Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: _Kurai_    04/08/2016    2 recensioni
Tornare sulla Terra era sempre stato il sogno di Oikawa, e nelle poche settimane in cui gli era stato concesso di fare il mestiere dei suoi sogni si era incantato spesso a contemplare lo splendore di tutto quel blu punteggiato di verde che galleggiava nello spazio profondo attorno a lui.
Aveva fatto in tutto tre passeggiate spaziali dopo aver passato l'esame con il massimo dei voti e con un anno di anticipo, prima di quel maledetto giorno.
Quel maledetto giorno che aveva segnato l'inizio della fine.
Ma poteva forse essere un nuovo inizio? O sarebbe stato solo un modo diverso per ucciderli?
Genere: Angst, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Different Paths

 

Trascorsero un'ora chiusi dentro la navicella, aspettando che la nebbia si diradasse.

Molti stavano in silenzio, spaventati da quello sviluppo inaspettato, altri parlavano animatamente con i vicini, ragionando sul da farsi o lasciandosi prendere dal panico a momenti alterni.

Una ragazzina bionda che dimostrava al massimo quattordici anni si era seduta accanto a Shoyo e lo fissava con i grandi occhi castani senza dire nulla, incuriosita ma esitante. Il terrestre era ancora spaventato per aver dovuto rivivere un'altra volta quei momenti di terrore, ma aveva quasi ritrovato la calma: per quanto quei nuovi arrivati fossero gli Skaikru della leggenda, individui misteriosi scesi dal cielo, gli sembravano ragazzi tali e quali a lui e non aveva paura di loro.

Sentiva di potersi fidare, soprattutto di quello che sembrava il loro guaritore, i cui occhi argentei e gentili gli ricordavano lo sguardo di sua madre, che non avrebbe mai più rivisto. Anche lei era una guaritrice, e l'ultima volta che l'aveva vista stava insistendo per rimanere al villaggio con i malati nonostante il suono del corno: molti di loro non sarebbero sopravvissuti a una fuga precipitosa, e lei avrebbe dovuto proteggerli. Lui era stato mandato avanti dal padre, che stringeva al petto la sorellina e cercava di convincere la moglie a scappare.

Aveva corso per chiedere aiuto, come lui gli aveva chiesto di fare, dicendogli che l'avrebbero raggiunto prestissimo.

Aveva aspettato che il peggio passasse nascosto in una grotta indicatagli dal padre, aveva atteso a lungo l'arrivo dei suoi familiari e poi era tornato indietro e aveva visto il disastro con i suoi occhi.

Non aveva retto a lungo la vista di tutti quei cadaveri straziati e irriconoscibili ed era scappato di nuovo, con gli occhi quasi accecati dalle lacrime.

Le sue gambe l'avevano portato lontanissimo e aveva pianto ancora a lungo, nella solitudine della foresta, fino a poco prima di incontrare Tobio.

 

Decise che non avrebbe pianto di nuovo, perché tutto sommato doveva portare alto l'onore del suo villaggio come unico sopravvissuto. Non era un guerriero, ma doveva comunque diventare forte: gli Skaikru non l'avrebbero protetto per sempre e non avrebbe mai lasciato che lo considerassero un peso.

Dopo che il ragazzo biondo che rispondeva al nome di Yuuji era entrato nella navicella con tutto quel trambusto, Shoyo aveva tirato fuori dalla sua bisaccia un altro piccolo contenitore metallico cilindrico, che conteneva uno strano unguento verde e pastoso. L'aveva mostrato a Koushi, dicendogli che se l'avesse applicato sulle bruciature di Terushima e sulla mano di Asahi avrebbe dato loro un po' di sollievo.

Non era molto, ma era tutto quello che poteva fare.

Sugawara gli aveva sorriso con gratitudine, e Shoyo si era sentito orgoglioso di sé stesso.

In seguito sarebbe andato in cerca di erbe per preparare di nuovo l'unguento, come sua madre gli aveva insegnato anni prima.

“Ti chiami Shoyo, vero?” chiese la ragazzina, abbassando di colpo lo sguardo per la timidezza.

“Sì, tu come ti chiami?” rispose prontamente, con un piccolo sorriso.

“Io… io sono Hitoka...” balbettò lei, come se non si aspettasse che Shoyo le chiedesse il nome a sua volta “Spero che… diventeremo amici” aggiunse, rispondendo al sorriso.

 

 

Tooru e Hajime erano saliti al livello superiore della navicella, ufficialmente per controllare che fosse stato messo tutto in sicurezza dagli altri durante lo smantellamento di quello che poteva servire per costruire l'accampamento che era stato effettuato il giorno prima, ufficiosamente perché entrambi avevano un gran bisogno di parlare.

Sapevano tutti e due che avrebbero finito per litigare, e non volevano farlo di fronte agli altri.

 

“Proprio il fatto che ci abbiano attaccati con la nebbia significa che la montagna è un problema e dev'essere risolto, Oikawa! O intendi restare qui ad aspettare un altro attacco?”

“Non sto dicendo questo… sto dicendo che non intendo lasciarti andare laggiù senza un'adeguata preparazione, e soprattutto non da solo!”

“Oh sì, perché l'ultima volta la tua presenza mi ha aiutato molto!”

“Sei crudele, Iwa-chan… ti sei fatto male per salvarmi il culo, contento? Ma ciò non toglie che tu non mi lascerai qui a preoccuparmi per la tua sorte mentre vai a farti ammazzare da qualche nemico sconosciuto!” Tooru alzò la voce di un'ottava, sinceramente arrabbiato.

“E allora sentiamo, qual è il tuo piano?” chiese Hajime, con aria di sfida.

“Prima di tutto costruiremo delle fortificazioni all'accampamento perché non possiamo partire e lasciare il posto indifeso, poi non ci allontaneremo finché io e Kenma non avremo costruito una radio per informare l'Arca e comunicare tra noi a distanza e allora forse potremo parlarne…”

“Mi sembra che l'ultima volta tutta la tua prudenza non sia servita a molto...”

“La mia prudenza, Iwa-chan, è servita per salvare il tuo culo sull'Arca!”

“Oh sì, come no! Ti saresti sacrificato per me quindi? Sentiamo, ti consideri anche un eroe per avermi costretto a fingere di averti sorpreso sul fatto quella volta? Come pensi che mi sia sentito io? E poi hai coinvolto pure quel povero ragazzino… hanno pensato che fosse lui il tuo complice, e invece sapeva tutto solo perché ci aveva spiati dal condotto di aerazione”

“Non sapevo che Tobio-chan fosse lì, non avrei potuto difenderlo in nessun modo senza rivelare il tuo ruolo nel piano… E non potevo lasciare che confinassero anche te e lo sai bene… tu sei una guardia, saresti stato processato e ucciso subito per alto tradimento, oltre al fatto che avevi appena compiuto la maggiore età!”

“E tu saresti diventato maggiorenne il mese dopo! Come pensi che l'abbia vissuta io? Ho fatto di tutto per far rimandare la tua esecuzione, se ci tieni tanto a saperlo… come pensi che avrei vissuto io con la tua vita sulla coscienza, eh?”

“Ho insistito io per indagare a fondo quella volta… ti ho coinvolto perché io ho visto quella falla e io ho trovato quei documenti, e mi serviva un aiuto di qualcuno del corpo di guardia per poter accedere ai filmati segreti delle riunioni del Consiglio. Non potevo lasciare che una mia iniziativa distruggesse anche te! Entrare nelle Guardie era il tuo sogno, l'unico ricordo di tuo padre...”

“Ora non tirare in ballo mio padre… e comunque ho continuato a indagare quando ti hanno messo in isolamento, e ho scoperto altre cose… ricordi il comandante della mia squadra, Sawamura-san? Quello che è entrato nelle Guardie a sedici anni?”

“Cosa c'entra lui? Non è il compagno di Koushi?”

“Sì… di lui ci si può fidare, mi ha aiutato mentre cercavo di sbrogliare il bandolo della matassa e ha messo una buona parola con un membro del Consiglio quando volevano fissare la data della tua condanna. Poi per permettermi di indagare mi ha coperto un paio di volte e mi ha messo anche al corrente del progetto dell'Operazione Cento, anche se non aveva idea di quando sarebbe stata effettuata. Ho iniziato a documentarmi su tutti i libri di competenze terrestri che trovavo e ho preso una licenza per prepararmi a questi momenti, sperando di riuscire a evitare che ti uccidessero fino alla partenza. Poi, una settimana fa, qualcuno ha sparato al caposquadra Sawamura e ho capito che la situazione si stava evolvendo e stava precipitando… avrei voluto coinvolgere anche Matsukawa – detesto vedere Takahiro con quella faccia – ma era troppo tardi, l'unica persona con cui ne avevo parlato stava morendo e...”

“Iwa-chan...” lo interruppe Tooru, che sembrava ancora arrabbiato ma anche sull'orlo delle lacrime “… hai rischiato così tanto per me” allungò la mano verso quella di Hajime, che gliela strinse.

“E sia… aspetteremo che tu abbia costruito quella maledetta radio e poi partiremo” sbuffò Iwaizumi, cedendo un'altra volta a quell'espressione di Oikawa.

Quel particolare ascendente che aveva Tooru su di lui prima o poi lo avrebbe portato alla rovina, lo sapeva bene. Ma non poteva farci nulla.

 

 

Una volta usciti dalla navicella, all'esterno non c'era traccia della nebbia velenosa.

Terushima venne sistemato su una delle barelle rimaste vuote, mentre pazientemente Sugawara iniziò a cospargergli le ustioni con l'unguento.

Shoyo, dopo essere sopravvissuto al suo secondo attacco di nebbia acida, sembrava particolarmente pieno di vitalità, anche se era rimasto ferito solo il giorno prima.

“Ci sarà bisogno di altre erbe medicinali! Guaritore Koushi, lasciami andare nel bosco a cercare erbe medicinali, posso andare?”

Sugawara non era del tutto convinto che uscire dall'accampamento fosse sicuro, ma in fondo quel ragazzino era nato lì e conosceva quei luoghi molto meglio di loro, oltre al fatto che le piante medicinali sarebbero state dannatamente utili se avessero dovuto ritardare il viaggio verso la montagna. E poi davvero lui aveva l'autorità per dare o no il permesso a quel ragazzo? In ogni caso, evidentemente Shoyo lo riteneva una sorta di capo, e allora lo assecondò: “Va bene Shoyo… però non andare da solo, ok?”

“Qualcuno non dovrebbe andare a cercare quei due… Kei e Tadashi, giusto?” chiese Nishinoya, che era rimasto lì con Asahi e aveva preso un po' di unguento per medicargli la mano, in modo da alleggerire il carico di lavoro di Koushi “Non erano con Terushima e magari sono intrappolati da qualche parte e hanno bisogno d'aiuto...” continuò, un po' in apprensione, mentre stringeva le bende intorno alla mano dell'amico.

Asahi aprì e chiuse la mano appena fasciata due o tre volte, quindi decise che andava bene così e ringraziò Yuu, per poi aggiungere: “Potremmo andare io e te, Noya, insieme a Shoyo… e nel frattempo possiamo cercare quei due… Mi sento così inutile qui”.

Yuu spalancò gli occhi: “Tu non avevi paura di uscire nella foresta? Stamattina ti sembrava di aver visto un terrestre, non mi sarei mai aspettato che avresti proposto una cosa simile!”

“Credo che… continuerò ad aver paura per sempre… se non vedrò la situazione con i miei occhi” rispose Azumane, ma si vedeva che si stava sforzando, come se dovesse cercare di dimostrare qualcosa a qualcuno.

“Voglio venire anch'io con voi nella foresta!” fece capolino la testa di Tobio nella tenda infermeria.

“Ma tu sei sempre qui, Tobio?” gli disse bonariamente Sugawara, ridendo “Comunque puoi andare con loro, però fate molta attenzione e restate qui nelle vicinanze… sicuramente non attaccheranno di nuovo con la nebbia immediatamente, anche se ci sono comunque dei terrestri in giro; state al riparo da eventuali attacchi e portate con voi delle armi per difendervi, ma vi prego di fare attenzione e non mettervi in situazioni rischiose… cercate di non aumentare il mio lavoro, per favore” Koushi pronunciò quest'ultima frase con un leggero tic all'occhio, che sottintendeva un “Non posso vietarvi di fare come volete, ma se vi fate male nel processo perché siete stati imprudenti vi farò molto più male io”.

I quattro rabbrividirono contemporaneamente cogliendo il sottotesto e la volontà di Asahi vacillò subito, ma uscirono dalla tenda diretti al deposito delle armi, proprio mentre Tanaka lì accanto si stava divertendo a costruire delle frecce, dimostrando una certa manualità che non avrebbero mai immaginato.

“Vuoi venire con noi, bro?” chiese Nishinoya, avvicinandosi a Ryuu “Andiamo nella foresta a cercare erbe medicinali e i due ragazzi dispersi”

“Ci sto! Mi stavo giusto annoiando, è così poco elettrizzante la vita qui!” commentò Tanaka sarcastico, posando la sua freccia insieme alle altre e tirando fuori una sorta di arco rudimentale, che – spiegò – aveva costruito da solo con un ramo che aveva piegato sul fuoco la sera precedente, e che aveva cercato di perfezionare lavorandoci tutta la notte, mentre faceva la guardia dal suo albero.

Azumane si stupì di quanto in fretta Ryuu si fosse abituato a quell'ambiente, come se non si trovasse lì solo da due giorni. Ma del resto in quelle poche ore avevano vissuto una varietà di esperienze di gran lunga superiore a quelle sperimentate in meno di diciott'anni di vita, e Tanaka aveva dovuto vivere metà della sua esistenza in prigione, dove praticamente vigeva la legge della giungla (anche se generalmente con i nuovi arrivati la bestia feroce era lui).

“Come pensate di trovare quei due? Avete un piano? E sapete come sono fatte le piante medicinali che cerchiamo?” chiese Tobio, e tutti gli altri in risposta si voltarono verso Shoyo, che tirò fuori il suo diario dalla bisaccia: “Questo è l'aspetto delle piante che servono al guaritore… le foglie per l'unguento sono quelle degli arbusti bassi con le bacche rosse, ma non raccogliete le bacche! Invece l'antidoto per il veleno si prepara con delle bacche gialle che crescono vicino al lago!” rispose, orgoglioso delle conoscenze che gli erano state trasmesse dalla madre.

Iniziarono quindi dirigendosi verso il lago, pianificando poi di dividersi e girare intorno all'accampamento nei sensi opposti, per poi ritrovarsi al punto di partenza dopo un'ora.

La situazione sembrava tranquilla, e anche se ogni tanto Asahi si sentiva osservato aveva deciso di ignorare quella sensazione: era tutto nella sua mente, e non poteva lasciare che Yuu si preoccupasse costantemente per lui.

 

 

Era già pomeriggio inoltrato quando Kenji aprì gli occhi.

Era coricato sulla nuda pietra di una grotta, e un sottile raggio di sole che trapelava da una piccola apertura gli sfiorava il viso.

Provò a mettersi seduto e dopo qualche tentativo ci riuscì, anche se la gamba protestò con una fitta che gli fece quasi perdere nuovamente i sensi. Guardò in basso, e vide che uno strano impasto grigio-verdognolo era stato cosparso sulla ferita: evidentemente il terrestre lo aveva curato.

Sospirò, incerto se essere grato o spaventato per essere rimasto in vita: se l'aveva salvato, forse il suo carceriere aveva progetti ben peggiori per lui.

Abbassò lo sguardo ancora un po' e la notò: una catena spessa e scura era avvolta intorno alla caviglia della gamba sana, per impedirgli qualsiasi tentativo di fuga.

“Perfetto Kenji, sei fottuto” disse al vuoto di fronte a sé, e richiuse gli occhi, lasciandosi di nuovo accogliere dalle tenebre.

Lo svegliò di nuovo uno scossone non troppo delicato, dopo quelli che gli erano sembrati non più di dieci minuti.

Aprì gli occhi e si trovò a pochissimi centimetri dal viso un volto che sembrava intagliato nella pietra, con due occhi piccoli e scuri che lo scrutavano attentamente e una zazzera di capelli corti e chiarissimi.

Sussultò, provocandosi un'altra violenta fitta alla gamba.

“Chi sei? Perché non mi hai ucciso?” chiese, appena si fu ripreso dallo spavento, con la voce ancora un po' esitante.

Nessuna risposta.

“Perché mi hai curato?” continuò, sempre con scarsi risultati.

Il terrestre aveva acceso rapidamente un fuoco con poche mosse esperte e stava scaldando qualcosa in una piccola casseruola, da cui saliva uno strano odore che Kenji non riusciva a definire.

“Ma capisci la mia lingua?”

Solo dopo diversi minuti l'omone si decise a rispondere, anche se fu solo con un grugnito, che Futakuchi interpretò come un sì.

“Senti, io faccio il bravo e non scappo, ma potrei almeno sapere chi sei e perché mi tieni rinchiuso qui?” in cuor suo stava sperando che il suo nuovo coinquilino almeno non fosse cannibale, e che la casseruola non contenesse la sua zuppa d'accompagnamento o qualcosa del genere.

“Sono Aone.” rispose il terrestre, dopo un altro periodo di silenzio lunghissimo “Non ti voglio uccidere. Volevo solo che non scappassi.”

“Ma quindi non vuoi… mangiarmi?” chiese, temendo la risposta.

Aone sollevò un laccio che teneva legate tre lepri, che Kenji non aveva notato.

“Oh. Sì, certo. Ho capito. La cena.” iniziò a ridere istericamente tra sé, felice di non dover essere lui stesso la portata principale.

 

 

Kenma era rimasto nella navicella, dove insieme a Oikawa si stava impegnando in un lavoro di fino per cercare componenti utilizzabili per la radio tra i fili e i circuiti del sistema dei comandi. Dopo tante infruttuose ricerche, Kuroo aveva trovato un vecchio generatore di emergenza, e questo aveva determinato una moderata esplosione di ottimismo che aveva spinto i due piccoli geni a mettersi subito al lavoro.

Tetsuro era rimasto a lungo a guardarli lavorare, e quando dopo qualche ora Oikawa era uscito per sgranchirsi un po' le gambe si era seduto accanto a Kenma, che era completamente assorto nel suo lavoro.

Del resto, lui non aveva nessun dubbio che il più piccolo ce l'avrebbe fatta: aveva una sorta di predisposizione per certe cose, e nei lunghi anni che aveva passato a nascondersi aveva studiato il più possibile per conto suo, arrivando a un livello discretamente alto. Kuroo lo ammirava sinceramente, anche se talvolta questa passione lo rinchiudeva in un mondo tutto suo.

Gli era dispiaciuto non essere riuscito a salvare il piccolo computer che Kozume aveva costruito da solo sull'Arca, ma era certo che con i pezzi necessari sarebbe anche riuscito a fare di meglio.

 

Oikawa era stanchissimo per non aver praticamente dormito: aveva vegliato Iwaizumi tutta la notte e non aveva neppure mangiato, visto che la sua razione di cervo era rimasta abbandonata per terra dopo il collasso di Hajime e in seguito mangiare era stato seriamente il suo ultimo pensiero.

Ad un certo punto aveva alzato gli occhi dal progetto che stava stendendo insieme a Kenma e aveva visto doppio: forse era il momento di riposarsi e magari di andare a chiedere se era rimasta almeno una razione dello schifosissimo cibo liofilizzato che tenevano per le emergenze.

Aveva trovato una barretta insapore e una confezione di preparato proteico in polvere e se l'era fatte andar bene: gli avrebbero dato l'energia che serviva, sufficiente a tenerlo in forze per portare a termine il progetto.

Mentre addentava il suo insipido spuntino notò Koushi, che dopo due giorni di lavoro continuo finalmente sembrava aver guadagnato un momento di pausa: era seduto su un sasso sporgente subito fuori dalla tenda infermeria con le ginocchia contro il petto e uno sguardo assorto e pensieroso.

Solo avvicinandosi Tooru si accorse che il medico aveva gli occhi arrossati, come se avesse pianto.

Gli posò amichevolmente una mano sulla spalla, come a restituire il gesto di conforto della notte precedente.

“Ti ammiro” gli disse piano, sedendoglisi accanto e tirando un grosso sospiro “non so come tu abbia fatto a mantenere il sangue freddo con tutte le cose che sono successe, e ad aiutare tutti senza vacillare… se non avessi salvato Hajime, io...”

“È il mio lavoro” rispose semplicemente Koushi, con un'ombra di profonda malinconia nello sguardo.

“Lui ti manca, vero?” centrò infine il punto Oikawa, che capiva lo stato d'animo del medico dopo che Hajime gli aveva raccontato tutta la storia. Sentiva che Sugawara aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, oppure sarebbe crollato sotto tutto quel carico di responsabilità.

Koushi lo guardò spaesato e stupito, facendogli capire che aveva colto nel segno.

“Non sapere se Daichi è ancora vivo mi tormenta… fino ad ora ho medicato e curato persone in continuazione e questo mi ha aiutato a non pensare ma… una volta che Yuuji si è addormentato e ho avuto un po' di tregua mi è ripiombato tutto addosso” si confidò sinceramente, lasciandosi andare.

“Non devi sostenere da solo il peso di tutto. Puoi fidarti di me, di Hajime, di Tetsuro e degli altri… tu sei un elemento troppo prezioso e non puoi permetterti di crollare, quindi non esitare a chiedere aiuto se senti di non potercela fare, ok?” Tooru non era mai stato il confidente di qualcuno, ma sentiva Koushi stranamente affine.

Se Hajime non fosse stato lì con lui era certo che si sarebbe sentito allo stesso modo, e se n'era reso definitivamente conto proprio quando aveva rischiato di perderlo. Doveva la vita stessa a Sugawara, perché se Iwaizumi fosse morto per quel veleno Oikawa era certo che lui stesso non avrebbe voluto vedere l'alba successiva.

Voleva forse dire che si era finalmente reso conto della vera natura dei suoi sentimenti per Hajime? Forse, ma non era il momento di pensarci.

Koushi si stava asciugando gli occhi con una manica, per cercare di dissimulare e ostentare il suo solito sorriso.

“Ho lasciato andare cinque ragazzi a cercare erbe medicinali con Shoyo… sono preoccupato per loro, sono preoccupato per quei due ragazzi dispersi e per i nostri cari sull'arca, sono preoccupato per il nostro futuro… ma devo essere forte, perché avete tutti bisogno di qualcuno che vi dia conforto e che mantenga la prontezza di spirito necessaria… ti prometto che non cederò, e lo farò anche per Daichi” aggiunse, parlando più con sé stesso che con Tooru.

“Io ti prometto che entro stanotte riusciremo a far funzionare quella dannata radio, così potrai sapere come sta il caposquadra Sawamura”.

Koushi lo ringraziò con un sorriso finalmente convinto e sincero, per poi congedarsi e rientrare nella tenda a controllare la situazione, con il cuore un pochino più leggero.

 

 

Il gruppo si era già diviso in due, e Shoyo si era allontanato in senso orario con Tobio, mentre gli altri tre procedevano in senso antiorario, alla ricerca di tracce e di altre erbe.

“Tobio?” chiese il terrestre, un po' esitante.

“Hn?” grugnì in risposta Kageyama, che non si sentiva totalmente a suo agio da solo con Shoyo e non sapeva cosa aspettarsi da lui.

“Quel ragazzo alto… era ferito ad una gamba, vero? Quindi zoppicava?” chiese dal nulla, chinandosi a osservare un'impronta nitida sul terreno umido davanti a loro.

“Sì… perché? Riesci a capirlo da quell'impronta?”

“Guarda qui… un piede ha fatto un'orma più profonda dell'altro… e alcune impronte sono calpestate da dei piedi più piccoli… non pensi che siano quei due?”

“Certo che quello Yamaguchi dev'essere proprio un idiota per farsi mettere sotto e camminare perfino più indietro di uno sbruffone del genere, che è pure ferito e zoppicante. Non capisco come possa rispettarlo, sono sicuro che si sono allontanati volontariamente perché quello Tsukishima sa solo litigare con tutti” sbuffò Tobio, mentre Shoyo lo osservava assorto, sorridendo tra sè.

“Beh? Che hai da guardare?” aggiunse, un po' confuso e innervosito.

“Hai una faccia strana quando sei arrabbiato… ti si arriccia tutta la fronte, sembra la corteccia di un albero!” iniziò a ridacchiare Shoyo, con il risultato di farlo infuriare, ma allo stesso tempo lasciandolo interdetto per una similitudine così strana.

“Non credere che perché ti ho portato all'accampamento e ho chiesto di curarti tu ora ti possa prendere certe libertà” bofonchiò in risposta, lanciando all'altro uno sguardo torvo.

“Quindi perché non mi hai lasciato morire nella foresta? Niente ti obbligava a portarmi con te” lo provocò Shoyo, che in effetti non era ancora riuscito a decifrare il carattere di Tobio: un attimo prima lo feriva, poi lo salvava, poi lo riempiva di domande e poi diventava silenzioso e scontroso… non riusciva davvero a capirlo, ma nel profondo si divertiva molto a stuzzicarlo.

“Io… io non lo so proprio in effetti. Ti avevo scambiato per un animale, visto che giri vestito di pelli e di piume” rispose Tobio, abbassando lo sguardo “poi ho visto che eri un ragazzino e ho capito di essermi sbagliato… però mi sto un po' pentendo perché secondo me tu parli un po' troppo. Quale idiota chiederebbe a qualcuno che l'ha risparmiato perché gli ha salvato la vita?”

“Se fossi stato un Trikru mi avresti abbandonato a morire, perché il fatto di essere stato così debole da farmi colpire significa che non sono degno di sopravvivere nella foresta… poi se la mia famiglia avesse deciso di vendicarmi sarebbero venuti a cercarti e ti avrebbero ucciso a coltellate, facendoti soffrire il più possibile… Jus drein jus daun, sangue chiama altro sangue, si dice tra i Trikru. Nessuno risparmia la vita a qualcun altro, e chi perde viene mangiato dai corvi” spiegò, con un'espressione mortalmente seria. “In ogni caso non ho più una famiglia, quindi nessuno sarebbe venuto a ucciderti a coltellate” aggiunse, abbassando lo sguardo.

Kageyama rimase in silenzio, incapace di rispondere.

Shoyo riprese a seguire le impronte, e dopo un po' Tobio ricominciò a seguirlo, incerto su cosa pensare.

L'atmosfera pesante non durò molto: dopo una decina di passi il terrestre attirò la sua attenzione indicando qualcosa sotto i suoi piedi.

Si trattava di una botola, e le impronte finivano proprio lì.

 

 

Mentre Oikawa si occupava della parte meccanica del circuito per far funzionare la radio, Kenma era ancora impegnato nei calcoli: con lo sguardo assorto talvolta parlava tra sé, come se si trovasse da solo nella stanza, e poi si rimetteva a osservare il progetto.

Dopo qualche ora ad osservarlo Kuroo si era addormentato, seduto sul pavimento della navicella con la testa appoggiata all'indietro. Russava lievemente, ma ormai i due si erano abituati, come se fosse un rumore di sottofondo.

Ad un certo punto, dopo più di cinque ore ininterrotte di lavoro, Kenma si alzò silenziosamente e si avvicinò a Tetsuro per scuoterlo delicatamente.

“Kuroo” sussurrò piano, senza una particolare intonazione “Ho bisogno che mi dai una mano a togliere questo” aggiunse, mentre il più grande si stropicciava gli occhi.

Oikawa, che aveva concluso la sua parte di lavoro, aspettava che Kenma aggiungesse la componente finale del progetto: purtroppo il suo bracciale era fulminato e non sarebbe servito a nulla.

Kuroo si alzò sgranchendosi le articolazioni e commentando “Mi chiami sempre quando c'è bisogno di forza bruta, eh?” con un sorriso sornione, per poi iniziare a forzare il bracciale con una pinza che avevano trovato sulla navicella.

I circuiti dovevano restare intatti, o la radio non avrebbe funzionato. Avrebbero comunicato solo con il codice morse, ma era già un inizio.

Dopo qualche tentativo il bracciale si aprì: Kenma fece una piccola smorfia quando i quattro aghi liberarono il suo polso, ma poi afferrò prontamente il bracciale, iniziando a lavorare in fretta ai collegamenti mentre le quattro deboli lucine azzurre del dispositivo sfarfallavano ancora.

Era un compito che richiedeva la massima delicatezza, e le sue mani piccole e affusolate sembravano essere state concepite per compiere un lavoro simile: i primi tre contatti furono effettuati alla perfezione, e ancora la luce del quarto brillava come una fievole speranza.

Kozume avvicinò l'ultimo filo con una pinza piccolissima e gli occhi che brillavano, immerso nella massima concentrazione.

E poi fu un attimo.

La lucina azzurra si spense improvvisamente, e un sottilissimo filo di fumo iniziò a salire dal circuito.

Oikawa sbuffò e imprecò, frustrato per tutte le ore di lavoro perse.

Kenma rimase immobile a fissare il bracciale rotto, come se per un istante fosse andato in corto circuito anche lui.

 

 

Aspettare la mezzanotte fu l'attesa più logorante e dolorosa che Daichi avesse mai sopportato in tutta la sua vita.

Le ore passavano lentissime e aveva rifiutato già due volte le medicine per il dolore che gli aveva offerto il dottor Takeda: sapeva che gli avrebbero provocato sonnolenza, e preferiva sopportare le fitte costanti alle ferite in via di guarigione piuttosto che rischiare di non essere totalmente in sé allo scoccare dell'ora X.

Per quanto il consigliere Ukai lo avesse rassicurato sul fatto di potersi fidare del dottor Takeda, Daichi preferiva non coinvolgerlo: non poteva lasciare che qualcun altro rischiasse la vita per lui, dopo che già per la sua imprudenza aveva indirettamente permesso che Koushi fosse confinato e poi inviato sulla Terra come un comune criminale.

 

Matsukawa era riuscito a trovare un aiuto inaspettato nel consigliere Ukai, che evidentemente era schierato contro la linea politica che aveva permesso l'Operazione Cento: era stato tutto così semplice e veloce che non ci credeva nemmeno lui, e sembrava che il consigliere avesse pensato proprio a tutto.

Una piccola navicella di emergenza vecchia di almeno un centinaio di anni, grande abbastanza per due persone, era stata preparata sulla rampa di decollo in fondo al Ponte Nove, che da settimane era chiuso, ufficialmente per un guasto.

Era evidente che Ukai sapesse da tempo cosa stava per succedere, e aveva già preso dei provvedimenti in proposito: probabilmente avrebbe tenuto da parte quella via di fuga per sé stesso, ma le circostanze gli avevano fatto cambiare idea. C'era ancora qualcosa che poteva fare sull'Arca.

 

Issei si era nascosto sul Ponte Nove già un'ora prima dell'orario prestabilito, ansioso di controllare che fosse tutto come doveva essere.

Daichi sarebbe arrivato all'ultimo momento: era stato pianificato un bug al programma della videosorveglianza che avrebbe proiettato per dieci minuti le immagini dei corridoi vuoti, per consentirgli di lasciare la sala medica senza che le Guardie fedeli al Cancelliere lo intercettassero.

 

Finalmente, il grosso orologio digitale che Sawamura portava al polso iniziò a brillare per la sveglia silenziosa che aveva precedentemente impostato: mancavano dieci minuti alla mezzanotte, ed era infine giunto il momento.

L'orologio, che era stato la prima cosa che Daichi aveva chiesto di riavere una volta ripresosi dopo l'operazione, era stato un regalo di Koushi. Guardare quei numeri lampeggianti gli dava un po' di coraggio: avrebbe dovuto attraversare due intere sezioni dell'Arca in pochissimo tempo cercando di non incontrare nessuno, ma se la posta in gioco era poter riavere il compagno al suo fianco ci sarebbe riuscito ad ogni costo. Non si sarebbe arreso senza lottare.

Matsukawa aveva preparato un piano infallibile: subito fuori dalla sala medica, in un ripostiglio nel punto cieco delle telecamere, Issei aveva nascosto un'uniforme delle Guardie, che Daichi indossò velocemente, abbandonando il camice da paziente in un angolo.

Gli sembrò subito di essere tornato a vestire la sua vera pelle: aveva sentito la mancanza del contatto con quel ruvido tessuto tecnico nero e del peso delle cinghie che reggevano la fondina della pistola e quella della frusta elettrica, e inoltre avrebbe dato molto meno nell'occhio vestito così nei corridoi durante l'orario del coprifuoco.

I lunghi corridoi metallici, illuminati da fioche luci blu di emergenza, sembravano deserti e silenziosi. Daichi accelerò: aveva solo cinque minuti e quaranta secondi e non poteva permettersi di arrivare in ritardo, per nessun motivo al mondo.

 

Poi, un motivo si materializzò proprio davanti ai suoi occhi.

Un rumore di passi affrettati, poi un viso familiare. Daichi fece per voltarsi dall'altra parte per non farsi riconoscere, ma era già troppo tardi: la ragazza lo notò comunque.

Sembrava agitata e proveniva da un corridoio perpendicolare al suo, diretta nella sua stessa direzione.

“...Daichi? Non dovresti essere ancora in convalescenza?”

Sawamura rimpianse di non essersi coperto il viso. Cosa doveva fare? Non poteva negare l'evidenza, e decise di glissare.

“Yui? Sei tu che non dovresti essere qui… è orario di coprifuoco! Io ho dovuto tornare in servizio prima del previsto per un'emergenza, e ora devo andare. Ti prego, torna nella tua unità abitativa prima di finire nei guai”.

 

Yui Michimiya era una sua amica d'infanzia, che probabilmente per un periodo diversi anni prima era stata segretamente innamorata di Daichi. Erano rimasti in buoni rapporti, ma non si sarebbe mai aspettato di incontrare proprio lei in un simile frangente: cosa poteva spingere una ragazza a girare di notte nei corridoi bui dell'Arca, sapendo benissimo i rischi che si correvano a uscire durante il coprifuoco?

“Non posso tornare a casa, Daichi. Ho il turno di notte insieme ad un'altra responsabile del centro e uno dei bambini è sparito dalla camera… mi sono distratta solo un attimo ed è scappato!” Yui lavorava da poco al centro di accoglienza per i bambini orfani dell'Arca, ed evidentemente si era cacciata in un grosso guaio. Daichi però non aveva tempo, la sua copertura si sarebbe esaurita nel giro di tre minuti e poi non avrebbe mai più ottenuto un'occasione simile, considerando il calibro dei nemici che sembrava essersi fatto ai piani alti.

“Mi dispiace davvero, Yui… è un'emergenza, vorrei tanto aiutarti ma...” cercò di districarsi Daichi, lanciando occhiate febbrili all'orologio.

“Posso almeno fare un pezzo di strada con te? Mi sentirei più tranquilla, e magari attraversando i corridoi potremmo trovare il piccolo Koji”.

 

Daichi sospirò e affrettò il passo. Del resto, non aveva mai conosciuto una persona più testarda di Yui, e continuare a parlare per dissuaderla gli avrebbe solo fatto perdere più tempo.

Meno di due minuti, e ancora un corridoio intero da attraversare, oltretutto con il rischio raddoppiato di essere scoperto. Yui camminava accanto a lui, in silenzio.

 

Un minuto alla mezzanotte.

Il portellone del Ponte Nove era lì, a pochi metri.

“Sono arrivato, Yui… se prosegui verso il Ponte Undici troverai alcune Guardie di fiducia… chiedi aiuto a loro e vedrai che ti daranno una mano a trovarlo” la confortò, mentre premeva il tasto di apertura.

“Non ce ne sarà bisogno, Sawamura” disse una voce alle sue spalle.

Il Cancelliere in persona apparve da dietro un gruppetto di Guardie armate di tutto punto, all'estremità opposta del corridoio. Yui rimase pietrificata sul posto, coinvolta improvvisamente in qualcosa più grande di lei.

Per un attimo Daichi valutò la possibilità che la ragazza fosse stata costretta dal Cancelliere a rallentarlo e che non esistesse nessun bambino perso nell'oscurità dei corridoi, ma scacciò il pensiero con un moto d'irritazione mentre si lanciava dentro il piccolo spiraglio del portellone semiaperto, cercando di guadagnare qualche secondo sui suoi inseguitori.

“E così i miei sospetti sul tuo tradimento erano giusti, caposquadra Sawamura… sei davvero della stessa pasta di quel medico, e il mio predecessore ha evidentemente fatto un enorme errore lasciandoti fare carriera così in fretta” sentì la voce del Cancelliere sempre più vicina mentre attraversava di corsa il Ponte Nove per raggiungere Issei.

Il portellone una volta aperto del tutto iniziò a richiudersi, ma non abbastanza velocemente: mentre Daichi correva sentì alle sue spalle l'ordine di sparare, e lui stesso tirò fuori la pistola dalla fondina.

Avrebbe dovuto solo raggiungere il portellone della rampa di lancio ed entrare nella navicella e i suoi inseguitori non avrebbero potuto seguirlo, a meno che non prendessero in considerazione l'idea di una passeggiata spaziale senza equipaggiamento.

Sparò due colpi dietro la schiena, mentre i proiettili gli fischiavano accanto.

Matsukawa lo aspettava proprio nei pressi della sua meta, e si era nascosto dietro una pila di casse metalliche per fornirgli un fuoco di copertura, una volta compresa la difficoltà della situazione.

Il portellone della rampa si stava già aprendo lentamente, ma gli inseguitori erano sempre più vicini.

Improvvisamente Issei si lasciò andare ad un'imprecazione e sparì dietro le casse.

 

Daichi non riusciva a capire se il suo collega fosse stato colpito, ma l'unica cosa che poteva fare era correre, per quanto le ferite iniziassero a lanciargli fitte sempre più violente. Doveva correre verso l'unico mezzo che poteva portarlo da Koushi, a tutti i costi.

Sparò all'indietro e abbattè una delle Guardie colpendola ad una gamba, ma era comunque in minoranza schiacciante. In sette gli puntavano contro le pistole e quei pochi passi che lo separavano dal portellone sembravano una distanza incredibile.

Sparò di nuovo, ma la pistola non reagì. Aveva finito i proiettili, e non aveva modo di cambiare il caricatore o di muoversi senza che le Guardie lo crivellassero di colpi. Le fitte iniziavano ad essere insopportabili e non sarebbe riuscito a fuggire oltre, anche se la navicella era così vicina...

Questa volta non ci sarebbe stato Koushi a operarlo d'urgenza, e forse davvero non l'avrebbe più rivisto.

Alzò le mani lentamente, sconfitto.

Non poteva finire così.

Piantò il suo sguardo deciso e coraggioso nelle iridi verde palude degli occhi piccoli del Cancelliere, che stava per dare l'ordine ai suoi fedelissimi di sparare.

Se proprio doveva morire, allora sarebbe morto guardando il suo nemico negli occhi.

 

Proprio nell'istante in cui il Cancelliere fece per alzare la mano in un imperioso gesto che avrebbe deciso la sua morte, uno sparo isolato risuonò prepotentemente nella stanza.

Un buco tondo e sanguinante si era aperto proprio al centro della fronte dell'uomo che deteneva il comando dell'Arca, che cadde sul pavimento metallico con un tonfo sordo.

Matsukawa era in piedi, con la pistola fumante stretta tra le mani.

Gli sanguinava una spalla, ma non sembrava una ferita seria.

Approfittando della confusione creatasi tra le Guardie fedeli all'ormai ex Cancelliere, i due attraversarono il portellone ormai quasi completamente aperto e guadagnarono la navicella appena in tempo per iniziare il countdown per le procedure di decollo e indossare le tute spaziali in tutta fretta.

Il portellone interno si richiuse, mentre i colpi di pistola ancora fischiavano nella loro direzione, e dopo dieci secondi si aprì quello esterno.

La navicella partì con un rombo, lasciandosi indietro l'Arca e immergendosi nell'immensità dello spazio, destinazione Terra.

Ce l'avevano fatta.

 


Considerate questo capitolo un po' come un finale di stagione... mi è uscito così, lungo il doppio degli altri e pieno pieno pieno di avvenimenti! Spero che vi farà piacere questa doppia razione in una botta sola, almeno quanto è piaciuto a me immedesimarmi volta per volta in ogni personaggio ~
Un altro enorme grazie alle lettrici affezionate Yua e AMidsummerNightmare per le recensioni, sarò ripetitiva ma ogni volta mi si apre un po' il cuoricino (anche se sono una persona cattiva che fa male ai cinnamonroll e chiude i capitoli coi cliffhanger). Un grazie speciale anche alla mia donnina speciale OnnanokoKawaii che mi ha betato questo piccolo mostro <3

Detto questo... alla prossima puntata! XD


_Kurai_

 

 


 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: _Kurai_