loro decisioni, per quanto terribili esse fossero. Dovevano imparare a prenderne per il bene del loro popolo e a perseguirle senza vacillare, qualunque cosa fosse successa. Gli Asgardiani hanno bisogno di un re forte, di un guerriero.- disse, senza distogliere gli occhi da Loki. Emma iniziò, per la prima volta, a sentirsi di troppo in quel laboratorio. –Ma prima di tutto sono un padre. Ed è per questo che sono venuto a portare il mio aiuto. Non quello degli Asgardiani, come mi hai accusato poco fa.-

Emma arrossì nuovamente quando Odino alzò lo sguardo su di lei, iniziando a rovistare in una tasca della sua regale tunica. La ragazza lo guardò attentamente e riuscì a scorgere nel viso del re la vecchiaia e il peso di tutti quegli anni di regno che gli gravavano sulle spalle; vide le rughe sulla fronte, aggrottata dalla preoccupazione per suo figlio, e la speranza negli occhi, speranza che fece sperare anche Emma, perché quel dio era l’essere più potente che avesse mai conosciuto. E se lui era speranzoso, di certo un motivo c’era.

-Prendi.- le porse una fiala di un liquido rossastro. –Fagliela bere tutta, lo aiuterà a guarire. La tecnologia del tuo mondo non è formidabile, ma è avanzata, per quel che vale.- si voltò per andarsene, ma Emma si sentì in dovere di fermarlo.

-Signore..- lo richiamò, nemmeno lei sicura di quello che volesse dirgli. –Loki è convinto che lei lo odi.-

-Loki vede tutto distorto a causa del suo timore di non meritare affetto.- le rispose Odino, tornando a voltarsi verso di lei. –Gli ho dato la possibilità di redimersi più di una volta, ma lui ha approfittato solo di quest’ultima, grazie a te. Per quanto odi ammetterlo, Emma, ti devo molto, in quanto padre, per aver reso felice mio figlio e in quanto re per aver portato sulla retta via qualcuno che il mio regno aveva ragione a  temere.- Emma arrossì fino ad arrivare alla temperatura della combustione istantanea. –Tutti e due i miei figli sono nati per diventare re, ma solo uno di loro avrà la possibilità di regnare su Asgard. Thor sarebbe un ottimo sovrano, ma in lui predomina lo spirito del guerriero ed essere sovrano richiede di distaccarsi il più possibile dai sentimenti per pensare solo al bene del proprio regno; Loki, contrariamente, è dotato di pazienza e di un carattere riflessivo per natura, ma non sarebbe capace di essere un buon re, non da solo. Posso solo augurarmi che tu sarai al suo fianco quando dovrà compiere il grande passo.-

Emma rimase a bocca aperta, completamente esterrefatta dalle parole del dio, e non riuscì a controbattere niente, lasciandolo uscire dalla stanza senza una parola.

Si scosse dopo qualche secondo, precipitandosi a far bere la fiala a Loki, senza perdere altro tempo. Dopo qualche minuto, in cui Emma si accorse che il sangue aveva preso a scorrere molto meno velocemente fuori dalla ferita, Jarvis la informò di come la macchina avesse iniziato a lavorare con risultati positivi.

Per la prima volta, quel giorno, Emma si lasciò andare ad un sorriso speranzoso.

-Se avessi un corpo ti abbraccerei, Jarvis.-

 

-Ripetimi cosa ha detto mio padre.- le domandò per la milionesima volta Thor, rigirandosi il suo Mjolnir tra le mani.

-Thor, te l’ho già detto, almeno dieci volte. Risparmiami l’undicesima.- borbottò Emma, mettendo in bocca una cucchiaiata di yogurt –una delle poche cose sopravvissute in cucina- e alzando gli occhi al cielo. Insieme a Jane, aveva appurato che Loki era fuori pericolo e, dopo averlo portato nella sua camera miracolosamente sopravvissuta, aveva deciso di concedersi una doccia e una parvenza di cena.

-Non può averti detto solo questo.-

La ragazza aveva scosso le spalle, ma in fondo si sentiva un po’ in colpa: aveva tenuto Thor allo scuro sulla discussione con Odino riguardo chi avrebbe regnato e chi no, ma non si sarebbe mai imbarcata in una spiegazione suicida e il dio del tuono sembrava già abbastanza confuso di suo.

-Non capisco come mai non sia venuto a parlare con me.- si lamentò nuovamente, suscitando uno sbuffo a Jane e un borbottio a Natasha.

-Sei tu quello moribondo?- gli domandò la rossa, ormai anche lei allo stremo delle forze. Un lungo taglio ancora fresco le rigava la guancia, ma lei sembrava non farci caso.

-Lascia perdere, Nath. Non c’è alcuna possibilità per nessuno di noi.- sussurrò ironica Jane, anche se nella sua voce si sentiva chiaramente il conforto che provava nel sapere che tutto era finito. Emma era venuta a sapere che la battaglia era terminata poco dopo l’arrivo di Loki, non appena Cap era riuscito ad uccidere il capo delle streghe: dopo quel momento, esse erano cadute una dopo l’altra e il tutto era finito più velocemente di come era iniziato.

Sia Steve che Bruce, da inguaribili pessimisti quali erano, continuavano a dire che l’esercito era troppo piccolo e che, sicuramente, non le avevano uccise tutte. L’unica cosa di cui erano assolutamente certi, tuttavia, era che non le avrebbero riviste per molto, molto, molto tempo.

-Speriamo che riescano a riparare il circuito elettrico.- sussurrò Emma, guardando astiosa il suo vasetto di yogurt. –Sto morendo di fame e ho voglia di una bistecca al sangue.-

-Non ne hai già visto abbastanza di sangue oggi, sorellina?-

Lei fece spallucce. –Non si rifiuta mai una bistecca.-

Ad un tratto, l’attenzione di Nath fu attirata dalla porta –divelta- della cucina e, infatti, poco dopo apparve Bruce, con uno dei suoi rari sorrisi stampati in faccia.

-Ce l’abbiamo fatta!- esclamò, mentre Emma e Jane emettevano un sospiro di sollievo.

-Questa sera avrete tutti un’ottima cena, ragazzi!- disse l’astrofisica, mentre Emma annuiva di gusto. –Natasha, Bruce, mi accompagnate a fare la spesa? Credo che ci serviranno parecchie braccia.-

Emma spalancò gli occhi, e tirò per un braccio la sorella, portandola leggermente in disparte. –Ti prego, portatevi dietro anche Thor: non credo sopporterei un’altra richiesta di spiegazioni.-

Jane rise. –D’accordo, sorellina. Consideralo fatto!-

-Grazie!- le disse, prima di prendere una scatola di biscotti, sicuramente ridotti in briciole, e portarli con sé nella stanza di Loki, dove era costretta a risiedere. E non si trattava solamente del fatto che voleva stare giorno e notte accanto a lui, ma anche perché la sua stanza era completamente saltata in aria, con tanto di vestiti compresi nel pacchetto. E lei non aveva più nulla da mettersi.

Non appena entrò nella stanza, si assicurò che fosse rimasto tutto come un’ora prima, poi si sedette a terra, di fianco al letto dove dormiva Loki. Aprì il suo pacco di biscotti e iniziò a sgranocchiarli, meditabonda: dopo la fiala miracolosa, ci erano volute solo un paio d’ore  prima che Jarvis le comunicasse che il dio era pronto per essere rimosso dalla macchina e, effettivamente, le ferite si erano quasi totalmente richiuse; purtroppo aveva perso moltissimo sangue e, a quanto pareva, anche gli dei potevano essere messi K.O. da una ferita del genere. Tuttavia, Emma era abbastanza convinta che si sarebbe ripreso in fretta e le guance più rosate ne erano la conferma.

Ridacchiò tra sé e sé nel pensare alle facce buffe che avrebbe fatto il suo Loki una volta che si fosse reso conto che era stato quasi ucciso e, per di più, colpito alle spalle, ma smise subito non appena si ricordò di un fatto molto particolare: lui, il giorno prima, l’aveva lasciata. Ed Emma non era convinta che una volta ripresosi avrebbe cambiato idea.

-A cosa è dovuto quel sospiro?- domandò una voce poco sopra di lei, che la fece sobbalzare.

Emma si alzò di scatto e il suo sguardo incontrò due occhi incredibilmente verdi. La ragazza si rese conto con piacere che sembravano molto più arzilli rispetto all’ultima volta che li aveva aperti.  –Io.. nulla. Ti sei svegliato.- disse, risultando terribilmente banale anche alle sue stesse orecchie.

-A quanto pare..- rispose lui infatti, ma sulle labbra gli spuntò un sorriso. –Credo di dover essere aggiornato. Cosa ci faccio qui?-

-Beh.. eri stato ferito e la macchina della rigenerazione non funzionava, così tuo padre è arrivato con la fiala e la ferita, perdevi un sacco di sangue, si è rimarginata; non so come, ma la tecnologia di Asgard è migliore, quindi presumo che..-

-Fermati!- esclamò lui, mentre Emma affogava in quegli occhi verdi e pensava che sarebbe volentieri affogata in Loki, senza pensarci due volte. –Per quanto mi ritenga molto arguto, non sto capendo una parola.-

La ragazza si morse le labbra, mentre un intenso rossore le imporporava le guance. Si sentiva come le prime volte che si era ritrovata ad avere una conversazione con lui: la voglia di fare una bella impressione, la paura di annoiarlo e, allo stesso tempo, il desiderio di esprimergli quello che voleva dire con frasi che avevano un senso, ogni volta senza riuscirci.

-Emma?- la riprese, vedendo che non rispondeva. – Non occorre che tu stia seduta sul pavimento.-

Quel tono di semi-rimprovero fece rinsavire la ragazza, che si alzò e si sedette su un angolino del materasso. Si vedeva che non aveva idea di come comportarsi?

-Puoi anche occupare più di un centimetro quadrato. Non sono fatto di cristallo e inizio a sentirmi veramente bene.-

-Uhm.. - borbottò la ragazza, agitandosi sul posto e non muovendosi di un millimetro. –Non credo sia conveniente.-

Loki alzò un sopracciglio. –E’ per quello che ti ho detto ieri sera? Non lo pensavo realmente, ero parecchio arrabbiato. Emma?- aggiunse, quando lei non gli rispose per qualche secondo.

Emma rimase interdetta. Stava dicendo che le aveva fatto passare ore ed ore di pena e disperazione per una bugia detta da arrabbiato? Che il panico, la rabbia e la disperazione che le avevano dato le sue parole erano state inutili?

-Non vuoi sapere cosa è successo?-

Il sopracciglio del dio si alzò all’inverosimile. –Si, ma il passato non cambierà, posso aspettare. Invece tu, se aspetterai ancora un po’, scivolerai giù dal letto.-

-Va bene così?- rispose lei, un po’ troppo brusca, dopo essersi tolta le scarpe e essersi seduta a gambe incrociate.

Loki alzò gli occhi al cielo, scocciato dalla testardaggine della ragazza, e poi cercò di alzarsi anche lui, al fine di arrivare con gli occhi all’altezza di quelli di lei. Tuttavia, non appena accennò a fare un movimento di troppo, gemette e si accasciò sul materasso con gli occhi serrati.

Emma scattò in avanti, afferrandogli le spalle. –Stai fermo, cosa ti salta in mente? – esclamò, terribilmente stupita da quel gesto. –Non sei a letto da nemmeno ventiquattro ore e già vuoi alzarti?-

-Ti ricordo che sono un dio.- borbottò quello, prendendo un grosso respiro e riaprendo gli occhi.

-Ti ricordo che sei stato trafitto da una scheggia da parte a parte. Dobbiamo ringraziare che tu sia ancora vivo.-

-Dobbiamo?-  ghignò Loki, prendendole i polsi e tirandola verso di lui. Emma cadde sul suo petto e gemette per la sorpresa. –Mi sembrava di capire che fossi arrabbiata.-

-Lo saresti anche tu.- ribatté lei, arrossendo data la vicinanza tra i loro volti. Solo qualche altro centimetro e le loro bocche si sarebbero sfiorate.

-Oh, ma io lo sono.-

-C-cosa?-

-Dimentichi che ti ho trovata a combattere da sola contro una di quelle stronze. E che stavi per essere uccisa. Dato che tua sorella era nel laboratorio, devo presumere che tu te ne sia uscita di tua spontanea volontà.-

La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma notò con un misto di sorpresa e piacere di come Loki avesse appreso il gergo Starkiano.

-Sono dettagli. Non sarebbe dovuto importarti.- sussurrò lei, cercando di divincolarsi dalla presa del dio. Ovviamente lui era troppo forte, anche se convalescente. –Avanti Loki, lasciami andare..-

Il dio ghignò e, con una spinta, la portò di fianco a lui impedendole di alzarsi. –Allora ci ho azzeccato. Per quale motivo l’hai fatto?- le domandò, mentre le passava un braccio attorno alla vita, facendole aumentare i battiti del cuore. Imbarazzata, distolse lo sguardo, decisa a non rispondergli.

-Emma?- la richiamò dopo qualche secondo. –Non è perché abbiamo litigato, vero?-

-Ero arrabbiata.-

Loki lanciò un’imprecazione e diede un pugno al materasso che fece sobbalzare la ragazza. –Stupida ragazza, cosa diavolo ti è saltato in mente? Volevi forse farti uccidere?-

-Volevo uccidere lei.- ribatté Emma, facendo spallucce e cercando di non incontrare gli occhi adirati del dio degli Inganni. –Ed è quello che ho fatto.-

Loki rimase in silenzio per qualche istante, sorpreso. –L’hai uccisa tu?-

-Si.- annuì. –Con il tuo scettro.-

-Sei proprio una sciocca. Smettila di rischiare la vita.- le sussurrò stringendo le labbra, prima di avvicinarsi e baciarla.

Emma sobbalzò, mentre sentiva la familiare e ritrovata sensazione di avere le labbra di suo marito sulle proprie. Le fecero venire un brivido, incontrollato, che la obbligò a stringersi ulteriormente al corpo di lui, cercando un contatto maggiore.

-Ti fa male?- sussurrò Emma staccandosi leggermente dal compagno, per riuscire a guardarlo negli occhi.

Lui la strinse maggiormente a sé, sebbene Emma notò come cercasse di evitare di premere sulla parte ferita. -Non essere sciocca.-

-Non sono sciocca. Sono preoccupata.-

-E ti trovo adorabile- le disse, sorridendo leggermente e sospirando vicino alle sue labbra.

E quando Loki sorrideva e la definiva adorabile, Emma sapeva che il suo corpo e la sua mente non avrebbero resistito mezzo secondo di più. Dopotutto, si disse, tornando a baciarlo, abbiamo così tanto tempo da recuperare che è inutile aspettare ancora.

 

 

Solo io posso trovarti

Solo io

E inginocchiarmi

Solo io, per innalzarti

Mio sole mi senti

Solo io

Da quante lune

Solo io

Ti aggiusto il cuore

Solo io

Io sono un'ombra

E tu, e tu sei il sole

 

 

 

Angolino dell’autrice: Salve a tutti! Posso finalmente dire che questa fanfiction è conclusa: ci sarà un piccolo extra che ho voluto scrivere per rendere un piccolo omaggio ad un grandissimo attore e perché, lo ammetto, mi sono terribilmente affezionata ai personaggi.

Ad ogni modo spero come al solito che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio,

Sami

  
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