Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Walt96    05/08/2016    12 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
​Capitolo 4
 
 
Chaos in the Library
 
 
 
 
  
Nei giorni seguenti il castello fu molto tranquillo, quasi vuoto, data la mancanza dei centinaia di studenti che la mattina dopo la riunione partirono con l’Espresso di Hogwarts verso Londra.
Anche la maggioranza degli insegnanti lasciò il castello quello stesso pomeriggio per godersi le meritate vacanze, rimasero solo Hagrid, la professoressa McGranitt e il preside. La compagnia però non mancava, infatti i Referenti, che ora potevano passeggiare tranquillamente per la zona, si ritiravano solo per la notte.
Topolino e il maestro Yoda insistettero per mantenere le navicelle nascoste nella foresta e ogni sera tornavano lì a contattare casa.
Il re era sempre preoccupato per Minnie, che regnava da sola al suo castello, però ogni giorno riceveva buone notizie e nessun allarme, anzi, aveva appena saputo da Cip e Ciop che Paperino e Pippo erano già partiti per andare a prendere Sora.
Provava un grande affetto per quel ragazzo, gli aveva dato un aiuto fondamentale nella lotta contro gli Heartless, gli dispiaceva davvero doverlo chiamare per farsi dare una mano con questa nuova minaccia.
Quella mattina Topolino e Walt insistettero per poter visitare meglio il resto del castello, mentre il maestro Yoda aggiornava Silente sulle ultime vicende del suo mondo.
Così, accompagnati da Hagrid, girarono in lungo e in largo per tutti i corridoi della scuola: visitarono la Sala Grande, i dormitori degli studenti, le cucine (dove degli eccitatissimi elfi domestici tentarono di offrir loro molto più di quello che sarebbero riusciti a mangiare), la Torre di Astronomia, la Biblioteca, i cortili e i sotterranei.
Mentre attraversarono i corridoi chiacchierando allegramente con Hagrid, i quadri rivolsero loro un cordiale saluto e conobbero anche due fantasmi: il Frate Grasso e Nick-Quasi-Senza-Testa.
Il castello era senza dubbio molto grande ma Walt non immaginava di dover camminare così tanto, allora  propose di fare un giro nel parco, visto che si avvicinava l’ora del thè, ma in realtà sperava di trovare una comoda panchina.
Si avviarono verso le ondulate colline verdi ai piedi del castello e si sedettero all’ombra di un faggio.
«Ci sarà davvero una guerra?» chiese Hagrid dopo un lungo silenzio, si notava dalla voce che era proprio ciò che lo preoccupava di più.
Temeva che il Signore Oscuro ricominciasse come l’ultima volta, mettendo in pericolo amici e persone care.
Topolino e Walt si guardarono ma fu il secondo a parlare.
«Anche se è possibile non vuol dire che accada, Hagrid. E poi devi stare tranquillo, noi vinciamo sempre alla fine» disse e gli fece l’occhiolino.
Topolino era preoccupato che la faccenda fosse un po’ più complicata di così.
«È probabile che il primo bersaglio sia la scuola, vero?» chiese ancora Hagrid anche se sembrò leggermente più su di morale.
«Non devi preoccuparti del castello: già normalmente è impenetrabile, in più noi Referenti abbiamo capacità difensive notevoli, sarà difficile anche solo scalfire un singolo mattone della scuola» replicò Walt sempre in tono gioviale.
Ovviamente anche lui, dentro di sé, provava la stessa preoccupazione che aveva ammutolito Topolino, ma Walt era un personaggio particolare, credeva che far sentire bene gli altri fosse il compito fondamentale di tutti, soprattutto tra amici.
Aveva quel tratto in comune con Sora, si affezionava subito alle persone e le trattava quanto prima come amici fedeli, era già così sia con Hagrid che con la professoressa McGranitt.
Il Guardiacaccia sembrò rincuorato dalle parole del giovane e baffuto Referente, che sembrava così sicuro di sé e descriveva difese indistruttibili anche da parte del Signore Oscuro.
Passarono qualche minuto a sorseggiare il thè preparato da Hagrid.
La riva del lago era scurissima ma rifletteva le luminose nuvole rosa sopra di loro, in lontananza, però, erano ancora visibili cumuli burrascosi.
L’acqua si increspò di colpo e ne emerse un enorme e lunghissimo tentacolo bianco, Topolino e Walt si allarmarono e subito si alzarono in piedi, il tentacolo fece un cenno verso di loro e poi si rimmerse negli abissi; la cosa strana del fenomeno fu che Hagrid non parve minimamente in allerta, anzi, con la coda dell’occhio Topolino lo vide rispondere al “saluto” della bestia marina.
L’omone si accorse dopo qualche secondo che i due nuovi arrivati non avevano compreso l’accaduto e si sbrigò a spiegare: «Oh, la piovra gigante nacque l’anno in cui arrivai a Hogwarts. È sempre stata gentile con me, e adesso che sono Guardiacaccia le porto gli avanzi della cucina quando il fiume porta pochi pesci. Creature incomprese le piovre giganti» disse Hagrid.
Walt tornò a sedersi e senza farsi sentire bisbigliò all’orecchio di Topolino «Chissà mai perché».
La sera prese il posto del pomeriggio e le nuvole nere si premurarono di coprire interamente il cielo.
I Referenti cenarono insieme al personale della scuola, nella Sala Grande, e parlarono tanto animatamente che le loro voci echeggiavano nel grosso spazio vuoto.
I quattro tavoli degli studenti erano stati lasciati lì, ma i presenti a malapena riempivano quello degli insegnanti.
«Allora Preside, ha estorto al Maestro Yoda i segreti della Forza?» chiese scherzosamente Walt, Yoda rise.
«Diciamo che ha disprezzato talmente tanto la mia burrobirra che non me li ha voluti rivelare» rispose Silente.
«A parte gli scherzi» proseguì ancora ridacchiando «Yoda, è possibile che la Forza si manifesti anche agli appartenenti ad un altro mondo?»
Yoda, che era sempre sulla sua poltroncina volante, appoggiò sul tavolo la forchetta a cui ancora era infilzata un’oliva e rispose «Come l’altra sera vi ho spiegato, la Forza non ha confini, tutto è e tutto circonda. Quindi sì, manifestarsi essa può, ma difficile piegare la Forza alla propria mente risulta», concluse e mangiò l’oliva.
«Nonostante la mia veneranda età, mi piacerebbe proprio imparare» concluse Silente e Minerva intervenne «Beh, io credo che per un mago del suo calibro, non sia troppo difficile imparare ad usare la Forza».
«L’abilità del mago alcunché c’entra. Solo una mente e una volontà superiore saprebbero…» ma Hagrid batté la manona sul tavolo e disse a voce alta «Sciocchezze! Il professor Silente è il più grande mago della storia!»
«Hagrid!» disse il preside alzando innocentemente una mano, ma parve non essere udito.
«Il miglior preside che questa scuola abbia mai avuto! Altro che mente superiore…»
«HAGRID!» disse Silente stavolta alzando la voce e Hagrid subito si ammutolì, «Non credo che il Maestro Yoda stesse sminuendo la mia persona».
«Infatti» disse Yoda che non parve minimamente offeso, invece sembrò ammirare la lealtà che il guardiacaccia aveva appena dimostrato.
«Mi scusi…» disse Hagrid diventando tutto rosso, Walt era molto divertito dalla scena e si voltò a guardare la McGranitt, sorprendendola in uno sguardo di rimprovero con labbra sottilissime rivolto ad Hagrid.
«Lezioni private potrei darti Albus, verificare la tua sensibilità alla Forza potremmo».
«Mi farebbe molto, molto piacere» rispose lui e, conclusa la frase, le pietanze scomparvero dai piatti facendo apparire al loro posto montagne di dolci deliziosi.
Walt, che adorava i dolci, assunse un’espressione di estremo piacere quando proprio davanti a lui si era materializzata una montagna di bignè ai frutti di bosco ricoperti di cioccolato.
Finirono di cenare e una volta che i piatti furono di nuovo lustri Silente si rivolse alla McGranitt: «Minerva è meglio che mi sbrighi, ho un appuntamento con il Ministro e credo che andrà per le lunghe, sai, devo aggiornarlo su un intero anno di negligenza. Ho lasciato a Topolino dei ricordi da vedere nel mio ufficio» poi si alzò, salutò tutti e si smaterializzò, lasciando la grande poltrona dorata vuota.
Walt rimase un po’ offeso dal fatto che Topolino lo escludesse dalla visita dei ricordi di Silente ma deviò il suo pensiero sul fatto che forse non erano affari suoi…
I rimanenti commensali rimasero a chiacchierare ancora qualche minuto, poi si congedarono: Hagrid tornò nella sua capanna, Yoda accettò di mostrare a Walt alcune apparecchiature di addestramento dei giovani Jedi sulla sua navicella, Topolino salì nell’ufficio del preside e la McGranitt andò ad archiviare gli ultimi voti degli studenti.
Le nuvole scure ormai avevano ricoperto il cielo che solo qualche ora prima era splendidamente sereno, ma nonostante tutto sembrava una serata piuttosto tranquilla.
 
 
 
 
Un pendolo di legno rintoccò le nove di sera.
Malefica li aveva lasciati, aveva detto di essere andata a reclutare il loro ultimo alleato, ma per sicurezza Voldemort non disse nulla ai suoi Mangiamorte, né di Malefica né dello sconosciuto che sarebbe arrivato di lì a poco.
Passeggiava nervosamente nella stanza con Nagini che lo seguiva.
Referenti? Possibile che ci fossero altre minacce per la conquista del potere? Anche provenienti da altri mondi? Lo aveva pensato, naturalmente, ma non credeva che questa possibilità si avverasse in così poco tempo.
Il ticchettio dell'orologio nel salone di Villa Malfoy era incredibilmente fastidioso.
Doflamingo era seduto su una delle sedie intorno al lungo tavolo, il Signore Oscuro aveva dato ordine di lasciarli soli poco prima e da allora il solo rumore che interferiva con la loro presenza era l’incessante orologio e lo strisciare vellutato dell'enorme boa.
Il pirata stava attendendo che succedesse qualcosa, tra poco sarebbe partito per compiere la sua missione, ma non era molto preoccupato.
Dopo interminabili minuti, Voldemort si fermò e con un cenno di bacchetta fece esplodere l’antico pendolo di mogano che aveva osato echeggiare troppo nella sua testa.
«Non aspetteremo lei. Andiamo ora» disse, sembrava aver rimuginato su quando dire quella frase fino a quel momento. Voldemort disprezzava Malefica ma da un lato sapeva che era una brillante strega con cui confrontarsi.
«Come vuoi tu…» disse calmo Doflamingo e si alzò, il mago gli porse il braccio come se dovesse essere accompagnato all’altare, lui non capì.
«Avanti! Dovremo smaterializzarci. Tu non sei capace a volare con la scopa e non si può utilizzare ancora una passaporta, il Ministero saprebbe subito dove sono».
Ancora ignorando il significato del termine “smaterializzarsi” Doflamingo appoggiò la mano sull’avambraccio di Voldemort, sicuro che l’avrebbe scoperto presto.
Infatti, in un lampo velocissimo, la sua mano si incollò magicamente al tessuto della veste nera del Signore Oscuro e si sentì come compresso in un tubo di gomma ma, nello stesso momento, aveva anche la sensazione che un gancio l’avesse arpionato all’ombelico e lo stesse facendo roteare.
Poi come iniziò, tutt’un tratto, il movimento finì e con un tonfo cadde sulla solida terra.
Gli girava ancora la testa e vedeva tutto annebbiato, ma bastava per capire di aver appena lasciato il caldo salotto della villa e di trovarsi in tutt’altro posto.
Erano su una collinetta erbosa: sulla destra c’erano degli alberi che davano vita ad una foresta, mentre a sinistra altre colline, alla cui base si vedeva un enorme lago.
Ma ciò che attrasse l’attenzione di Doflamingo non furono questi dettagli bensì l’enorme castello gotico che si stagliava davanti a lui.
Era bellissimo: torri, bastioni e guglie si ergevano di tanto in tanto ed era tutto pieno di finestrelle.
«Eccola lì, la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Il luogo che gode della più grande protezione magica dell’Inghilterra» spiegò Voldemort e proseguì «Io non posso avvicinarmi più di così, c’è un incantesimo che respinge tutte le fonti di magia oscura, ma tu, tu invece puoi. Per quanto oscuro tu possa essere non possiedi il dono della magia e grazie al mio incantesimo che ti ha permesso di conoscere il castello non sei comunque totalmente un Babbano» disse compiaciuto.
«Prendo il libro e torno?» chiese freddamente Doflamingo.
«Esattamente» rispose altrettanto freddamente Voldemort.
«Lascia fare a me».
Fece un passo indietro e voltò lo sguardo al cielo, le nuvole adesso ricoprivano tutto, cariche di pioggia.
Puntò le mani verso l'alto e mosse le dita a scatti, la sua espressione non parve cambiare, come se stesse agendo da distante.
Poi, rapidamente, fece un balzo e volò via verso il castello sotto lo sguardo indagatore del Signore Oscuro.
Come da lui predetto non trovò intoppi, le difese del castello non si attivarono e nessuno sapeva che fosse lì; volteggiava liberamente ad una ventina di metri da terra, i suoi fili erano agganciati saldamente alle nuvole, che gli permettevano di volare come se nulla fosse.
Era una tecnica molto illusoria, la gente avrebbe creduto che fosse in grado di librarsi in aria ma non era così, era tutto grazie alla straordinaria versatilità del suo Frutto; ad ogni movimento delle dita riceveva un nuovo sbalzo in avanti.
Il vento gli scompigliava i capelli e gli faceva volteggiare la giacca di piume rosa sulla sua schiena. Sorvolò gran parte del lago, i suoi flutti scuri gli fecero venire in mente che se per caso ci fosse caduto dentro avrebbe perso i suoi poteri e, visto che lì nessuno sarebbe andato a salvarlo, sarebbe sicuramente morto.
Deviò la sua traiettoria, per sicurezza, e si diresse verso la foresta ammirando l’immenso castello davanti a lui. Non era abituato a vedere castelli nel Nuovo Mondo, l’unico che conosceva a memoria era il suo palazzo reale a Dressrosa.
Il pensiero si concentrò subito sulla sua sconfitta, il fastidioso ragazzo di gomma che lo metteva K.O. e liberava Dressrosa dal suo governo. No. Non doveva pensarci, era per quello che si era avventurato in un nuovo mondo, era per quello che aspirava a nuovi poteri e nuovi alleati.
Tagliò la punta di un albero che gli intralciava la strada senza alcuna fatica e si avvicinò al castello.
Come aveva detto Voldemort, sembrava molto vuoto, deserto a dir la verità. Di sicuro non poteva essere così, gli aveva spiegato che anche d’estate qualche insegnante rimane al castello, per essere sicuri che non venga penetrato dalle forze oscure.
Un ultimo movimento dell’indice e con un balzo atterrò in un cortile di pietra quadrato in cui al centro si ergeva una possente statua in ghisa rappresentante un cavallo rampante.
Il luogo era illuminato dalla luce lunare, mentre invece il porticato che lo circondava era molto buio, le torce erano spente.
Fortunatamente sapeva dove andare, la biblioteca era lì vicino: aprì una porta di legno e imboccò un corridoio altrettanto scuro, per evitare di fare rumore continuò a volteggiare a pochi centimetri da terra sostenendosi al soffitto con i suoi fili.
Quando oltrepassò un’armatura quella sferragliò un pochino, cambiando posizione ma non lo preoccupò molto, non c’era nessuno nelle vicinanze.
Voldemort lo aveva avvertito che in quel mondo e particolarmente in quella scuola i quadri erano vivi, perciò fece attenzione a non farsi vedere da nessuno dei personaggi dipinti nelle cornici e arrivò all’ingresso della biblioteca.
La stanza era molto ampia, con tre grosse file di scaffali piene di libri: due ai lati ed una centrale, era anche presente una scrivania, strategicamente posizionata in modo da poter vedere tutta la sala, la targhetta recitava: “Madama Pince - Bibliotecaria”.
Attraversò le file di banchi che separavano gli armadi colmi di vecchi volumi di Incantesimi, Erbologia e Pozioni e si diresse senza indugi nel reparto proibito.
Era chiuso da un grosso lucchetto che bloccava le inferriate di un cancello interno, in ferro battuto, ma non fu un problema: con la mano tesa piegò il dito medio e il lucchetto si spezzò.
Entrò all’interno della sezione ristretta della biblioteca e da lì iniziò la parte più impegnativa della missione: trovare il libro “De Potentissimis Incantesimus” nel minor tempo possibile e uscire senza farsi vedere.
Voldemort non sapeva l’esatta posizione del volume perciò non poté infonderla nella sua mente.
Iniziò a leggere i titoli scritti sui bordi delle copertine nella speranza di essere fortunato ma, dopo una ventina di minuti di insuccesso, intravide un libro la cui copertina attrasse avidamente la sua attenzione: era azzurra e aveva disegnato uno scorcio di un paesaggio di mare durante una burrasca, in alto a destra era raffigurato una piccola mela con un sacco di ghirigori sulla buccia. Il titolo era scritto in lettere che non riuscì a decifrare ma lo aprì comunque ad una pagina a caso.
I libro era sicuramente molto antico e la pagina a cui Doflamingo aveva aperto aveva disegnata un’immagine che raffigurava una grandissima nave metallica con tutto attorno la spiegazione in quelle antiche e ambigue lettere. Eppure era sicuro di averle già viste da qualche parte…
«Non perdere tempo!» la voce di Voldemort rimbombò nella sua testa.
Lui fece uno scatto di panico e lasciò il libro aperto sulla scrivania.
Un orologio rintoccò le dieci di sera facendo rimbombare tutto.
Ritornò a cercare facendo scorrere l’indice sulle copertine dei polverosi libri, un paio di volte gli sembrò perfino di udire dei rumori ma dopo ulteriore minuto lo trovò su uno scaffale in alto: “De Potentissimis Incantesimus” un libro nero e sottile senza alcun disegno o effige, non sembrava contenere nulla di importante
Soddisfatto tornò a posare gli occhi sul libro con il mare in copertina e, sempre più convinto che avesse qualcosa a che fare con il suo mondo, continuò ad esaminarlo.
Ma stavolta fu una porta aperta in lontananza che lo allarmò ancor più della voce di Voldemort. In fretta, tentò di riporre il libro in ordine con gli altri.
Lasciò la sezione proibita e si diresse velocemente fuori dalla biblioteca, sempre volando grazie ai suoi fili, ripercorse i corridoi scuri al contrario evitando di farsi vedere dai ritratti.
Arrivò nel cortile di pietra e sentì dei passi arrivare in quella direzione, ormai era tardi per evitare lo scontro, la priorità era far arrivare il libro nelle mani di Voldemort, avrebbero riconosciuto subito che era un intruso che aveva eluso le difese magiche del castello e naturalmente avrebbero tentato di togliergli il libro o addirittura di distruggerlo.
Si diresse al limite del porticato ancora nascosto dall’ombra, i passi erano sempre più vicini, con un gesto repentino del dito medio lanciò un sottilissimo filo nel cielo, in direzione del punto in cui Voldemort l’aspettava e vi agganciò il libro.
Una pila di fogli caddero dalle mani di Minerva McGranitt, pietrificata da ciò a cui stava assistendo.
«Sei tu! Sei l’intruso arrivato nel nostro mondo!» gli urlò contro, sempre immobilizzata, nella speranza di fraintendere ciò che stava vedendo, che fosse un sogno, che si fosse appisolata mentre registrava gli ultimi esami e non stesse andando in biblioteca ad archiviarli.
Doflamingo di rimando non diede alcun minima reazione, ora i loro volti erano illuminati dalla luce della luna, continuò il suo compito con assoluta indifferenza come se nulla fosse, il libro era ben fissato al filo.
«Che cosa ci fai qui!? Cosa stai facendo?» disse Minerva estraendo la sua bacchetta d’abete.
Doflamingo non rispose e, come se il filo fosse un grosso elastico, ritrasse leggermente il libro verso di sé e poi lo lasciò volare via nella notte.
Si voltò con l’attenzione tutta rivolta verso la professoressa McGranitt e disse solennemente «Muhuhuhu…Il Signore Oscuro non è più la vostra unica minaccia».
Minerva tentò di rispondere ma non ci riuscì, le sue labbra farfugliarono qualcosa ma non ne uscì alcun suono.
Ma sapeva ciò che andava fatto.
Anche se in preda allo sgomento, gli puntò la bacchetta contro, tremante, e ad ogni ripetitivo movimento del polso, rispettivamente, grossi petali di fuoco volarono verso Doflamingo, il suo mantello volteggiava a ritmo degli attacchi.
Il pirata incassò solo il primo colpo, poi, resosi conto che erano semplici veli di fuoco, iniziò velocemente a tagliarli e deviarli, facendoli scontrare contro le pareti.
La McGranitt intuì che quell’incantesimo non era più efficace, allora nel momento in cui Doflamingo urlò «Overhito!» e un‘enorme corda incandescente gli spuntò dal palmo della mano, lei descrisse un cerchio nell’aria con la bacchetta e rispose con un incantesimo di un blu luminoso.
Questa volta il contrasto tra i due attacchi durò più a lungo: la corda rossa dal calore si disintegrava contro il flusso magico uscito dalla bacchetta della professoressa.
Dopo alcuni secondi interminabili, però, il nemico decise di creare un diversivo e fece schiantare quel contatto tra i due attacchi sul soffitto che crollò facendo schizzare frammenti di pietra dappertutto.
Ma la McGranitt, dopo quarantanove anni di servizio a Hogwarts passati a cercare di scovare i piani dei Serpeverde, si aspettava una mossa subdola come quella e infatti non si lascò distrarre, con un incantesimo scudo si parò dalle schegge di pietra e con un’abilità degna della professoressa di Trasfigurazione, diede vita all’enorme statua del cavallo che si stagliava in centro alla piazza.
Il cavallo si animò, i suoi occhi divennero rossi come se si fossero accesi, lasciò il suo piedistallo e bloccò la via di fuga di Doflamingo.
Una vena di rabbia si gonfiò sulla fronte del pirata, corse verso la McGranitt cogliendola di sorpresa grazie alla sua immensa velocità e con un calcio tentò di colpirla, fracassando la parete rocciosa e rispedendo macerie in tutte le direzioni.
La McGranitt, però, scomparve un attimo prima di venire colpita, al suo posto un gatto soriano dall’incredibile eleganza fuggi dal punto in cui la pietra era di nuovo esplosa.
Il cavallo metallico si interpose nuovamente tra loro, e dietro di lui la professoressa riprese sembianze umane, notò con stupore che la gamba dell’avversario con cui aveva sferrato il calcio era diventata stranamente nera e lucida.
Doflamingo si ritrovò quindi a fronteggiare la statua che respirava gravemente davanti a lui: era troppo vicino per poterlo colpire con i fili, allora fece diventare nera la mano destra e mentre la bestia scalciava e Minerva lanciava incantesimi esplosivi gli conficcò le dita nel petto estraendo un cuore di metallo incandescente e luminoso, che ancora pulsava.
Con una plateale solennità, l’ormai deceduta statua si accasciò al suolo.
Ormai erano soli, nessuno sembrava essersi accorto dello scontro che stava avendo luogo in quel cortile.
Questa volta fu Doflamingo ad attaccare, lanciando fili contro l’insegnante che puntualmente richiamava un sortilegio scudo per proteggersi.
Neanche i proiettili di filo andarono a segno, allora il pirata tentò con la tecnica dei nidi di ragno.
Ragnatele di fili uscirono dal palmo delle sue mani, era un attacco tanto offensivo quanto difensivo, perché così tanti fili intrecciati tra di loro erano sia difficile da essere neutralizzati sia difficili da scalfire.
«Diffindo!» urlò la McGranitt e dopo un paio di tentativi i fili si sgualcirono permettendole di attaccare nuovamente.
Doflamingo doveva andarsene, doveva creare un diversivo e scappare: si concentrò un attimo e la sua avversaria parve fare lo stesso.
Con un gesto veloce di entrambe le mani, il pirata scatenò una di tempesta di fili uscenti vorticosamente e velocemente da ogni parte del suo corpo; numerose colonne vennero colpite e schegge di roccia volarono ovunque.
Era difficile vedere bene con tutto quell’alone biancastro semitrasparente di lacci e fili.
La veste della McGranitt venne stracciata in pochissimo tempo, le vennero slegati i capelli che iniziarono a vorticare anche loro, mossi dall'aria, sottili ma profonde ferite le vennero inferte sul viso, braccia e gambe.
Ma ad un certo punto le venne in mente l’incantesimo giusto e, accorgendosi che fortunatamente la sua fidata bacchetta era ancora intatta, pronunciò: «Protego Inversum
I fili non si fermarono, anzi, sembrò che nel panico Doflamingo li stesse agitando ancor più veloci; ma il sortilegio scudo andò a buon fine, era un incantesimo inverso perciò invece di creare uno scudo attorno all’utilizzatore lo creò intorno all’avversario in modo da rinchiuderlo in uno spazio limitato.
La magia stava richiedendo molta concentrazione e molto sforzo da parte della McGranitt, a causa dell’incessante attacco dell’avversario che spingeva verso l’esterno.
Passò qualche secondo mentre Minerva teneva a fatica la bacchetta puntata verso l’avversario, sempre chiuso in quella bolla di fili furiosi e volteggianti ma poi, come un lampo, accadde qualcosa sopra i duellanti.
Il vetro di una finestra si ruppe e una figura nera, roteando molto velocemente, cadde verso di loro per poi definirsi meglio in Topolino con uno sguardo arrabbiatissimo, intento ad evocare il proprio Keyblade.
Nessuno dei due sembrò accorgersi della scena finché Topolino non fece qualche passo avanti e si affiancò alla professoressa McGranitt che stava ancora tentando di mantenere rinchiuso Doflamingo e il suo attacco.
«Riesci a trattenerlo ancora per qualche secondo?» urlò Topolino per farsi sentire sopra il frastuono dell’attacco.
«Ma certo!» rispose fiera la professoressa, e Topolino continuò «Allora io cerco di bloccare i suoi movimenti, quando ci sarò riuscito lo libererai e lo dovremmo attaccare insieme, d’accordo?».
«D’accordo».
A quel segno di assenso Topolino avanzò davanti a lei, si mosse con una velocità quasi incompatibile con le sue dimensioni, saltò puntando il Keyblade dorato verso il cielo e urlò «STOPGA!» e con un pown che riecheggiò in tutto il castello si creò un’ulteriore bolla che sovrastò tutto il cortile, ma non fu quello che colpì la McGranitt bensì l’effetto che produsse, in quanto bloccò all’istante tutti i fili che fino ad un momento prima stavano tentando violentemente di uscire, e uccidere.
Topolino indietreggiò e tornò al suo fianco, capì di dover lasciare andare l’incantesimo scudo inverso e appena la bacchetta non fu più puntata sul pirata tutti i fili che erano rimasti sospesi a mezzaria ricaddero per terra formando una matassa ad anello con al centro Doflamingo ancora immobilizzato, con le dita contorte.
«Insieme adesso, Minerva. Appena attaccheremo la mia magia svanirà e dobbiamo essere sicuri che non fugga» spiegò Topolino, lei annuì, tremante, con una goccia di sangue che le colava da un taglio sulla guancia.
Topolino puntò la sua chiave verso Doflamingo e Minerva fece lo stesso con la sua bacchetta, rispettivamente un sottile raggio di Luce intensa e un incantesimo rosso fuoriuscirono dalle due armi e colpirono il pirata in pieno petto, mandandolo a sbattere contro il muro.
Non ci fu il tempo di aspettare che la polvere si fosse diradata che un sonoro crac alle loro spalle li fece sobbalzare, e subito Albus Silente apparve dall’ombra, con uno sguardo durissimo e la bacchetta sfoderata nella mano destra.
«State bene? Minerva?» le chiese senza distogliere lo sguardo dal punto in cui si intuiva dovesse essere l’intruso.
«Oh Albus, se solo fossi stata più pronta avrei potuto impedirgli di rubare quel libro», Silente si rese conto subito dopo dell’importanza dell’informazione che Minerva gli aveva riferito, «Un libro? Ha rubato un libro?» chiese analizzando con lo sguardo il campo di battaglia.
«Sì, non sono riuscita a vedere che libro fosse ma lo ha fatto volare via prima che lo attaccassi».
«Non preoccuparti Minerva, sei già stata brava a neutralizzarlo, aveva un potere sconosciuto a tutti, direi» si intromise Topolino gioviale.
«Concordo, Vostra Maestà» disse Silente avanzando, «e ora vediamo un po’ di fare conoscenza con il nostro caro intruso. Lumos!» e una forte luce fuoriuscì dalla sua bacchetta, irradiando il cortile.
Si avvicinarono con cautela alle macerie, facendosi strada tra i grovigli di fili… quello che però videro nel punto in cui ci sarebbe dovuto essere il corpo dell’intruso li sconcertò.
Gran parte della testa e del busto del nemico si era tramutata in fili.
«Una copia di se stesso» intuì Silente.
«Una c-copia?» chiese la McGranitt «ho combattuto, e quasi perso, contro una semplice copia?» con un tono totalmente incredulo nella voce.
«Temo di sì, Minerva. Hai detto che ha fatto volare il libro nell’aria e non hai visto dove fosse diretto, credo che Lord Voldemort gli abbia spiegato bene come fare a entrare e ad uscire dalla biblioteca ma non poteva far nulla per aiutarlo nel caso avesse incontrato qualcuno e, presupponendo che avesse addirittura incontrato me, probabilmente non avrebbe più fatto ritorno. Deve avergli suggerito di mandare una copia di se stesso, sembra molto abile a manovrare i fili come un burattinaio, non deve essere stato un problema per lui» concluse Silente.
A Topolino però, facendo mente locale, venne in mente una cosa «Però noi lo abbiamo visto! Sono sicuro di poterlo riconoscere! Devo andare subito alla gummyship ho degli archivi in cui sono raccolti gli individui più pericolosi di molti mondi, sono sicuro di aver già visto questa giacca di piume rosa…»
«Manderò Hagrid ad avvertire il maestro Yoda e Walt, arriveranno presto, farò apparire i tuoi archivi nel mio ufficio» disse Silente e proseguì «Beh, ormai lui non ci può più dare le informazioni che ci servono, è meglio sbarazzarsene e mettere tutto a posto» così dicendo fece evanescere il manipolo di fili che fino a poco tempo prima era una perfetta copia di Doflamingo e la McGranitt aggiustò il cortile riportandolo alla normalità.
Salirono le scale e si incrociarono con Walt e Yoda nella Sala Grande, erano entrambi preoccupati e si immersero nel racconto di Minerva su quello che era appena successo.
 
 
 
 
Corsero a grandi passi nell'ufficio del preside, dove ora diversi grandi cumuli di fogli ingialliti ricoprivano la scrivania. La finestra alla destra della stanza era rotta nuovamente. «Mi dispiace per la finestra, Albus, ma dovevo fare in fretta».
«Oh, tranquillo Topolino, hai fatto la cosa giusta» gli rispose il preside sorridendo, e con un colpo di bacchetta, riaggiustò il vetro «Ti prego di sederti sulla mia scrivania con la professoressa McGranitt e impegnarvi al massimo per riconoscere l’intruso che ha osato violare la mia scuola» e gli fece cenno con la mano verso i fogli, mentre con l’altra fece apparire le stesse poltrone rosse della sera prima per se stesso, Yoda e Walt.
Il re e la professoressa si misero subito a scartabellare i volti sui diversi fogli.
«Preoccupante questo attacco è stato, le nostre intuizioni giuste erano» ruppe il silenzio il maestro Yoda «Ma la domanda che mi preme è: perché si è reso necessario? Di che libro si trattava?» concluse.
Silente fece cadere un filo di ricordo nel pensatoio e tornò a sedersi con loro, poi prese la parola «Sono andato in biblioteca a controllare, sono stati toccati solo due libri: quello che è stato rubato è “De Potentissimis Incantesimus”, un libro di magia antichissima che rivela come eseguire l’incantesimo del salto in un altro mondo, probabilmente Lord Voldemort ha rivelato al nostro nuovo nemico il contenuto del libro e gli ha spiegato come fare a prenderlo, visto che lui non è in grado di entrare a Hogwarts».
Topolino scartò la prima colonna di fogli esaminati.
«E il secondo libro?» chiese Walt.
«È questo, l’ha lasciato qui» e Silente mostrò loro il libro con la copertina decorata dal paesaggio marinaresco «è un libro scritto in antiche rune, non tutti sono capaci di leggerlo, spiega l’esistenza di tre armi ancestrali che…»
«Eccolo! Lo abbiamo trovato!» esclamò Topolino saltellando sul posto.
Portò il foglio di carta giallastra sul tavolo, in vista per tutti e spiegò: «Si chiama Donquijote Doflamingo, il pirata possessore del Frutto Ito Ito e proveniente dal mondo di Sengoku! Questo spiega i fili, il suo potere».
Il foglio mostrava un’illustrazione di un uomo molto alto e biondo che indossava vestiti eccentrici, tra cui una giacca rosa fatta di piume ed occhiali da sole con le lenti viola. Sotto il nome del pirata c’era una taglia di 340.000.000 berry, le monete del mondo di appartenenza.
«Potrebbe spiegare il perché si sia interessato a questo libro» e Silente indicò il piccolo volume rimasto sul tavolo «spiega l’esistenza di tre armi antichissime e devastanti… probabilmente del suo mondo. Deve aver riconosciuto qualcosa. Fu confinato qui, lo trovò il preside Dippet molti anni fa e lo mise incautamente nella sezione proibita» disse Silente.
«Perché Lord Voldemort vuole andarsene da questo mondo ciò che non torna è» disse amareggiato Yoda.
«Magari vuole impadronirsi di un Frutto del Diavolo!» rispose Walt.
«Forse c’è qualcun altro che gli sta dicendo cosa fare» ipotizzò Topolino, rimembrando gli avvenimenti passati.
«Sono tutte ipotesi plausibili, bisogna stare all’erta e monitorare tutto quello che accade» disse Silente, «Minerva ti prego di andare in infermeria, manderò un gufo a Madama Chips perché torni immediatamente a Hogwarts per prestarti le migliori cure che io non sono in grado di darti».
«Non ti preoccupare Albus, sono perfettamente in grado di curarmi da sola, non c’è bisogno di Chips» rispose Minerva, «Ma se non vi dispiace io mi ritiro nelle mie stanze a riposare» e così dicendo non attese neanche i saluti e oltrepassò la porta dell’ufficio.
«Ah Minerva, non le è mai piaciuto sottoporsi alle cure di Chips» ansimò il preside riconoscendo in quel comportamento il vero carattere della sua insegnante di Trasfigurazione.
«Sono preoccupato, dobbiamo aspettarci altri attacchi?» chiese Walt impaziente di vendicare la sua nuova collega.
«Non credo Walt, hanno ciò che vogliono. Adesso rimane da scoprire dove vogliono andare» rispose Silente.
 
 
 
 
Il vero Doflamingo attese nella foresta l’arrivo del libro, lo afferrò e volò via volteggiando tra gli alberi.
Voldemort lo attendeva nel punto in cui si erano separati.
«Ce l’hai?» chiese freddamente.
«Eccolo» e glielo porse «ma ho dovuto lasciare una mia copia a combattere, mi hanno visto» gli riferì come sommario di un rapporto della missione.
«Non c’è da preoccuparsi, intanto avrebbero notato certamente la mancanza del libro entro pochi giorni, e l’incantesimo che contiene necessita di un tale quantitativo di magia che dubito che Silente non se ne accorga» e gli porse il braccio.
Doflamingo stentò un po’ ma alla fine vi si appoggiò e di nuovo venne schiacciato in tutte le direzioni, arpionato all’ombelico per poi ricadere a terra sulla moquette del salotto deserto di villa Malfoy.
L’orologio, per quanto distrutto sul pavimento, segnava adesso mezzanotte.
 
 
 
 
I dodici rintocchi delle campane fecero volare via uno stormo di corvi da un albero al limitare della foresta.
Topolino e il Maestro Yoda superarono la capanna di Hagrid, dirigendosi verso le loro navicelle con un andamento piegato dall’amarezza della vicenda.
«Quale la nostra prossima mossa sarà?» chiese ad un certo punto Yoda.
«Non saprei Maestro, l’unica cosa su cui siamo sicuri è che Voldemort si sia alleato con Doflamingo, ed entrambi sono nemici temibili, credo che ci convenga concentrarci a proteggere il castello finché il portale dell’incantesimo non viene aperto» rispose il re guardando a terra mogio.
Si immersero nel folto degli alberi, la poltroncina di Yoda sembrava aver scaricato le batterie da quanto avanzava pigramente per tenere il passo di Topolino.
Ad un certo punto un croc fece rinvigorire immediatamente entrambi, che si fermarono, le orecchie di Topolino tese in allerta.
«Buona sera, Vostra Maestà».
Da dietro un albero poco più avanti di loro uscì una strega dalla pelle verdognola, con due corna sulla testa e un magnifico scettro.
Topolino scattò all’indietro, e evocò nuovamente il suo Keyblade, Yoda capì al volo la situazione e con incredibile agilità e velocità (che stonavano completamente con la sua età) fece un salto con capriola all’indietro abbandonando la poltroncina fluttuante e accendendo la sua spada laser verde.
«Malefica! Allora ci sei tu dietro tutto questo!» gli urlò contro il re.
«Ma che perspicace che siete» pronunciò con evidente disprezzo.
«Cosa hai in mente, Malefica?» chiese Topolino.
«Non sono di certo venuta qui per rivelarti il mio piano, topo, né a te né al tuo amico verde. Il vostro Tempo è agli sgoccioli e a quel punto nessun Custode del Keyblade o Referente che sia sarà in grado di fermarmi! Hahahah!».
In quel momento Topolino le puntò il Keyblade contro e lo stesso raggio di Luce, sottile ma densissimo, che aveva colpito la copia di Doflamingo venne scagliato contro la strega. Yoda invece, che non poteva utilizzare la spada laser per lanciare raggi, puntò la manina verde contro di lei da cui ne fuoriuscì un fulmine di un blu intenso: il Fulmine della Forza.
Malefica non era una sprovveduta e aveva affrontato fin troppe volte il genere dei “buoni” per non aspettarsi una cosa del genere e rispose con una potente fiammata verde da ogni mano che contrastò i due attacchi dei Referenti.
Ridendo e facendo echeggiare la propria voce negli alberi scomparve avvolta nelle sue stesse fiamme.
Dietro il punto da lei occupato, Yoda e Topolino, videro le loro due navicelle distrutte.





















 

Angolo dell'autore:
Critiche, consigli e nuove idee sono sempre ben accetti! Doflamingo è riuscito a prendere il libro! Vi aspettavate una battaglia del genere? Come vi è sembrata ?
Fatemelo sapere in un commento!
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Walt96