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Autore: Mr Lavottino    05/08/2016    5 recensioni
STORIA AD OC
--- Sequel di Total Drama's Killer ---
Chris ha preso delle nuove "cavie" per i suoi giochi, questa volta li abbandonerà su un'isola deserta, dove dovranno sopravvivere a tutti i costi. Anche la resistenza è a conoscenza di ciò, di fatti cercherà di impedire al gangster di proseguire con questo scempio.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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In quei tre mesi che non si erano visti Diana era parecchio cambiata, sia di aspetto fisico che caratteriale. I suoi capelli erano cresciuti, arrivandole fino alle spalle, si era alzata di qualche centimetro e aveva perfino un tatuaggio, più precisamente una N tatuata sul polso destro, che risaltava sulla pelle bianca della ragazza. Dopo la presunta morte di Nihal il suo carattere si era indurito, rendendola più determinata di quanto non lo era prima. Però, sul lato sentimentale, non era cambiata, almeno non agli occhi del rosso, che la trovava timida e dolce, tanto da arrivare a piangere.
- Potreste uscire dalla stanza?- chiese ai quattro, che si incuriosirono, pensando che, probabilmente, voleva solamente passare un po’ di tempo con la ragazza ma, cosa che notò Rui, la sua espressione era leggermente triste, come se dovesse dirgli un qualcosa di brutto.
- Che cosa c’è?- domandò, lasciando la presa sulla sua schiena e sollevandosi, continuando ad asciugarsi le lacrime, che le impedivano di vedere bene la figura che aveva davanti.
- Andrò dritto al dunque. Mi sono innamorato di un’altra ragazza e l’ho baciata, anche se non ti ho dimenticata.- a quelle parole la castana reagì di istinto, colpendolo sulla guancia con forza, zona in cui aveva già preso un colpo da Ace e che quindi gli faceva ancora molto male, visto la forza sovraumana dell’albina. – Ah, me l’aspettava.- si toccò il punto dolorante, massaggiandolo più volte.
- Non è il modo migliore di iniziare una conversazione con una ragazza che non ti vede da tre mesi e che ti credeva morto.- un sorriso amaro le si dipinse sul volto, mentre guardandola negli occhi si poteva capire quanto fosse arrabbiata in quel momento.
- Lo so. – rispose, ridendo e contagiando anche l’altra che, per quanto non avesse voglia, fu contagiata da quella risata che non sentiva da troppo tempo.
- Io ti amo ancora.- si passò una mano sui capelli, guardando per terra dalla vergogna.
- Anch’io. Quindi voglio conoscere quella ragazza, poi ce la giocheremo alla pari, infondo non la biasimo se si è innamorata di te. E sappi che io non voglio perdere. – posò una mano sulla bocca, in modo da cercare di bloccare quella risatina che le era presa, che più divertita era amara come il veleno, come il boccone che gli aveva appena fatto mangiare lui. L’amava ancora, ed era sicura che su questo non mentiva, ma non sapeva che tipo fosse la seconda ragazza, se era più bella di lei, più intelligente e più adatta alla esigenze del ragazzo. Di sicuro avrebbe lottato lealmente, ma avrebbe fatto di tutto per non perdere, perché si era innamorata di quel ragazzo dai capelli rossi e pieno di problemi, e non voleva perderlo perché, come le diceva sua nonno, “una vera signorina non perde mai”, motivo per cui a scuola puntava sempre a prendere voti alti, come del resto in ogni attività sportiva.
- Grazie.- i suoi ringraziamenti furono interrotti proprio da lei, che lo baciò a tradimento, chiudendo gli occhi per potersi gustare a pieno quel momento, che tanto aveva sperato arrivasse, anche se sapeva che sarebbe stato impossibile, almeno credeva. Quando si staccarono la guardò sorpreso, pronto a dirle qualcosa, ma lei lo bloccò, mettendogli un dito sulle labbra.
- Hai da fare, no?- domandò, alludendo al discorso che avrebbe dovuto fare con MClean, altra cosa che lo sbalordì.
- Lo sapevi?- chiese a bocca aperta, sempre più incredulo che quella fosse la Diana che conosceva, che in confronto era tanto timida e solitaria.
- Ho sentito qualche spezzone di conversazione non appena mi sono svegliata.- fece una linguaccia in sua direzione e poi gli indicò un vicoletto, dove si trovava il moro, poi si alzò e uscì dalla stanza, sculettando, giusto per attirare la sua attenzione.
- Cazzo, che tipa. – si passò una mano sul volto e poi si sollevò con le braccia, pronto a dirigersi verso il suo “peggior nemico”, o anche comunemente detto suo eterno salvatore, visto che gli aveva effettivamente salvato la vita. Lo trovò girato di spalle, mentre disegnava su una parete con un sasso. Aveva riempito il muro di disegni rurali, come immagini di cervi o altro, come nei tempi antichi.
- Ah, allora sei vivo, Nihal. Vedi questi? Quando tornerò in Canada dirò in giro che questo posto è pieno di oggetti antichi, così ci guadagnerò milioni!- aprì le braccia, come a voler indicare la quantità che di soldi che avrebbe ricevuto.
- Egocentrico come sempre, eh?- incrociò le braccia, sedendosi davanti a lui. – Vai dritto al dunque, dimmi tutto quello che mi devi dire.- fece cenno con la mano di iniziare, così il moro si girò in sua direzione, pronto a iniziare l’odissea che doveva dirgli.
- Ti avviso, questa storia potrebbe turbarti, sei pronto alle conseguenze?- chiese, guardandolo con sguardo serio.
- Certo.- fece anche un cenno positivo con la testa, in modo da sembrare ancora più convinto, cosa che fece piacere all’altro.
- Inizierò dall’inizio, questa storia è di circa venticinque anni fa. Mio padre, un gangster come me, organizzò un “reality della morte” per decidere il suo degno successore. Non ricordo quanti eravamo di preciso, ma una persona mi colpì, a tal punto che me ne innamorai.- si fermò, notando che il ragazzo non era minimamente scosso dalla cosa. – Suppongo tu abbia già trovato il quaderno, vero?- il rosso rispose con un cenno, dato che non voleva interromperlo ulteriormente. – Questa donna era bellissima però aveva un figlio, anche se solo perché era stata stuprata. Sai cos’è un colpo di fulmine, vero? Ecco, credo si possa definire così. Avevamo molte cose in comune e il mio amore era ricambiato, però il clima di quell’isola non era adatto all’amore, così ho fatto qualcosa di spregevole, ma preferirei non parlartene. Quella donna è anche colei che ha iniziato il quaderno e ha scritto quella lettera, perché sì, se te lo stai chiedendo, l’ho letta un milione di volte.- sorrideva amaramente mentre raccontava ciò, cosa che trovò strana.
- Nella lettera parlava di un figlio, è Heather?- chiese, facendolo ridere, come se avesse detto un’enorme cavolata.
- Heather è morta a ventuno anni, mentre la storia che ti sto raccontando è di venticinque anni fa, ricordi?- il rosso aprì la bocca, come se si fosse ricordato di quel dettaglio solo sul momento, oltretutto il tono con cui parlava MClean lo stava mettendo leggermente a disagio. – Quella ragazza era tua madre. E tu sei il bambino di cui si parla in quella lettera.- lo disse velocemente, in modo così rapido che il ragazzo ci mise qualche attimo a realizzare ciò che aveva detto.
- Come?- domandò, ridendo istericamente, come se tutto ciò che stesse dicendo non avesse senso.
- Hai capito bene. Hai letto il contenuto della lettera?- lui ripose di sì, sempre con un cenno – Perfetto, allora sai che dovevo proteggere suo figlio, ciò tu. Ora dimmi, ricordi la ragazza che hai stuprato un po’ i tempo fa e per cui hai passato diversi guai?- continuò, facendolo scioccare sempre di più.
- Sì. – rispose fermamente, quasi come se avesse paura di sentire la risposta. Una volta, dopo aver erroneamente mangiato un gelato contenente dell’alcol, aveva stuprato una ragazza e aveva passato diversi guai per ciò.
- Quella ragazza è morta. E tu saresti dovuto essere ucciso con la pena capitola, visto che non era altro che la figlia di Don Clarson, un altro famoso gangster. Ma io avevo promesso a tua mamma che ti avrei tenuto d’occhio, quindi ti ho fatto.- fu interrotto dal rosso, che si alzò in piedi.
- Tutto ciò che dici non ha senso! Io ho una famiglia.- urlò, disperato.
- Quando hai i soldi puoi anche convincere una famiglia a caso ad adottare un bambino orfano, sai? E poi una vera famiglia allontanerebbe un ragazzino di dodici anni in quel modo? Avevano semplicemente paura di te, perché non sapevano chi fossero i tuoi genitori- tutto tornava e la cosa lo metteva sempre più in confusione. – Dicevo, approfittando della morte di Heather, ragazza che ho adottato, perché dopo tua madre non sono più stato capace di amare nessun’altra donna, ho avuto il consenso di Don per rinchiuderti nella villa, nella quale ho fatto mettere altre dodici persone e sì, ho praticamente fatto guerra allo stato canadese. Dimmi Nihal, perché non hai mai beccato una trappola? Perché, proprio nel momento in cui tutti erano calmi e tranquilli, il tuo lato oscuro si è rivelato, in modo che evitassero così di tentare di ucciderti stupidamente? Ma ora viene il bello. Nel mio testamento saresti tu a ereditare tutto. Duncan, il capo della resistenza, lo ha saputo, così ha fatto bombardare la villa, nel tentativo di ucciderti e con la scusa di “salvarvi da me”, direi che c’è anche quasi riuscito. E poi, ultimo ma non meno importante, perché Chris MClean, criminale ricercato dalla polizia canadese, dovrebbe tornare in un luogo dove poco prima è stata la polizia senza alcun motivo? Ero ovviamente venuto lì per te, sperando che fossi vivo.- rise, asciugandosi il sudore dalla fronte, perché quella conversazione era veramente snervante.
- Non capisco. Io non riesco a capire!- si portò le mani sui capelli, respirando affannosamente, mentre cercava di rielaborare nella testa quell’infinita quantità di informazioni di cui era venuto a conoscenza.
- Insomma, era tutta una falsa. Si la tua avventura nella villa che quella sull’isola.- intrecciò le dita tra loro, guardandolo fisso negli occhi.
- Sull’isola?- solo allora si accorse di essersi dimenticato una parte, cosa che lo fece sobbalzare.
- Cavoli, è vero non te ne ho parlato, scusami.- si scusò rapidamente, per poi riprendere il discorso. – Ho cercato di approfittare della tua “falsa morte” per far perdere definitivamente le tue tracce e permetterti poi di vivere una vita felice. Ti ho spedito su un’isola ma la resistenza ha abbattuto la nave in cui viaggiavo, ovvero quella che doveva portarvi i viveri, e poi qualcuno ha fatto la spia. Ti ricordo che ti abbiamo tenuto d’occhio dall’inizio alla fine.- continuò a ridacchiare, probabilmente per il nervoso, mentre il rosso assottigliava gli occhi.
- Ma non c’erano telecamere!- ribadì lui, ripensando a quante volte le aveva cercate.
- E invece sì, solo che erano spente e ben nascoste. Quello stronzo di Nelson è riuscito ad attivarle grazie a un nerd che si è portato dietro. Comunque, ti dicevo, hai presente Tessa, quella povera ragazza a cui hai frantumato il cranio? Bene, se tu eri la spia, lei era la spia che doveva spiare te, scusami la ripetizione. Secondo te perché una ragazza dovrebbe provare a ucciderti dopo appena quattro ore, rischiando di mettersi tutti contro? L’unico inconveniente era che non sapeva del tuo problemino, quindi ci è rimasta fregata. Il suo compito era di ucciderti nel caso qualcuno sospettasse di te, oppure se stessi in qualche modo soffrendo.- questa volta fu Nihal a ridere, perché la situazione gli stava leggermente sfuggendo di mano, e rischiava di non capirci più niente.
- Quindi tu saresti il buono?- gli chiese, tappandosi un occhio con la mano.
- Oh, assolutamente no. Io sono quella persone che, per difenderti da morte certa, ho fatto decedere attualmente – si fermò, contando quante persone avevano perso la vita in quell’odissea con le dita – diciassette persone, credo. Inoltre si mi sono messo contro la polizia, resistenze varie e anche l’altro gangster, perché ha scoperto che tu non sei morto. Ma ne vale la pena, infondo glielo avevo promesso.- non fu chiaro riguardo a chi si riferisse, ma Nihal si fece una mezza idea.
- Suppongo debba ringraziarti, vero?- domandò, calmandosi e puntando lo sguardo verso il basso, con tono malinconico.
- Oh, no, non devi. Sono io a dovermi scusare per averti fatto affrontare tutto questo, ma non potevo dirtelo, almeno non ancora. Sai, pensavo a un finale come quello dei film, dove io in punto di morte ti rivelavo tutto e poi ti lasciavo un’intera comunità mafiosa tra le mani, ma forse tutto ciò era abbastanza fantascientifico.- tutti e due sorrisero all’unisono, per l’orribile battuta del moro che, se non fosse stato per quella situazione, probabilmente non avrebbe mai scaturito nemmeno una smorfia al rosso.
- Com’era mia madre?- ancora non lo accettava, era confuso, ma adesso non era il momento per deprimersi, quindi stava cercando di sviare l’argomento, in modo da poter evitare di pensare a tutti i dubbi che gli attanagliavano la mente.
- Bellissima, quando torneremo nel mio ufficio ti faccio vedere una foto. – scherzò, rendendosi poi contro del tono confidenziale e amichevole con cui stavano parlando, ridendo sotto i baffi.
- Lo spero.- si alzò, pronto a tornare dagli altri.
- Sai cosa dobbiamo fare, vero?- lo sguardo di Chris diventò serio, come quello di Nihal, che si voltò in sua direzione con un’espressione decisa in volto.
- Ne sono consapevole. Solo un’ultima cosa, MClean.- lo guardò negli occhi, come a minacciarlo – Non dare per scontato che io ti creda.- il moro si mise a ridere, mentre lui usciva velocemente dalla “stanza”, se così si poteva chiamare quel buco illuminato a malapena da una torcia.
In quel momento si sentiva come svuotato dall’interno. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era come fosse stato magnificamente preso in giro, prima dalla resistenza e poi da MClean. Aveva creduto a quel punk da strapazzo, motivo per cui era quasi morto, senza avere nemmeno un dubbio, anche perché ancora non era a conoscenza di essere l’erede di Chris. Anche quello era un problema, in breve sarebbe dovuto diventare il leader di un’associazione mafiosa, andando in giro a commettere crimini e cose simili, ma avrebbe potuto sempre cedere tutto a qualcun altro, visto che non era minimamente interessato a diventare un criminale, infondo l’obiettivo della sua vita era quello di “essere una persona qualunque”, intrappolato in quelle quattro mura che la società ha deciso di chiamare normalità, una stanza buia senza luce.
- Avete finito?- chiese Keel, appoggiato al muro con la schiena e con le braccia incrociate, mentre lo guardava con sguardo preoccupato, vista l’espressione che aveva in volto.
- Sì. - tagliò corto, sedendosi a terra e aspettando che qualcuno iniziasse una conversazione.
- Quindi, qual è il piano?- domandò Rui, poggiando il braccio sul ginocchio e osservando Keel, che doveva essere il leader del gruppo, con espressione curiosa.
- Adiamo la, gli spacchiamo il culo e ci riprendiamo gli ostaggi, no?- rispose Damian, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
- Certo, e già che ci siamo ci beviamo pure un caffè.- lo sfotté il moro, facendo ridere gli altri.
- Innanzitutto loro sono una decina, noi sei, quindi già sarà difficile tenergli testa, in più sono armati fino al collo. Useremo la stessa strategia dell’altra volta. Capito?- tutti fecero un cenno d’assenso, tranne Nihal, che si girò intorno dato che non capiva a cosa si riferissero – Ah, giusto. In pratica facciamo un prendi e fuggi.- il rosso spalancò la bocca, ricordando ciò che era accaduto quando l’avevano salvato.
- Kynaston ancora non si è svegliato?- domandò, con un tono leggermente preoccupato, facendoli voltare verso di lui.
- Kynache?- ovviamente Damian non poteva non commentare in modo sarcastico quella frase, visto che effettivamente il nome del ragazzo era molto singolare e i ricchi erano i suoi bersagli preferiti.
- Il castano.- spiegò, guardando poi Keel, che però scosse la testa.
- No, non ancora.- rispose poi, seguendo con lo sguardo il rosso, che si stava alzando probabilmente per andarlo a chiamare.
Kynaston stava ronfando beatamente, con la mano sulla pancia e completamente fuori dalla coperta che avevano steso a terra per non farlo sporcare, cosa che non si addiceva a un “patrizio” come lui. Gli afferrò le spalle e le scosse violentemente, trattenendo una risata quando quello, svegliatosi di soprassalto, cacciò un gridolino da donna, che non gli si addiceva per niente.
- Dove siamo?- domandò, alzandosi lentamente e toccandosi la testa. Si massaggiava le tempie con gli indici, mentre faceva forza con le gambe per alzarsi, aiutato dal rosso.
- Non lo so di preciso, ma hanno rapito Costance, Julien e Ace. Dobbiamo riprenderceli, vieni di là che ti spieghiamo il piano.- gli disse rapidamente, venendo però bloccato dal castano, che lo prese per la maglietta.
- Sei pentito per ciò che hai fatto?- chiese, con tono brusco, stringendo ancora di più la presa sul tessuto. L’altro nemmeno si voltò per rispondergli, preferendo non metterci la faccia.
- No, non mi pento di questa scelta. Mi spiace solo che voi abbiate dovuto pagarne il prezzo.- dopo aver sentito quelle parole Kynaston lasciò la presa, senza nemmeno rispondergli, perché di parole non ne aveva più. Ora doveva pensare ai fatti e ad agire.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Il capitolo è corto. Eh già, probabilmente il più corto che io abbia mai scritto, però devo dire che mi sembra ieri quando, appena iscritto al sito, per me scrivere una pagina era già tanto, davvero bei tempi XD.
Ho deciso di “spezzarlo” in due, perché molti di voi potrebbero non capire il ragionamento che ho fatto sulla storia, se avete bisogno di chiarimenti non esitate a chiederlo.
Come sempre vi ringrazio della visione e vi ricordo che sono disponibile a eventuali vostre idee riguardo l’andamento della storia.
   
 
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