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Autore: Enigmista12    04/08/2016    0 recensioni
L'approdo a Gotham City dei tre maghi più famosi del mondo getta nello scompiglio varie vite; ma un pericolo è in agguato, e bisognerà unire le forze per fermarlo.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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“Ma voi guardate! “Non potete venire, siete troppo piccoli!” E questo dopo averci mandato nella città numero 1 di criminalità del pianeta! Quei beoti!!”

Laurie non la finiva più di inveire. Erano nuovamente nel vicolo in cui avevano incontrato Selina. La scopa volante Onda era volata via nel cielo, e ora i Magic Four stavano seduti su un cassonetto, parlando male degli altri e mangiandosi un'enorme quantità di dolci: Laurie aveva in mano un sacchetto pieno di cioccolatini quadrati ripieni di caramello e con una nocciola al centro. Lei, Titanic e Skales ne tiravano fuori uno dopo l'altro, cacciandoseli in bocca; probabilmente il sacchetto era incantato, perché non finivano mai. Ogni tanto Laurie ne tirava una manciata a Steven, il quale aveva sicuramente dei poteri anche lui perché li mangiava senza problemi, mentre normalmente il cioccolato è una specie di veleno per i cani.

“Per me sono solo gelosi” borbottò Titanic.

“Ma dai, non è da loro; come farebbero a essere gelosi?” chiese Laurie. Steven aggrottò un sopracciglio a Titanic (o almeno, il suo muso si contrasse), mentre Skales non rispose, occupato a togliersi del caramello da uno dei suoi dentoni bianchi affilati. In quel momento si udì uno schiocco secco nell'aria, e, di fronte a loro, caddero a terra due ragazze. Laurie saltò in piedi, facendo un gesto ridicolo con le braccia nel tentativo di prendere contemporaneamente bacchetta magica e coltello, Skales fece lo stesso, mentre Titanic urlò:

“No! Fermi! Aspettate vi prego! Non prendetemi nulla! Ho degli amici: derubate loro, non me!”.

In quella, le ragazze si alzarono lentamente, spolverandosi i pantaloni.

“Ciao Magic Four!”

“Luna, perché gli chiami così?”

“Ginny! Luna! Grazie al cielo, siete voi!” esclamò Titanic sollevato. In quella si accorse che Laurie e Skales lo guardavano accigliati. “Ehm, ragazzi, naturalmente ho detto quella cosa, prima, perché sapevo che voi sapete benissimo difendervi, mentre io, ecco, sono un po' scarso! Non intendevo che dovevano derubare voi, ma solo...”

“Oh, falla finita Titanic!” esclamò una delle due ragazze. Erano sui diciotto anni, molto diverse fra loro: la prima aveva una grande massa di capelli rosso fuoco e lisci, lentiggini su tutta la faccia e occhi scuri e luminosi. La seconda invece aveva i capelli lunghi, di un biondo sporco, occhi sporgenti e dall'aria sognante, e una strana collana che sembrava fatta da tappi di bottiglie. La prima si chiamava Ginny Weasley, la seconda Luna Lovegood.

“Ragazze, che bello! Ma che ci fate qui? Credevo che Harry e Ron vi avessero detto...”

“Harry e Ron, per tua informazione, non possono decidere un bel niente per noi” sbottò Ginny tirandosi indietro i capelli fiammeggianti.

“Già, così abbiamo pensato di proiettarci direttamente da voi. Oh, Skales, hai due ghirigori in testa” disse invece Luna con tono sognante. Skales si toccò i cappucci blu da cobra con sopra due spirali gialle.

“E' bello anche per me rivederti, Luna, vedo che stai bene!” rispose.

“Dove sono Harry, Ron ed Hermione? Abbiamo preferito comparire da voi invece che da loro, perché avrebbero reagito malamente. Ma non è stato facile trasferirsi con un incantesimo dall'Inghilterra all'America” disse Ginny. Laurie gettò un'occhiata ai tre amici, dopodiché raccontarono tutto quello che era successo.

“...E così ora ci troviamo disoccupati!” sospirò Titanic mettendosi in bocca un cioccolatino.

“Può darsi che l'abbiano fatto solo perché avete fatto sapere troppo del mondo magico a tutti quei Babbani; sì, deve essere sicuramente così” affermò Ginny.

“Solo che non volevano dirvelo in questo modo, così hanno preferito in questo modo.”

“Mh, mh” mugugnarono Laurie e Skales con la bocca piena di cioccolato e caramello.

“Ne volete uno?” chiese Titanic porgendogli il sacchetto. Luna ne prese una manciata, ma Ginny li fissò riempirsi la bocca dei dolci.

“Che c'è? Siamo sconvolti, e quando siamo sconvolti il cioccolato ci fa stare meglio, va bene? Tipo con i Dissennatori” sbottò Laurie accorgendosi del modo in cui la ragazza la guardava.

“Ma guardatevi! Sembrate Ron!”

“Adessssso non nominarci tuo fratello” avvertì Skales.

“Ehy, guardate che anche noi ce l'abbiamo con loro, va bene?”

“Questi Falcone e Maroni sono italiani?” chiese invece Luna. Tutti la guardarono.

“Ehm, credo di sì, perché?” disse Titanic.

“In Italia ci sono un sacco di Melleri. Ti si intrufolano in testa mentre dormi passando dalle orecchie. Tu Laurie sei di origine italiana e ne sei piena. Questi due ne avranno la testa traboccante”.

“Ok...” borbottò Laurie interessandosi all'improvviso alle sue scarpe.

“Comunque, dicci allora dove sono” disse Ginny.

“L'ultima volta erano a casa di don Falcone, non so adesso cosa stiano facendo”.

“State tranquilli, non sono più là!” tutti sussultarono guardando in alto: da una scala antincendio del palazzo lì vicino si sporgeva Selina.

“E tu chi sei?” chiese Ginny.

“Ha uno gorghoschizzo che le ronza attorno” avvertì Luna.

“E' quella ragazza, Selina, di cui ti parlavamo” sospirò Laurie.

“Selina, loro sono Ginny Weasley, sorella minore di Ron e fidanzata di Harry, e Luna Lovegood, nostra grande amica”. Selina saltò agilmente a terra.

“Sono dei maghi? Mi stanno cercando per cancellarmi la memoria?” chiese sospettosa.

“Dovremmo, ma no, non ti vogliamo cancellare la memoria.” disse Ginny. Luna fece un gesto, come per scacciare una mosca invisibile dalla testa di Selina.

“Bene! Il gorgoschizzo se n'è andato!” disse soddisfatta. Selina la guardò come se avesse parlato in una lingua sconosciuta.

“Meno male che non volete cancellarmi la memoria: i vostri belli amici sono stati portati via. Villa Falcone è stata ripulita.”

“Cosa??” chiesero tutti in coro. Titanic lasciò cadere il sacchetto di cioccolatini a terra. Steven drizzò le orecchie.

“Ho visto due tizi trasportare una sfilza di persone addormentate via da lì. La maggior parte gli ho riconosciuti, ma c'erano anche tre ragazzi, due maschi e una femmina...”

“Erano loro” concluse Skales. “Dicci coss'è sssuccesssso essattamente”. Di solito l'essere parlava appositamente evitando la lettera “s” per come la pronunciava, ma dall'eccitazione non ci faceva più caso. Selina raccontò rapidamente di Mike e Dolly, come li avesse visti uscire da villa Falcone trasportandosi dietro i corpi privi di sensi, e andarsene con il furgone. Era lì, spiegò, perché pensava di riuscire a trovare qualcosa di interessante da sgraffignare vicino alla casa del più importante mafioso di Gotham. Aveva seguito il furgone saltandoci sopra, e questo era andato fino a uno dei palazzi più alti della città. A questo punto aveva pensato di informare i Magic Four nel caso sapessero qualcosa.

“Io vado a salvarli” disse Ginny senza esitazioni.

“Vengo con te” affermò Luna.

“Ci sono anch'io” disse Laurie. “Anche se mi pietrificate, trovo un modo per liberarmi e seguirvi.”

“Va bene” sospirò Ginny.

“So già che 'sta storia mi farà rimpiangere il fondo dell'oceano” borbottò Titanic. “Ma non posso non venire anche io”.

Steven abbaiò per aggregarsi.

“La mia norma da cattivo dei cartoni animati mi indica di fregarmene e andare a ssssssvaligiare il kebab più vicino” disse Skales. “Ma ssssiamo i Magic Four, e non possso perdermi una ssscazzottata quando c'è n'è una, perciò...andiamo ad ammazzarci!”

“Ottimo; qual è il piano?” fece Selina incrociando le braccia.

“Come? Vieni anche tu?” chiese stupito Titanic.

“Della maggior parte di loro non me ne può fregare di meno” (Skales gli fece un sorrisetto di approvazione) “...Ma Bruce...è Bruce. Perciò, andiamo a salvarlo”.

“Lo dicevo che ti piace! Ehy Laurie, magari anche tu hai fortuna con Oswald, no?” chiese Titanic scherzoso. Luna e Ginny si guardarono perplesse, mentre Laurie e Selina, all'unisono, prendevano Titanic e lo buttavano nel bidone più vicino.

“La Umbridge è una maga molto potente e pericolosa; Laurie almeno ha la bacchetta, ma...tu?” fece preoccupata Ginny.

“Sa cavarsela. E poi, qui non si parla solo della Umbridge, c'è anche lo zampino di qualche persona non magica.” osservò Laurie.

“Tutti quei collegamenti con Babbani... insomma, un mago o una strega non ne sarebbero così capaci.”

“E allora scopriamo cosa c'è sotto. Largo gente, le ragazze prendono la scena!”

*****************

Gordon aprì gli occhi con l'impressione di avere la testa in fiamme. Si toccò la parte destra della nuca e sentì un bernoccolo così grosso che sembrava avesse una palla da baseball sotto la pelle. Si tirò a sedere: era attorniato dagli altri. Avevano un'aria furiosa e imbronciata.

“Ehi?” chiese Gordon “Dove siamo finiti? Che è successo?” per risposta Bullock indicò qualcosa: delle sbarre. Erano in una specie di grossa gabbia di metallo, di quella usata negli zoo. Ma non erano in uno zoo: stavano in una colossale stanza cubica, con una parete fatta interamente di vetrate, che mostrava che si trovavano in un altissimo palazzo.

“Sono stati quei due tizi” informò Harry. “Quell'uomo era un mago straordinario; non capisco come abbia fatto a cancellare l'incantesimo di protezione di Laurie: l'unico che può cancellarlo è la persona stessa che l'ha scagliato”.

“Ci hanno tolto tutti i cellulari. E anche le armi, coltelli e pistole e bacchette” sbuffò Bullock.

“Non abbiamo nulla per aprire la gabbia?” chiese Gordon. Tutti scossero la testa.

“Ma...manca qualcuno” osservò all'improvviso Ron.

“Non vedo Hermione. E nemmeno quel tipo, Cobblepot”.

“Senza contare Bruce. Chissà cosa gli hanno fatto” borbottò cupamente Alfred.

“Siamo qui!” esclamò all'improvviso una voce. Tutti si girarono: non molto distante da loro c'era una specie di vetrata, che mostrava un'altra stanza, e una porta. Dalla vetrata Hermione, Oswald e Bruce gli osservavano.

“State bene? ” gridò Ron per farsi sentire.

“Sì, sì!” esclamò Hermione.

“Ma siamo chiusi qui”.

“Ma va'?” fece sarcastico Ron.

“Chi ha architettato un piano così ben congegnato?” chiese Mooney.

“Bella domanda” fece Harry.

“Questa non è tutta farina del sacco della Umbridge. C'è qualcun altro”.

In quel momento si sentì una porta aprirsi: dall'altra parte della stanza entrarono cinque persone. In testa c'erano Zucco e la Umbridge, seguiti da Dolly e Mike e da un malconcio Johnny, che ancora perdeva peli dorati e ogni tanto ne sputacchiava qualcuno.

“Tu!!” urlarono all'unisono Harry e Ron e Falcone e Maroni, i primi due riferiti alla donna, i secondi al mafioso. Di colpo si guardarono.

“Lo conosci??” fecero ancora contemporaneamente.

“Quel tizio, Zucco: è un mafioso, arrivato da poco. Tony, non eri nostro amico?” fece Falcone. Zucco ridacchiò.

“Vostro amico? Io? Ma figuratevi! Tutto quello che volevo era farvi una buona impressione!” rispose.

“Aspetta...lo credevate vostro amico?” chiese Harry a Maroni.

“Sì, perché?” disse lui. Harry, Ron ed Hermione si scambiarono un'occhiata.

“Oh...” borbottarono come se avessero capito qualcosa solo ora.

“Avete sempre collaborato?” chiese invece Gordon.

“Fin da quando ci siamo conosciuti” confermò Zucco.

“Pensavate davvero che mi sarei accontentato di starmene alla vostra ombra? Nossignore, per nulla. E adesso...” si girò verso Hermione, Oswald e Bruce “Vedrete. Tu!” esclamò indicando Bruce. “Mi servi, ragazzo.”

Zucco estrasse una pergamena e una penna d'oca dalla tasca.

“Cos'è?” chiese Alfred.

“Un semplice contratto nel quale il ragazzo mi cede la compagnia di suo padre, la Wayne Enterprises”. La Umbridge fece un risolino, e Gordon ed Harry provarono l'impulso di mollarle un pugno. Zucco scrollò le spalle, si avvicinò al vetro che dava alla stanza con all'interno i tre prigionieri, e aprì quella che sembrava una fessura per delle lettere nel muro, così ben mimetizzata che prima nessuno l'aveva notata. Ci fece passare la penna d'oca e il contratto, e la chiuse. Bruce li prese e osservò. Poi alzò lo sguardo.

“Se lo può scordare” disse tranquillamente.

“Suvvia ragazzo, così facendo stai dando a te e i tuoi compagni un'inutile sofferenza” disse dolcemente la Umbridge.

“Oh, certo, Bruce firma, poi sta sicuro che ci lasceranno andare, magari regalandoci un lecca-lecca per il disturbo!” fece ironico Ron. Zucco e la Umbridge lo fulminarono con lo sguardo.

“Hai preso il libro del Principe Mezzosangue” sbottò Harry alla donna.

“E' così che hanno potuto eliminare l'incantesimo di protezione”

“Era un peccato che stesse a marcire in quella stanza a Hogwarts, no? Così ho pensato...”

“...Di farlo passare per tuo!” interruppe bruscamente Oswald.

“Già!” Lo appoggiò Hermione. “E' la tua specialità! Già prima con quel medaglione... lo so che tua madre era una Babbana! E tu te ne vergogni così tanto che...”

“Zitti!!” strillò la Umbridge “Non mi faccio insultare da bastardi come voi, uno sporco Babbano e un'insulsa Sangue Marcio!”

Ora, né Gordon, né i suoi compagni Babbani avevano capito a cosa si riferisse Hermione con il medaglione citato, e neppure capito cosa voleva dire la Umbridge con la parola Sangue Marcio, ma capirono che doveva essere qualcosa di grosso: Hermione ammutolì diventando bianca e rossa come una mela, Harry si scagliò con tutte le sue forze contro le sbarre della gabbia e Ron sputò verso la Umbridge una sfilza di parolacce. Anche Bruce intuì che l'insulto era molto pesante, perciò gettò a terra la penna d'oca e strappò in due il contratto.

“Ora basta così!” esclamò Zucco.

“Voi tre!” indicò Falcone, Maroni e Mooney. “Venite con me. E anche tu!” additò Bruce.

“Se lo può scordare” sbottò Gordon. Maroni e Falcone incrociarono le braccia con aria di sfida, mentre Mooney giurò:

“Provate ad avvicinarvi e vi ucciderò in uno schiocco di dita.”

“Ehm, scusate, per caso abbiamo detto che ci importa qualcosa di ciò che pensate o che vi toccheremo?” domandò Zucco. Si girò verso Mike e Johnny, e fece un cenno. Entrambi sollevarono le bacchette, Johnny (con gran soddisfazione di tutti i prigionieri) sputacchiando qualche pelo dorato e inveendo contro “quella dannatissima ragazzina con i suoi amichetti”. Un attimo dopo Falcone, Maroni, Mooney e Bruce furono avvolti da un'aurea azzurrognola come quella scagliata da Laurie contro il coniglio-Johnny. Poi i quattro furono sollevati; prontamente i loro compagni tentarono di afferrarli o riportarli con i piedi per terra, ma senza successo: sempre avvolti in quell'aurea, furono come trascinati contro le sbarre (Falcone, Maroni e Mooney) e la parete (Bruce) ma, incredibilmente, la attraversarono come fosse un ologramma. Zucco,Mike, Dolly e la Umbrdige se ne andarono attraverso la porta portandosi dietro i mafiosi e il ragazzino, ignorando le proteste e minacce di questi e gli altri prigionieri.

“Li faccio a pezzi se fanno qualcosa a Bruce” sibilò Alfred afferrando le sbarre e premendole come per farle sparire. Johnny, rimasto con loro, sputò ancora dei peli dorati e se ne scrollò un po' via dai capelli, poi si sedette su una sedia lì accanto, scrutandoli torvo.

“Ma cosa combinano quei due?” borbottò improvvisamente Ron. Tutti guardarono verso la vetrata che dava alla stanza accanto: Hermione e Oswald stavano parlando a bassa voce, in maniera molto concitata. Poi entrambi fecero una faccia furente, e Oswald si voltò e schiacciò la fronte contro il vetro, mentre Hermione sparì dalla visuale.

“Lasciaci andare: potremmo esserti utile. E poi...poi potresti essere ricompensato” tentò di dire il ragazzo a Johnny.

“Bel tentativo” bofonchiò l'uomo. Oswald fece per aggiungere qualcos'altro ma poi la sua faccia si trasformò: guardò alle spalle di Johnny, verso la porta, e urlò:

“Presto, sbrigatevi! Li hanno portati nella stanza accanto! Muovetevi!!”

Johnny si girò così velocemente da rischiare di torcersi il collo, si alzò e corse verso la porta, girando nel corridoio e allontanarsi.

“Ma che diavolo...” borbottò Carbone. In quel momento la porta accanto alla vetrata si spalancò, e Oswald ed Hermione ne uscirono trionfanti.

“Come...come...” farneticò Edward. I due sorrisero, ed Hermione mostrò la penna d'oca che Bruce aveva gettato:

“Abbiamo parlato, e poi fatto finta di aver discusso, così che non da non farlo insospettire; poi Oswald lo ha fatto uscire con quello stratagemma, e io ho forzato la serratura.” spiegò.

“Ok: Hermione sei un mito!!” fece Ron eccitato. Oswald gli lanciò un'occhiata.

“Ehm, naturalmente anche tu, ma il fatto che Hermione ci ha già salvato un sacco di volte, e poi...”

“Sì, sì, parleremo un'altra volta delle vostre avventure, ora liberateci” sbottò Zsasz. Hermione e Oswald si avvicinarono, la prima con la penna in mano, pronti a scassinare la serratura. Ma in quel momento Mike apparve dalla porta in fondo alla stanza e urlò puntando contro di loro la bacchetta:

“Levicorpus!” Hermione e Oswald furono sollevati in aria, e si trovarono a strillare e scalciare appesi per una caviglia, come un da un gancio invisibile. Butch riuscì a raccogliere la penna, ma, prima che potesse nasconderla, Mike esclamò:

“Accio penna!”. L'oggetto volò per la sala e finì dritto in mano all'uomo. Dopodiché questo entrò, seguito dalla Umbridge e Johnny.

“Meno male che hai incrociato Mike, altrimenti le conseguenze del tuo errore sarebbero potute essere...spiacevoli.” fece la donna all'uomo. Poi si voltò verso i due appesi.

“Li rimetto nella stanza” disse Johnny con aria avvilita.

“Oh, no. Ho altro in mente per loro. I bambini cattivi devono essere puniti” disse la Umbridge con una luce di trionfo negli occhi.

“Che sta facendo a Bruce?” chiese Alfred.

“Nulla, Zucco sta cercando di farli ragionare. Dolly se ne intende di queste cose.” rispose Mike ridacchiando. In quel momento si sentì un urlo acuto, non si capiva a chi appartenesse.

“Bastardi!” sputarono Bullock e Ron all'unisono.

“Che ci farete?” chiese invece Hermione con tono quasi piatto. Oswald si portò una mano al petto.

“No, tranquillo caro, non sprecherò ancora quell'incantesimo su di te e la tua compare” rassicurò la Umbridge. Con la bacchetta li sospinse, sempre sospesi al a testa in giù, verso la parete a destra. Gordon notò che le loro facce stavano diventando rosse per il sangue che defluiva verso il basso. La Umbridge tirò fuori un paio di fogli e due penne d'oca alquanto insolite. Tutti i tre maghi sussultarono.

“Quella è...” fece con voce strozzata Harry.

“Sì” disse la Umbridge sorridendo in modo smielato. “L'ho solo perfezionata.”

Spinse con un incantesimo i fogli e le penne verso Oswald e Hermione.

“Forza, prendeteli” incitò la donna. Nessuno dei due si mosse.

“L'unica cosa che mi spingerebbe a prendere questa penna, sarebbe il cacciartelo in un occhio!” esclamò Oswald. La Umbridge scosse il capo e usò un incantesimo che obbligò le braccia dei due ragazzi a sollevarsi e prenderli.

“Ora scrivete “Babbani” ” ordinò. “Poi magari vi farò scendere. Voglio che vi rendiate conto di quale sporca specie apparteniate. Fate penetrare il messaggio. Se non lo fate voi vi obbligo io” aggiunse. Johnny e Mike si guardarono sghignazzando.

“Non lo fare” disse Hermione a Oswald.

“Perché hanno così paura?” chiese Alfred agli altri. La Umbridge puntò la bacchetta verso i due. Per Oswald il messaggio fu chiaro: seccato, prese la penna d'oca e il foglio e, un po' faticosamente perché sottosopra, scrisse in modo un po' malandato “Babbani”. Guardò la Umbridge che gli sorrise al contrario.

“Continua” incitò. “Fai penetrare il messaggio.” Oswald non capiva cosa intendesse, ma pensò di farla finita. Così continuò a scriverlo. Mentre lo faceva avvertì una strana sensazione di bruciore alla fronte; cercò di ignorarla, e continuò. Non sapeva che lì accanto Hermione aveva iniziato anche e lei e non poteva trattenersi dal tremare mentre scriveva: si ricordò di quando la Umbridge aveva insegnato momentaneamente a loro ad Hogwarts, alle sue punizioni. E quando sentì il bruciore alla fronte ripensò alle parole della donna “L'ho solo perfezionata”. Prima si limitava alla mano. Ma stavolta...

Mentre Oswald scriveva, notò faticosamente che Gordon le persone nella gabbia li fissavano allibiti. “Cos'hanno da guardare?” pensò infastidito. Ora, oltre il bruciore, sentiva anche qualcosa colargli sui capelli. Con un sospiro si interruppe per asciugarsi la fronte. E si bloccò quando vide quello che gli era rimasto sulla mano: sangue. Si girò verso Hermione, la quale si era fermata anche lei per rivolgergli uno sguardo triste. Sulla sua fronte spiccavano dei tagli sanguinanti, che formavano una scritta.

“Cos'è?” chiese Bullock.

“Babbani” lessero all'unisono Oswald e Hermione. I fogli e le penne caddero a a terra. Mike e Johnny si dettero il cinque. La Umbridge sorrise. In quella la porta si aprì ed entrarono Falcone, Mooney, Maroni e Bruce; camminavano in fila indiana, con dietro un uomo che puntava alle loro schiene una bacchetta magica. Era tarchiato, con capelli grigiastri e una barba mal rasata. Vestiva interamente di rosso e indossava, chissà perché, guanti bianchi. I mafiosi e il ragazzo, a parte qualche taglio sulla faccia e l'aria scombussolata, parevano stare abbastanza bene. Di nuovo vennero avvolti in una luce azzurrognola, per poi attraversare le sbarre della gabbia ed infilarsi dentro; con l'aggiunta di Bruce ora si stava decisamente stretti lì dentro.

“Come state? Che è successo?” Domandò Butch, accorso verso Mooney. Bruce invece fissò prima Oswald e Hermione con la fronte sanguinante, poi la Umbridge, e infine urlò:

“Cosa gli avete fatto?”.

“Una lezioncina” ribatté tranquillamente la donna. Gordon la fissò furente, desiderando, ardentemente, avere una pistola per sparargli. In quel momento, contemporaneamente e Bullock, Ron ed Harry, vide qualcosa: un'ombra che saettava davanti alla parete fatta a vetrate. Si convinsero di avere le allucinazioni.

La Umbridge li guardò, prima di parlare:

“Voi quattro non avete ceduto le vostre compagnie e territori; voi due avete disobbedito; voialtri siete terribilmente intralcianti. A questo punto non ci servite più: dovremo sbarazzarci di voi”.

Gordon, Bullock, Harry e Ron strinsero i pugni. Alfred abbracciò Bruce, Butch si mise davanti a Mooney, Zsasz a Falcone e Carbone a Maroni. Edward, Oswald ed Hermione si avvolsero le braccia sulla testa, come per parare un colpo invisibile. Ma all'improvviso, i secondi che ho citato, spalancarono la bocca fissando la finestra.

“Bel tentativo; ci credete così stupidi?” rise Mike.

“Neanche Johnny è così scemo da cascare per due volte di fila nello stesso trucc...” ma non terminò la frase. In quel momento la finestra esplose, e tre scope volanti entrarono, svolazzando per tutto il soffitto. Dallo stupore, nessuno riuscì a reagire. Un attimo dopo atterrarono, le prime due con grazia, la terza sbandando e quasi schiantandosi.

“Ahi! Selina, mi hai quasi rotto le costole!”

“Scusa, ma stavo per cadere!”

“Perché ogni volta accetto di prendere la scopa? Sono una nave posso...”

“Navigare da te? Sssta attento a quello che dici Titanic! Ricordati che tu sssei tu!”

“Arf!”

Tutti fissarono ammutoliti le quattro ragazze e gli strani esseri che parevano caduti dal cielo.

“Come va?” chiesero i Magic Four e Selina all'unisono mentre Ginny e Luna sfoderavano le bacchette.

   
 
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