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Autore: Growl    10/08/2016    3 recensioni
In una classe di venti studenti, le divergenze tra questi portano la preside a fare una scelta rivoluzionaria; dividere gli alunni in quattro Fazioni: La Teocrazia del Sol'Rosa, l'Unione dei Moderati, la Repubblica delle Banane e l'Anarchia della Fattanza. Divisi in gruppi, gli studenti non danno problemi e rimangono tranquilli, e tutti pare andare per il meglio.
Il terzo anno, però, si unisce un nuovo studente al gruppo, Filippo. Con una vita sociale pari a quella di una lucertola nel deserto, una madre estremamente vendicativa e la capacità di tollerare il genere umano ormai persa da tempo, come farà a sopportare i suoi nuovi stravaganti compagni di classe senza contemplare il suicidio? Inoltre, c'è in palio la vincita di una gita in America, e gli studenti sono così ansiosi di "fare esperienze" all'estero da ricorrere ad atti estremi... Non stupitevi se la storia finirà con una tragedia.
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Mi raccomando, ci tengo tanto alla storia, quindi se vi capitasse di leggerla, magari lasciateci anche una piccola recensione? ;P
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita di fazioni
in una classe disastrata

 
Spero che l'Unione sia più sana delle altre Fazioni
 
L’ora di italiano passa molto lentamente dato che nella classe dei pazzi sono indietro con il programma e devono ancora parlare del Decameron, quindi passo il tempo ad osservare meglio l’Unione dei Moderati, il quale nome m’ispira sicuramente più di Fattanza, Banane oppure Sol’Rosa. Se devo entrare in una Fazione, quella è giusta per me. Tutti i cinque ragazzi sembrano attenti e uno, non stanno pregando come dei fanatici, due, non sembrano progettare un’orgia di gruppo, tre, non credo che si stiano passando delle sigarette da sotto i banchi.
Valutate le superiori qualità dello schieramento, capisco che loro sono la mia OTP, ovvero la mia One True Pairing anche se sono in cinque, non ho nulla contro la poligamia se i miei partner hanno un QI che si aggira attorno alla media mondiale, dai.
Suona la campanella e cambia la professoressa; è il turno di matematica, la signora Cimino mi saluta allegramente chiedendomi cosa ho studiato nella mia vecchia scuola, e le vorrei rispondere con qualcosa di colto, ma le vacanze di Natale mi hanno fatto dimenticare il programma di algebra e pure qualche dettaglio sulla mia famiglia, e penso, anzi sono certo, che la colpa è di mia madre che avrà messo in quei calamari ripieni non solo acciughe, uova e parmigiano reggiano, ma anche una dose esagerata di alcool che mi ha condannato a dimenticare la maggior parte delle formule da usare quando si ha a che fare con quel terribile luogo denominato “piano cartesiano”, chiamato così dal suo creatore Cartesio, al quale evidentemente non bastava fondare un pensiero filosofico, doveva andare contro corrente e dedicarsi anche a rovinare la vita degli studenti dello scientifico.
«Parabola! Dovevamo fare quella a scuola.» rispondo io, rovistando tra i file corrotti del mio cervello.
«Ah, la parabola, una delle migliori rappresentazioni grafiche! Martino, puoi venire alla lavagna?»
Il ragazzo si alza con un sorriso ed io lo osservo; sembra Ferb di Phineas e Ferb, è uguale.
Fatta eccezione per i capelli verdi, ovviamente. Sono castani.
«Puoi illustrare al nuovo arrivato le caratteristiche della parabola?»
Subito dopo lui inizia ad elencare una serie di regole e di particolarità della parabola, con una velocità e specificità di termini incredibile; purtroppo io capisco un quarto di quello che dice e decido che studierò a casa con il libro.
«Grande Martino!» fa la professoressa, cacciando dal banco un guantone rosso con su scritto “Martino for Cesenatico 2016” e indossandolo sulla mano destra. Sarà una fan. «Ti meriti il tuo posto, il tuo posto come Matematico nell’Unione è perfetto, ti auguro buona fortuna per la gita a Boston!»
Il ragazzo ringrazia e ritorna al suo posto. Lui sembra normale. Certo, forse un po’ ossessionato con le equazioni nel piano cartesiano, ma non penso così tanto da sposarsele oppure venerarle come dee.
L’ora di matematica passa mentre la prof ci sottopone a problemi impossibili. Io riesco a risolverne uno al primo tentativo e mi sento la persona più felice del mondo, ma dopotutto si sa che quando trovi la soluzione in un quesito algebrico è come se avessi raggiunto il Nirvana per qualche secondo. Poi però una forza ti tira giù, e questa forza è un secondo problema che non riuscirai a risolvere. Mai. Perché hai già consumato le energie cercando di capire il primo.
Poi c’è l’ora d’inglese, ma io sono americano per un quarto di sangue -mia nonna, ovviamente paterna, figurarsi se mia madre mi avesse dato qualche vantaggio nel mio DNA- si era trasferita in Italia per seguire suo marito. Certamente, poi si è pentita e ha cercato in tutti i modi di ritornare in America abbandonando mio nonno, ma né i barconi clandestini né la fuga con il sottomarino di famiglia hanno funzionato, quindi è stata costretta a rimanere qui. Quando ero piccolo i miei genitori non c’erano quasi mai –e ti pare, mia madre che si prende cura di me?- e passavo le giornate con nonna Jill. Lei mi ha insegnato a parlare inglese e ogni volta che papà tornava a prendermi diceva: «Dear boy, you have to return to fuckin’ USA! U, S, A! Don’t become shit like your father and your moron mother! U, S, A! Escape while you still can, all glory to the star spangled banner! U, S, A!»
Con il tempo iniziai a capire cosa intendeva, e entrando in questa scuola sono sicuro che avesse ragione. Ma basta con i flashback, è ora di ricreazione e devo avvicinarmi all’Unione e devo convincerli a salvarmi dalla massa.
I cinque si trovano vicino alla porta della classe e stanno osservando il quaderno di Martino.
«EHIII, FILIPPO!» fa Teresa da dietro. «Andiamo a farci un giro, ti presento le amiche di Federica di 1°B!»
«Teresa, ti odiano e non ti vogliono vedere.» chiarisce l’altra ragazza.
«Ma io le amo tantissimo! Andiamo, andiamo!»
Le spiego che preferisco rimanere in classe. Inizialmente pare offesa, ma poi corre via per i corridoi dell’istituto mentre Federica la segue intimandole di fermarsi.
Mi avvicino ai Cinque Salvatori.
«Scusate, ciao, sono Filippo.»
«Ehi, Filippo, benvenuto!» fa un ragazzo alto, un viso rettangolare e capelli marroncini «Io sono Antonio, come va?»
«Bene…» rispondo io, sorpreso. Parevano poco amichevoli prima e adesso uno di loro sembra Alberto. «Diciamo bene date le circostanze, non ho mai avuto un primo giorno di scuola più… spiazzante.»
«Lo so, la nostra classe può sembrare molto strana, ma ti assicuro che ti affezionerai.» mi dice il ragazzo con i capelli rossi, che scopro chiamarsi Giulio.
«Sì, l’ho notato. Sapete dirmi come mai tutti mi ruotano attorno come se fossero pianeti?»
«Quella è la teoria Gabrielcentrica!» esclama Martino. «Assurda, senza dubbio.»
«Una teoria del Sol’Rosa, afferma che tutte le vicende della classe ruotano attorno alla volontà del discendente del Dio, ovvero Gabriele. Da qui il nome, Gabrielcentrica… la teoria implica che gli avvenimenti relativi agli alunni debbano prima essere “approvati” da Gabriele per accadere…» spiega Giulio. «Ma qui nessuno ci crede, è un’assurdità.»
«Qui tutto è un assurdità.» dico. «Comunque, sei sicuramente molto saggio… ma non avete risposto alla mia domanda… penso che sappiate la risposta anche a questa.»
«Oh, certamente. Penso sia per la gita.» dice Martino. «La preside ci ha detto che sei di noi vinceranno una gita. Cinque di una Fazione, più un sesto alunno.»
Ascoltavo, ma non capivo chi poteva meritarsi una gita in questa classe di pazzi.
«I rapporti tra Fazioni non sono rosei, al momento l’Anarchia non accetta né la Teocrazia che la Repubblica, la Repubblica vede la Teocrazia come un regime despotico e noi come persone noiose… ma non sto qui a elencarti tutte le ragioni delle discordanze, le scoprirai da solo. Il punto è che le altre Fazioni preferirebbero viaggiare con un novellino piuttosto che con vecchi compagni di classe.»
«Non capisco perché, questa divisione ci sta distruggendo…» fa Antonio.
«…ma secondo me ti cercano perché pensano che convincerti a far parte della loro Fazione convinca la preside a dare a loro il premio. Noi siamo sicuri che non sia così, per questo abbiamo mantenuto le distanze prima.»
«Quindi non mi vogliono veramente…» dico, riflettendoci su.
«Ehi, non ti preoccupare! Sono sicuro che ti vorranno bene con il tempo.»
«Ma che dici, è una fantastica notizia! Chi se ne frega di loro, ah, adesso posso insultarli senza pentirmi di quello che faccio! Che bello! Non mi avete mai dato notizia migliore!» prendo un respiro. «Ora scusate, volevo chiedervi se posso entrare nella vostra Fazione, che penso sia ben organizzata e non formata da… da… insomma, gli altri, ho finito gli aggettivi per definirli.»
   
 
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