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Autore: Magda953    25/04/2009    0 recensioni
Non so da dove a volte trovi la forza, il coraggio di andare avanti, di alzarmi da quel pavimento e trascinarmi, trascinare i resti di questa non vita. Dentro, per ora, sento solo il bisogno di lavare via ogni singola traccia di lui su di me.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morta in Vita




Sento il dolore propagarsi nel mio corpo. Sto affogando tra le lacrime e morendo tra le mie braccia. In un angolo di quella stanza che conosce e nasconde il mio segreto, mi consolo inutilmente cercando di rassicurami che quella sarà l'ultima volta, che non eri in te, che sono io che ha sbagliato.

Bugie.

Inutile bugie che mi ancorano.

La testa pulsa ancora per il dolore e sento il sapore amaro, ancora una volta, del mio sangue sulle labbra.

Perché resto ancora qui? In questa casa che mi soffoca, tra queste mure che mi annullano e con te che mi distruggi.

Alzo la testa riaprendo piano gli occhi e cercando di vedere quello che rimane della mia vita: solo cocci rotti, frammenti che non ho il coraggio di raccogliere e ricostruire.

Mi alzo da sola, ma le mi gambe non reggono- sono stanche- cerco un sostegno che non trovo e ricado sul pavimento come tante altre volte.


Non so da dove a volte trovi la forza, il coraggio di andare avanti, di alzarmi da quel pavimento e trascinarmi, trascinare i resti di questa non vita.

Dentro, per ora, sento solo il bisogno di lavare via ogni singola traccia di lui su di me.

Inutilmente ancora.

Perché sento ancora la tue mani sul mio corpo che mi stringono forte, ferendomi.

Perché percepisco il tuo respiro furente sul mio volto chino ricoperto di lacrime.

Perché sento le tue parole, maledette, che mi arrivano dentro come lame affilate.

Perché sento i tuoi occhi guardarmi con disprezzo.

Perché sento che mi fai sentire un nulla.

La schiuma nasconde i lividi di un amore morto, ma l'acqua se la porta via mostrandomi ancora quelle ferite che non sembrano mai sparire.

Quelle ferite che ho nascosto con le mie bugie una, due, tre, infinite volte.

Chi sono? Mi domando mentre guardo il mio volto: gli occhi scavati, rossi ancora per il pianto, la pelle pallida e ruvida, i capelli disordinati e increspati.

Chi è la donna che mi sta guardando? Mi supplica con gli occhi feriti di chi ha perso senza sapere perché. Mi osservano rabbiosi accusandomi di aver glielo permesso, di non aver il coraggio di dire basta, di essere una codarda bugiarda che ama chi non dovrebbe amare. Chi è?

E ancora un volta piango nascondendo il mio volto tra le mani e abbandonandomi sul pavimento.

Sono l' ombra della donna che una volta ero e che ora è morta nell'incubo peggiore .


Mi ero ripromessa che non sarebbe mai più successo che quella sarebbe stata l'ultima volta.

La prima volta mi ero alzata dal pavimento stringendo forte le mani e me ne ero andata da quella casa sbattendo la porta con la rabbia e la delusione nel cuore.

Chi era l'uomo che amavo? Quella sera avevo pianto abbracciata ad una amica. Mi era rimasta accanto accarezzandomi la testa e cercando di placare quel pianto disperato. Non aveva chiesto perché, come e chi la mattina successiva- lo sapeva chi era stato- si era limitata a dirmi: resta quanto vuoi. Io ci sarò.

Mi rincuorò, ma io......

Le sue parole d'amore, le sue scuse sussurrate, le sue mani dolci, i suoi occhi che mi supplicavano perdono, le sue attenzioni da innamorato mi fecero cascare tra quelle braccia che mi amarono e avrebbero dovuto continuare a farlo.

Ma che illusa. Che stupida che ero stata.


Ho mentito per un amore che mi ha consumato e che continua a fare.

Ho mentito per un uomo che mi uccide giorno dopo giorno

E ho mentito a chi cercava di aiutarmi, di salvarmi dal mostro che io chiamavo amore.

Sono caduta per le scale. Dicevo mentre quella amica mi guardava non capendo quelle stupide bugie.

Non dire sciocchezze. Lui mi ama- altra bugia.- sono inciampata nel tappetto e ho sbattuto contro il tavolo.

Non mentire per chi ti sta uccidendo. Mi disse guardandomi dritta negli occhi e io rimasi in silenzio vergognandomi di me stessa, ma cosa potevo fare?

L'amavo.

Come si possa amare un uomo cosi, non lo so.

Non sono mai riuscita a comprendere quel mio sentimento assurdo che mi ha condotto fino a questo. Come non riesco a comprendere perché resti ancora qui.

Perché lo amo?

Ma perché si ama un uomo cosi?

Un uomo che ti guarda con occhi che esprimono odio e invece dovrebbero esprimerti amore e le sue mani ti accarezzano con odio che con amore, perché?

No non si può amare un uomo del genere.

Si teme quel uomo perché nonostante la mattina tu le abbia servito la colazione, le abbia preparato il pranzo e la cena gliela abbia fatta trovare calda al suo arrivo, le abbia stirato le camicie, pulito la casa di cima a fondo e fatto ogni cosa che a lui non possa dare fastidio, nonostante tutto, vedrai il suo disappunto contro di te nei suoi occhi e nelle mani che tremano e tu dirai che lui è nel giusto e che tu hai sbagliato.

Lui, maledetto ingannatore, mi ha fatto credere ciò con le sue mani piene di rabbia e le sue parole irose e io, stupida, impaurita innamorata, ci ho creduto illudendomi di poter porre fini a quel dolore.

Chiudo le mani a pugno e mi rialzo sentendo dentro la rabbia contro quel uomo e contro me stessa perché non ho saputo reagire, perché mi sono lasciata schiacciare da un uomo che non merita di essere chiamato uomo.

Rivoglio la mia vita.

Rivoglio me stessa.

Sento la porta sbattere. È rientrato. I suoi passi sul pavimento si fanno più forte e la sua voce dura e fredda che mi parla mi spaventa: Dove sei?

Mi ritrovò a risentire quel sentimento di inferiorità. Sento invadermi di nuovo la paura delle sue mani e delle sue parole. Un brivido tradisce la mia sicurezza e pensò: ogni cosa sarà uguale all'ultima. Con le mani tremanti esco dal bagno cercando di sembrare la solita.

<>.non ho il coraggio di sollevare il viso. <>gli domandò e guardò i miei piedi. <> mi domandò. Sono stanca. Penso, ma rimango in silenzio ascoltando i battiti vuoti del mio cuore.

<< io...>> inizi, ma non ho voglia di sentirti.

<< sarai stanco>> dico pacatamente.

<< ascoltami>> dice con voce tremante come di chi si sta per mettere a piangere. Non ho voglia.

Non lo dico, ma lo capisce. Mi avviò verso la cucina per finire di preparare la cena.

<< ti ho detto di ascoltarmi>> urla afferrandomi per il braccio.<< ascoltami>> sussurra piano. Resto immobile. So quello che dirà. Mi dirà che le dispiace, che non voleva, che quella era l'ultima volta, che cercherà di cambiare, che senza di me non può vivere, che mi ama, che sono la sua vita e che resti perché mi ama.

<< mi dispiace>>

<< ok. Lo so.>> le rispondo tanto per rispondere. Che importanza ha quello che dica? Non cambierebbe niente.

<< ascoltami, cazzo. E guardami quando ti parlo>> mi scuote afferrandomi per le braccia e stringendomi come prima.

Alzo il volto e osservo i suoi occhi furibondi che esprimono niente altro che rabbia e per un momento mi specchio nei suoi occhi e vedo i miei vuoti. Vuoti come la anima mia.

<< che vuoi fare? Invece di torturarmi, uccidimi >> urlo, per la prima volta, contro il suo viso.

Si irrigidisci e mi lascia andare colpito da quello che ho detto. Maledetto, ho perso tutto non ho più niente da perdere. Lui, si è preso ogni cosa, la mia vita, la mia dignità, la mia essenza di donna trasformandomi nella sua ombra, nel fantasma che sono ora.

<> mi dice supplichevole guardandomi con quei occhi che una volta mi facevano sognare.

<> bugia.

Ancora bugie.

Bugie che non crederò mai più.

<< ti amo>> bugiardo.

Mi allontano da quel mostro che mia succhiato la vita avviandomi verso la porta decisa di porre fine a questa prigionia.

<< ti amo. >>ripete avvicinandosi a me e cercando di fermarmi.

<< io no. Non ti amo....più>> lo guardò scostandomi da lui. Mi osserva ferito, impaurito. Il mostro che mi ha distrutto ora sembra un cucciolo che ha paura di rimanere da solo. I suoi occhi mi guardano accusandomi di qualcosa di cui ora sono sicura di non aver nessuna colpa.

Afferrò la giacca e esco prima che lui possa fare qualcosa. Ho comunque sempre paura delle sue reazioni. Scendo di corsa le scale anelando una libertà che per tanto tempo mi è stata negata.

Giù sento l'aria fredda pungermi il viso, entrare in contatto con la ferita sulle labbra, ma il dolore non sembra arrivare. E se arriverà non penso che farà male quanto quello che ho dentro me.

Voglio vivere. Mi ripeto, mentre osservo la strada deserta. È tardi e sono, forse, sola in quella strada, ma non importa.

Non sento i suoi passi per le scale, le sue mani che mi afferrano e le sue parole che cercano di convincermi ad non andare via da lui. È ancora su, convinto che tornerò da lui come le altre volte, ma questa volta no.

Questa volta vado avanti. Raccoglierò i cocci della mia vita e li ricostruirò. Cercherò me stessa e vivrò.

Vivrò,questa volta, per me.





  
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