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Autore: BlackBeast    04/08/2016    1 recensioni
[Overwatch]
[Overwatch][Overwatch][Overwatch]Questa piccola storia tratta di come si sono conosciute ed innamorate Pharah e Mercy, ovviamente niente di tutto ciò fa parte della vera storia dei personaggi quindi ogni avvenimento è completamente inventato da me.
La storia sarà “scritta” da entrambe, preciserò chi narrerà ad inizio capitolo.
A grandi linee, nella storia troverete momenti romantici e di azione mescolati bene tra di loro per lasciare spazio alla relazione tra le due donne.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Mercy.

 

Quella sera non riuscivo proprio a dormire, forse era il caldo oppure erano i fatti accaduti che mi tenevano sveglia, non lo sapevo proprio. Alzandomi dal letto smossi un po’ la canottiera per farmi aria, non ero per niente abituata all’umidità , mi causava un fastidio tremendo.
Girai lo sguardo verso il mio pc, era acceso come al solito, lo fissai per un po’ prima di alzarmi per andare ad usarlo. Mi sistemai l’elastico delle mutande sedendomi sulla sedia che già iniziava a darmi prurito; fissai a lungo lo schermo, stavo ancora decidendo se tornarmene a letto o fare quello per cui mi ero alzata, era davvero giusto? Sapevo bene che avrei potuto chiedere a lei ma quella persona che mi tormentava i pensieri non mi avrebbe lasciato molte possibilità di dialogo, sembrava come se stesse ripudiando tutto quello che era stato il suo rapporto con me. Presi i miei occhiali da vista iniziando poi a cercare informazioni su quella donna impertinente, dove era stata negli ultimi diciassette anni? Sistemandomi i capelli sulle spalle iniziai a leggere nei nostri database tutto quello che trovavo, si accennava vagamente ad una vita da mercenario prima di entrare nell’esercito egiziano. Fareeha come mercenario mi sembrava assurdo, iniziavo a dubitare che la persona in cui si parlava nel resoconto quella fosse persino lei, sua madre non le aveva insegnato a combattere per soldi. Continuando a leggere trovai alcune informazioni  su come aveva perso le gambe, inutile dire che era una cosa che mi interessava tanto. Secondo i rapporti non si sapeva come fosse accaduto, la squadra di mercenari parlava di come avesse calpestato una mina, mentre l’esercito raccontava di un’amputazione dovuta ad un incidente. Non riuscivo a credere a nessuna delle due versioni, sembravano solo scuse e magari lo erano davvero. Finii la boccetta d’acqua prima di alzarmi dalla sedia andandomi ad infilare un paio di pantaloncini; uscii dalla stanza legandomi i capelli, volevo scoprire altro sul suo passato e non mi sarei fermata.
Girai per la base fino ad arrivare alla stanza di Winston, le probabilità che si sarebbe svegliato erano alte ma solo lui aveva accesso a tutte le informazioni che mi servivano. Tirai un lungo respiro prima di abbassare la maniglia sperando con tutta me stessa che la porta non scricchiolasse, per fortuna non lo fece; entrata in camera mi avvicinai subito al computer cercando di non fare rumore.
Iniziai a cercare ciò che m’interessava ma nei database riuscii a trovare solo per quanto tempo fece il mercenario, niente riguardo “l’incidente”, possibile che nessuno sapeva come fosse successo? Anzi, una persona c’era ma era inutile anche solo pensare di chiederglielo.
Uscii dalla stanza silenziosamente tornandomene in camera mia od almeno fu quella la mia intenzione, nel corridoio c’era Jack intento a guardare fuori dalla finestra, a quanto pare nemmeno lui riusciva a dormire “Non hai sonno sta sera? Eppure sei un dormiglione.” mi avvicinai a lui. Poggiai le mani sulla sbarra di ferro dove l’altro era poggiato con l’addome “Questa sera non ho molto sonno, forse non ho più l’età per le missioni, mi scombussolano.” accennò un sorriso tirandomi a se con il braccio. Poggiai la testa sul suo petto chiudendo gli occhi “Certo, se ne sei convinto.” ridacchiai. Sentendo il viso venirmi preso delicatamente girai lo sguardo verso lui che schiacciò le labbra contro le mie, come al solito una risata mi sfuggì, i peli della barba mi hanno sempre fatto il solletico “Ti va di aiutarmi a prendere sonno?”. “Mh, ci sto.”. Mi feci coccolare un po’, mi piaceva quando mi accarezzava i capelli.
Sistemandomi gli occhialetti sul naso lo seguii stando sempre attaccata a lui, lo conosco, so dove vuole andare a parare ma come al solito non mi dispiace affatto.
Arriviamo in camera sua e nemmeno il tempo di chiudermi la porta alle spalle che già inizia, mi bacia, abbraccia, spoglia, sempre la solita storia. Nemmeno un po’ di tatto. Sento di nuovo quella sua barbetta farmi il solletico, era qualcosa a cui non resistivo, mi faceva troppo ridere; approfittai del suo momento di distrazione per spingerlo sul letto e, letteralmente, strappargli via la maglia.
La mattina dopo ero stanca morta, certa di avere due occhiaie pazzesche, sbadigliai girandomi nel letto ma lui non c’era, era la prima volta che mi lasciava sola, fu una cosa che mi diede fastidio; alzandomi guardai verso l’alto controllando l’ora, erano le sette del mattino, questo spiegava la mia incredibile voglia di dormire. Raccolsi i miei vestiti e, dopo essermi rivestita, sgattaiolai via dalla stanza sperando di non essere vista da nessuno.
Di fretta entrai in camera chiudendo a chiave la porta, volevo solo starmene un attimo per me, giusto il tempo di farmi una doccia.
Uscii dalla mia stanza sistemandomi il camice tirando un sonoro sbadiglio tastandomi sotto gli occhi, allo specchio avevo visto chiaramente le occhiaie viola scuro. Dirigendomi verso la mensa incontrai la russa evidentemente più sveglia di me “Buongiorno dottoressa.” mi fece un cenno con la mano. “Sempre fresca come una rosa eh. Ehi ma ti sei già allenata?” chiesi mentre lei iniziava a camminare con me. “Si, mi sono fatta anche la doccia, andiamo in mensa insieme?”. Annuii alla sua proposta.
Entrammo in mensa, ero praticamente appiccicata all’altra a causa del mio sonno, non mi reggevo in piedi “Che faccia brutta che hai questa mattina, doc.”. Allungai la mano verso la tazza di caffè che mi porse, Tracer era sempre schietta “Grazie bambina, molto gentile.” le sorrisi. Mi mettei a sedere al primo tavolo libero che trovai aspettando Zarya; girai lo sguardo notsndo l’egiziana con la testa poggiata sul tavolino “Buongiorno.” le dissi dolcemente. Non sentendo nessuna risposta dall’altra mi ripetei ma ancora niente “Fareeha … ” la chiamai scuotendola leggermente. “Fareeha!”. Si svegliò all’improvviso “Giustizia!” urlò prima di sbattere il ginocchio al tavolo. Scoppiai a ridere insieme a tutti gli altri “Ma che ti passa per la testa?!”. “Oh niente, ma a quanto pare a qualcuno piace ancora urlare giustizia.” le accarezzai la testa. “Ti da fastidio la cosa?” brontolò. “Nah, lo trovo adorabile.”.Tornai a bere il mio caffè quando l’altra si sedette vicino a me tornando con la testa sul tavolino “Questa volta non mi svegliare.”. “Non credevo che allenarsi l’avrebbe stancata così tanto.” disse Zarya sedendosi davanti a me. “Beh, anch’io mi stancherei se dovessi seguire i tuoi esercizi.” sorrisi. Finii la bevanda amara tenendo la mano tra i capelli dell’altra, ora sembrava la bambina di sempre, innocua, dolce; gli feci un’altra carezza prima di alzarmi per posare la tazza vuota vicino alla pila di vassoi sporchi tornando poi al mio posto “Dovresti svegliarti lo sai?”. Guardai come afferrava la mia mano, sentii che la strinse mentre la metteva vicina al suo viso facendomi sorridere “Ancora cinque minuti, sono stanca.” mormorò. Le accarezzai il viso “Puoi anche dormire in camera tua, su, alzati.”. Finalmente si alzò, brontolando, rivolgendomi uno sguardo crucciato a cui risposi con un imitazione.
Me ne tornai in camera seguita dall’altra che se ne stava appoggiata a me di peso, secondo me non era stato l’allenamento a ridurla così; appena aprii la porta la vidi lanciarsi sul letto mandandolo all’aria, che tipetta “Fareeha, ti va di parlare?” chiesi sedendomi accanto a lei. Si sdraiò di fianco afferrandomi ancora una volta la mano posandola sul suo viso scuro “Di cosa, dottore?”. “Di te.” Iniziai ad accarezzarle il viso. “Ah ma non c’è molto da sapere … ma, dato che sei tu, da cosa vuoi iniziare?”. “Andiamoci leggere, come mai sei così stanca?”. “Questa notte non ho dormito, le gambe hanno dato problemi, s’inceppano ogni tanto.” disse stringendomi la mano. “Le tue gambe … come le hai perse?”. La guardai in volto, non sembra volesse parlarne “Le ho perse facendo il mio lavoro, probabilmente te lo chiedi da un po’ eh, ho visto come le guardavi ieri … però non ne riesco a parlare scusami.” mormorò. Sembrava fragile in quel momento, non potevo capire come si sentiva; poggiai la mano proprio dove l’avevo colpita con le forbici “Parlami del tuo lavoro da mercenario.” sorrisi. Evidentemente non se lo aspettava, quella domanda era anche scomoda a mio dire “Beh sai … quando il capitano Amari sparì decisi di andarla a cercare appena ebbi diciotto anni, trovai un uomo con alcune informazioni su di lei ma tutto ha un prezzo, così giurai di servirlo, la storia andò avanti per qualche anno fino a che scelsi di arruolarmi nell’esercito.”. “E cosa hai scoperto riguardo a tua madre?”. Alzandosi andò a poggiare la schiena al muro tenendolo sguardo basso “Che di lei hanno trovato solo il suo fucile … ho già chiesto di farmelo portare dato che è rimasto in caserma, negli ultimi anni sono stata tutto il tempo a curarlo, è l’ultima cosa che mi resta di quella donna.”. “So che non ti piace tua madre, ma sono certa che sarebbe felice di vedere come tu tenga a lei.”. Le stavo per lasciare una carezza sulla testa ma si spostò, era la solita scontrosa, odiavo vederla così “Quella stronza aveva più considerazione di te che di me, forse aveva anche capito che gli correvi dietro.” sibilò.  “Non è vero! Fareeha, eri la sua bambina, so che quando sei cresciuta non c’era molto ma stava cercando di proteggerci, tutti quanti … e te lo ripeto un’altra volta, tieni a freno la lingua, non devo rispondere a te di quello che provo.”. Si allontanò da me tornando a sedere su letto guardandomi dritta negli occhi, erano scuri come la cioccolata, li trovavo attraenti, come tutta lei del resto “Sai che sei davvero carina con le occhiaie?”. Il sangue si gelò, il suo viso era completamente rosso “B-beh, grazie …” balbettai. Rimasi a guardarla per un po’, perché quel complimento? Forse voleva solo scusarsi per le sue solite frasi pungenti. Mi avvicinai a lei notando che probabilmente si stava maledicendo per quello che aveva appena detto “Sai, ho le occhiaie perché mi sono messa a leggere tutto quello che ti riguardava, perdere le gambe in modo sconosciuto e passare da farsi pagare per uccidere ad essere una paladina. Pagherei oro per sapere tutto su di te.” tirai fuori una voce soave prendendole il viso, sapevo bene come potevo darle alla testa. Subito sbiascicò qualche parola non riuscendomi a guardare dritta negli occhi, la situazione era a mio favore “Sicura che non vuoi proprio parlarne?”. “N-no … cioè si, insomma … non lo so!” esclamò imbarazzata. “Mh, peccato, mi avrebbe fatto piacere ascoltarti.”. Cercai di farla cedere un’ultima volta parlandole con il viso vicino al suo ma niente; feci spallucce allontanandomi con la faccia venendo subito presa per i fianchi dall’altra “Fare--” venni interrotta. Mi abbracciò nascondendo il viso nell’incavo del mio collo stringendomi più forte che poteva, non capivo cosa le prendesse “Mi sei mancata, Angela.”. Quella parole scavarono dritte nel mio cuore, in quel momento il cervello si spense, sembrava di avere tra le braccia la ragazza di una volta “Mi sei mancata anche tu, Fareeha.”. Risposi a quell’abbraccio stringendola a me poggiando il mento sulla sua spalla.
Si staccò poco dopo incrociando lo sguardo con il mio, era così intenso “Per favore, non parliamo mai più di quella donna, okay?” sussurrò tornando con il viso su di me. Facendomi scappare un sorriso annuii, non volevo farla stare male solo per parlare della madre; continuai ad accarezzarle il capo, non volevo staccarmi “Fareeha, solo una cosa, dimmi come posso aiutarti con le tue gambe.”. L’altra alzò il viso sorridendomi, era bellissima “Impara un po’ di robotica e poi ne riparliamo.” Iniziammo entrambe a ridere. “Sii seria stupidona.”. “Va bene va bene, ho solo bisogno di regolare delle valvole niente di che, ti posso insegnare un giorno.”. Misi le mani sulle sue, ancora mi stringevano i fianchi “Hai intenzione di lasciarmi andare o no?”. Fece un sorriso beffardo facendo destra-sinistra con la testa; sentii la presa stringersi ancora, mi scappò un rantolo “Sai, vorrei delle scuse per lo schiaffo.”. “Non ti penare, tanto non le avrai.” le artigliai il viso. Lasciandomi  andare tolse la mia mano dal suo viso alzandosi, c’era una leggera differenza d’altezza tra noi due.
Si sentii bussare alla porta, Jack mi stava cercando. Guardai l’altra che aveva assunto un espressione ben diversa da quella di prima, mi prese per un braccio, era palese che non voleva che aprissi; girai lo sguardo in direzione della voce che mi chiamava ma non andai. Quando entrambe fummo convinte che se ne era andato la porta si aprì, mi si gelò il sangue dato che l’altra si era affrettata ad abbracciarmi, lo stava facendo apposta “Ti dispiace uscire? Stiamo parlando.” sibilò. Girai il viso dall’altra parte, ero terribilmente a disagio ma per fortuna l’altro se ne andò subito senza dire una parola “Sei scema?” chiesi alterata. “Volevo solo starmene da sola con te, possibile che ci sia sempre lui in mezzo? Ti perseguita o cosa?”. “Diciamo che siamo … fidanzati ecco, credo sia normale che mi venga a cercare.”. “Quindi nonostante tu sia in una relazione di fai toccare come se nulla fosse, fantastico.”. Aveva ragione ma in fin dei conti non era una vera e propria storia d’amore, soprattutto perché in quel momento non solo l’uomo mi passava per la testa “Dici che si arrabbierà con te?”. Feci spallucce, non sapevo proprio cosa aspettarmi da lui dato che poteva tranquillamente fregarsene come legarsela al dito “Speriamo che ignori la cosa, non ti preoccupare, non è il tipo di persona che arriverebbe a farmi male.”.
Quando l’altra se ne andò mi buttai sul letto mettendomi le mani trai capelli, perché l’avevo lasciata fare? La mia relazione con l’uomo non era un vero e proprio fidanzamento, ne avevamo già discusso ma preferivo sentirmi la sua fidanzata che la sua compagna di sveltine. Non credevo che tra noi due ci fosse amore, non sentivo un sentimento così forte verso di lui ma la sensazione di avere qualcuno accanto non mi dispiaceva.
 Sentii bussare, chi era ora? “Avanti.”  dissi alzandomi. Mi sistemai la coda di cavallo guardando l’uomo entrare, era tornato “Cos’è questa storia?”. Feci la vaga, non volevo proprio discutere con lui e così dandogli le spalle andai a sedermi “Vuoi ascoltarmi?”. “Cosa c’è Jack, non sarai mica geloso di lei.”. Strinse le spalle, era palese che non gli andava a genio quello che aveva visto “Non lo sono, stai tranquilla, però vedi di ricordare con chi stai.”. “Stai scherzando? Da quando stiamo insieme? Sei tu che hai detto che non si può avere una relazione sul campo di battaglia.”. Mi rivolse uno sguardo pieno di rabbia, sembrava che all’improvviso gli importava di noi  “Smettila Jack, se vuoi ne possiamo discutere ma non ora, ho da fare.”. Se ne andò sbattendo la porta con forza ed appena uscii mi lasciai andare sulla sedia tirando un sospiro di sollievo. Presi un sorso d’acqua dalla boccetta che buttai nel cestino appena fu vuota buttandomi subito sul pc tornando al mio lavoro.
Erano le due passate, forse era per quello che la ragazza con la pelle scura si presentò in stanza con un vassoio in mano “Tutto apposto, doc?” mi sorrise. Posandomi da mangiare davanti si sedette sulla scrivania “Che succede?”. “Si vede che non ci sto con la testa vero?”. Mi prese la mano mettendomi in quest’ultima una forchetta “Mangia e raccontami tutto, questa volta tocca a me ascoltarti.”. Rimasi sorpresa, che prendeva a tutti oggi?
Iniziai a mangiare tenendo lo sguardo su di lei “Diciamo che ho avuto una piccola chiacchierata con chi ci ha interrotto prima, sembrate soffrire entrambi di gelosia acuta, poveri voi.”. Fareeha subito girò lo sguardo facendomi scappare un sorriso, era davvero adorabile “Però a te non dispiace che sia gelosa, eh?”. Alzai le mani, in effetti  mi piaceva avere le sue attenzioni.
Finii il pranzo mentre lei girava per la stanza guardando tutte le foto fermandosi poi davanti all’armadio, si mise a guardare una foto della madre insieme a tutti i vecchi membri di Overwatch, sembrava affascinata da quest’ultima, aveva la stessa faccia di quando da bambina ci guardava tornare dalle missioni “Chissà se veramente mia madre voleva che entrassi a fare parte dell’organizzazione, non me ne ha mai parlato.”. “Oh, sono sicura che se ti potesse vedere ora sarebbe fiera di te, sei un eroina adesso no?”. All’altra sfuggì un sorriso “Non ancora, gli eroi sono ben altri.”. Scrocchiandosi le dita continuò a girare per la stanza, sembrava più tosto incuriosita dall’uniforme, forse erano le ali che l’attiravano, le guardava e toccava, probabilmente come tutti si chiedeva come era possibile portare un tale peso con un corpicino gracile come il mio ma non ebbi nessuna domanda da parte sua che continuò ad aggirarsi per la stanza. Girai lo sguardo verso il pc sentendo il rumore di un messaggio arrivare, era da parte di Winston, a quanto pare erano state trovate tracce della Talon in alcuni stabilimenti in Nepal, guardando la ragazza alle mie spalle andai poi a rispondere che entrambe ci saremmo fatte trovare pronte a partire entro poche ore “Fareeha, preparati che andiamo in missione.”. Notai il suo sguardo confuso “Missione? Ma l’allarme non è suonato.” si grattò il naso. “Suona solo se l’emergenza è nelle vicinanze. Ora vai, dovremmo fare un lungo viaggio vedi di portare tut
to il necessario.”.

  
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