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Autore: black elleboro    02/08/2016    9 recensioni
Non è una Drapple....Piuttosto una Drarry-Drapple...
"La colazione è diventata per lui una sorta di ˈappuntamento segretoˈ. E a volte gli costa non poca fatica fare in modo che resti tale."
Scriverla è stata una sorpresa, spero che lo sia anche leggerla.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La colazione è uno dei momenti della giornata che Harry preferisce, se non addirittura il preferito in assoluto. Perlomeno da quando frequenta Hogwarts.
L’inizio della giornata, carico di promesse, sembra riempire la stanza di un’energia particolare e nelle belle giornate la luce nella sala grande è incantevole.
Certo, ci sono giorni in cui neanche lui riesce ad apprezzare il mattino, tipo quando lo aspetta un’interrogazione di Pozioni, o quando è in programma un’importante partita di Quidditch e al tavolo dei Grifondoro regna una certa tensione.
Ma nelle comuni giornate, la colazione è senz’altro un momento d’oro.
Anche gli studenti con il risveglio lento, come Neville, o quelli che appena alzati sono un po’ scontrosi, come Seamus, appena si trovano davanti alla tavola imbandita, riprendono colore, si fanno contagiare dal chiacchiericcio degli altri, dalle risate, dall’atmosfera rilassata…E poi chi non mangia volentieri, dopo che è passata un’intera notte dall’ultimo pasto?
Ma con il passare del tempo Harry ha cominciato ad apprezzare l’inizio della giornata anche per un altro motivo.
La colazione è diventata per lui una sorta di ˈappuntamento segretoˈ. E a volte gli costa non poca fatica fare in modo che resti tale.
Tutte le mattine scende le scale, si siede al tavolo, si riempie il piatto di uova, bacon, pane tostato…E un senso di anticipazione cresce pian piano nel suo stomaco. E Harry ormai ha imparato a trattenersi, ad aspettare. Chiacchiera con gli amici, mangia, ride alle battute di Dean, si schernisce con Hermione, quando rimprovera lui e Ron per aver aspettato l’ultimo momento per completare quel certo compito, che era da consegnare…E si ripete che deve tenere gli occhi sul suo piatto, su chi lo circonda, sulla sua tavolata insomma.
Perché se Harry Potter guardasse continuamente verso il tavolo dei Serpeverde, più precisamente verso il principe della casa più odiata dai Grifondoro, comincerebbero a piovere domande.
Ti ha fatto qualche altro brutto scherzo?
Credi stia tramando qualcosa?
Ancora con i tuoi sospetti?
Non sei un po’ troppo ossessionato?

Ossessionato.
Ogni volta che pensa a quella parola sente il bisogno di scuotere leggermente la testa, come per scrollarsela via di dosso.

                                                                                                      Ѽ Ѽ Ѽ Ѽ Ѽ


Tutto è cominciato tre anni prima, quando ad Hagrid è stata assegnata la cattedra di Cura delle Creature Magiche (che poi, si può parlare di ˈcattedraˈ se non sono mai neanche entrati in un’aula?) e quel rompiscatole di Malfoy si è portato dietro una mela.
Certo, trattandosi di Malfoy, forse era una fortuna che fosse solo una mela e non uno di quei giocattoli intrisi di magia oscura, che ama farsi regalare dal paparino. Ma ad Harry aveva dato ugualmente fastidio, perché era uno dei suoi tanti modi di mancare di rispetto ad Hagrid, di non riconoscerlo come insegnante.
Forse non c’era niente di premeditato e aveva solo voglia di mangiarsi una mela, ma Harry sapeva che non si sarebbe mai messo a sgranocchiare frutta, durante una lezione di Piton o della McGranitt.
Se poi ci aggiungiamo che in quel momento Harry era davanti a Fierobecco per la prima volta, quando aveva sentito il rumore del primo morso e del bastardo che sghignazzava, era quasi certo che il suo fosse un tentativo di distrarlo e fargli staccare la testa dall’amabile pennuto.
Peccato per il Serpeverde che poco dopo fosse lui quello buttato a terra, come il torsolo di mela che aveva lasciato lì, chissà dove.
Con tutto quello di sgradevole che era conseguito da quell’evento, non era poi tanto strano che una delle mattine seguenti, l’attenzione di Harry fosse stata richiamata dal bellimbusto, mentre era intento ad addentare un’altra mela. Quella volta il Grifondoro aveva sperato che il boccone gli andasse di traverso, ma non era stato esaudito, il frutto era svanito nella bocca di Malfoy, un morso dopo l’altro e il braccio fasciato non gli aveva impedito di gustarsela, mentre quella specie di Carlino in gonnella della Parkinson gli tagliava amorevolmente i pancakes.
E così Harry aveva notato che tutte le mattine il Serpeverde concludeva la sua colazione con una bella mela.
Non che ci fosse poi chissà cosa di strano o di sospetto, quell’abitudine semplicemente aveva attirato la sua attenzione e, quasi a scopo di esperimento, aveva cominciato a tenerlo d’occhio, oltre che per gli altri mille motivi per cui lo faceva, (cioè perché era il bullo che non gli dava tregua e perché sia lui che suo padre erano tipi sospetti e dopo il secondo anno e quello che era successo a Ginny erano sulla sua lista nera), anche per quella piccola curiosità di verificare se tutte le mattine, ma proprio tutte, Malfoy a colazione mangiava una mela.
Ed era proprio così.

E con il passare del tempo, durante il quarto anno, si era domandato se il biondo traesse un qualche tipo di beneficio da quell’abitudine. Era quello il segreto per avere capelli così setosi? Era per avere una pelle così liscia e perfetta?
Harry era certo che il detto ˈuna mela al giorno, toglie il medico di tornoˈ fosse babbano, era impossibile che Malfoy lo conoscesse.
E giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, Harry aveva imparato quanti modi ci sono di mangiare una mela. Cioè, quanti ce n’erano per Malfoy.
Se lui e i suoi amici erano in vena di prendere in giro qualcuno già di buon mattino, tirava morsi insolenti, staccando via un bel pezzo della polpa soda con un gesto rapido, lasciando che gli riempisse le guance mentre la masticava e ridacchiava.
Se stava confabulando con i suoi compari, se la portava alle labbra delicatamente, tra una frase e l’altra, mangiando piccoli pezzi che non gli tenessero la bocca impegnata per troppo tempo.
Se stava ascoltando qualcuno o era pensieroso, a volte semplicemente se la teneva appoggiata alle labbra per un po’, facendola ruotare leggermente tra le dita, lasciando scivolare la buccia liscia sulla pelle, prima di decidersi ad affondarci i denti.
Per Harry era diventato quasi una specie di gioco, un hobby, ma in quel modo ogni volta che lui stesso prendeva una mela per mangiarla, non poteva fare a meno di pensare al Serpeverde.
Lui sceglieva sempre le mele verdi. Era fanatismo per la sua Casa o gli piaceva quella qualità?
Harry istintivamente aveva sempre scelto le mele rosse o gialle, credendo che quelle verdi semplicemente fossero più acerbe, non sapeva quanto quella particolare tipologia potesse essere buona.
Granny Smith si chiamano, lo aveva chiesto ad Hermione una volta, con finta indifferenza, prima di assaggiarne una. Era compatta, succosa e acidula, ma in modo gradevole.

Ma la vera svolta era avvenuta al quinto anno, una delle tante notti in cui Harry era uscito con il suo mantello dell’invisibilità, per una riunione dell’Esercito di Silente.
Malfoy, nominato prefetto quell’anno, stava pattugliando un corridoio e si era portato dietro il suo snack preferito. Passeggiando lentamente, da solo, nella penombra, senza doversi preoccupare dell’etichetta necessaria per un mago purosangue a tavola, si abbandonava a quel piccolo, succoso piacere.
Affondava i denti con decisione, lacerando la buccia lucida, poi mentre staccava la polpa bianca indugiava con le labbra, quasi succhiando. Tra un morso e l’altro leccava via il succo dalla parte lesa e poi si leccava le labbra, leggermente appiccicose ed arrossate.
E guardandolo Harry non aveva potuto fare a meno di pensare che fosse la cosa più sensuale che avesse mai visto. Quasi lasciva.
Aveva immaginato cosa si provasse ad essere accarezzati in quel modo, da quelle labbra, succhiati e…Anche morsi, sì.
E dal mattino seguente, la consapevolezza che dall’altra parte della sala, al tavolo dei Serpeverde, Malfoy immancabilmente avrebbe preso una mela e l’avrebbe mangiata, lì davanti a tutti, aveva messo Harry a disagio. Voleva guardare, ma non voleva guardare.
E alla fine aveva ceduto ed un senso di agitazione l’aveva afferrato alla bocca dello stomaco, come se Malfoy stesse facendo qualcosa di estremamente scandaloso in pubblico.
Come facevano i suoi compagni di casa a tollerarlo? Come potevano starsene lì a pochi centimetri di distanza, a mangiare tranquilli?

E anche ora che sono al sesto anno, ogni mattina Harry scende a fare colazione, dandosi dell’idiota per quell’impazienza che prova, ripetendosi che sta esagerando, che sta sopravvalutando la cosa. Ma poi ecco che arriva il momento, quello in cui Malfoy finisce il suo tè, o succo di zucca che sia, quello in cui il suo piatto è ormai vuoto e lui allunga una mano verso la fruttiera colma di mele. C’è frutta di qualunque tipo sul tavolo, ma lui sceglierà una bella mela verde.
Il momento arriva e il cuore di Harry manca un battito. Non può fissarlo, non può gustarsi l’intera scena, può solo rubare qualche occhiata furtiva. Ed è un bene, perché ogni volta Harry si alza da tavola un po’ più accaldato.
E non importa che lui sia Malfoy, un Mangiamorte (Harry ne è quasi certo), la sua nemesi.
Non importa che giorno dopo giorno il ragazzo appaia un po’ più stanco, un po’ più sciupato. Forse perché non riesce a mettere in atto i suoi piani, forse perché rimane sveglio la notte a tramare per conto dell’Oscuro Signore.
Non importa che ormai al mattino non tocca quasi più cibo, al di fuori del suo frutto prediletto. 
Harry non può fare a meno di pensare che chi usa la bocca in quel modo per mangiare, sa anche baciare bene. E fare chissà cos’altro.
E non serve ripetersi che baciare Cho Chang l’anno scorso è stato bello, perché ormai Harry ha capito quali sono le sue vere inclinazioni. E sa che se baciasse quella bocca, capace di far apparire il banale atto di mangiare una mela come qualcosa di vietato ai minori, sarebbe tutta un’altra storia.
E ultimamente nella sua mente iniziano a fiorire immagini, vivide e scabrose. E molte volte deve intavolare una conversazione con qualcuno, per scacciarle. Perché nonostante il comodo e ampio mantello, che viene in soccorso dei ragazzi di Hogwarts, quando le tempeste ormonali dell’adolescenza si fanno sentire, avere fantasie su Draco Malfoy, mentre fa colazione con i suoi amici, è davvero troppo da gestire.
Ma quando alla sera le tende che avvolgono il suo letto gli garantiscono riparo da occhi indiscreti, mentre osserva il puntino di Malfoy, sulla mappa del Malandrino, spostarsi per i corridoi della scuola, immagina di incontrarlo per caso, come quella sera del quinto anno, mentre è in procinto di mangiare una mela.
Nella sua fantasia però, Harry non rimane nascosto sotto il mantello dell’invisibilità. Rivela la sua presenza all’altro, si scambiano qualche battuta pungente, Harry si avvicina e prende la mela, ancora intatta dalla mano di Draco.
Ed ecco che, poco dopo, la pelle candida di Malfoy è esposta alla flebile luce del corridoio. I suoi vestiti sono ammucchiati per terra, lui ha il petto appoggiato contro il muro, il suo respiro è affannoso contro la fredda pietra, la sua testa è voltata di lato così che Harry può ammirarne il profilo regolare. Ha una bellezza acerba, di chi non è più un ragazzo, ma ancora non è un uomo.
Non importa in che modo siano arrivati a quel punto, Harry non vi si sofferma mai, sa solo che lui è dietro Malfoy e lo tiene premuto tra lui e la parete.  Accarezza tutto il suo corpo con le mani, la sua pelle è liscia, soda, intatta, come quella del frutto che tanto ama. Harry raccoglie da terra la cravatta verde-argento e la lega intorno ai polsi del biondo, fermandogli le braccia dietro alla schiena. Poi prende la mela che gli aveva sottratto e gliela spinge delicatamente tra le labbra, finché lui non vi affonda i denti. Allora comincia a baciargli la mascella, il collo e poi le spalle, lambisce con i denti la pelle delicata e segni rosati affiorano, si inebria dell’aroma fresco che emana la sua pelle.
Fa vagare le sue mani nella parte inferiore del corpo del Serpeverde, esplorandone gli angoli più intimi e sensibili. Ed ogni gemito o sospiro che riesce a strappargli, muore contro la buccia brillante che stringe in bocca. Harry affonda dentro Malfoy, con deliberata lentezza, come lui fa quando assapora una mela e quasi gli sembra, nell’intimità del suo letto rosso e oro, di sentire davvero i suoi gemiti farsi via, via più affannati, più sonori, più urgenti.
A volte a questo punto la fantasia già s’infrange, un’onda di piacere lo travolge, incontrollabile e non riesce ad andare oltre. Il suo corpo è finalmente sedato, momentaneamente libero da questa folle brama. Una macchia, umida e tiepida sulle lenzuola, è l’unica prova del suo piccolo peccato. Con un gesto rapido della bacchetta la fa sparire e sospirando pensa che manca una sola notte alla prossima colazione.
Altre sere si spinge oltre, cambia le carte in tavola. Non è Draco a portare con sé una mela, ma Harry. E quando riesce ad avere il prefetto alla sua mercé, spogliato, in ginocchio e con le mani fermate contro la dolce curva della sua schiena, Harry lo benda, (con un fazzoletto, con la stessa camicia del biondo o con la sua cravatta di Grifondoro, i dettagli cambiano di volta in volta, ma il finale è sempre lo stesso). Allora Harry tira fuori il frutto dalla tasca e lentamente lo fa scorrere sulla pelle diafana del ragazzo. Comincia dalla schiena, poi i fianchi, le gambe, il petto…Distingue chiaramente la curiosità sul volto affilato del Serpeverde, anche a dispetto della benda sugli occhi: cosa può essere quell’oggetto così liscio, fresco e gradevole, che gli accarezza il corpo?
Harry glielo passa sul viso e lui ne distingue il profumo. Ed ecco che inconsciamente schiude le labbra e il brunetto è felice di accontentarlo: gliele sfiora appena con il frutto e poi lo allontana, un paio di volte, per stuzzicarlo un po’. Poi glielo porge con più decisione ed ecco che lui prende un morso.
Il succo chiaro cola sul mento del biondo, che cerca di raccoglierlo con la lingua, allora Harry si sporge a baciare quella traccia umida e appiccicosa, la lecca a sua volta finché raggiunge le labbra di Malfoy, indugiandovi, assaporando il gusto dolce e acidulo direttamente dalla sua bocca. Poi gli porge di nuovo la mela e il gioco ricomincia e ogni volta la lingua di Harry osa un po’ di più, scende un po’ più giù sul corpo di Draco, che diventa sempre più teso, più roseo e più impaziente. Il torsolo della mela cade a terra privo di polpa e quello ad avere la bocca occupata è ora Harry.
Quando la sua mente si abbandona fino a questo punto, il Grifondoro finisce per essere così stremato da cadere addormentato subito dopo aver finito, con una mano ancora dentro l’elastico del pigiama. Per fortuna Ron si sveglia sempre dopo di lui.
E quando al mattino si siede nuovamente al tavolo dei nobili Grifondoro, la consapevolezza di quello che ha sognato la sera prima lo tormenta. E quando per la milionesima volta vede Draco addentare una mela, si sente quasi come se il Serpeverde lo facesse con l’intenzione di svergognarlo dei suoi pensieri perversi. Ma ciò nonostante, non può fare a meno di guardare, di concedersi quel piccolo, segreto piacere.

Alzarsi al mattino per Draco Malfoy è praticamente un rituale. Farlo all’ora giusta è indispensabile, per avere il tempo necessario di prepararsi e rendersi presentabile. Perché un Malfoy dev’essere impeccabile ogni giorno ed in ogni occasione. Si lava e pettina i capelli, sempre nello stesso modo. Indossa l’uniforme tagliata su misura per lui da Telami e Tarlatane, ricontrolla i compiti da consegnare, esce in corridoio dove Tiger e Goyle lo aspettano per andare in sala comune.
E tutti i giorni conclude la sua colazione con una mela, fin da quando era bambino.
Non è che sia l’unico frutto che apprezza, è solo quello che gli da più soddisfazione.
Alla vista è lucida e brillante, liscia al tatto, gli piace come gli riempie la mano e il peso è quello giusto. Il profumo è delicato, fresco, sa di primavera. Il rumore croccante della polpa che si spacca è appagante e il sapore è…Pura perfezione. Un succoso misto di aspro e dolce che ti pulisce la bocca.
Quindi anche se durante gli altri pasti Draco indugia in frutti di tipo diverso, per iniziare la giornata non può fare a meno di quel piccolo sfizio.
Ma quest’anno scolastico si sta rivelando incredibilmente duro per il Serpeverde. Il compito che deve portare a termine sembra sempre più arduo, l’obbiettivo irraggiungibile, mantenere la sua facciata di indifferenza, perfezione e superiorità diventa sempre più difficile.
La preoccupazione non lo fa dormire, al mattino si alza già stanco, per quanto tempo passi davanti allo specchio, l’immagine che gli rimanda non è mai pienamente soddisfacente. E quando si siede a tavola l’odore delle pietanze lo nausea, il suo stomaco rifiuta le uova, il bacon, le brioches…L’unica cosa che ancora riesce a mandar giù al mattino è la sua solita mela, traendone quel poco conforto che può venire da una vecchia abitudine che ci si trascina dietro dall’infanzia, come fa un bambino con la coperta preferita.
Ma quando Draco era piccolo mangiava diversi tipi di mele, il frutteto del Malfoy Manor ne offriva innumerevoli varietà, tutte a modo loro deliziose. L’abitudine di mangiare mele verdi è nata lì, ad Hogwarts.
Da poco arrivato nella scuola che aveva atteso di frequentare per tanto tempo, fin dai primi giorni la fastidiosa presenza di Potter aveva avvelenato quell’esperienza. Così un mattino in cui era particolarmente di cattivo umore Draco, non sa neanche più se era il primo o il secondo anno, aveva istintivamente afferrato la mela il cui colore più gli ricordava gli occhi di Potter. E con soddisfazione vi aveva affondato i denti, come avrebbe fatto volentieri con la faccia dello sfregiato. E si era gustato quella mela come nessun’altra prima.
Da allora è diventato per lui un gesto quasi scaramantico, scegliere ogni mattina la mela del verde più brillante, quella il cui colore più si avvicinava agli occhi di Potter.
Ma per qualche strana ragione, sembra che quel piccolo scherzo privato gli si sia ritorto contro. Come se in quel modo avesse attirato su di sé lo sguardo del Grifondoro. Certo, che Potter lo tenesse d’occhio non è una novità, si sono sempre controllati a vicenda, ma quando al mattino fa colazione con la sua mela, sembra che ci sia qualcosa di diverso nelle occhiate che gli lancia il Grifondoro.
Se n’è accorto fin dal quarto anno, che lo sfregiato lo controlla già al mattino presto. L’idiota pensa che non lo veda, perché Draco ha sempre finto di non notarlo. Molto volte lo scopre  a distogliere lo sguardo proprio mentre lui si sta voltando. E il più delle volte succede quando ha la sua mela in mano.
Che sia una coincidenza?
Quest’anno poi, decisamente c’è una strana insistenza in quello sguardo, che quasi mette Draco a disagio, ma allo stesso tempo lo incuriosisce. Un paio di volte gli è sembrato di vedere Potter arrossire. E in quelle occasioni il Grifondoro si è alzato ed è uscito dalla Sala Grande in tutta fretta.
E a Draco hanno cominciato a venire idee bizzarre, quasi insensate: possibile che Potter si ecciti guardandolo mangiare le mele?
Perché per quanto la cosa sembri assurda, per quanto Draco sia consapevole che Potter è il cagnolino di Silente, che gli sta col fiato sul collo perché sospetta, anzi, forse già è a conoscenza, di quello che sta facendo, Draco è anche consapevole di non essere un idiota, come sono invece tutti i Grifondoro che siedono a tavola con il sedicente Prescelto.
Loro, a pochi centimetri da lui, non vedono le occhiate che ruba in direzione del tavolo Serpeverde. Non vedono la tensione che si accumula nella sua postura, finché non lascia liberi i suoi occhi di vagare. E come il suo viso, per un paio di secondi, tradisce una sorta di…Trasporto, quando sta guardando Draco. E succede sempre e solo al mattino, quando Draco è alle prese con una mela.
All’inizio a Draco veniva quasi da ridere, ma più passa il tempo, più comincia a vedere quella strana luce negli occhi di Potter anche in altri momenti della giornata. Lo fa sentire come se fosse lui stesso esposto in una fruttiera e Potter stesse valutando di allungare una mano per afferrarlo e affondare i denti dentro di lui.
Draco comincia a domandarsi quali pensieri stiano mai attraversando la mente contorta del brunetto. E possibile che quell’imbranato abbia un lato ambiguo, corrotto, inusualmente lascivo?
Quelle domande solleticano la curiosità del Serpeverde. E così quando a colazione prende una mela che ricorda gli occhi di Potter, che ormai è tutto ciò che compone la sua colazione, ha l’impressione di assecondare un qualche tipo di strano desiderio del Grifondoro, una sua qualche bizzarra aspettativa. E questo lo destabilizza, ma cosa potrebbe mai fare? Non può di punto in bianco mettersi a mangiare mele rosse, o rinunciarvi del tutto, i suoi amici sanno che è un abitudinario, comincerebbero a fargli un mare di domande. E lui ha già fin troppe cose da nascondere, troppe su cui mentire, non può preoccuparsi anche di sciocchezze come queste.

E un giorno Draco porta con sé una mela, mentre si dirige nella stanza delle necessità, per procedere con la sua missione segreta. Servirà a testare i suoi progressi.
Cammina lento, lanciando il frutto per aria e riacchiappandolo con mano sicura. Una parte di lui anela il successo più di ogni altra cosa, l’altra lo teme. Riuscire nella sua impresa lo cambierà per sempre. Assassino è la parola che gli attraversa la mente.
Ma ecco che Draco realizza di non essere solo nella penombra del corridoio. E prima ancora di voltarsi, per puro istinto, sa chi è che lo sta osservando.
Stavolta è stato abbastanza saggio da non cercare di nascondersi sotto quel suo Mantello dell’Invisibilità, visto come è andata a finire sull’Hogwarts Express.
Draco può vedere, ora più che mai, quella luce ambigua che fa brillare i suoi occhi. Sembra agitato, quasi sconvolto, non più padrone di sé. Il suo sguardo saetta dal viso di Draco alla mela che tiene in mano, come se la scena che ha di fronte gli richiamasse alla mente chissà quali inconfessabili pensieri.
Possibile che davvero il Prescelto nasconda gusti un po’…Particolari?
Un brivido di eccitazione attraversa la schiena del Serpeverde. Squadra un paio di volte Potter, dalla testa ai piedi: è rimasto poco di quel ragazzetto pelle e ossa che andava in giro con i vestiti che gli cascavano da tutte le parti. Con la sua combriccola di Grifomdoro che gli ronza sempre intorno è difficile riuscire a dargli un’occhiata come si deve.
Non che il suo abbigliamento sia migliorato di molto, ma è cambiato il modo in cui lo riempie. È alto quasi come Draco ormai, sulla mascella s’intravede un’ombra di barba, i lineamenti si sono fatti più squadrati, contrastano con i brutti occhiali tondi e fanno spiccare ancora di più il verde morbido degli occhi. 
Assecondando un impulso Draco va verso di lui, a passi lenti. Il brunetto si irrigidisce, è sulla difensiva, ma ancora non ha estratto la bacchetta, del resto, neanche quella di Malfoy è in vista e questo lo fa sentire ancora al sicuro.
Draco lo guarda dritto negli occhi e si porta la mela alle labbra, ma anziché addentarla si limita ad annusarla.
Può vedere la risoluzione di Potter vacillare e sfaldarsi, come se fosse una presenza tangibile tra loro.
Il biondo si ferma ad passo da lui e solo allora si decide a prendere un morso. Dolce. Dolce come non mai.
Il rumore della polpa che cede e si spacca riempie il silenzio del corridoio. Il pomo d’Adamo di Potter danza su e giù mentre deglutisce. Schiude le labbra come se volesse dire qualcosa, ma rimane zitto a guardare Draco che mastica e ingoia. È lui a parlare: “Fame, Potter?” La sua voce racchiude molta meno ironia di quella che avrebbe voluto imprimergli.
E senza sapere bene neanche lui cosa sta facendo, Draco avvicina la mela al viso del Grifondoro e fa ruotare, deliberatamente, la parte che ha appena morso verso la sua bocca.
Lui fissa la polpa bianca e umida. Il Serpeverde si aspetta una risposta pungente, una battuta, un semplice rifiuto.
Invece contro ogni logica, Potter solleva una mano e prende il frutto dalla sua, vi affonda i denti, lentamente, le sue labbra indugiano appena un attimo prima di staccarne un pezzo e la gola di Draco diventa improvvisamente secca.
Non dovrebbe essere lì. Non dovrebbe perdere tempo prezioso in quel modo. Soprattutto non con lui.
Non aspetta che finisca di masticare. Distoglie lo sguardo e se ne va, lasciando lì solo con la mela in mano.
Testerà i suoi progressi con l’Armadio Svanitore un altro giorno, la cosa importante ora è riprendere il controllo della situazione.


                                                                                Ѽ Ѽ Ѽ Ѽ Ѽ


Il letto dell’infermeria è scomodo. Il soffitto fastidiosamente bianco. E il tempo in quel posto non passa mai.
Draco è lì ormai da un paio di giorni e diventa sempre più impaziente, sempre più angosciato. Sta fallendo, i suoi tentativi di uccidere Silente non sono andati a segno.
E ora Potter sa che è stato lui. E il bastardo lo ha conciato per le feste. Non se lo aspettava, un attacco come quello, da lui. Ora andrà a spifferare tutto a Silente e Draco non avrà più possibilità.
Il tempo stringe, deve uscire da quel letto e rimettersi all’opera. Mentre si alza qualcosa cattura la sua attenzione: verde, liscia, lucida. Sul suo comodino c’è una mela. Quando si è addormentato non c’era. Madama Pomfrey gli assicura che nessuno è stato lì e questa è la conferma ai suoi sospetti, solo uno ad Hogwarts ha gli strumenti per muoversi senza essere visto.
Non sa se sia un gesto di scuse o un’offerta di perdono, ma lui non può accettare né l’una né l’altra cosa.
Il petto gli duole e non è troppo certo che sia colpa della ferita lasciata dal SectumSempra.
Prima di uscire si infila la mela in tasca.
Il mattino dopo Draco si presenta a colazione, beve una semplice tazza di tè e non tocca cibo.
Non ascolta i discorsi dei suoi compagni e a chi cerca di rivolgergli la parola, risponde a monosillabi. Che capiscano che stamattina ha voglia di essere lasciato in pace.
Il suo sguardo è fisso dall’altra parte della sala, sta aspettando il momento giusto.


Harry si è accorto che Malfoy è stato dimesso dall’infermeria, la voglia di vedere in che condizioni si trova è forte, ma non osa. Mangia svogliatamente la sua colazione, finge di apprezzare le battute dei suoi amici, di ascoltare le dritte che Hermione sta dando a lui e Ron per il compito in classe di….Oddio, c’è un compito in classe oggi? Bè, preoccuparsene ora non cambierà il fatto che è destinato a prendere un’insufficienza.
Finalmente si decide a lanciare un’occhiata furtiva verso il tavolo verde-argento, solo una frazione di secondo, ma quello che gli sembra di vedere lo fa avvampare. Malfoy sta guardando da quella parte?
Devono essersi entrambi voltati nello stesso momento, per caso. Prova di nuovo a guardare: gli occhi del biondo sono innegabilmente fissi su di lui e Harry istintivamente distoglie lo sguardo. Ma poi si rende conto che se lui è in imbarazzo per averlo guardato, anche Malfoy dovrebbe esserlo per lo stesso motivo. E come se fosse guidato da una forza invisibile, si volta nuovamente, il Serpeverde non ha distolto lo sguardo e non accenna a volerlo fare e stavolta Harry lo fissa di rimando.
Ed è in quel momento che Malfoy tira fuori dalla tasca qualcosa. Potrebbe anche averla presa prima dal tavolo, ma Harry è sicuro che non sia così. Harry sa che è quella che gli ha lasciato sul comodino, in infermeria.
E mentre si fissano Draco la addenta lentamente, mastica e si pulisce la bocca con il dorso della mano.
Ed Harry non sa cosa pensare, ma è come se stessero condividendo qualcosa, un segreto solo tra loro due.
Ma tra loro c’è un’enorme sala di distanza, uno è seduto al tavolo dell’audacia e della nobiltà d’animo, l’altro a quello dell’astuzia e dell’ambizione. Uno è pronto a morire per quelli a cui tiene, l’altro ad uccidere.
Pochi secondi e già sente la voce di Ron che lo chiama. “Harry tutto bene? Cosa c’è?” Il rosso sta guardando verso i Serpeverde, cercando di capire cos’è che ha catturato l’attenzione di Harry e lui sa che è ora di lasciar andare. E anche Draco, accortosi dell’intromissione di Ron, ha prontamente voltato la testa.
Con riluttanza Harry distoglie lo sguardo. “Niente. Dicevi?”
Pochi secondi e ognuno di loro due deve rientrare nel proprio ruolo e nella propria vita. C’è molto in ballo, cose importanti, al di sopra di queste piccole sciocchezze.
Pochi secondi non bastano a cancellare il risentimento, la rabbia, quel che è stato e quello che sta per accadere.
Ma finché ci saranno mattine e colazioni, Harry sa che ci sarà qualche secondo da rubare, piccoli morsi di tempo, in cui potersi abbandonare.

             
                                                                              Ѽ Ѽ Ѽ Ѽ Ѽ

                                                - Dedicata a mio marito, che adora le Granny Smith -
 

 Note:
Questa è la one-shot che non avrei mai creduto di scrivere.
La voglia mi è venuta grazie (o per colpa di) un commento di Cogito Ergo Sum sul cap. 35 della mia storia ˈA long way to goˈ, che ha portato la mia attenzione sulle Drapple.
Un paio di idee hanno iniziato a frullarmi nella testa e come mi succede in questi casi, l’unico modo di liberarmene era metterle nero su bianco.
L’idea di partenza era molto più leggera ed umoristica, quindi non so bene neanch’io com’è che ne è venuto fuori…Quello che è.
Non credo che si possa definire una Drapple, non so proprio come la si possa definire, quindi nella descrizione ne parlo come una Drarry-Drapple.
Se qualcuno ritiene che il rating dovrebbe essere rosso, non esitate a farmelo sapere.

In effetti sono piuttosto curiosa di avere delle opinioni, quindi se l’avete letta fino alla fine, spero troverete un minutino per comunicarmi le vostre impressioni.(Vi è per caso venuta voglia di mangiare una mela? XD )
In ogni caso, grazie per averla letta,
BE.


 

 

 

 

                                                           

   
 
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