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Autore: jarmione    03/08/2016    2 recensioni
Bonnie Barstow è sparita, sparita nel nulla e nessuno sembra stupirsene.
Michael non si dà pace e si è ormai rassegnato alla vita monotona e solitaria.
È scontroso e diffidente ma qualcosa...o meglio...qualcuno, riaccende in lui la speranza.
Ma le cose non saranno facili, perchè c'è gente che vuole vendicarsi e Michael avrà il suo bel da fare per restare vivo e proteggere chi ama.
INTRO VARIATA IL 20/06/2016
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Perdonate il super ritardo, spero che il capitolo vi piaccia.





Amy giocava, con una piccola palla, sulle scale del condominio popolare.
I muri cadevano a pezzi e a volte qualche calcinaccio le finiva in testa e lei fingeva stesse cadendo la neve.
Quattro anni e tutta una vita davanti, sognare e giocare erano le uniche cose che sapeva fare bene.
La sua mamma si era trasferita lì quando l'aspettava e non si erano mai mosse.
La sua palla era colorata e quando la lanciava si immaginava di veder apparire un arcobaleno.
Ad un certo punto la palla le cadde di mano, rotolando per le scale, Amy scese ma si fermò quando vide un uomo che l'aveva presa.
Era alto e dai capelli castani e ricci, pizzetto, baffi e occhi azzurri.
Aveva un aria distinta ed era raro che qualcuno vestito bene venisse in quel palazzo.
"È tua questa palla?" Domandò accennando un sorriso alla bimba, che annuì.
Lui gliela porse "Non perderla"
Amy sorrise e scosse la testa.
"Ti hanno mangiato la lingua?"
"La mia mamma non vuole che parlo con gli sconosciuti"
"La tua mamma è saggia" allungò la mano "io mi chiamo Garth Knight"
"Anche io mi chiamo Knight!" Esultò la bambina stringendo la mano a sua volta “Amelia Jean Knight!”
Garth sorrise appena.
Le era stato dato il nome del padre che nemmeno sapeva della sua esistenza.
"Amy!" La voce della mamma di Amy si udì per le scale
"Sono qui, mamma!"
La donna si affacciò sulla tromba delle scale e guardò nella direzione da cui arrivava la voce della bambina, due piani più giù.
Quando vide con chi era tremó e scese di corsa, bloccandosi a pochi gradini da Amy.'
"Mi era caduta la palla! Il signore me l'ha ridata" sorrise la piccola indicandolo.
"Salve, signora Barstow"
Bonnie deglutì "Amore, ti ho preparato la merenda vai di sopra io ti raggiungo"
"Si, mamma" sali i gradini poi si voltò rivolgendo un "Grazie, signore" e poi scomparì in casa e mormorando "merenda, merenda " tutta felice.
Bonnie respirò a fondo "Tu eri morto" disse rivolta a Garth
"Ti sembro un tipo facile da uccidere?" Sali i gradini avvicinandosi sempre di più a lei, che indietreggiò fino al muro.
"Che cosa vuoi Garth?"
"Solo il tuo aiuto"
"Con tutte le donne al mondo?"
L'uomo rise "Non è per quel motivo, non sei neanche il mio tipo" rise per poi tornare serio "Voglio che tu mi aiuti a ricostruire ciò che mi è stato levato...che Michael mi ha tolto"
Bonnie ebbe un flash e spalancò gli occhi "No...no non puoi!"
"Sì che posso e tu mi aiuterai" la bloccò al muro "Non vorrai che, a qualcuno di innocente e indifeso, capiti qualcosa vero?"
"Sta alla larga da mia figlia!" Fece per dargli uno schiaffo, ma ebbe un capo giro e le gambe le cedettero, facendola inginocchiare.
Garth si chinò su di lei, pronto comunque ad intervenire, aveva bisogno del suo aiuto.
"Mettiamola così, se mi dai una mano ti posso garantire che a tua figlia, quella dolce pargoletta, non mancherà nulla e che tu potrai avere le cure che ti servono" Bonnie lo guardò "Sì, so tutto mia cara" l'aiutò ad alzarsi "Tu pensaci, ti do tre giorni e, qualunque sia la risposta, voglio che tu venga nella mia villa fuori città a dirmi cosa hai scelto"
Bonnie aveva il respiro affannoso ma sostenne lo sguardo
"Salutami la bambina"
E se ne andò.
Bonnie rimase immobile qualche istante, passandosi le mani sul volto e fra i capelli.
Che cosa poteva fare?

***********


"Lasciami andare!"
"Non è così semplice, signorina" Garth sembrava tranquillo "Vedi, la tua mamma non ha portato a termine il lavoro che le avevo chiesto e tu sei l'unica che può continuare, hai le mani piccole e arriveresti bene ai circuiti della centralina"
Amy tentò di liberarsi dalla presa degli uomini di Garth "Michael verrà a prendermi"!"
"Oh, mia cara, stai riponendo la tua fiducia nell'uomo sbagliato"
Si alzò dalla sedia e si avvicinò a lei con passo lento.
"Da quando ti conosco ti ho sempre dato tutto, vestiti, giocattoli, istruzione, un letto per dormire e da mangiare" spiegò Garth "hai sempre avuto tutto ciò che sognavi eppure mi hai sempre odiato e adesso stai preferendo un altro a me"
"Io non voglio i tuoi giocattoli!" sbottò Amy "Michael è il migliore e poi ha una macchina parlante e potente con lui, verranno a prendermi!"
"Voglio svelarti un segreto" si inchinò alla sua altezza e fece cenno agli uomini di lasciarla andare e mettersi davanti alle porte.
"A Michael non importa nulla di te, ha lasciato la tua cara mamma quando aveva più bisogno di lui, non gli interessa della sua unica figlia" spiegò fingendosi sconfortato e con una parlata fin troppo comprensiva "lui ti lascerà ancora"
"No, non è vero, smettila" si mise le mani alle orecchie per non ascoltare
"Non ti vuole, Amy" continuò "ti abbandonerà ancora"
"No!"
"Tu vuoi che la tua mamma stia bene, giusto? Allora rendila felice e lascialo stare"
Amy piangeva, le lacrime scendevano copiose.
Non sapeva a chi credere e cosa pensare.
Garth era cattivo ma doveva ammettere che Michael non c'era mai stato e lo aveva conosciuto solo poche ore prima, scoprendo che era suo padre.
Un padre mai esistito, un padre che non c'era alla sua nascita e quando la sua mamma aveva attacchi durante la notte.
A chi doveva credere? A Garth o a Michael? Che, comunque, si era mostrato gentile nei suoi confronti.
Se pensava al fatto che Garth, nella sua infinita cattiveria, le aveva comunque dato una vita piena di fronzoli e divertimento, poteva definire Michael un intruso e impostore.
Ma doveva anche ricordarsi che Michael non aveva preteso nulla da lei, nemmeno di farsi chiamare papà e non l’aveva forzata a fare nulla.
Si strinse nelle braccia e tastò la giacca di Michael, che ancora aveva addosso.
Che cosa doveva fare?

******

"Hai sentito?" Domandó KITT.
"Ho sentito" il suo istinto di vendetta era diventato tale da non poterlo più contenere "Chiama Devon e digli di venire al paese"
Garth aveva tenuto Amy per tanto tempo, ma l'aveva fatto con uno scopo ben preciso e non per amore.
Montò in macchina e tornò indietro, pregando che Garth non la toccasse con un dito.
Non era un comportamento degno di un padre e nemmeno degno di un essere umano, andarsene via così era una cosa umiliante.
Ma aveva bisogno di fare le cose con la giusta calma, anche se lui sarebbe partito in quarta, la sua unica certezza era che Amy non avrebbe corso alcun pericolo di vita.
Era l'unica speranza che lo teneva fermo, dopotutto Garth l'aveva cresciuta al posto suo.
Amy però voleva il suo aiuto, quello di Michael Knight e non Garth.
"KITT, che devo fare?"
"Aspetta Devon e poi agiamo" rispose la macchina "E’ stata una buona idea la ricetrasmittente nella giacca"
"Si...un ottima idea" se Bonnie fosse stata lì l'avrebbe ucciso.
Aveva fallito come amante, fallito come uomo e stava già fallendo come padre.
E se fosse sceso a compromessi? Avrebbe salvato la bambina?
Scosse la testa e inchiodò. Doveva fare qualcosa
"Michael! Che stai facendo?" Domandò KITT allarmato.
Michael si tolse l'orologio e lo posò sul sedile del passeggero, poi uscì.
"Michael!"
"Vai in città e aspetta Devon" ordinò.
"Ma..."
"Non contraddirmi KITT!" E tornò verso la fabbrica, lasciando che KITT tornasse indietro senza di lui.
Camminava a passo svelto, voleva a tutti i costi salvare Amy dalle grinfie di Garth...o almeno, così sperava.
Era invecchiato e di combattere non aveva più voglia.
Che avrebbe fatto?
  
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