Amaranth dream
12.
Emma non era per niente lucida di mente, sicuro
quanto era sicuro che il sole sorgeva ad est e tramontava ad ovest. Tuttavia,
si disse, date le patetiche condizioni fisiche in cui si trovava e il pianto
che la scuoteva da un tempo indeterminato, poteva essere giustificata.
Si alzò, traballante sulle gambe, e si chinò, fino
ad appoggiare la fronte su quella di Loki. Si rese vagamente conto del fatto
che le sue lacrime stessero bagnando anche il viso di lui, e si concentrò
solamente sul freddo glaciale della sua pelle e sul suo leggero respiro.
-Ti supplico, non morire. Ti prego Loki, non
lasciarmi, ti prego..- sussurrò come una litania, come se lui potesse
effettivamente sentirla.
-Signorina
Emma, c’è un intruso.- la avvertì ad un tratto Jarvis, e la ragazza trattenne
il respiro, allarmata e leggermente scocciata per l’interruzione; poi, con uno
scatto prese lo scettro di Loki che aveva lasciato a terra e si voltò, pronta a
fronteggiare il nemico.
Rimase di stucco.
-Non mi minacciare con l’arma di mio figlio,
terrestre.-
-Cosa.. cosa ci fate qui, signore?- domandò lei,
abbassando leggermente l’arma e asciugandosi con l’altra mano le lacrime che le
avevano bagnato il viso fino a qualche secondo prima. –Come siete entrato?-
-Quante domande. Dimenticavo la tua propensione a
questionare con chiunque.- disse Odino, quasi divertito.
Emma non poté fare a meno di arrossire, come ogni
volta che il padre adottivo di Loki le rivolgeva la parola o la apostrofava con
qualche osservazione. Odino era certamente un uomo –o, meglio, un dio- che sapeva
come mettere in soggezione, con quella benda sull’occhio e la barba bianca.
Anche dal suo aspetto traspirava la sua immensa forza.
-Chiedo scusa, signore.- borbottò. –Posso
chiedervi cosa ci fate qui?-
-Sono venuto a vedere le condizioni di mio
figlio.- rispose quello, avvicinandosi di qualche passo, finché non riuscì
anche lui a scorgere Loki.
-Forse, se voi foste intervenuto, non ci sarebbe
stato bisogno di venire a fare una visita così spiacevole.- gli disse lei,
quasi non rendendosi conto di aver dato voce ai suoi pensieri: sicuramente, se
fosse stata più lucida mentalmente, una frase del genere non se la sarebbe mai
fatta scappare.
Odino si voltò e la guardò con lo sguardo più duro
di cui, lei lo sapeva, era capace. –Ho offerto l’aiuto degli Asgardiani ai miei figli ed entrambi hanno rifiutato.-
-Forse volevano il vostro aiuto, non quello degli Asgardiani.-
Il Padre di Tutti sospirò, senza ribattere, e
tornò a guardare il figlio. Emma vide in lui il comportamento più umano da quando
lo conosceva quando, con un’espressione di puro dolore, si accinse ad
accarezzare la fronte del figlio teneramente. –La loro madre sarebbe fiera di
entrambi..- lo sentì sussurrare.
-Signore..-
-Ho insegnato ad entrambi i miei figli, sin dalla
tenera età, a sostenere le conseguenze delle loro decisioni, per quanto
terribili esse fossero. Dovevano imparare a prenderne per il bene del loro
popolo e a perseguirle senza vacillare, qualunque cosa fosse successa. Gli Asgardiani hanno bisogno di un re forte, di un guerriero.-
disse, senza distogliere gli occhi da Loki. Emma iniziò, per la prima volta, a
sentirsi di troppo in quel laboratorio. –Ma prima di tutto sono un padre. Ed è
per questo che sono venuto a portare il mio aiuto. Non quello degli Asgardiani, come mi hai accusato poco fa.-
Emma arrossì nuovamente quando Odino alzò lo
sguardo su di lei, iniziando a rovistare in una tasca della sua regale tunica.
La ragazza lo guardò attentamente e riuscì a scorgere nel viso del re la
vecchiaia e il peso di tutti quegli anni di regno che gli gravavano sulle
spalle; vide le rughe sulla fronte, aggrottata dalla preoccupazione per suo
figlio, e la speranza negli occhi, speranza che fece sperare anche Emma, perché
quel dio era l’essere più potente che avesse mai conosciuto. E se lui era
speranzoso, di certo un motivo c’era.
-Prendi.- le porse una fiala di un liquido
rossastro. –Fagliela bere tutta, lo aiuterà a guarire. La tecnologia del tuo
mondo non è formidabile, ma è avanzata, per quel che vale.- si voltò per andarsene,
ma Emma si sentì in dovere di fermarlo.
-Signore..- lo richiamò, nemmeno lei sicura di
quello che volesse dirgli. –Loki è convinto che lei lo odi.-
-Loki vede tutto distorto a causa del suo timore
di non meritare affetto.- le rispose Odino, tornando a voltarsi verso di lei.
–Gli ho dato la possibilità di redimersi più di una volta, ma lui ha
approfittato solo di quest’ultima, grazie a te. Per quanto odi ammetterlo,
Emma, ti devo molto, in quanto padre, per aver reso felice mio figlio e in
quanto re per aver portato sulla retta via qualcuno che il mio regno aveva
ragione a temere.- Emma arrossì fino ad
arrivare alla temperatura della combustione istantanea. –Tutti e due i miei
figli sono nati per diventare re, ma solo uno di loro avrà la possibilità di regnare
su Asgard. Thor sarebbe un ottimo sovrano, ma in lui predomina lo spirito del
guerriero ed essere sovrano richiede di distaccarsi il più possibile dai
sentimenti per pensare solo al bene del proprio regno; Loki, contrariamente, è
dotato di pazienza e di un carattere riflessivo per natura, ma non sarebbe
capace di essere un buon re, non da solo. Posso solo augurarmi che tu sarai al
suo fianco quando dovrà compiere il grande passo.-
Emma rimase a bocca aperta, completamente
esterrefatta dalle parole del dio, e non riuscì a controbattere niente,
lasciandolo uscire dalla stanza senza una parola.
Si scosse dopo qualche secondo, precipitandosi a
far bere la fiala a Loki, senza perdere altro tempo. Dopo qualche minuto, in
cui Emma si accorse che il sangue aveva preso a scorrere molto meno velocemente
fuori dalla ferita, Jarvis la informò di come la macchina avesse iniziato a
lavorare con risultati positivi.
Per la prima volta, quel giorno, Emma si lasciò
andare ad un sorriso speranzoso.
-Se avessi un corpo ti abbraccerei, Jarvis.-
-Ripetimi cosa ha detto mio padre.- le domandò per
la milionesima volta Thor, rigirandosi il suo Mjolnir tra le mani.
-Thor, te l’ho già detto, almeno dieci volte.
Risparmiami l’undicesima.- borbottò Emma, mettendo in bocca una cucchiaiata di
yogurt –una delle poche cose sopravvissute in cucina- e alzando gli occhi al
cielo. Insieme a Jane, aveva appurato che Loki era fuori pericolo e, dopo
averlo portato nella sua camera miracolosamente sopravvissuta, aveva deciso di
concedersi una doccia e una parvenza di cena.
-Non può averti detto solo questo.-
La ragazza aveva scosso le spalle, ma in fondo si
sentiva un po’ in colpa: aveva tenuto Thor allo scuro sulla discussione con
Odino riguardo chi avrebbe regnato e chi no, ma non si sarebbe mai imbarcata in
una spiegazione suicida e il dio del tuono sembrava già abbastanza confuso di
suo.
-Non capisco come mai non sia venuto a parlare con
me.- si lamentò nuovamente, suscitando uno sbuffo a Jane e un borbottio a
Natasha.
-Sei tu quello moribondo?- gli domandò la rossa,
ormai anche lei allo stremo delle forze. Un lungo taglio ancora fresco le
rigava la guancia, ma lei sembrava non farci caso.
-Lascia perdere, Nath. Non c’è alcuna possibilità
per nessuno di noi.- sussurrò ironica Jane, anche se nella sua voce si sentiva
chiaramente il conforto che provava nel sapere che tutto era finito. Emma era
venuta a sapere che la battaglia era terminata poco dopo l’arrivo di Loki, non
appena Cap era riuscito ad uccidere il capo delle streghe: dopo quel momento,
esse erano cadute una dopo l’altra e il tutto era finito più velocemente di
come era iniziato.
Sia Steve che Bruce, da inguaribili pessimisti
quali erano, continuavano a dire che l’esercito era troppo piccolo e che,
sicuramente, non le avevano uccise tutte. L’unica cosa di cui erano
assolutamente certi, tuttavia, era che non le avrebbero riviste per molto,
molto, molto tempo.
-Speriamo che riescano a riparare il circuito
elettrico.- sussurrò Emma, guardando astiosa il suo vasetto di yogurt. –Sto morendo
di fame e ho voglia di una bistecca al sangue.-
-Non ne hai già visto abbastanza di sangue oggi,
sorellina?-
Lei fece spallucce. –Non si rifiuta mai una
bistecca.-
Ad un tratto, l’attenzione di Nath fu attirata
dalla porta –divelta- della cucina e, infatti, poco dopo apparve Bruce, con uno
dei suoi rari sorrisi stampati in faccia.
-Ce l’abbiamo fatta!- esclamò, mentre Emma e Jane
emettevano un sospiro di sollievo.
-Questa sera avrete tutti un’ottima cena,
ragazzi!- disse l’astrofisica, mentre Emma annuiva di gusto. –Natasha, Bruce,
mi accompagnate a fare la spesa? Credo che ci serviranno parecchie braccia.-
Emma spalancò gli occhi, e tirò per un braccio la
sorella, portandola leggermente in disparte. –Ti prego, portatevi dietro anche
Thor: non credo sopporterei un’altra richiesta di spiegazioni.-
Jane rise. –D’accordo, sorellina. Consideralo fatto!-
-Grazie!- le disse, prima di prendere una scatola
di biscotti, sicuramente ridotti in briciole, e portarli con sé nella stanza di
Loki, dove era costretta a risiedere. E non si trattava solamente del fatto che
voleva stare giorno e notte accanto a lui, ma anche perché la sua stanza era
completamente saltata in aria, con tanto di vestiti compresi nel pacchetto. E lei non aveva più nulla da mettersi.
Non appena entrò nella stanza, si assicurò che
fosse rimasto tutto come un’ora prima, poi si sedette a terra, di fianco al
letto dove dormiva Loki. Aprì il suo pacco di biscotti e iniziò a
sgranocchiarli, meditabonda: dopo la fiala miracolosa, ci erano volute solo un
paio d’ore prima che Jarvis le
comunicasse che il dio era pronto per essere rimosso dalla macchina e,
effettivamente, le ferite si erano quasi totalmente richiuse; purtroppo aveva
perso moltissimo sangue e, a quanto pareva, anche gli dei potevano essere messi
K.O. da una ferita del genere. Tuttavia, Emma era abbastanza convinta che si
sarebbe ripreso in fretta e le guance più rosate ne erano la conferma.
Ridacchiò tra sé e sé nel pensare alle facce buffe
che avrebbe fatto il suo Loki una volta che si fosse reso conto che era stato
quasi ucciso e, per di più, colpito alle spalle, ma smise subito non appena si
ricordò di un fatto molto particolare: lui, il giorno prima, l’aveva lasciata.
Ed Emma non era convinta che una volta ripresosi avrebbe cambiato idea.
-A cosa è dovuto quel sospiro?- domandò una voce
poco sopra di lei, che la fece sobbalzare.
Emma si alzò di scatto e il suo sguardo incontrò
due occhi incredibilmente verdi. La ragazza si rese conto con piacere che
sembravano molto più arzilli rispetto all’ultima volta che li aveva
aperti. –Io.. nulla. Ti sei svegliato.-
disse, risultando terribilmente banale anche alle sue stesse orecchie.
-A quanto pare..- rispose lui infatti, ma sulle
labbra gli spuntò un sorriso. –Credo di dover essere aggiornato. Cosa ci faccio
qui?-
-Beh.. eri stato ferito e la macchina della
rigenerazione non funzionava, così tuo padre è arrivato con la fiala e la
ferita, perdevi un sacco di sangue, si è rimarginata; non so come, ma la
tecnologia di Asgard è migliore, quindi presumo che..-
-Fermati!- esclamò lui, mentre Emma affogava in
quegli occhi verdi e pensava che sarebbe volentieri affogata in Loki, senza
pensarci due volte. –Per quanto mi ritenga molto arguto, non sto capendo una
parola.-
La ragazza si morse le labbra, mentre un intenso
rossore le imporporava le guance. Si sentiva come le prime volte che si era
ritrovata ad avere una conversazione con lui: la voglia di fare una bella
impressione, la paura di annoiarlo e, allo stesso tempo, il desiderio di
esprimergli quello che voleva dire con frasi che avevano un senso, ogni volta
senza riuscirci.
-Emma?- la riprese, vedendo che non rispondeva. –
Non occorre che tu stia seduta sul pavimento.-
Quel tono di semi-rimprovero fece rinsavire la
ragazza, che si alzò e si sedette su un angolino del materasso. Si vedeva che
non aveva idea di come comportarsi?
-Puoi anche occupare più di un centimetro
quadrato. Non sono fatto di cristallo e inizio a sentirmi veramente bene.-
-Uhm.. - borbottò la ragazza, agitandosi sul posto
e non muovendosi di un millimetro. –Non credo sia conveniente.-
Loki alzò un sopracciglio. –E’ per quello che ti
ho detto ieri sera? Non lo pensavo realmente, ero parecchio arrabbiato. Emma?-
aggiunse, quando lei non gli rispose per qualche secondo.
Emma rimase interdetta. Stava dicendo che le aveva
fatto passare ore ed ore di pena e disperazione per una bugia detta da
arrabbiato? Che il panico, la rabbia e la disperazione che le avevano dato le
sue parole erano state inutili?
-Non vuoi sapere cosa è successo?-
Il sopracciglio del dio si alzò all’inverosimile.
–Si, ma il passato non cambierà, posso aspettare. Invece tu, se aspetterai
ancora un po’, scivolerai giù dal letto.-
-Va bene così?- rispose lei, un po’ troppo brusca,
dopo essersi tolta le scarpe e essersi seduta a gambe incrociate.
Loki alzò gli occhi al cielo, scocciato dalla
testardaggine della ragazza, e poi cercò di alzarsi anche lui, al fine di
arrivare con gli occhi all’altezza di quelli di lei. Tuttavia, non appena
accennò a fare un movimento di troppo, gemette e si accasciò sul materasso con
gli occhi serrati.
Emma scattò in avanti, afferrandogli le spalle.
–Stai fermo, cosa ti salta in mente? – esclamò, terribilmente stupita da quel
gesto. –Non sei a letto da nemmeno ventiquattro ore e già vuoi alzarti?-
-Ti ricordo che sono un dio.- borbottò quello,
prendendo un grosso respiro e riaprendo gli occhi.
-Ti ricordo che sei stato trafitto da una scheggia
da parte a parte. Dobbiamo ringraziare che tu sia ancora vivo.-
-Dobbiamo?-
ghignò Loki, prendendole i polsi e tirandola verso di lui. Emma cadde
sul suo petto e gemette per la sorpresa. –Mi sembrava di capire che fossi
arrabbiata.-
-Lo saresti anche tu.- ribatté lei, arrossendo
data la vicinanza tra i loro volti. Solo qualche altro centimetro e le loro
bocche si sarebbero sfiorate.
-Oh, ma io lo sono.-
-C-cosa?-
-Dimentichi che ti ho trovata a combattere da sola
contro una di quelle stronze. E che
stavi per essere uccisa. Dato che tua sorella era nel laboratorio, devo
presumere che tu te ne sia uscita di tua spontanea volontà.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma notò con un
misto di sorpresa e piacere di come Loki avesse appreso il gergo Starkiano.
-Sono dettagli. Non sarebbe dovuto importarti.-
sussurrò lei, cercando di divincolarsi dalla presa del dio. Ovviamente lui era
troppo forte, anche se convalescente. –Avanti Loki, lasciami andare..-
Il dio ghignò e, con una spinta, la portò di
fianco a lui impedendole di alzarsi. –Allora ci ho azzeccato. Per quale motivo
l’hai fatto?- le domandò, mentre le passava un braccio attorno alla vita,
facendole aumentare i battiti del cuore. Imbarazzata, distolse lo sguardo,
decisa a non rispondergli.
-Emma?- la richiamò dopo qualche secondo. –Non è
perché abbiamo litigato, vero?-
-Ero arrabbiata.-
Loki lanciò un’imprecazione e diede un pugno al
materasso che fece sobbalzare la ragazza. –Stupida ragazza, cosa diavolo ti è
saltato in mente? Volevi forse farti uccidere?-
-Volevo uccidere lei.- ribatté Emma, facendo
spallucce e cercando di non incontrare gli occhi adirati del dio degli Inganni.
–Ed è quello che ho fatto.-
Loki rimase in silenzio per qualche istante,
sorpreso. –L’hai uccisa tu?-
-Si.- annuì. –Con il tuo scettro.-
-Sei proprio una sciocca. Smettila di rischiare la
vita.- le sussurrò stringendo le labbra, prima di avvicinarsi e baciarla.
Emma sobbalzò, mentre sentiva la familiare e
ritrovata sensazione di avere le labbra di suo marito sulle proprie. Le fecero
venire un brivido, incontrollato, che la obbligò a stringersi ulteriormente al
corpo di lui, cercando un contatto maggiore.
-Ti fa male?- sussurrò Emma staccandosi
leggermente dal compagno, per riuscire a guardarlo negli occhi.
Lui la strinse maggiormente a sé, sebbene Emma
notò come cercasse di evitare di premere sulla parte ferita. -Non essere sciocca.-
-Non sono sciocca. Sono preoccupata.-
-E ti trovo adorabile-
le disse, sorridendo leggermente e sospirando vicino alle sue labbra.
E quando Loki sorrideva e la definiva adorabile,
Emma sapeva che il suo corpo e la sua mente non avrebbero resistito mezzo
secondo di più. Dopotutto, si disse,
tornando a baciarlo, abbiamo così tanto
tempo da recuperare che è inutile aspettare ancora.
Solo io posso trovarti
Solo io
E inginocchiarmi
Solo io, per innalzarti
Mio sole mi senti
Solo io
Da quante lune
Solo io
Ti aggiusto il cuore
Solo io
Io sono un'ombra
E tu, e tu sei il sole
Angolino dell’autrice:
Salve a tutti! Posso finalmente dire che questa fanfiction
è conclusa: ci sarà un piccolo extra che ho voluto scrivere per rendere un
piccolo omaggio ad un grandissimo attore e perché, lo ammetto, mi sono
terribilmente affezionata ai personaggi.
Ad ogni modo spero come al solito che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio,
Sami