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Autore: lilac_sky    03/08/2016    1 recensioni
you're so beautiful
my eyes are open now
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you're so beautiful
I just can't contain this sound
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you're so beautiful
my heart is screaming now
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personaggio della mia long "I feel so bohemian with you"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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e i capelli
le facevano ombra alle spalle e al dorso

- Archiloco

 

 

Non mi piace molto stare da solo. Invece, paradossalmente, la solitudine è quella cosa che devo affrontare ogni giorno, e quasi potrei il fatto di essermi trasferito qui per studiare.

Un appartamento vuoto, nessuno che sia lì pronto ad accogliermi dopo un'estenuante giornata di università, e tutte quelle piccole cose di cui si sente la mancanza, dopo un po'.

Va bene, Galway mi piace. E anzi, a dir la verità l'Irlanda mi ha sempre attirato in modo particolare. Tutto quel verde, quelle città terribilmente piccole rispetto a quelle della mia Australia...

Sì, sono australiano, e anche incredibilmente fiero del posto dove sono nato. Ma so che può sembrare strano (ed effettivamente lo è alle orecchie di tutti), eppure la grande, spaziosa, affollata Australia non fa per me. O almeno, non per viverci tutta la mia vita.

Io volevo venire in Europa, lo volevo con tutto me stesso. Quello che non volevo era rimanere da solo, ma d'altronde cosa potevo ottenere? Uno studente in un paese dall'altra parte del globo non può fare altro che vivere nella solitudine, all'inizio.

 

Sono timido, lo so. Sarà che quando papà se n'è andato con un'altra le cose non sono state più le stesse, per tutti. All'inizio neanche me la sentivo di lasciare la mia famiglia, eppure è stata proprio mia madre, la mia roccia, a dirmi che dovevo andarmene, dovevo crescere, fare quello che lei non aveva mai avuto l'occasione di fare mai.

Odio le famiglie disastrate. È così che si definiscono, vero? Quelle in cui succede qualcosa per colpa di qualcuno, quelle che non rientrano esattamente nella norma. Mi sono arrabbiato quando lui non si è fatto più vedere, ero piccolo, ma capivo bene.

 

Le cose non sono andate molto bene da quel momento in poi.

 

 

*

 

 

Quei sottili fili dorati sfiorano le tue spalle curve sul tavolo di un bar, e le tue labbra di rosa sono aperte, vibrano al suono della tua risata che non arriva alle mie orecchie per colpa della confusione che mi circonda.

La mia tazza è fredda, e l'ormai freddo liquido scuro al suo interno non bagnerà le mie labbra screpolate neanche questa mattina, perchè mi basta saperti lì, a qualche metro da me, per svegliarmi.

Sarebbe ridicolo se la mano cominciasse a tremarmi proprio ora che ti sei girata verso di me, giusto? E invece è appena successo, e i miei occhi sono fissi su questo quaderno pieno delle parole che scrivo per te, solo per te.

Sei tornata a parlare con quel tipo, il bel ragazzo dai capelli neri e la risata facile che ti siede di fronte. Non lo conosco, non ti conosco, e allora perchè il cuore mi provoca queste fitte dolorose al petto?

Le ciocche di capelli mossi davanti al tuo viso perfettamente ovale mi fanno quasi dimenticare della persona in tua compagnia. Perchè con le dita non le porti dietro le orecchie decorate da quegli orecchini così semplici, ma così belli? Se ora mi trovassi vicino a te, allungherei io una mano e accarezzerei gentilmente quei fili di seta per poter osservare meglio la tua pelle bianca e luminosa, e ti parlerei, sì. O forse ti sorriderei soltanto.

Non è vero, no, non farei niente di tutto questo. Non ne sono capace.

Perchè non cancello queste ultime righe passandoci una linea di penna sopra?

Non cancellerei neanche una parola delle mille che sto scrivendo su di te. Non potrei mai.

Come se tu fossi la natura morta trasportata sulla tela di un pittore, sei per me la persona di cui scriverei fin quando ne avrò le capacità.

La tua bellezza riesce a circondare chiunque, ovunque tu vada. L'ambiente in cui ora entrambi ci troviamo potrebbe sembrare solo un semplice bar, agli occhi degli altri, ma non ai miei. È il palcoscenico di cui tu sei la protagonista, e i raggi del sole pallido che attraversano i vetri opachi delle vetrate sono i riflettori che ti fanno risplendere come una dea, la mia dea.

Sei così bella che i miei occhi possono solo restare aperti per guardarti di sfuggita, quanto basta per farmi sentire bene.

Sei così bella che non riesco a contenere questo fiume di parole che scorre dentro la mia testa, e che non mi dà tregua.

Sei così bella che sento il mio cuore urlare, straziarmi il petto e la gola, battermi in ogni angolo, in ogni centimetro del mio corpo abbandonato su questa sedia scomoda.

A volta mi sento solo un ingenuo, un imbecille, mentre scrivo tutte queste cose su di te. Perchè mi sento sempre così scombussolato dalla tua presenza?

Non è colpa tua. È la mia mente che vaga e la penna che scrive troppo.

 

Alle otto e mezza ti alzi, puntuale come ogni mattina che vieni qui, paghi quello che hai preso, perchè non permetti mai a quel ragazzo di farlo al posto tuo. Infili un cappello di lana sulla testa, indossi la giacca, prendi in spalla il tuo zaino e te ne vai, lasciando questo bar un po' più vuoto di prima.

 

 

*

 

 

Sono qui, seduto sulla poltrona un po' rovinata che ho spostato sul balcone, e il mio sguardo si perde sui tetti colorati dal rosato del tramonto di quest'ennesimo giorno appena trascorso.

Mi viene quasi da ridere, rileggendo queste vecchie parole d'inchiostro fissate sulle pagine del mio quaderno, che ora non posso più usare, perchè saturo di pensieri in ogni angolo.

Il mio diario, forse, anche se non mi ci sono rivolto mai con fare confidenziale. Solo il posto dove custodire i miei tesori, quello che ho visto, che ho sentito, che ho provato. Una specie di portagioie, il mio portagioie: e dentro c'è quasi sempre lei.

Agnes. Come può un solo nome farmi immaginare di aver visto tutta la bellezza che c'è nel mondo?

 

Un passerotto si posa sulla ringhiera di ferro, proprio davanti a me.

Mi sta guardando?

Quei due occhietti neri, come due spilli, mi fissano e sembrano dirmi qualcosa. Cinguetta, un sussulto, spiega le sue piccole ali e se ne va, veloce come è arrivato.

 

“Stai sorridendo”

Neanche me ne ero reso conto. “Sì”

“Perchè?”

La abbraccio, fa un po' freddo, la bacio sui capelli profumati.

“Sono contento”

 

 

Arriverà il momento giusto per vivere: credo che il mio sia arrivato proprio in questa città, con lei.

 

 

Sì, quell'uccellino mi ha detto questo, ne sono sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

ehm...
ecco. Non so da dove cominciare, devo ammetterlo, faccio schifo al ca-
oK va bene, niente brutte parole. Solo cose belle su ASHTON IRWIN che come vedete è il protagonista di questa os ovviamente collegata alla mia long (ormai quasi non credo più che qualcuno voglia leggerla dall'inizio...)
Anche se vagamente malinconico della sua vita australiana passata, potrebbe sembrare in qualche modo simile al caro Luke Robert, ma no.
Alla fine si vede, Ashton è propositivo, e poi trasferirsi dall'altro lato del pianeta è stata la scelta migliore, per lui. Sinceramente mi piace molto come personaggio, spero pensiate lo stesso.
Ovviamente spero in qualche parere, visto questo lavoretto nuovo (scritto in una mattina).
Per i lettori della long, non disperate, solo questo. Anche se non aggiorno da marzo (sono davvero una merda, scusate), ho scritto delle cose nuove dopo che mi sono venute altre idee in mente. Il problema è che il mese scorso avevo salvato tipo due pagine di word con roba per il nono capitolo MA la mia pen drive è rincoglionita e da un giorno all'altro non riuscivo più ad aprire il documento e sì, L'HO PERSO. Solo molto dopo ho riscritto quello che più o meno mi ricordavo, ma ero troppo arrabbiata e delusa dalla tecnologia per continuare (infatti d'ora in poi appunterò sempre le idee su un quaderno, come facevo prima di cominciare a pubblicare qui su efp. La vita si è riconfermata più merdosa di prima)

Credo di avervi annoiate/i abbastanza.
Non lanciatemi troppe maledizioni, prima o poi aggiornerò la long e lo farò con la sicurezza e l'intenzione di completarla.
vi adoro,
(la solita) elena

  
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