Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: angelo_nero    05/08/2016    2 recensioni
[Attenzione! La storia può contenere spoiler per chi non è al passo con il manga e/o segue l'anime in italiano!]
Ho deciso di creare una raccolta sulla mia coppia preferita di questo fandom: Gajevy. Ma siccome sono a corto di fantasia, chiedo a voi, recensori, di fornirmi i prompt più disparati su cui vorresti leggere qualcosa di questa coppia :3
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prompt: School AU! – Spiaggia
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Juvia, Erza, Lucy, Levy, Mirajane.
Coppie: GaLe/Gajevy, Gruvia, NaLu, accenni Miraxus e Gerza.
Avvertimenti/Note: AU a tema scolastico. Continuo della precedente, anche se non è necessario averla letta per capire.

Levy fissava l’entrata della sua scuola come se da un momento all’altro ne potesse uscire un alieno, mentre si torturava le mani e saltellava sul posto. I suoi occhi schizzavano in ogni direzione, cercando qualche volto familiare che le desse una risposta per quella lunga attesa. Sola, davanti la porta a vetri chiusa, si chiedeva quanto ancora quella tortura dovesse continuare prima di ricevere una risposta. Dannazione erano solo venti minuti che aspettava ma la paranoia si era impadronita di lei ancor prima di uscire da casa.
“E se non ce l’avessi fatta? Come lo dico ai miei? Oh Kami mi rinchiuderanno in camera per il resto dei miei giorni! A quel punto addio vita sociale, addio estate, addio università e addio stage!”
Levy si passò le mani sul viso, assumendo un’espressione molto somigliante a quella dell’Urlo di Munch. I passanti avrebbero potuto dire che il pittore norvegese avesse preso spunto da lei, per dipingere il famosissimo quadro.
Si accovacciò a terra, tenendosi la testa con le mani mentre una serie di pensieri catastrofici le attraversarono la mente. Pensò seriamente che il suo futuro sarebbe stato deciso dai successivi trenta minuti che la separavano dalla verità.
Non aveva bevuto troppo caffè, se è questo che vi state chiedendo, né aveva bisogno di essere rinchiusa. Non ancora almeno. Stava semplicemente attendendo che il personale scolastico appendesse i risultati dell’esame di stato nella bacheca. Peccato che Levy fosse arrivata lì con tre quarti d’ora buoni d’anticipo.
Quella mattina era saltata giù dal letto non appena la sveglia aveva suonato – impostata alle 5.30 – anche se poi non aveva chiuso occhio tutta la notte, talmente era agitata per i risultati. Aveva buttato giù dal letto i genitori, che le avevano ricordato che gli esiti non sarebbero usciti prima delle 8.15 mentre lei stava uscendo di casa alle 5.45, il ragazzo, che le aveva attaccato il telefono in faccia e si era rimesso a dormire, e anche la migliore amica, che l’aveva consolata e detto di vedersi davanti scuola alle 7.45.
In attesa di uscire Levy si era messa a passare da una sedia all’altra, in costante stato di agitazione, muovendo freneticamente su e giù le gambe. A nulla le era servita la camomilla preparatale dalla madre, nel tentativo di calmare il suo nervosismo, di cui non ne capiva l’origine. Neanche all’esame era stata così agitata.
Alla fine Levy era uscita di casa con una buona ora e mezza di anticipo, così ne aveva approfittato per farsi la strada a piedi, dato che il suo ragazzo sicuramente ancora ronfava alla grande.
Ora, davanti l’imponente edificio che l’aveva ospitata per cinque lunghi anni, attendeva con impazienza i tabelloni che le avrebbero detto se fosse o meno uscita con il massimo del punteggio.
-Levy-chan? Ti senti bene?-
Levy alzò gli occhoini pieni di lacrime sulla migliore amica, che assonnata la fissava stranita, e si buttò tra le sue braccia alla ricerca di una consolazione.
-Lu-chan!- piagnucolò stringendo con forza la ragazza a sé.
Lucy battè le palpebre confusa e lanciò uno sguardo confuso agli altri ragazzi dietro di lei, che alzarono le spalle: Gray, Natsu e Juvia erano stati chiamati da Lucy stessa poco dopo aver tranquillizzato Levy al telefono, e si erano accordati per vedersi direttamente a scuola all’orario stabilito con la ragazza dai capelli azzurri. Tutti quanti le avevano risposto subito, tranne Natsu, il cui telefono squillava a vuoto. Quando poi si era voltata per tornare a dormire almeno un altro quarto d’ora, aveva scoperto il ragazzo placidamente addormentato al suo fianco. Non lo aveva cacciato a pedate solo perché aveva troppo sonno per farlo.
Lucy diede dei colpetti rassicuranti sulla schiena di Levy, nel tentativo di calmarla.
-Su, Levy-chan, non fare così. Vedrai che andrà tutto bene!-
Levy alzò i grandi occhi nocciola su quelli dello stesso colore dell’amica. –Tu dici?- disse tirando su con il naso.
La bionda annuì con fermezza, prendendo la ragazza dalle spalle e ripetendole: -Andrà tutto bene!-
-Perché il gamberetto piange?- proruppe una voce maschile.
Lucy voltò lo sguardo alle sue spalle e vide Gajeel guardare tutti con la faccia di chi si era appena svegliato.
Il ragazzo si avvicinò a Levy, che si staccò da Lucy per fiondarsi tra le sue braccia singhiozzando un “Gajeel!” disperato, e si limitò ad accarezzarle la testa, studiandone i lucidi occhi scuri. Gli faceva un’immensa tenerezza in quello stato. Poi si voltò di scatto e fissò in cagnesco tutti i presenti.
-Allora!? Chi è che l’ha fatta piangere? A chi devo spaccare la faccia?- minacciò con uno sguardo tutt’altro che rassicurante, facendo fuggire via alcuni studenti.
Lucy si affrettò a chiarire la situazione.
-Nessuno, nessuno! Levy piange perché è agitata per i risultati! Ha avuto un crollo emotivo, tutto qui!- disse nel tentativo di evitare una carneficina.
Gajeel riportò lo sguardo cremisi sulla ragazza tra le proprie braccia, che aveva smesso di singhiozzare. Non era una novità che Levy reagisse in quel modo allo stress, soprattutto quando si parlava di esami importanti. Una volta l’aveva vista scoppiare in lacrime in attesa del risultato delle analisi del sangue, per poi scoprire che era tutto in ordine e tornare felice come sempre.
-Andrà tutto bene, come sempre.- le disse.
Levy lo guardò speranzosa, con le guance ancora bagnate di lacrime, e tirò su con il naso.
-E se non passassi? –
Gajeel alzò gli occhi al cielo e assestò una pacca sulla testa della fidanzata.
-Certo che passerai e con il massimo dei voti. Piuttosto dovresti chiederti se passerò io.- le disse guardando altrove.
Levy aggrottò le sopracciglia e strinse i piccoli pugni sotto il mento.
-Ma cosa vai dicendo! Abbiamo studiato così tanto per questo esame! Mi aspetto almeno un settanta.- gli disse la ragazza con una nuova grinta.
Il ragazzo le scompigliò i capelli facendole gonfiare le guance infastidita, prima che un vulcano dai capelli rossi gli si buttasse addosso, prendendo sia lui che la ragazza dal collo.
-Ma certo che siete passati entrambi! Levy con il massimo e Gajeel con un buon punteggio!- disse Erza stritolando i due amici con un sorriso a trentadue denti. –Così potremmo tutti goderci l’estate, a cominciare dalla gita al mare di oggi!- esultò lasciando andare i due malcapitati.
Gajeel si massaggiò il collo, aveva temuto per la propria vita tanta era la forza che la ragazza aveva messo nello stringerlo.
-Gita?- si chiese all’improvviso Levy inclinando la testa di lato.
La rossa si girò verso di lei e fu pronta a saltarle nuovamente addosso, se Mirajane non l’avesse preceduta mettendosi tra lei e Levy.
-Si, Levy. Abbiamo organizzato una giornata al mare tutti insieme, dopo i risultati degli esami.- le ricordò con un sorriso.
Levy rimase un po’ a pensare mentre posava lo sguardo sui suoi compagni di classe e amici: Gray e Natsu portavano una maglietta sopra il costume e un paio di infradito, Lucy dei pantaloncini e una canotta mentre Erza e Mirajane un vestitino molto leggero. Ora ricordava! Prima degli orali si erano messi d’accordo con la classe che, se fossero stati tutti promossi, avrebbero fatto quella gita fuori porta tutti insieme.
L’ansia del punteggio era stata così tanto opprimente che se ne era dimenticata completamente quella mattina!
-Non dirmi che te lo sei scordata.- le disse Gajeel.
Levy potè ammirare anche l’abbigliamento del proprio ragazzo, uguale a quello degli altri due ragazzi tranne che per le scarpe da ginnastica al posto delle infradito. Loro sarebbero andati in moto, al contrario degli amici sprovvisti di patente che avrebbero preso gli scomodissimi mezzi pubblici – Gajeel possedeva anche una lussuosa macchina ma non ci pensava nemmeno a farci entrare quel branco di pazzi -, quindi era stato costretto ad infilare le calzature da spiaggia nello zaino ed optare per qualcosa di più comodo e sicuro.
-Ehm… credo di sì.- disse grattandosi con l’indice una guancia in imbarazzo.
Erza con uno spintone spostò l’enorme mole di Gajeel, mettendosi davanti a Levy. Non fece caso alla serie di borbottii provenienti dal ragazzo spintonato.
Levy sbattè le palpebre sorpresa di trovarsi il viso di Erza così vicino.
-Eppure… Dal tuo abbigliamento non si direbbe. Si, insomma, sembri pronta per una passeggiata in spiaggia. Hai anche il costume.- disse afferrando i laccetti arancioni che sporgevano dalla maglietta della ragazza.
Levy si guardò: indossava un paio di short di jeans, una maglietta che dietro lasciava la schiena scoperta e una paio di sandali neri con il cinturino alla caviglia. Sembrava proprio che si fosse vestita senza pensarci troppo, probabilmente il suo cervello le aveva fatto fare tutto automaticamente, mentre lei andava nel panico per qualcosa che non avrebbe dovuto neanche preoccuparla.
-Oh, è vero.- disse solamente.
Un brusio generale si alzò tra gli studenti radunati davanti l’edificio, alcuni si stavano avvicinando alla porta affiancandosi al loro gruppo. Levy potè riconoscere Gerard, il ragazzo di Erza, della classe affianco alla loro, i due fratelli di Mirajane, Elfman e Lisanna, a cui mancava ancora un anno ma era lì per dare man forte ai fratelli, e i suoi due amici di infanzia Jet e Droy, i quali sarebbero corsi a salutarla se non fosse per lo sguardo omicida che Gajeel, irritato da risveglio avvenuto troppo in fretta, rivolgeva loro. Il resto delle facce erano a lei sconosciute, forse qualcuno incrociato nei corridoi ma niente di più.
Improvvisamente la folla sembrò più agitata di prima e Levy non ne capì il motivo, poi voltò lo sguardo verso le porte: due professori si accingevano ad appendere i vari fogli sui quali erano scritti nome, cognome, data di nascita, classe e punteggio di ognuno di loro. La ragazza deglutì mentre il panico si faceva di nuovo largo dentro di lei.
Una mano calda strinse con forza e delicatezza la propria e Levy si ritrovò ad osservare il profilo di Gajeel, che silenziosamente le diceva di stare tranquilla.
Levy gli sorrise e ricambiò la stretta poco prima che le porte di aprissero, dando il via libera agli studenti di entrare.
Mirajane le posò una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.
-Lasciamo che la folla si sfoltisca, c’è troppa gente. Aspettiamo un po’.- disse la ragazza dai capelli albini.
Levy annuì e tornò a guardare davanti a sé, in attesa.
 
Guardava il foglio davanti a sé, alla ricerca del proprio nome scritto sotto la classe. Quando lo trovò i suoi occhi corsero rapidamente alla fine della riga, raggiungendo la colonna del punteggio: 100/100, questo riportava. Levy si lasciò andare a un sospiro mentre l’ansia scemava a poco a poco. Sorrise, poi, voltandosi verso destra.
-A te come è andata?-
Gajeel si limitò ad indicarle il proprio nome stampato, invitandola a leggere da sola.
Levy seguì la riga da lui indicata.
-Redfox Gajeel, 16/04/97… 75 su 100!?- lesse ad alta voce.
Lanciò uno sguardo stupito al suo ragazzo: aveva veramente preso settanta! Anzi, settantacinque! Un punteggio che mai si sarebbe immaginata quando lo aveva conosciuto in primo superiore.
Anche Gajeel sembrava parecchio scosso da quel risultato. Lui che era sempre stato restio allo studio, che ambiva sempre e solo al minimo, di ricevere un punteggio così alto non se lo aspettava proprio.
Levy gli saltò praticamente in braccio tanta era la felicità.
-Te lo avevo detto! Lo sapevo che ce l’avresti fatta! Visto? Tutta la fatica fatta alla fine ti ha ricompensato!- disse entusiasta abbracciando stretto il suo ragazzo, ancora sotto shock.
Gajeel si riprese quando la ragazza gli schioccò un rumoroso bacio sulle labbra, a quel punto arrossì fino alla punta delle orecchie e la mise giù, spostando poi lo sguardo altrove.
Levy fece un grande sorriso alla vista della faccia rossa del ragazzo.
-Bene! Ora che sapete i risultati possiamo andare. Forza il mare ci aspetta!- decretò Erza prendendo entrambi i ragazzi dalla maglietta e trascinandoli via dal tabellone.
***
La spiaggia era semi-vuota quando arrivarono, il sole riscaldava con dolcezza i passanti e una brezza marina soffiava nella loro direzione.
Levy saltò giù dalla moto e si avvicinò al muretto davanti a loro, poggiò le mani su di esso e fissò incantata il mare che si infrangeva sulla sabbia con costanza. Tolse il casco e il vento le scompigliò i capelli, dandole una sensazione di libertà creduta persa durante quei lunghi mesi di studio. Inspirò profondamente godendosi l’odore salmastro tipico del mare e riempiendo i polmoni degli odori di frittura di pesce appena pescato che provenivano dai ristoranti alle sue spalle. Chiuse gli occhi quando il vento tornò a farle una carezza.
Gajeel, che nel frattempo aveva parcheggiato e spento la moto, la guardava incantato, ripetendosi quanto fosse bella e lui sfacciatamente fortunato ad averla tutta per sé. Scese dalla moto non appena messo il cavalletto e bloccò la ruota anteriore con un catenaccio, poi si avvicinò alla ragazza, che sembrava non aver mai visto il mare, e le diede un leggero colpo sulla testa con lo zaino.
Levy si voltò verso di lui, distraendosi dal momento di contemplazione che sembrava averla rapita, e tornò alla realtà. Allungò una mano per prendere il proprio zaino ma Gajeel glielo impedì, la sorpassò e scese le scalette che li separavano da quel paradiso naturale. Levy battè le palpebre confusa ma lo seguì in silenzio.
In spiaggia la prima cosa che fece fu togliersi le scarpe e correre fino a riva, per bagnarsi i piedi con l’acqua fredda del mare. Rabbrividì al contatto, colta di sorpresa dalla temperatura esageratamente bassa dell’acqua. Fece qualche passo avanti e iniziò a tirare calci come una bambina, ridendo.
Il ragazzo la guardò da lontano e si chiese se sarebbe mai cresciuta o il mare faceva quell’effetto a tutti. Improvvisamente l’immagine di una bimba dai capelli azzurri e occhi rossi sostituì quella di Levy, fu un attimo ma Gajeel giurò di averla sentita chiamarlo “papà”. Battè le palpebre confuso da quella visione e la figura di Levy che giocava tornò al proprio posto. Scosse la testa: il sole gli faceva male, Natsu avrebbe dovuto sbrigarsi a raggiungerli con l’ombrellone.
Mentre posava gli zaini sulla sabbia, i restanti amici avanzarono nella loro direzione, capitanati da una euforica Erza che non faceva che cantare canzoni estive, tra cui i tormentoni tutt’altro che intelligenti.
Dietro di lei i fratelli Strauss, con l’aggiunta di Laxus, il ragazzo di Mira, seguiti dal gruppetto di Bixlow, Evergreen e Fred – che praticamente seguiva Laxus ovunque ed era suo fan scatenato – che si faceva chiamare Raijinshuu. A quanto pare i tre ragazzi conoscevano Laxus da molto più tempo degli altri ma non ne avevano fatto parola con nessuno.
Gli altri componenti della classe li seguivano a ruota, con Natsu e Lucy a chiudere la fila.
Gajeel fissò il ragazzo dai capelli rosa stramazzare a terra bianco come un lenzuolo, dicendo parole sconnesse che nessuno dei presenti capì.
-Chinetosi?- chiese il ragazzo una volta che Lucy gli si fu avvicinata.
La ragazza sospirò annuendo e si lasciò cadere in ginocchio sulla sabbia, per prestare soccorso al ragazzo malconcio.
-Stupido fiammifero. Neanche sui mezzi pubblici sai stare.- intervenne Gray, tallonato da Juvia, con l’ombrellone in spalla.
Gajeel spostò lo sguardo sul ragazzo dagli occhi blu che piantava l’ombrellone nella sabbia, per poi aprirlo e regalare un po’ di sollievo sia al “malato” stramazzato al suolo, sia alla sua infermiera improvvisata.
Senza una parola, il ragazzo dagli occhi cremisi aprì il proprio zaino e stese due asciugamani, prendendo gran parte dello spazio sotto l’ombra.
-Dov’è Levy-chan?- gli chiese Lucy dopo essersi guardata intorno.
Gajeel si tolse la maglietta ficcandola nello zaino scolastico, che non gli sarebbe servito più a portare pesanti libri cinque giorni a settimana.
-In acqua.- disse solamente prima di sedersi.
-Lu-chan!- urlò felice Levy correndo incontro all’amica.
Lucy inclinò la testa osservandola. –Levy-chan, sei entrata in acqua ancora vestita?-
Levy si guardò.
-Si, ma mi sono fermata sulla riva, non mi sono tuffata.- disse sorridendo all’amica. –Cos’ha Natsu?- chiese poi osservando il ragazzo non stare particolarmente bene.
-Niente di che, il solito mal d’auto. E mal di treno. E mal di qualsiasi-cosa-si-muova.- le disse alzandosi in piedi.
Levy fissò per un po’ il ragazzo riverso a terra, chiedendosi se dovesse preoccuparsi, poi spostò la propria attenzione su Gajeel, che se ne stava seduto sull’asciugamano intento a fissare il mare.
-Bene, braco di buoni a nulla! Adesso che siete maturi avete tutto il diritto di farvi una bella nuotata! Quindi, tutti in acqua!- disse Erza con un megafono trovato chissà dove, forse se l’era portato da casa. –Ora!- specificò con uno sguardo minaccioso quando nessuno la degnò di uno sguardo.
All’improvviso ci fu un fuggi fuggi verso l’acqua gelata, spaventati dall’ira di Titania. Così soprannominata per la sua immensa forza nell’aspetto innocuo da ragazza.
Anche Lucy si spogliò in fretta e si apprestò a trascinarsi dietro un Natsu non molto in forma, buttandolo poi in acqua senza troppa delicatezza. Il ragazzo a quel punto si svegliò e iniziò ad accusare il primo che gli capitò a turno di averlo svegliato così bruscamente, prima che arrivasse Gray ad intimargli di calmarsi per poi ingaggiarci una rissa prontamente fermata da un pugno ben assestato di una Erza euforica.
Levy guardò con invidia le altre ragazze che, senza pensarci due volte, si erano private dei vestiti ed erano rimaste in costume davanti a tutti. Senza provare alcun tipo di vergogna.
La ragazza si guardò il costume sotto la maglietta indecisa: i pantaloncini poteva anche toglierli ma la maglietta? La sua misera seconda svaniva in confronto alle seste piene delle compagne. Dire che si sentisse inferiore era un eufemismo.
Ancora dubbiosa iniziò a sfilarsi la maglietta, sotto lo sguardo cremisi del ragazzo seduto davanti a lei, ma poi la riabbassò di colpo. Non si sentiva neanche troppo sicura per quel costume, eppure lo aveva comprato proprio per quel giorno.
-Quante storie per una maglietta.- le disse Gajeel prima di sfilarle la maglietta senza troppi complimenti.
La ragazza si ritrovò privata dell’indumento senza nemmeno rendersene conto.
-Gajeel!- scattò la piccola amante della lettura. –Non avresti dovuto farlo! Ridammela!-
Levy si allungò per riprendersi l’indumento ma Gajeel fu più lesto e mise la maglietta fuori dalla portata della sua ragazza.
-Perché no? Tu sembravi indecisa se toglierla o meno, ti ho aiuto.-
Levy  continuò a saltellare nel vano tentativo di afferrare la maglietta ma senza successo. 
Rimase per qualche secondo immobile, cercando di mettere in moto il suo cervello e trovare una soluzione.
Gajeel la guardò muovere le iridi in ogni direzione, chiedendosi cosa frullasse in quel cervellino. Piegò il braccio e rimase ad osservarla incuriosito. Di certo non si aspettava quello che Levy avrebbe fatto poi.
In un batter d’occhio la ragazza gli si buttò addosso, facendogli perdere l’equilibrio e cadere a terra. A quel punto si allungò su di lui e tentò di afferrare la maglietta, ora alla sua portata, per poterla infilare nuovamente.
Ma Gajeel non era della stessa opinione e, dopo svariati minuti nei quali faceva di tutto per allungarsi più di lei e tenerla lontana, lanciò la maglietta che si andò a posare sull’ombrellone, al quale Levy non arrivava neanche in punta di piedi.
Levy guardò sconsolata l’oggetto diventare ufficialmente fuori dalla sua portata. Poi si voltò verso il suo ragazzo, disteso sulla sabbia sotto di lei e gli rivolse uno sguardo di fuoco. Si alzò offesa e si tolse anche i pantaloncini, lanciandoglieli in faccia per dispetto, per poi dirigersi a grandi passi verso la riva.
Il ragazzo rise di quell’atteggiamento infastidito che lui trovava immensamente tenero. Osservò il suo stupendo fondoschiena ondeggiare ad ogni passo fino alla riva, dove la ragazza si fermò con l’acqua che le arrivava a mala pena alle caviglie.
Velocemente si alzò da terra e corse fino alle riva, dove prese la sua ragazza caricandosela su una spalla. Ignorò le sue urla e i piccoli pugni che gli tirava sulla schiena, buttandola in acqua poco più avanti e ridendo di gusto alla vista della sua faccia una volta riemersa.
Levy però non era dello stesso avviso, anzi si arrabbiò ancor di più per il gesto del ragazzo, che voleva solo tirarla su di morale giocando. Si alzò senza una parola ed uscì dall’acqua, sorpassando Gajeel e il resto della combriccola.
Gajeel non capì quella sua reazione, di solito quando assumeva quell’espressione infastidita riprendeva il sorriso non appena lui le faceva qualche dispetto. La osservò raggiungere l’ombrellone, spostare il proprio asciugamano sotto al sole e sdraiarcisi sopra a pancia in giù. Fece per raggiungerla ma un Gray privo di costume gli arrivò addosso, buttandolo in acqua e distogliendo la sua attenzione da Levy.
 
Girò pagina mentre il sole picchiava sulla sua schiena, ripensando al gesto di Gajeel e alla propria reazione. Quell’idiota del suo ragazzo non capiva un tubo!
Gonfiò le guance indispettita. Oltre ad averle precluso la possibilità di coprirsi, si faceva beffa di lei gettandola in acqua! Come se non avesse già tanti complessi di suo: cosa ci voleva a capire che non voleva togliersi la maglietta per una sorta di complesso di inferiorità!?
“I ragazzi non capiscono assolutamente nulla.”
La luce solare venne oscurata quando un’imponente figura di un metro e ottanta le si parò davanti, gocciolante.
-Guarda che ti scotti così.- le disse Gajeel gettando ombra e acqua su di lei.
Levy alzò gli occhi dal libro. –Mi stai bagnando il libro.- proruppe chiudendolo di scatto.
Gajeel non si mosse per interi secondi, osservando l’espressione infastidita della ragazza sotto di sé. Poi si mosse verso gli zaini posati a terra, ci frugò dentro per qualche secondo prima di trovare ciò che cercava. Tornò dalla ragazza e si sedette di fianco a lei, sul pezzetto di asciugamano lasciato libero dal suo corpo che non occupava appieno lo spazio, incurante della sabbia che gli si appiccicava addosso e dei capelli gocciolanti.
-Gajeel, mi stai bagnando tutta. Asciugati quantomeno!- gli disse quando l’ennesima goccia fredda le cadde sulla schiena.
Il ragazzo fece finta di non sentirla e passò un dito sulla spalla destra di lei, dove la pelle cominciava ad arrossarsi. La vide sussultare e rabbrividire a quel piccolo gesto, ghignò di sottecchi a quella reazione.
-Hai le dita gelate.- borbottò con il viso nascosto tra le braccia incrociante.
-Ti stai scottando, dovresti mettere un po’ di crema.-
Levy gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla e lo vide spremere del solare sul palmo della mano. Riportò lo sguardo davanti a sé, cercando di ignorare la gradevole sensazione delle sue mani fredde che le spalmavano la crema sulla schiena.
Nessuno dei due disse nulla per tutto il tempo in cui Gajeel ricoprì le spalle, la schiena e il retro delle gambe di Levy di crema solare, in modo da scongiurare una dolorosa scottatura.
-Fatto.- disse il ragazzo alzandosi.
Levy, che fino a quel momento aveva goduto del massaggio del suo ragazzo, mantenne l’espressione imbronciata, anche se alla fine non era più così arrabbiata.
-Ce l’hai ancora con me?-
No” –Sì-
Lo sentì sospirare e vide la sua ombra muoversi, fin quando lui non si sedette davanti a lei.
-Posso almeno saperne il motivo?-
Levy spostò lo sguardo altrove e non gli rispose. Doveva arrivarci da solo.
-È per averti buttato in acqua?- azzardò il moro.
-No.- disse lei dopo interminabili secondi.
Gajeel indugiò un po’ prima di parlare.  –È per la storia della maglietta?-
Levy non rispose tenendo lo sguardo puntato sull’ombra che gli zaini gettavano a terra.
-Scusa.- sussurrò il ragazzo, talmente piano che se Levy non gli fosse stata a meno di mezzo metro non lo avrebbe sentito.
Gajeel si passò una mano dietro il collo in imbarazzo, si guardò attorno alla ricerca di un appiglio che non fossero i caldi occhioni di Levy che ora lo scrutavano incuriositi.
Levy non credeva alle proprie orecchie, era raro sentire Kurogane scusarsi. In sei mesi di relazione lo aveva sentito farlo forse un paio di volte, se si includeva la volta in cui lo aveva detto in un borbottio a mala pena comprensibile.
Puntò lo sguardo su di lui, in attesa di sentirlo dire qualcos’altro in sua difesa.
-Sembrava avessi paura ti spogliarti, così ho pensato di togliertela io.-
Levy aggrottò le sopracciglia. –Non hai pensato che, magari, io avessi un motivo per cui non la volessi togliere?-
Gajeel si voltò verso di lei.
-Perché avresti dovuto averlo? Al mare si sta in costume.-
Levy ignorò la sua affermazione e spostò lo sguardo su Lucy, che bagnata da capo a piedi cercava di sfuggire a Natsu, che voleva buttarla in acqua di prepotenza. Quando il ragazzo dai capelli rosa riuscì ad afferrare la sua fidanzata, dopo averla rincorsa attorno all’ombrellone, Levy si ritrovò inevitabilmente a guardare i due palloni da basket che la ragazza possedeva al posto del seno, a mala pena contenuto nello sgargiante costume bianco con un fiore rosa. Gonfiò le guance mentre dentro di lei un sentimento d’invidia montava prepotentemente. Seguì i due fin quando non sparirono in mezzo alle onde.
Gajeel seguì il suo sguardo, calamitato anche lui dal prosperoso seno dell’amica, senza però trovarci niente di attraente e non capendo come, invece, tutti i ragazzi della sua età passassero interi minuti a sbavarci. Spostò lo sguardo sulla sua ragazza, che invece possedeva una seconda abbondante che lo faceva andare in visibilio; ogni volta che faceva l’amore si divertiva a stuzzicarli per bene e ad affondarci in viso una volta soddisfatto il desiderio fisico.
Una lampadina si accese nel suo cervello: forse aveva capito.
Aggrottando le sopracciglia, cercò di assumere la sua classica espressione truce e indifferente.
-Non hai bisogno di sentirti inferiore per quello. Le tue vanno benissimo così come sono.- disse osservando il gruppetto che lottava in acqua.
Levy si girò verso di lui, piacevolmente sorpresa da quella piccola costatazione. Fece per aprire bocca ma lui la precedette, non avendo finito il discorso.
-Anzi, non capisco come facciano Salamander e il Ghiacciolo a non morire soffocati quando la Coniglietta e Juvia li abbracciano.- borbottò riferendosi a Natsu e Gray.
Levy ridacchiò, divertita sia dai nomignoli con i quali Gajeel aveva etichettato i loro amici, sia per l’immagine da lui creata con quell’affermazione. Lo guardò con un sorriso dolce sulle labbra quando si voltò a guardarla.
-Natsu dice che sono comodi cuscini e Lu-chan si lamenta perché ci si addormenta sopra.-
-Tsk. Secondo me sono esagerate.-
La ragazza allargò il suo sorriso, rincuorata dall’apprendere le preferenze del ragazzo.
Gajeel ghignò: la sua Levy era tornata a sorridere, era ora di tornare a farle i dispetti.
-Gajeel!- urlò quando il ragazzo la prese in spalla di peso e si diresse correndo verso l’immensa distesa azzurra.
 
La mattinata trascorse veloce, tra gli schiamazzi dei ragazzi che giocavano a pallavolo in acqua – o meglio si schiacciavano la palla in faccia, facendo a gara a chi lo facesse più forte, rischiando di rompersi il naso l’un l’altro – coinvolgendo un ignaro Gerard, che voleva solo godersi una giornata in compagnia della sua fidanzata, e le chiacchiere della ragazze sotto il sole, che vennero più volte disturbate dai maschietti. I quali, bagnati dalla testa ai piedi, non esitavano a sgocciolare proprio addosso a loro o ad abbracciarle strette, facendogli prendere un colpo quando la loro pelle bollente toccava il corpo gelato dei ragazzi.
Non mancarono le risse, ovviamente, altrimenti non sarebbero stati loro, scattate per il centimetro di troppo che l’asciugamano dell’altro occupava  o qualche altro futile motivo. Erza, quando non era occupata a gustarsi la torta alle fragole che si era portata da casa, si prendeva la briga di farli smettere prima che si facessero male seriamente.
All’una il sopraggiungere dell’appetito prese il sopravvento sulla voglia di picchiarsi, così il festoso gruppetto, raccatati gli oggetti di maggior valore e infilato qualcosa sopra i costumi bagnati, si diresse lungo la via principale, alla ricerca di qualche buon ristorante che non chiedesse una cifra esorbitante. Per loro fortuna, a pochi metri dalla spiaggia, una loro vecchia conoscenza li richiamò.
-Ma guarda chi si vede! I ragazzi che fanno sempre casino nel mio locale tutto l’anno, finiti gli esami?- la voce di un vecchietto attirò l’attenzione dei ragazzi.
-Master Makarov! Che ci fa lei qui?- esclamò Levy riconoscendo l’anziano signore.
Makarov sorrise e allargò le braccia per indicare il locale davanti al quale sostava.
-Questo è il mio lavoro estivo: il Fairy Restaurant lungo la spiaggia.-
-Ehi, vecchietto! Qual buon vento ti porta qui?- disse Natsu senza un minimo di rispetto.
Makarov gli diede uno scappellotto ben assestato.
-Esame di stato o meno, tu rimani un idiota.- disse Makarov facendo ridere gli altri.
Master Makarov era il proprietario del pub nel quale i ragazzi frequentati la Fairy Tail High School si riunivano più o meno tutte le sere, bevendo a volontà e picchiandosi distruggendo sempre qualcosa. L’anziano proprietario, che aveva visto intere generazioni crescere dentro il suo locale, si era inevitabilmente affezionato a quei ragazzi, entrati nel pub per la prima volta a mala pena quindici anni, che quasi sentiva di essere un padre adottivo nei loro confronti.
Forse perché era l’unico locale a non averli ancora precluso l’entrata ma i ragazzi della, ormai ex, 5A si erano ritrovati a passare almeno una sera a settimana al Fairy, conoscendo nuove persone e rendendo i loro legami ancora più saldi di quanto l’essere compagni di classe per cinque anni non avesse già fatto.
Makarov gli aveva dato man forte – e una buona dose di alcolici – quando l’ansia dovuta agli esami li aveva attanagliati, concedendogli di studiare nel suo locale e dandogli qualche sonoro scappellotto quando li vedeva andare in paranoia.
-Quindi, quando il Fairy chiude, lei viene qui.- disse Lucy guardando l’insegna luccicante del locale, riportante il simbolo della scuola.
Makarov sorrise. –Esatto. Beh, non mi dite niente? Come sono andati gli esami? Tutti promossi spero!-
Il gruppo si esibì in un sorriso rassicurante che diede al vecchietto la sua risposta.
-Io ho fame.- borbottò Natsu.
-Avere fame è da uomo!- urlò Elfman dal fondo, ricevendo una ventagliata sulla testa da Evergreen.
-Venite, accomodatevi! Sperò che il nostro cibo soddisfi i vostri palati.- li invitò Makarov, aprendo la porta a vetri facendo tintinnare la campanella messa sulla sommità. –Basta che non combiniate guai!-
E cosa potrebbero mai fare una ventina di giovani diciannovenni appena diplomati in un ristorante marittimo? Di tutto, se si parlava degli studenti della Fairy Tail.
Per fortuna i casinisti, alias Nastu e Gray, si fiondarono immediatamente sul cibo non dando tempo alle loro menti bacate di trovare una scusa per iniziare a pestarsi. Il resto del gruppo tirò un sospiro di sollievo quando uscirono dal ristorante senza alcun danno, a parte un salatissimo conto che sarebbe stato saldato gentilmente da Makarov che li aveva liquidati con un –Offre la casa- quando aveva provato a pagare.
 
Il pomeriggio volò via in battito di ciglia e i ragazzi si ritrovarono riuniti attorno a un falò per scaldarsi. E cosa c’è di meglio da fare davanti al fuoco in spiaggia se non raccontarsi delle fantastiche storie dell’orrore?
Fu Erza ad iniziare, raccontando la storia di un ragazzino con più di qualche problema mentale che dopo essere stata vittima di un incendio, diventò un serial killer. I ragazzi risero facendo battutine sceme e dicendo cose tipo: -Stanotte è il suo compleanno no? Dicono che viene fuori da sotto il letto quando dormi, con il suo inquietante sorriso. Chissà chi ucciderà sta volta, forse è a pochi metri da noi e non lo sappiamo.- provocando la reazione più logica che ci si aspetterebbe da una ragazza: quella di stringersi ai propri ragazzi terrorizzate, i quali non esitavano ad infierire.
La seconda fu Mirajane, soprannominata la Demonessa proprio per le sue raggelanti storie dell’orrore. La ragazza dai capelli bianchi era illuminata in un modo strano da fuoco, facendo sembrare il suo viso per metà in ombra e mettendo ansia alle ragazze ancor prima di iniziare. Narrò una storia piuttosto contemporanea, una leggenda, chiamata “La Sindrome di Lavandonia” secondo la quale, la musichetta dell’omonima città del gioco Pokèmon, a cui tutti i bambini della loro generazione aveva giocato, generasse effetti catastrofici sulle menti dei bambini tra i sette e i dodici anni, portandoli addirittura alla morte, se ascoltata con l’uso di auricolari. La leggenda sembrava avere avuto la maggior parte di riscontri in Giappone, dove una lunga serie di casi di morti infantili inspiegabili furono attribuiti alla musica del gioco, particolarmente inquietante.
A fine racconto, eseguito con un’intonazione da oscar, il gruppo di amici, rimasti in dieci dopo la dipartita degli altri ragazzi che non avevano il permesso di restare fuori la notte, e di Laxus che il giorno dopo avrebbe avuto lezione, rimase come congelato sul posto mentre un brivido gelido percorreva le schiene di tutti. Lucy, già attaccata come una cozza su uno scoglio a Natsu, andò a nascondere il viso contro il petto del ragazzo, ricordando di essere stata presa da una strana sensazione quando aveva giocato in quella città la prima volta a otto anni. Fu imitata da Juvia che andò a stritolare il povero Gray in un abbraccio soffocante, colta da una paura improvvisa. Persino Titania rabbrividì e si avvicinò impercettibilmente a Gerard, che fu felice di passarle un braccio attorno alle spalle.
Reazione più che normale, ma non per Levy che, stupendo tutti, decise di raccontare lei la prossima storia più elettrizzata che mai.
Si schiarì la voce e iniziò a raccontare di una bambina che ricevette per regalo due bambole identiche, dai capelli biondissimi e un sorriso smagliante. La piccola giocò a lungo con le bambole, rendendosi praticamente inseparabile da esse, fin quando qualcuno non le regalò una bambola più bella e più costosa. La bambina si dimenticò in fretta delle bambole gemelle, mettendole da parte in un angolo della stanza e non dandole più importanza.
La bambina crebbe, divenne una stupenda ragazza che in un giorno di nebbia si perse in un bosco. Una voce amica le venne in soccorso, invitandola a seguirla e a farsi guidare da lei. Essa apparteneva a un ragazzo della sua età, con due grandi occhi azzurri e capelli biondissimi, che teneva per mano la sorella gemella, avente gli stessi colori.
Si fidò di loro, nonostante avesse visto qualcosa di familiare nei loro visi che non riuscì a spiegarsi, e si lasciò bendare e condurre in un luogo che i due avevano definito sicuro. I tre camminarono per un tempo infinito attraverso il bosco, la tenue luce della lanterna portata dal ragazzo le arrivava a mala pena attraverso la benda.
La ragazza a un certo punto inciampò e finì addosso al ragazzo che lasciò cadere a terra la loro fonte di luce. La benda si scostò e lei alzò il viso sui suoi salvatori per scusarsi ma invece di incontrare gli occhi azzurri dei due, il suo sguardo si fermò alle loro spalle, sulle loro ombre per la precisione. Avevano qualcosa di strano, somigliavano a delle…bambole!
E all’improvviso capì il motivo di tanta familiarità nei loro volti: erano le due bambole gemelle che aveva da piccola! Spalancò gli occhi comprendendo la situazione.
I gemelli le chiesero cosa le facesse spalancare gli occhi in quella maniera, dicendole di non piangere e regalare di nuovo loro quel sorriso felice. I due avevano gli occhi chiusi e un sorriso smagliante sul volto, continuarono a tenerlo anche quando le chiesero se avesse capito qualcosa.
La ragazza li fissò terrorizzata quando i due aprirono i grandi occhi, diventati gialli come i loro capelli.
Ti abbiamo portata in salvo sussurrò la ragazza accucciandosi davanti a lei e forzando gli angoli della sua bocca affinché si alzassero in un sorriso. Ora dacci ciò che hai.
La ragazza si voltò e corse il più veloce possibile ma i due gemelli furono più veloci e uno dei due, da dietro, le strappò via il cuore.
-Che forza! Dove l’hai sentita?- chiese un euforico Natsu, tra le cui braccia Lucy tremava.
Levy sorrise all’amico e si andò ad accomodare tra le gambe incrociate del suo ragazzo, seduto di fianco a lei con in bocca una vite, trovata chissà dove.
-Era una vecchia canzoncina che i bambini più grandi del mio quartiere cantavano per farci spaventare.- rivelò.
Gajeel guardò il suo gamberetto sbalordito. Chi lo avrebbe mai detto! La tenera e dolce Levy era appassionata di storie horror ed era anche brava a raccontarle, dato che persino lui era stato colto da un brivido al punto clou della storia.
-Levy è sempre stata appassionata di tutto ciò che è macabro o terrificante. Una volta da bambine mi ha trascinato in una casa abbandonata che si diceva essere infestata dai precedenti proprietari, uccisi brutalmente all’interno.- raccontò Lucy rabbrividendo al ricordo dello scricchiolio del pavimento di legno sotto i loro piedi.
Erza annuì orgogliosa con le braccia incrociate e gli occhi chiusi.
-Noi ragazze dobbiamo essere più coraggiose. I ragazzi d’oggi sono tutti delle femminucce.- disse provocando un borbottio risentito dalla parte maschile del gruppo.
-Una casa abbandonata…- sussurrò Natsu pensieroso.
-Un’inquietante casa abbandonata.- specificò la bionda tra le sue braccia.
-Dovremmo visitarne una anche noi, prima della fine dell’estate.- disse Gray sovrappensiero.
Natsu scattò in piedi, facendo cadere a terra Lucy.
-Ma certo! Una prova di coraggio! Vi sfido a passare una notte all’interno di una casa infestata! Il primo che se ne va via con la coda tra le gambe, paga da bere a tutti per tutto l’inverno!- propose il ragazzo sotto lo sguardo terrorizzato di Lucy e Juvia e quello luccicante di sfida dei ragazzi.
-Non contate su di me!- squittì Lucy che però fu ignorata, tanto sapevano che in un modo o nell’altro Natsu l’avrebbe costretta ad andare.
Il resto della serata trascorse tranquillo tra giochi stupidi da spiaggia, scherzi e qualche scazzottata tra Natsu e Gray, a una delle quali anche Gajeel partecipò. Proprio l’ambizioso meccanico propose di allietare la serata con una delle sue, a sua detta e non condivisa, splendide canzoni. Fu prontamente fermato prima che si gasasse e iniziasse a distruggere i loro timpani con la sua voce tutt’altro che intonata.
Alle tre di notte passate, finalmente il gruppetto crollò addormentato sotto le stelle.
Solo Levy ancora non aveva sonno e rimase ad osservare le stelle lungo la riva, il naso all’insù e i grandi occhi nocciola appena illuminati dal tremolio del falò puntati sul cielo blu. Il firmamento l’aveva sempre affascinata, fin da piccola si fermava ad osservare quei puntini luminosi distanti centinaia di migliaia di anni luce.
-Mio padre diceva che i morti si trasformano in stelle.- proruppe la voce profonda di Gajeel.
Levy si voltò e gli sorrise tornando poi ad osservare il cielo notturno.
Gajeel le si sedette affianco distendendo le gambe davanti a sé e poggiò i palmi sulla sabbia dietro di sé.
-È un bel pensiero.-
-È solo una stupida favola che si racconta ai bambini per non dovergli spiegare cos’è la morte.- disse andandosi a stendere sulla sabbia umida.
-Se così non fosse, i tuoi genitori dovrebbero essere una di queste stelle.- disse la ragazza facendo guizzare lo sguardo lungo l’immensa distesa luminosa sopra la sua testa.
Gajeel rimase in silenzio, assimilando quelle parole con il solo rumore del mare a fargli da sottofondo.
-Ti mancano?-
Il ragazzo chiuse gli occhi. –Un vecchio rompiscatole e una bisbetica dittatrice? Neanche per sogno! Forse mancano a Wendy ma a me no.-
Levy rise a quel suo tentativo di minimizzare le cose.
-A dire il vero non ci penso mai.- disse all’improvviso aprendo gli occhi e puntandoli sul cielo stellato.
Gajeel cominciò a chiedersi se veramente le parole di suo padre fossero vere e dove fossero, a quel punto, lui e sua madre, morti in quello stupidissimo incidente di cui ancora portava i segni. Alzò il braccio destro verso il cielo ed osservò indifferente la cicatrice frastagliata che testimoniava la sua presenza quel giorno. Il giorno in cui i suoi genitori avevano lasciato lui e sua sorella orfani. Strinse il pugno provando una rabbia infondata ripensando a quel giorno. Era solo un ragazzo, non avrebbe potuto fare nulla per evitarlo.
La manina di Levy si posò con delicatezza sul suo pugno chiuso, quasi temesse di fargli male, e lo abbassò.
-Non devi sentirti in colpa, tu sei una vittima.- gli disse accoccolandosi contro il suo petto d’acciaio. –Non pensarci.-
Gajeel andò a circondare la vita della ragazza con il braccio destro mentre il sinistro era sistemato sotto la testa, a fare da cuscino. Tornò a fissare le stelle in silenzio.
-Il vecchio poteva anche aver ragione sulle stelle ma su una cosa aveva sicuramente torno.- disse Gajeel dopo interminabili minuti di silenzio.
Levy alzò il viso per poterlo guardare negli occhi e si godette la tenera carezza che lui le regalò sulla guancia.
-Su cosa?- chiese curiosa.
Gajeel sorrise, o meglio ghignò dato che a lui i sorrisi non venivano mai bene, senza togliere lo sguardo dagli occhi nocciola di lei.
-Diceva che con questo caratteraccio che mi ritrovo, non avrei mai trovato una ragazza disposta a stare al mio fianco.-
-Oh.- riuscì a dire solamente Levy.
Il sorriso di Gajeel si trasformò in un vero e proprio ghigno in un attimo e Levy temette che stesse per dire una delle sue cavolate.
-Anche se alla fine io non ho trovato una ragazza ma un Gamberetto amante delle storie dell’orrore.- disse ridendo alla sua maniera.
Levy gonfiò le guance indispettita. Non che non le piacesse essere chiamata a quel modo da lui – e sottolineiamo da lui – ma aveva spezzato il bel momento con una frase tutt’altro che romantica.
-Scemo!- gli disse tirandogli un pugno sul petto.
Il ragazzo non si scoraggiò e ridendo tornò ad osservare il cielo stellato, imitato poco dopo dalla ragazza tra le sue braccia.
-Ehi, Levy.- la richiamò.
Levy si voltò solo per ritrovarsi le labbra del ragazzo sulle proprie. Si lasciò andare, ricambiando il dolce contatto.
Rimasero a guardare le stelle fino alle prime luci dell’alba, quando finalmente si addormentarono. Vennero svegliati qualche ora più tardi dagli urli di Erza, che inveiva contro un Natsu ancora mezzo addormentato per non si sa quale motivo.
Intontiti per la mancanza di sonno e il brusco risveglio raccattarono le cose sotto ordine di una Erza piuttosto incazzata. Per fortuna non dovettero sopportarla ancora a lungo, in quanto loro due sarebbero andati con la moto mentre gli altri con i mezzi pubblici. Non li invidiavano affatto.
E mentre la moto sfrecciava per le strade di una città che si svegliava, stretta al suo ragazzo Levy si ritrovò a pensare che quella giornata fosse finita esattamente come era iniziata: con le urla di Erza.


Angolo autrice:
Salve lettori e lettrici, come state? 
Questo è il mio ultimo delirio con un prompt scelto da voi -3- Devo dire che questa cosa mi sta divertendo molto.
Sono le 2:15 e io sono qui a pubblicare come una scema.
Dato che di deliri ce ne sono fin troppi in questo capitolo, io mi dileguo e me ne vado a letto che è meglio.
Come sempre scrivetemi nelle recensioni i vostri prompt, sarò lieta(?) di accontentarvi.

angelo_nero
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: angelo_nero