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Autore: Yu_Kanda    05/08/2016    0 recensioni
[LaviYuu]
[Storia partecipante al contest Fiume "A mille ce n'è... di slash da narrar!" indetto da Sango sul forum di EFP]
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Book of Lairs'
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Questo capitolo è pubblicato per il LAVIYUU Festival!




Il Difensore


Capitolo 3 : Ricordare


 

Il nonno gli aveva detto che era morto... Cosa stava succedendo? Perché Komui l'aveva nascosto lì?

– Yuu – mormorò – sei tu.

Gli occhi del giovane si richiusero e Lavi si chinò sulla capsula, poggiando la fronte sul vetro.

– Lo conosce? – chiese Reever; udì passi che si avvicinavano, ma non si risollevò, né voltò la testa.

– L'attività cerebrale è cessata quasi del tutto – informò Johnny – non credo si sveglierà.

A Lavi non importava un bel niente di ciò che dicevano, tutta la sua attenzione era per il giovane imprigionato nella capsula.

 

 

Credeva di averla fatta franca, invece si sbagliava, come sempre quando si trattava di suo nonno.

– Ti incontri ancora con lui, vero? – gli chiese qualche settimana dopo l'incidente.

– Come? – rispose, fingendosi ignaro.

Il nonno lo scrutò con aria severa, negli occhi cerchiati da profonde occhiaie nere una luce che non sapeva definire. Sembrava incuriosito, ed era strano.

– Il Difensore – disse – Komui ti ha visto vicino agli alloggi degli allievi.

Lavi sospirò. Non c'era più alcuno scopo a mentire, avrebbe solo peggiorato la situazione e attirato su di sé una punizione maggiormente aspra.

– Yuu non ha sentimenti, è l'amico ideale per uno come me – si giustificò – non avanza pretese, non si affeziona a te. Non ti cerca e se sparissi per sempre nemmeno se ne chiederebbe la ragione.

Il nonno lo guardò con un misto di scetticismo e compiacimento, mandandogli brividi d'ansia lungo la spina dorsale.

– Interessante – commentò, grattandosi il mento – mi stai dicendo che la tua interazione con Kanda è un esperimento? – gli sorrise a labbra chiuse, più un ghigno che altro, e lui annuì, il cuore in gola. Quando il nonno gli posò la mano sulla spalla quasi saltò per lo spavento. – Staremo a vedere se il condizionamento non cibernetico cui è sottoposto funziona davvero. Sii prudente.

Qualcosa, nel tono di voce del nonno, gli diceva che non nutriva affatto fiducia in lui; e sapeva che aveva perfettamente ragione.

 

 

– Dottor Bookman?

La voce gli arrivava come se gli parlassero dall'oltretomba, distante, ovattata, evanescente. Con una lentezza che persino a lui parve esasperante, si sollevò, senza distogliere lo sguardo dal paziente nella capsula. Il suo Yuu.

– Sta bene? – chiese un'altra voce. – Lo... conosceva?

Ancora quella domanda.

– Credevo fosse morto – sussurrò – mi avevano detto che era morto...

Il suo corpo fu scosso da un singhiozzo soffocato; un impeto improvviso s'impadronì di lui e ogni controllo che aveva cercato di mantenere svanì. Tastò la capsula, premendo i tasti di controllo nel tentativo di disattivare la sospensione vitale. Doveva aprirla, doveva tirare Yuu fuori di lì.

– No, no! – gridarono gli altri due Scienziati all'unisono.

– Dottor Bookman! – supplicò Reever, afferrandolo da dietro e tenendogli le braccia sollevate, mentre il collega lo agguantava per la vita. – Si fermi! Non può forzare l'apertura del portello, lo ucciderà davvero!

Per un tempo che gli parve interminabile non riuscì a impedirsi di continuare a lottare per liberarsi, nonostante riconoscesse che chi cercava di fermarlo avesse pienamente ragione.

– Accidenti – si lamentò Johnny – dovrebbe sapere come funzionano le camere di stasi! Siamo sicuri che abbia davvero i requisiti per essere uno Scienziato?

La non troppo velata accusa d'incompetenza ottenne più risultati della forza bruta; qualcosa scattò nel suo cervello e la nebbia di follia in cui era precipitato si dissolse seduta stante.

– Ho ottenuto venti diverse certificazioni in altrettante caste, tu, piccolo sfacciato 'so tutto'! – ruggì, smettendo di divincolarsi e lanciando al colpevole di cotanto affronto un'occhiata rovente.

Reever si lasciò andare in una risatina divertita ai danni di entrambi i colleghi; il groviglio fu subito districato e tutti si ricomposero.

– Siamo suscettibili, eh, dottor Bookman? – lo canzonò. Quando ricevette un grugnito come risposta emise un breve sospiro e tornò serio. – Un Difensore è messo in stasi perché giudicato non più idoneo e la procedura prevede che poi venga terminato, immagino lo sappia bene. – disse. – Il fatto che questo giovane sia ancora in vita è un errore di sistema e dovremmo fare rapporto immediato. Però, sapendo che il Supervisore Komui si stava occupando di lui, è probabile che abbia degli ordini dall'alto. Sarà qui a breve e potrà fargli tutte le domande che crede.

Lavi scosse la testa e si portò una mano al viso, tornando a poggiare l'altra contro il vetro della capsula.

– Mi avevano detto che era morto – mormorò – credevo di averlo perso per sempre. – strinse la mano a pugno, poi si rilassò, allontanandola dal vetro. Raggiunse i due uomini alla console di comando e sedette accanto a loro. – Potete chiamarmi Lavi, odio i formalismi. – aggiunse.

– Il fatto che ci sia attività cerebrale è molto incoraggiante – lo consolò Johnny – se si mantenesse stabile il computer potrebbe decidere d'interrompere la stasi.

Speranza. Aveva di nuovo una speranza. Lavi annuì e abbozzò un sorriso.

– Avvisatemi appena arriva Komui – ordinò, tornando verso la capsula. – Io ti ho tradito, Yuu... potrai mai perdonarmi? – mormorò fra sé appena i due uomini ebbero lasciato la stanza.

 

 

Si guardò attorno con circospezione. Era diventata più un'abitudine radicata che altro, perché, dal momento in cui Yuu era stato spostato dalla zona di addestramento negli alloggi veri e propri dei Difensori, nessuno badava a lui. La sua presenza veniva ignorata, come se fosse invisibile. La sua teoria a riguardo puntava sul fatto che, una volta completato il condizionamento, il chip nei loro cervelli li privava di ogni interesse oltre che dei sentimenti. Fintanto che non agiva in modo strano ai loro occhi non esisteva.

Strusciò la chiave elettronica contro il sensore e, appena la porta si aprì, scivolò dentro in silenzio.

Era atteso, la persona seduta sul letto si alzò immediatamente e avanzò a grandi passi verso di lui, afferrandolo per la collottola e attirandolo a sé.

– Yuu – sussurrò appena prima che le loro labbra si unissero in un bacio appassionato. Era come se avessero iniziato una danza mentre si spogliavano a vicenda, ogni movimento del corpo armonioso, misurato; ruotavano e si scambiavano di ruolo, impazienti, affamati.

Fu una lunga notte, intensa e appagante. Si erano rivisti dopo un'assenza piuttosto lunga di Yuu e dovevano recuperare; era rimasto con lui fino al mattino, avevano persino fatto colazione insieme, prima di salutarsi e darsi appuntamento per la sera seguente.

Forse, era stato quello il suo errore fatale.

Il nonno riusciva sempre a indovinare quel che faceva e pensava, a prevedere ogni sua mossa, non avrebbe dovuto rischiare così tanto.

– Vai a letto con lui, Lavi?

La domanda lo colse come un fulmine a ciel sereno; si bloccò di colpo, ruotando su sé stesso senza nemmeno richiudersi la porta alle spalle. Non si aspettava di trovare il nonno ad aspettarlo, di solito a quell'ora del mattino era già al Collegio degli Storici, impegnato in una qualche riunione di vitale importanza. Lo fissò come un condannato al patibolo, ben sapendo che, se gli era stata fatta quella domanda, già i fatti erano noti al nonno e voleva solo ascoltare la sua confessione.

– C-Come? – era più forte di lui, provò ugualmente a fingere di non capire. – Lui chi?

– Il Difensore – gli rispose il nonno in tono calmo – mi è stato riferito che sei uscito dalla sua stanza, questa mattina, dopo esservi entrato ieri sera.

Il nonno aveva occhi dappertutto, negare era assolutamente inutile. Non gli restava che ammettere tutto e chiedere perdono, forse gli sarebbe stato consentito di continuare a vedere Yuu... Dall'ombra del corridoio che conduceva alla sala grande avanzò verso di lui una figura ammantellata. L'uomo, non molto alto, capelli biondo miele raccolti in una treccia che gli ricadeva a mezza schiena, senza dire una parola allungò il braccio per chiudere la porta e rimase vicino a lui, in attesa. I suoi occhi castani gli rivolsero uno sguardo carico di pietà.

– Signore? – disse, rivolto al nonno, che annuì.

– Il tuo esperimento è fallito, Lavi. È tempo che sia interrotto – annunciò poi in tono solenne – e il qui presente Howard Link, assistente del Censore, sarà testimone della tua rinuncia.

– Rinuncia? A cosa? – chiese lui, un terribile presentimento nel cuore.

– A tutto. Non vedrai mai più quel Difensore, non ti avvicinerai a lui nemmeno per errore. Da ora e senza alcuna possibilità di parlargli, di spiegargli o salutarlo.

No, non poteva chiedergli una cosa del genere, Yuu era troppo importante per lui, la sua vita cessava di avere senso se lo perdeva. Avrebbe resistito, non potevano costringerlo.

– Rifiuto. Amo Yuu, quello che sentiamo l'uno per l'altro è reale e sincero. – dichiarò con orgoglio, fronteggiando il nonno. – Non gli spezzerò il cuore per assecondare lo stupido preconcetto che i sentimenti compromettono il rendimento di alcune caste!

Vide il nonno annuire, come se si aspettasse esattamente di udirgli dire le parole che aveva appena pronunciato; spostò l'attenzione sull'uomo accanto a lui.

– Avete sentito, Ispettore Link? La confessione è sufficiente? – chiese.

– Sì – confermò questi – il Difensore Kanda Yuu sarà terminato.

Doveva aver sgranato gli occhi in maniera esagerata, perché il nonno sollevò un sopracciglio e scosse con disapprovazione il capo; ma a lui in quel momento non importava un accidente di niente di cosa pensavano di lui. Niente.

– Terminato? – quasi gridò – Che significa? Ucciderete Yuu solo perché io rifiuto di smettere di vederlo? È una follia!

L'uomo che era stato introdotto come Howard Link lo fissò con sdegno e compassione.

– Kanda Yuu è un clone, un Difensore – disse, col tono di chi recita a memoria – la sua vita appartiene al governo. La sua funzione unica è proteggere questo pianeta, se viene meno, viene meno anche la sua utilità.

– Yuu assolve al compito di Difensore in maniera egregia e ineccepibile! – protestò con veemenza, agitando le braccia aperte con fare disperato. – Non ha colpa, non merita di essere ucciso a causa mia!

L'assistente del Censore continuava a guardarlo come se lui rifiutasse cocciutamente di capire un qualcosa che era verità assoluta.

– Kanda Yuu ha dimostrato di provare sentimenti, questo è un difetto. – precisò, laconico. – Le unità difettose vanno terminate.

Non aveva scelta. Doveva cedere al ricatto del nonno. Si appoggiò alla parete vicina per impedirsi di crollare a terra.

– D'accordo, avete vinto – mormorò – non vedrò mai più Yuu, se mi garantite che la sua vita verrà risparmiata.

Il nonno annuì, l'espressione assai soddisfatta, e scambiò un'occhiata con l'uomo di fiducia del Censore, il quale annuì a sua volta.

– Fintanto che Kanda Yuu svolgerà bene i suoi compiti – disse – non vi sarà motivo di disattivarlo.

A quel punto il nonno si alzò dalla poltrona dove sedeva, avvicinandosi a lui e indirizzandogli uno sguardo così severo che lo fece rabbrividire.

– Questa conversazione non ha mai avuto luogo e il Censore non ne verrà informato. Tu tieni fede alla parola data e le cose resteranno così; rompila e sai cosa accadrà. – promise; poi fece un cenno al tirapiedi del Censore. – È tutto suo, Ispettore – concluse – lo tenga sotto chiave un paio di giorni, così che non faccia qualche pazzia.

Con la morte nel cuore, Lavi lasciò che l'uomo lo trascinasse via.

 

 

Il rumore di tasti premuti cessò all'improvviso e nella stanza regnò di nuovo il silenzio. L'uomo che era in quella accanto, il Supervisore Komui Lee, si fermò, tornando sui suoi passi per affacciarsi e capire come mai.

– Mi ha sbattuto fuori anche stavolta, fratello. – spiegò la ragazza seduta davanti alla postazione.

– Non importa, Lenalee, continua con la simulazione – le disse in tono gentile – ogni volta il programma si perfeziona e impara, trovando le debolezze del sistema.

Lei sospirò, indicando qualcosa sullo schermo.

– Ha rivissuto i suoi ricordi centinaia di volte e non ne mantiene la memoria da una simulazione alla successiva – commentò in tono preoccupato – sei sicuro che funzionerà?

Komui le posò una mano sulla spalla con fare consolatorio e le sorrise.

– Sta già funzionando, Lenalee – affermò – il suo cervello ha ripreso un'attività quasi costante. Lo tireremo fuori, vedrai.

Lei arricciò le labbra in una specie di broncio; c'era qualcosa che la lasciava perplessa, poteva indovinarlo da come le si erano inclinate le sopracciglia.

– Rifiuta di ricordare un particolare evento – disse, e lui annuì – quello più importante, quello che l'ha condotto dov'è ora.

Aveva notato subito che Kanda si rintanava nella sicurezza della simulazione ogni volta che i ricordi lo conducevano al punto critico. Adesso, però, iniziava a prendere coscienza della sua situazione, a capire che il mondo che vedeva poteva non essere reale.

– Tu continua con la simulazione – ripeté – imposta un nuovo ciclo completo da remoto e poi raggiungimi al laboratorio. Ho appena ricevuto una chiamata molto interessante e sul posto c'è una persona che potrebbe risolvere tutti i nostri problemi. – concluse in tono esultante, strizzandole l'occhio.

– Lavi? – indovinò lei.

– Già – le confermò, ruotando sulle sue bizzarre ciabatte e avviandosi verso la porta – ti avevo detto che avremmo trovato il modo.

 

 

Poteva chiaramente sentire i sussurri dei due Scienziati dall'altro capo della stanza; erano tornati e se ne stavano lì, non osando chiamarlo. Perché, alla fine, si erano ricordati dello scandalo per il 'Difensore innamorato' e avevano fatto due più due.

– Dici che era lui quello che andava a letto con il Difensore terminato cinque anni fa? – mormorava il primo e il secondo gli faceva eco.

– Se ci pensi, ha senso che il Difensore dello scandalo sia questo; aggiungici che il dottor Bookman ha accennato di essere stato cacciato dagli Storici...

Confabulavano come due pettegole, speculando senza vergogna su di lui e sui suoi sentimenti.

– Se rifiuta di lasciarlo, come ci comportiamo? – disse ancora il primo.

Lavi chiuse forte gli occhi. Lasciarlo...

 

 

– Signore, prego, torni a sedersi e attenda di essere chiamato.

Adesso iniziava a diventare seccante; chi era, questa volta, che s'impicciava dei fatti suoi? Si voltò, trovandosi di fronte una donna dai capelli scuri. Non era la stessa di poco prima, questa era più adulta e sfoggiava un taglio scalato alle spalle, occhi ugualmente scuri. In qualche maniera, era diversa dalle altre 'apparizioni', questa sfoggiava un inquietante cartellino di dipendente in quel posto.

Dunque, il suo armeggiare intorno al perimetro del luogo in cui si trovava aveva infine messo in allarme chiunque fosse che lo controllava. Una misura di sicurezza di qualunque cosa fosse che lo teneva prigioniero lì? Magari del computer che manteneva in animazione sospesa il suo corpo, nella realtà? Ma, se era così, perché non l'avevano ucciso? Avrebbero dovuto...

– Devo fare una commissione, torno subito; dov'è l'uscita? – rispose.

Vide delle interferenze nella solidità corporea della donna: era una proiezione? Che la sua risposta avesse messo in crisi il sistema?

– Mi dispiace, signore, non è possibile – disse infine la donna, una nota lievemente metallica nella voce – deve attendere il suo turno.

– Non è molto corretto, vero?

Così, dal nulla, la ragazza con i codini era riapparsa, esattamente accanto all'impiegata dell'ufficio e la guardava con curiosità, girandole attorno.

– Chi sei? – le chiese senza mezzi termini. – Cosa sei?

– Tranquillo, Miss Stasi qui non può vedermi – rispose lei e, sorridendo cordiale, porse la mano – il mio nome è Lenalee. Sono la tua cavalleria.

– Sarebbe a dire? – ribatté, scettico.

– Ti tiriamo fuori. Devi solo ricordare. – detto questo, gli afferrò la mano e tutto divenne bianco.

 

 

La porta stagna si aprì e una figura minuta si fece avanti, sbuffando contrariata. Non ci voleva un genio a capire chi potesse essere, quindi non reagì neanche.

– Sei libero – disse il nonno – radiato dagli Storici, ma libero. Ti ho fatto trasferire alla casta degli Scienziati. Confido che con loro farai qualcosa di buono, invece di destabilizzare la nostra società infrangendo le regole.

Lavi gli rivolse uno sguardo insofferente e si lasciò sfuggire un suono sprezzante che di solito era una costante dei suoi discorsi con Yuu. Non gli importava assolutamente nulla di dove lo mandavano, né di cosa si aspettassero che facesse della sua vita. C'era un'unica cosa che gli premeva di sapere. Una soltanto.

– Dov'è Yuu – domandò con voce vuota – che ne è stato di lui?

– È stato terminato.

Allora, anche lui era morto, ovunque l'avessero mandato. Lanciò al nonno un'occhiata terribile, mentre le guardie lo conducevano fuori per scortarlo ai suoi nuovi alloggi.

   
 
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