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Autore: Mikikii    04/08/2016    2 recensioni
L'ultima notte si svolge nel contesto dell'ultima stagione, ma non essendoci l'opzione ho messo "nessuna stagione". Quando Merlino dice ad Artù che non andrà con lui per la battaglia finale, l'ultima, quella in cui Artù muore e la serie si conclude...
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Ma ad un certo punto i suoi passi si fermarono ed il silenzio della notte calata sul castello lo abbracciò d'improvviso. L'ultima notte. Merlino aveva ragione. Lui se lo sentiva dentro come un nero presagio, sentiva che quella era l'ultima volta che vedeva il suo castello, che avrebbe dormito in quelle stanze.
Adesso il leggero rumore di una porta che si chiudeva, la sua, dalla quale era appena uscito e passi leggeri, quelli di Merlino che dopo le ultime incombenze serali di servitore si ritirava. E furono le gambe di Artù che si mossero ancora prima che il suo pensiero le potesse comandare. Lasciandosi la porta delle stanze della sua sposa alle spalle, corse veloce lungo il corridoio per raggiungere quel servo, stupido, sciocco che gli aveva detto che non sarebbe stato con lui... Sì, domani sarebbe partito per la battaglia finale e non lo avrebbe avuto al suo fianco. Perché?
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Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“No, non condividerò il letto con te...”

Solo il rumore dei suoi passi e quest'ultima frase pronunciata riempivano le orecchie di Artù mentre camminava verso le stanze di Gwen.

Ma ad un certo punto i suoi passi si fermarono ed il silenzio della notte calata sul castello lo abbracciò d'improvviso. L'ultima notte. Merlino aveva ragione. Lui se lo sentiva dentro come un nero presagio, sentiva che quella era l'ultima volta che vedeva il suo castello, che avrebbe dormito in quelle stanze.

Adesso il leggero rumore di una porta che si chiudeva, la sua, dalla quale era appena uscito e passi leggeri, quelli di Merlino che dopo le ultime incombenze serali di servitore si ritirava. E furono le gambe di Artù che si mossero ancora prima che il suo pensiero le potesse comandare. Lasciandosi  la porta delle stanze della sua sposa alle spalle, corse veloce lungo il corridoio per raggiungere quel servo, stupido, sciocco che gli aveva detto che non sarebbe stato con lui... Sì, domani sarebbe partito per la battaglia finale e non lo avrebbe avuto al suo fianco. Perché?

Un nodo di rabbia che nascondeva il senso di abbandono che aveva provato quando Merlino gli aveva comunicato che no, lui non lo avrebbe seguito stavolta. E il dolore, quella fitta che gli avevano fatto provare le sue parole, lo aveva spinto a dargli del codardo. Ma lui lo sapeva che Merlino non era un codardo. Troppe volte glielo aveva dimostrato. Pauroso sì, tanto a volte da comportarsi da donnicciola, tanto da averlo preso in giro per questo. Ma era sempre lì, al suo fianco. Tremando, brontolando, ma sempre al suo posto... pronto a morire per lui. Mai lo aveva lasciato, anche quando Artù non voleva che lui lo seguisse. E adesso invece... no, non poteva essere paura, doveva esserci qualcos'altro, un motivo serio che lui non comprendeva, che gli era oscuro, per il quale il suo fedele amico non sarebbe stato al suo fianco domani. Doveva saperlo. Doveva saperlo ora.

Merlino stava facendo gli ultimi gradini quando si sentì prendere per un braccio e tirare indietro, si voltò, la sorpresa gli fece perdere l'equilibrio tanto che Artù dovette essere veloce a pigliarlo e tenerlo su, fermandolo contro il muro prima che ruzzolasse giù all'indietro sulle scale...

Merlino emise un sospiro di sollievo e un flebile, sussurrato “Grazie” ancora un po' disorientato, per la scampata caduta e per la presenza di Artù che lo stava ancora premendo contro il muro, con uno sguardo serio che avrebbe infranto come roccia qualsiasi sorriso avesse osato avventurarsi sulle sue labbra. “Cos...cosa succede? Avete bisogno? ho dimenticato qualcosa?” incespicò tra i denti Merlino.

“Sì” disse il Re.
Poi il silenzio, gli occhi di Artù scrutavano il volto di Merlino e il mago non riusciva a capire quello sguardo, quel silenzio, quella presa in cui lo aveva serrato e che quasi non lo lasciava respirare.
Ma decise comunque di rompere quella tensione silenziosa con una delle sue battute ironiche: “Se continuate a spingermi così contro il muro rischiate di sfondare la parete del castello sire... oltre a farmi soffocare perché non sto più respirando con la vostra presa...”.
La battuta e il sorriso scanzonato di Merlino effettivamente ruppero la tensione di Artù che increspando leggermente il labbro da un lato, in un sorriso trattenuto, rispose: “Ma come Merlino? ...sono anni che mi chiedi di essere abbracciato, ad ogni occasione, e adesso ti lamenti?” dicendo questo il Re allentò la presa ad arpione delle sue mani sui fianchi del servo e le fece scivolare dietro la sua schiena, incrociandole, e lo trasse verso di sé staccandolo dal muro “così va meglio?” pronunciò piano con il viso affondato di lato, tra la spalla e la guancia di Merlino che si sentì avvampare dall'imbarazzo, ma, fortunatamente, in quella posizione nessuno dei due poteva vedere il viso dell'altro. E Artù non vide le gote arrossate dall'emozione del suo servo e Merlino non vide gli occhi velati di dolore del suo Re quando gli sussurrò piano all'orecchio “Io ti voglio con me domani.. ho bisogno di te... “

Merlino deglutì con fatica, prima di riuscire a rispondere “Mi dispiace... ma non posso, devo raccogliere delle erbe, sono importantissime per la cura delle ferite e di cavalieri feriti ce ne saranno tanti nella battaglia di domani... anche voi potreste essere ferito, ed io devo avere la possibilità di curarvi, non posso venire in battaglia così...  non potrei esservi di nessun aiuto”. Merlino aveva parlato di “erbe” ma quello a cui si riferiva era la sua magia. Senza magia non poteva salvare il suo Re. Questo Artù non lo poteva sapere.

Artù allentò l'abbraccio, senza lasciare la presa, quel tanto da riportare il suo viso davanti a quello di Merlino. I loro volti ora erano talmente vicini che potevano sentire il loro respiri sulla pelle. E solo ora Merlino poté vedere gli occhi di Artù velati e arrossati. Le sue guance contratte, la sua bocca chiusa a trattenere il nodo di sofferenza che gli saliva in gola. A quella vista Merlino si sentì salire le lacrime agli occhi... “Non vi sto abbandonando, lo giuro. Vi raggiungerò, sarò lì con voi dopo che avrò recuperato... (la magia) … quello che mi serve...”

Artù emise un sospiro di rassegnazione... Merlino abbassò lo sguardo.

“E se tu non facessi in tempo? Se questa fosse invece l'ultima volta che ci vediamo?”
“Cosa state dicendo? Non...”
“Io me lo sento dentro Merlino, è una sensazione che mi ha preso da qualche giorno, come se... questa fosse l'ultima volta che vedo il mio Castello, Camelot... Come se non dovessi tornare più”.
“No, Artù, non è vero, non sarà così, voi tornerete vincitore, come sempre, accidenti! Abbandonate queste sensazioni, sono sbagliate! Sbagliate! Non sarà così...”
“Ah, sì? Vuoi dire che solo le tue di “sensazioni” sono giuste?...”
Rispose Artù, sgranando gli occhi e facendo una smorfia scocciata con la bocca. Riprendendo così in mano le redini delle sue emozioni e cercando di allontanare il dolore, non tanto da lui, che ormai se lo sentiva radicato ed inestirpabile dal cuore, ma dal volto del suo servo che nel pronunciare quell'ultima frase aveva cominciato a rigarsi di lacrime...
“Merlino!!” lo scosse portando le sue mani sulle sue spalle “smettila, possibile che tu debba sempre piangere? A volte penso che dovevi nascere donna, perché sei impossibile ed incomprensibile come loro, sei irriverente, dispettoso, permaloso, lunatico e piagnucolone come una donnetta... diventerai mai un uomo?” pronunciò queste parole con un sorriso canzonatorio e divertito, tanto che Merlino fece il broncio e asciugandosi le lacrime guardo Artù indispettito... “Ecco!” continuò il Re alzando gli occhi al cielo, poi tornado a guardare il suo servo “lo stai facendo ancora...” e il servo, ormai ricacciate indietro le lacrime, rispose “Ancora...che cosa??” ma Artù senza rispondere esplose in una risata che riecheggiò per le mura silenziose nella notte.

Prese Merlino per il polso e se lo trascinò dietro, risalendo le scale, verso le sue stanze. Mentre se lo trascinava dietro Merlino provò ad obiettare “Ma...”
“Sta zitto Merlino!” lo bloccò subito Artù con le parole.

Non potevano starsene lungo i corridoi del castello, la ronda delle guardie o chi altro che insonne poteva aggirarsi lungo i corridoi non gli avrebbero permesso di parlare liberamente. Di salutare per sempre quel ragazzo che gli aveva insegnato l'umiltà, il rispetto degli altri, l'amore... di salutarlo come avrebbe voluto, perché Artù sapeva. Lo aveva percepito tante volte. E anche mentre aveva abbracciato il suo servo poc'anzi, lo aveva sentito tremare, aveva percepito i suoi battiti accelerare, il suo respiro farsi affannoso, irregolare dall'emozione.

E mentre camminava veloce verso le sue stanze con la mano stretta al polso di Merlino che si lasciava trascinare, in silenzio ubbidendo al suo divieto di parlare, Artù ripensava a come si era sentito lui tenendo stretto il suo servo poco prima, a come non lo aveva mai fatto, a come aveva, ogni volta che Merlino lo canzonava, tramutato la sua voglia di abbracciarlo in “lotta”, dandogli degli scappellotti, picchiandolo, ovviamente per gioco... ed ogni tanto stringendolo brevemente, con una mano sulle spalle, qualche pacca da amici e come invece la sincerità dei sentimenti di Merlino lo avesse spiazzato e confuso più di una volta. Quanto gli era rimasto impresso il suo gesto, quando gli si era avvicinato per abbracciarlo quella prima volta e lui lo aveva respinto, sorpreso e orripilato da quel gesto poco virile, due uomini che si abbracciano...!!  Che si scambiano effusioni, che palesano i loro sentimenti di affetto reciproco.

Ma adesso... adesso che si sentiva andare incontro alla morte...
Aveva così bisogno di quegli abbracci negati, di quell'amore, ammirazione e sincerità di cuore che Merlino gli aveva sempre dimostrato. Aveva bisogno di sentirlo vicino un'ultima volta, perché le parole che il servo gli aveva detto riguardo alle sue sensazioni a nulla erano servite.
Per Artù quella notte era un addio per sempre.

Solo quando furono davanti alla porta della camera Artù lasciò Merlino e gli disse, rompendo il silenzio “Voglio che mi aiuti a svestirmi e che mi prepari un bagno caldo”. Al che la voce sorpresa del servo rispose “Un bagno caldo? A quest'ora? Ma domani dovete alzarvi prestissimo...” “è un ordine Merlino! Ma che razza di servo! Non cambierai mai! Sempre a contestare i miei ordini!” “Ma... uff...” sbuffò Merlino che non aveva nessuna voglia di andare a prendere l'acqua calda e perdere altro tempo, doveva andare alla caverna di cristallo, avrebbe dovuto partire subito...

Artù guardò il vapore salite dall'acqua nella tinozza... “Che velocità! Già pronta?” disse stupito.
“Sì!” rispose prontamente Merlino, “in cucina c'era ancora dell'acqua calda, rimasta dagli ultimi preparativi del cibo che hanno cucinato per il viaggio di domani”.
“Vuoi dire che il mio ultimo bagno me lo stai facendo fare nell'acqua dove hanno spennato i polli?” disse inorridito Artù.
“Ma no! Cosa andate a pensare!”
“Beh, con te non c'è da stupirsi di nulla Merlino, dopo che mi hai fatto mangiare un topo, posso pensare che mi puoi far fare il bagno anche nell'acqua dei polli...” sbuffò Artù prima di entrare.
Merlino rise. Ed anche Artù lo guardò ridendo... era bello, quella serenità ed allegria che c'era sempre stata fra loro. Gli faceva dimenticare per un momento tutto quello che stava succedendo. Nemmeno Gwen aveva quella capacità su di lui. Di fargli assopire tutte le angosce.

“Merlino! L'asciugamano...” disse dopo un po' il Re mentre usciva dalla tinozza e il servo, ubbidiente glielo porse. Ma Artù non afferrò solo la stoffa ma anche la mano che gliela stava porgendo e con uno strattone, con la forza che solo un uomo d'armi che riusciva a sostenere un'armatura, uno scudo e una spada pesantissima poteva fare... e di fronte alla quale il peso di Merlino era nulla... lo fece volare dentro la tinozza.

Merlino riemerse fradicio e incavolato... ma prima che potesse proferire il suo disappunto il Re gli disse ridendo “Avevi bisogno di un bagno anche tu”. Facendo buon viso a cattivo gioco Merlino rispose... “Certo ma avrei preferito farlo in una tinozza pulita, non nell'acqua del vostro bagno!” disse questo mentre cercava di uscire dall'acqua, ma la mano di Artù lo bloccò. “Vorresti dire che il tuo Re era sporco?” disse aggrottando la fronte, facendo finta di essere arrabbiato “invece di essere onorato che ti faccio fare il bagno nella mia tinozza!”
Merlino guardò il Re furioso e sempre più indispettito... “Ma certo, avete ragione... quale onore” rispose sarcasticamente pensando tra sé che forse Artù stava dando di matto. Anche se poi non c'era da stupirsi visto che una volta gli aveva lavato la faccia con lo strofinaccio sporco del pavimento rovesciandogli pure l'acqua del secchio in testa. Quindi di cosa doveva stupirsi?

Ma quello di cui stupirsi arrivò di lì a poco quando Artù dal di fuori della tinozza cominciò a spogliare Merlino... “Cosa state facendo???” gracchiò il servo mentre Artù armeggiava per slacciargli i pantaloni “Ti spoglio! Mica puoi lavarti vestito!” rispose ridacchiando Artù.

Merlino cercando di allontanare le mani di Artù rispose “A parte che mi so spogliare da solo, io non voglio farmi il bagno, insomma... ma... basta!” ma fu un attimo e Artù sfilò la camicia a Merlino e guardandolo serio gli intimò “Spogliati! È un ordine”.
Merlino rimase a bocca aperta... “Avete bevuto stasera? Non mi sembrava...” Artù ignorò le parole del servo “Devo continuare a toglierti io il resto o lo fai da solo?” detto questo il Re si allontanò nell'altra parte della stanza, sedendosi sul letto. “Sbrigati!” gli ordinò di nuovo.
Rassegnato Merlino, lasciato almeno nella propria intimità, si tolse gli ultimi indumenti e si immerse nella vasca. Pensando che la situazione era assurda, ma almeno l'acqua era praticamente pulita perché il bagno quel giorno il Re lo aveva fatto giusto al mattino. Tutto era incomprensibile dall'abbraccio sulle scale, a questo... era assorto nel tentativo di dare una spiegazione logica al comportamento del suo sovrano, quando la presenza di Artù lo distolse... Se ne stava appoggiato alla colonna in legno, braccia incrociate sul petto nudo ed un sorriso stampato sulle labbra.
Merlino arrossì, senza capirne il motivo, si sentì per la prima volta improvvisamente in imbarazzo. Anzi no, quella sera era già al seconda volta. La prima fu quando Artù lo aveva abbracciato stretto.
Non disse nulla, spostò lo sguardo dal Re all'acqua della vasca che ormai si stava raffreddando.
Tenne lo sguardo fisso sull'acqua anche quando sentì Artù avvicinarsi. “Dai esci” gli disse tenendo un asciugamano in mano, lo stesso sul quale prima si era asciugato lui. “Beh, mi fate fare il bagno nella vostra acqua usata e mi offrite il vostro asciugamano bagnato... bella ospitalità” si sforzò di scherzare per nascondere l'imbarazzo e quella leggera ed inspiegabile sensazione che gli stava sfarfallando nello stomaco.

Voglia di stringersi ad Artù. Di sentire le loro pelli toccarsi.

Merlino cacciò via subito quell'immagine. Doveva essere tutto lo stress accumulato. La magia perduta, la battaglia di domani... Artù che gli diceva che “domani... aveva bisogno di lui”...
Artù ora era di fianco a lui con l'asciugamano aperto, pronto ad avvolgerlo. E il mago, stupendo anche se stesso, si alzò dalla tinozza lasciando a nudo tutto il suo corpo di fronte al suo sovrano. Era la prima volta che la situazione si invertiva. Era sempre Merlino ad aver visto Artù nudo, ad averlo aiutato porgendogli l'asciugamano, ed ora, senza vergogna, impudentemente, era uscito dalla tinozza e si stava lasciando asciugare da Artù.

Non lo guardava, sentiva solo le sue mani muoversi sopra il tessuto mentre lo strofinava per asciugarlo. Quando le mani di Artù si fermarono... solo allora il Mago guardò il suo Re.

Non c'era nessuno luogo dove nascondersi, dove fuggire, nessun menzogna li divideva dai loro sentimenti adesso. “Perché lo state facendo?” sussurrò piano Merlino. Mordendosi il labbro, sapendo già la stupidità di una domanda del genere. “Non è evidente Merlino? Perché voglio averti vicino stanotte” Lo sguardo azzurro di Artù vibrava alla luce delle candele e forse anche per l'emozione. “Non era forse quello che avevo inteso tu mi stessi chiedendo? Quando ti ho detto che non avrei condiviso il letto con te?... beh, ho cambiato idea”.
Lo sguardo di Merlino andò verso il letto che lui stesso aveva sistemato e ripensò a quella stupida domanda...  a come l'aveva interpretata Artù. Cercando di ricordare come gli aveva chiesto, mentre con disinvoltura sistemava i cuscini, di passare l'ultima notte nel suo letto... cercando di capire,  se fosse stata l'intonazione della domanda, il movimento delle sue mani, in quale gesto ed in quale parola Artù avesse inteso che l'invito era di passare la notte nel letto assieme a lui!
Ma guardandosi dentro si rendeva conto che forse il Re non si era sbagliato...  che sì, Artù aveva letto molto più a fondo di se stesso i desideri che lo animavano. Artù non era stupido come sembrava. Quella testa di fagiolo aveva capito da tempo che tutto quello che lui faceva era dovuto ad un sentimento che andava oltre, ben oltre all'amicizia. E che dentro di lui si animava un desiderio, una curiosità, una predisposizione tale verso il suo sire che l'idea di condividere il letto con lui lo attraeva maleficamente. Come un frutto proibito, come la giusta ricompensa a tutta la sua devozione... e vergognandosene profondamente, ma nello stesso tempo agitato dal desiderio che Artù gli aveva appena smosso dentro... sapeva che non gli avrebbe detto di no.

E fu in silenzio che si presero per mano, senza guardarsi negli occhi, senza proferire più alcuna parola e si stesero su quel letto che li aveva visti tante volte litigare, ridere, canzonarsi, odiarsi..

Mentre le dita di Artù s'infilavano tra i capelli neri di Merlino che si era lasciato cadere sul letto e aveva lasciato che il Re gli si stendesse di fianco, mentre le mani di Artù attiravano il suo viso verso le sue labbra, il mago chiuse gli occhi. Si lasciò baciare. Lasciò che tutte le emozioni sopite e nascoste venissero a galla.

L'unico bacio che aveva dato in vita sua era stato quello a Freya. Con lei, primo amore, primo bacio, prima pazzia del cuore, avrebbe voluto fuggire. Ma quel desiderio era rimasto incompiuto. E mai sul suo corpo aveva sentito i baci che gli stava dando Artù, la sua bocca leggera sul collo, sul viso... Merlino si sentiva tremare, dal piacere, dalla vergogna perché era pur sempre considerata una perversione, per quei tempi, l'amore tra uomini.

Pensò per un attimo a Gwen nelle stanze accanto. Ma cacciò subito il leggero rimorso di questo tradimento, dopotutto lei era arrivata dopo, molto dopo che loro si erano già legati da quell'amicizia che non era già più amicizia, dopo che lui aveva dato la vita per salvare Artù dal calice avvelenato e che Artù aveva disubbidito al padre per lui e anche quando aveva dato la vita per lui fuori dal labirinto, sulla riva dei quel mare creato dalla magia. E tutte le altre volte che avevano rischiato la vita l'uno per l'altro... Avrebbe dovuto capirlo, la loro non era più amicizia da tempo, era amore non rivelato. Come il peggiore dei segreti da tenere nascosto non solo al mondo ma anche a loro stessi.

E Gwen era la cosa giusta, e sapeva che Artù la amava. Ma questo loro amore era diverso. Questo andava oltre a tutte le leggi naturali, come la magia. Le due facce della stessa medaglia si stavano finalmente unendo. E Merlino sapeva, sentiva, mentre la bocca di Artù cercava la sua, mentre finalmente le loro labbra si toccavano dopo essersi tanto negate... sentiva che questo avrebbe portato  qualcosa di nefasto. Il loro amore non poteva tradursi in un amore concreto, carnale. Artù non poteva desiderare lui... amare lui. Artù era il Re di Camelot. Come avrebbe potuto continuare la loro storia una volta finita la guerra, una volta ritornati a Camelot...? Perché Artù era un cuore puro. Non avrebbe mentito a Ginevra. Non si sarebbe diviso tra loro due. Avrebbe scelto. E avrebbe scelto Merlino, mandando a rotoli la sua immagine, creando scompiglio e derisione nel regno. Negando al trono dei Pendragon un erede... e non con gloria, morendo in battaglia, ma senza gloria, rifiutando la sua sposa per un servo...

Merlino capì in un lampo di assoluta certezza che il destino doveva dividerli per sempre, per forza, altrimenti destino di Camelot non si sarebbe compiuto, ma nello stesso tempo il destino li doveva tenere uniti per sempre perché le due facce della stessa medaglia non si possono separare, mai.

Tutto era già scritto.

Mentre in quel caldo, morbido letto Merlino si lasciava prendere da Artù, in un'estasi mai provata di piacere, nella sua prima volta che lo lasciava senza fiato, tra le braccia del suo Re che lo stringevano come fossero finalmente una cosa sola... le due facce della medaglia, erano finalmente unite.

Perché niente più dell'amore unisce per sempre....

N.d.A. - Ringrazio per le due recensioni e avrei piacere di avere altre opinioni perché queste due ricevute sono... diametralmente opposte...! :) Mentre ho trovato curioso che i personaggi risultino in certi momenti poco attinenti, cioè che certi punti della storia non siano da loro... perché io ho avuto la stessa impressione leggendo le altre fanfiction! Quindi probabilmente io "sento", o meglio "leggo psicologicamente", Merlino e Artù in modo diverso. Quindi viva la libera interpretazione! :) Grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia e pure le mie note. Grazie a chi mi ha fatto notare gli errori, che ho prontamente corretto. Grazie a chi vorrà lasciarmi altri commenti di confronto.
   
 
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