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Autore: Growl    04/08/2016    2 recensioni
In una classe di venti studenti, le divergenze tra questi portano la preside a fare una scelta rivoluzionaria; dividere gli alunni in quattro Fazioni: La Teocrazia del Sol'Rosa, l'Unione dei Moderati, la Repubblica delle Banane e l'Anarchia della Fattanza. Divisi in gruppi, gli studenti non danno problemi e rimangono tranquilli, e tutti pare andare per il meglio.
Il terzo anno, però, si unisce un nuovo studente al gruppo, Filippo. Con una vita sociale pari a quella di una lucertola nel deserto, una madre estremamente vendicativa e la capacità di tollerare il genere umano ormai persa da tempo, come farà a sopportare i suoi nuovi stravaganti compagni di classe senza contemplare il suicidio? Inoltre, c'è in palio la vincita di una gita in America, e gli studenti sono così ansiosi di "fare esperienze" all'estero da ricorrere ad atti estremi... Non stupitevi se la storia finirà con una tragedia.
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Mi raccomando, ci tengo tanto alla storia, quindi se vi capitasse di leggerla, magari lasciateci anche una piccola recensione? ;P
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita di fazioni
in una classe disastrata

CERCHIamo di non far riaffiorare brutti ricordi

 
«Fratello, come te la passi?» mi chiede Roberta, appena seduta vicino a me e già una tortura.
«E’ appena entrata la professoressa urlandoci in faccia.» le dico a bassa voce «Puoi parlarmi dopo.»
«Ehi, bello, non devi essere stressato? Ho un po’ di grappa nello zaino, ti rilassa.»
«Mi rilasserebbe essere nel letto adesso!»
Evidentemente alzo troppo la voce, perché la professoressa mi sente.
«Zuzzulo Filippo!»
Per un attimo m’illudo che sta facendo l’appello ma realizzo velocemente che non può essere arrivata a me in cinque secondi dato che il mio cognome è probabilmente l’ultimo di ogni registro esistente. Zuzzulo, è così strano che se lo cerchi su Google non ti esce nessun risultato! E’ così triste, secondo me è colpa di mia madre.
«Ho sentito che stava discutendo con la signorina a fianco a lei. Di cosa?»
Decido che devo denunciare l’Anarchia, non solo per piacere ai professori, ma anche perché penso sia illegale portare bottiglie di grappa a scuola, e tutto il resto che questa Fazione che io definirei più che altro microcriminalità organizzata sta facendo.
«Mi ha offerto della grappa! Professoressa, le stavo indicando che non è consigliato! Dovremmo riferirlo alla Presidenza!»
Roberta non sembra per nulla preoccupata.
«E’ scritto nel regolamento di questa classe che sono è ammesso portare bevande alcoliche, basta non bere durante le ore di lezione!.. Tranne religione, ovviamente.» spiega l’insegnante.
«Regolamento di questa classe?»
«Ovviamente, Zuzzulo! Questa è una classe a statuto speciale! Ha delle regole speciali per ragazzi speciali!»
Sappiamo tutti che a persone con problemi psichici i genitori dicono sempre così, quindi una nuova conferma che mi trovo in un luogo in cui la logica è un optional. Manca solo che la scuola sia stata costruita sopra un antico cimitero indiano.
«Io sono la professoressa Comuni, la tua insegnante d’italiano e già sembri un menefreghista. Perché ti sei seduto nella zona dell’Anarchia? Stai meglio più a sinistra, verso la Repubblica.»
Tento di rimediare, quasi rendendomi ridicolo ai suoi occhi.
«Per favore, professoressa. Non sapevo delle regole speciali in questa classe, sa che sono nuovo ed è necessario che mi adatti alle tradizioni… ehm… locali, ma per quanto concerne le materie scolastiche la mia preparazione è consona al contesto in cui ci troviamo!» la prego, usando la maggior parte di termini colti adatti alla situazione.
«Beh, posso accettare le sue scuse, però non posso fargliela passare liscia per la mancanza di rispetto nei suoi confronti.»
Per un breve –ed intenso, intensissimo!- momento penso che mi stia per mettere una nota sul registro, ma poi esclama: «Presentati alla classe! E a me! Dicci qualcosa, su, ti aspettiamo!»
Una presentazione?! Odio le presentazioni, non servono assolutamente a nulla! E agli altri non interessano. E’ il momento che tanto aspettavo, il momento di un altro flashback.
Quando ero alle medie durante le ore di italiano ogni settimana facevamo il cerchio narrativo e se già il nome non spaventa, lo scopo terrorizzerebbe chiunque. Dovevamo prendere le sedie e posizionarle a cerchio, la professoressa Marta ci diceva “è come se foste alla tavola rotonda!” ma a me sembrava più come se stessimo per evocare un antico dio demoniaco.
Formato il cerchio, dovevamo prenderci per mano con i nostri vicini e chiudere gli occhi per qualche secondo, per rinforzare il nostro legame e capire le sensazioni di chi ci stava a destra e sinistra, e una volta canalizzati i pensieri –ancora oggi non so cosa volesse dire- potevamo iniziare a parlare. Di cosa parlavamo? Di ciò che ci era accaduto durante la settimana! Io ero e sono un ragazzo ordinario, e quindi non facevo niente di esaltante sette giorni su sette, eppure no, la professoressa Marta voleva saperlo! Spesso non ero il primo a parlare, ma uno degli ultimi. All’inizio può sembrare una cosa positiva, e così pensai, non devo essere io a rompere il ghiaccio, ma i miei compagni, è un sacrificio che possono fare per me, io gli voglio tanto bene e mi ripagheranno con questo. INVECE NO.
A Marta ‘sta bastarda, come amavo chiamarla, non piacevano le ripetizioni e voleva una nuova storia per ogni alunno. Se Luigi parlava dell’ottima cucina della mamma, nessun altro poteva parlare di cosa aveva mangiato. Se Floriana esternava le sue opinioni su quanto sia ingiusto fare i compiti la domenica, nessuno poteva lamentarsi della scuola. Io, che ero tra gli ultimi, avevo pochissimi argomenti validi e spesso restavo in silenzio. Marta mi invitava a “assorbire più energia” cambiando di posto e dando le mani ad altri compagni ma, chissà perché, non funzionava. Per i miei rifiuti, presi sette in italiano il primo anno. Il secondo però Marta venne trasferita perché il preside disse che il suo metodo d’insegnamento era più utile in un convento, e io non fui più d’accordo.
«Sono Filippo, vengo da un paesino del nord Italia in provincia di Bologna, ma mia madre ha trovato un lavoro al sud, e non scherzo, ha veramente trovato un lavoro al sud e non al nord, per quanto sembri improbabile. Mi piace leggere, ma non libri di youtuber o facebook star che si fingono di aver padronanza della propria lingua. Vado in palestra anche se la odio, il mio passatempo preferito è non fare nulla oppure riflettere su quanto sia materialista la società d’oggi, e no, aspiranti filosofi della classe, per materialista non intendo che crede che il fondamento della realtà sia solo materia. Non so come sono finito in questa classe ma farò in modo di lamentarmi con la preside.»
Mi siedo.
«Ottima presentazione! Mi piaci molto.» si complimenta la Comuni.
Devo solo capire cosa le è piaciuto della mia presentazione e poi sarà come una marionetta.
«Sembri proprio simpatico.» mi dice Roberta. «Ma posso farti una domanda?»
«Voglio ascoltare la lezione.»
Mi guarda come se le stessi parlando in turco. Le chiarisco le cose.
«No.»
Ma ovviamente non mi ascolta.
«Che cos’è la filosofia?.. Non ne ho mai sentito parlare.»
Mi giro e alzo la mano per intervenire.
La Comuni mi fa segno di parlare.
«Prof, posso sedermi vicino alla cattedra?»
NUOVI PERSONAGGINI

Repubblica delle Banane

Paola Stanzino, Marco Banale, Claudia Creato, Carolina Neri, Alberto Dionisio

 
   
 
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