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Autore: ArtistaDiStrada    05/08/2016    4 recensioni
Il racconto è ambientato dopo la quarta stagione, dove le seguenti stagioni sono rivisitate, perciò POSSIBILE SPOILER. Il branco è quello originario. Erica, Boyd e Allison sono vivi. Allison e Scott non si sono mai lasciati. Derek/Stiles.
Il racconto parla di un Derek assente (ancora per poco) da BH, di un branco spaesato e di uno Stiles alias Mamma Alpha.
Dal testo:
-Ma… cioè… Come? Perché?-
Gli sguardi del branco alternavano da lui a Scott.
-Stava minacciando i miei cuccioli. Nessuno tocca i miei cuccioli.- spiegò il ragazzo scrollando le spalle.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Allison, oggi facciamo un corpo a corpo.- annunciò decisa Lydia.

-Derek, le coppie?- chiese Scott avvicinandosi al proprio Alpha. L’uomo si voltò verso il suo Compagno.-Stiles?-

-Boyd e Scott, Erica e Jackson, Isaac e Malia. Lydia ha già deciso, perciò, Sourwolf, tu starai di nuovo con me.-

Derek sorrise, fiero del proprio Compagno, ma quando si voltò  e vide i suoi Beta fermi, alla ricerca di fiato, ringhiò: -Allora! Avete sentito, no?! Muovetevi.-

Stiles se la rideva, mentre si dirigeva sotto l’ombra di un albero. Villa Hale era sempre stata il luogo migliore per allenarsi per i mannari: spazio e la possibilità di lasciarsi andare erano fondamentali.

-Sourwolf, ma si può sapere cosa gli fai nel bosco, quando te li porti?-

Il lupo alzò le spalle, fingendo innocenza. -Tu non hai idea di cosa voglia dire ascoltare per interi pomeriggi Scott lamentarsi per i dolori. Neanche i primi tempi quando ancora non stava con Allison, mi sorbivo certe cose: i capelli di Allison, il profumo di Allison, la pelle di Allison. Conosco quasi più cose di lei che di mio fratello.-

-Cosa conosci, tu?- gli chiese Derek a braccia incrociate, un sopracciglio alzato. Chissà per quale motivo il mannaro stava iniziando a nutrire un odio profondo nei confronti della cacciatrice. 

-È gelosia quella, Sourwolf?-

Derek ringhiò al sorriso allusivo di Stiles. -Tu sei mio.- gli sussurrò all’orecchio. Al ragazzo si rizzarono i peli del collo.

-Oh, lo so Sourwolf. Lo so.- riuscì a dirgli prima di lasciargli un bacio a fior di labbra. -Ora…al lavoro!- aggiunse subito dopo strofinandosi le mani tra di loro.

Questa volta Derek gli aveva insegnato ad assestare correttamente calci e pugni e Stiles, come ovvio che fosse, nonostante a colpire fosse lui, si era fatto più male del Compagno.

-Derek, non funziona. Non va bene così. Io colpisco, tu soffri, no io colpisco e sempre io soffro. È ingiusto!- borbottò massaggiandosi per l’ennesima volta le nocche della mano.
        
-Stiles, io sono un licantropo, non mi hai fatto neanche il solletico, ma se tu dovessi combattere con un umano, avresti buone probabilità di uscirne vincitore.- provò a consolarlo l’uomo.

-Lo credi sul serio?- gli chiese Stiles speranzoso.

-No.- fu tutto ciò che riuscì a dire Derek prima di scoppiare a ridere. Stiles lo guardò offesso.

-Non sei divertente, Derek Hale.- piagnucolò.

Il mannaro cercò di sembrare serio, se pur con scarsi risultati. -Tu dici?-

Stiles si tirò su le maniche della felpa e Derek si ritrovò a pensare che fosse veramente tenero così tutto deciso. -Adesso ti faccio vedere io.- lo “minacciò” il ragazzo.

-Oh, voglio proprio vedere… Stiles! Ma che diamine…-

L’umano gli aveva appena tirato un pugno sullo zigomo. Non fosse stato un licantropo, tra qualche ora avrebbe avuto un bel livido.

-Allora? Vuoi parlare o combattere?- lo sbeffeggiò l’umano poco prima di assestargli un calcio ben piazzato. Lo sguardo del mannaro passò dallo stupito al deciso. Avrebbe fatto capitolare il suo Compagno: ecco il suo obbiettivo per quel giorno.

La riuscita dell’obbiettivo risultò più ardua del previsto. L’Alpha era riuscito ad evitare quasi tutti i colpi, ma Stiles non demordeva, anzi. Sembrava che più colpi Derek parasse, più Stiles ne aumentasse la potenza. L’umano aveva incassato sufficientemente da poter essere compreso se si fosse tirato indietro, ma con sorpresa di tutti, questo non era ancora accaduto.

Il resto del branco si era fermato ad osservarli. Lo spettacolo era tanto inverosimile quanto affascinante. L’Alpha e il Compagno sembravano star ballando una danza. Quando uno attaccava, l’altro si abbassava repentinamente. Indietreggiavano e avanzavano quasi a ritmo. Erano perfettamente coordinati.

La luce del pomeriggio illuminava il sorriso sul viso di Stiles, mentre l’ombra che avanzava sempre di più circondava Derek quasi ad abbracciarlo. A volte il volto dell’umano si oscurava per qualche secondo, così come quello del lupo che sembrava risplendere quando, avanzando, veniva colpito dal sole.

Stiles aveva iniziato ad attaccare a distanza sempre più ravvicinata e Derek stava via via indietreggiando. Con un balzo Stiles fu addosso all’Alpha e lo fece cadere a terra di schiena, lui sopra a cavalcioni che lo spingeva a terra.

Il branco trattenne il fiato. Avevano visto Derek combattere veramente, in maniera diversa rispetto a quando si allenava con loro, ma comunque non ci era andato leggero. E Stiles lo aveva atterrato.

-Atterrami.-

Solo un sussurro. Era stato talmente fievole che i lupi non lo avevano sentito. Tutti tranne uno. Derek lo guardò confuso.

-Sei l’Alpha, Derek. Tu non puoi essere battuto. Non davanti a loro.- gli sussurrò, prima di fargli un leggero cenno d’assenso con la testa, deciso.

L’Hale, capì e lo afferrò. Lo guardò un’ultima volta prima di catapultarlo lontano. Derek gli aveva insegnato come cadere e pregò che Stiles se lo ricordasse. Il giovane Stilinski fece una capriola appena toccata terra e l’uomo poté trarre un sospiro sollevato.

Lo guardò massaggiarsi la testa con non troppa convinzione e fu fiero dell’uomo che il suo Compagno era diventato. Quella semplice spiegazione, gli aveva dato l’ennesima sicurezza di aver riposto il proprio branco nelle mani migliori che potessero esistere. 

Il branco, nel frattempo, aveva ripreso a respirare, stranamente sollevato, e Scott si avvicinò all’amico, porgendoli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

-Ce l’avevi quasi fatta, amico.- provò a consolarlo con un sorriso.

-Già.-

-È pur sempre un lupo, dopotutto. Vedrai che la prossima riuscirai ad atterrarlo.-

Stiles finse scettiscismo. -Scott, siete licantropi con super-sensi super-sviluppati e chissà cos’altro di super. Io non riuscirò mai ad atterrarvi.- gli disse allontanandosi, mentre si massaggiava la schiena. Derek lo affiancò poco dopo.

-Tu sei riuscito ad atterrarmi.- gli sussurrò.

Con il tempo Stiles aveva rinunciato alla sua privacy e aveva iniziato, anzi, a sfruttare l’udito sviluppato di quei lupi impiccioni. Sapeva che Derek stava ascoltando la sua conversazione e sapeva che si sarebbe avvicinato.

-Lo so.- gli rispose guardandolo preoccupato.
 

***
 

-Stiels, stai calmo. Mi stai facendo venire il mal di testa: il tuo cuore batte troppo velocemente.-

-Calmo? Calmo?! Derek, ti ho atterrato! Dannazione, avrei potuto farlo nella metà del tempo che ho impiegato.-

Derek si portò due dita alla base del naso. I battiti di quel ragazzino gli stavano facendo scoppiare la testa. Stiles, dal canto suo, stava camminando avanti e indietro da due ore, ormai. L’umano aveva insistito per chiamare Deaton, ma l’avevano trovato impegnato. L’uomo aveva, però, promesso di chiamarli appena si fosse liberato.

Stiles non faceva che fissare quel dannato telefono e Derek si era ritrovato più di una volta a ringhiare. Non contro il ragazzo, bensì contro quell’ orribile apparecchio che aveva monopolizzato l’attenzione del suo umano su di sè.

-Deaton ci chiamerà a breve, Stiles. Ora, siediti.- ringhiò. Quello però non sembrò curarsene.

-Cosa mi sta succedendo? Com’è possibile che io, io, Stiles Stilinski, sia riuscito ad atterrare Derek-sono un Alpha- Hale? Come?!-

Il mannaro alzò gli occhi al cielo. Quanti animali potevano star male a quell’ora di sera? Derek aveva appena formulato quel pensiero che Stiles saltò. Tanto era il battito assordante di quel ragazzino che non aveva neanche sentito il telefono squillare.

-Derek!-

-Cosa? Rispondi.-

Stiles annuì e afferrò il cellulare, le mani che tremavano. -Deaton? Finalmente. È successo una cosa orribile!-

Alle parole del ragazzo, Derek si alzò di scatto dal divano e gli strappò di mano il telefono. -No, Deaton. Niente di importante. Stiles è solo agitato.- spiegò, mentre lanciava un’occhiataccia al ragazzo.

-Stiles, lo metto in vivavoce. Ti sei calmato, adesso?- gli chiese con voce ammonitrice.

Il ragazzo annuì, poco convinto. -Sono calmo.-

Derek lo squadrò ancora per un secondo, poi si arrese e mise in vivavoce. -Ragazzi, cos’è successo?-

Il mannaro stava per rispondere, ma Stiles lo batté sul tempo. -Un disastro!-

-Avevi detto di esserti calmato.- ringhiò Derek nella sua direzione.

Stiles lo guardò tra il sorpreso e lo scocciato. -Andiamo, Sourwolf, lo poteva capire anche Scott con Allison nei paraggi che mentivo.- Un ringhio basso fu tutto ciò che ebbe come risposta. -Stai perdendo colpi.- aggiunse poi, come un dato di fatto, dimenticandosi per un momento del druido in vivavoce.

-Stiles, cosa intendi per disastro?- si sentì infatti dal cellulare poco dopo.

-Un problema, una brutta situazione, orribile oserei dire…-

-Stiles, non credo che Deaton intendesse quello.- gli mormorò il Compagno al limite della sopportazione.

L’umano parve ragionarci su e poi iniziò a puzzare di imbarazzo, ma questo lo poteva sapere solo Derek.

-Ho atterrato Derek.- disse tutto d’un fiato, aspettandosi una reazione almeno sorpresa. Niente di tutto ciò accadde.

-E poi? Cos’è successo? Qual è il problema?-

Stiles era rimasto interdetto alle parole dell’uomo, mentre Derek era scoppiato a ridere.

-Come qual è il problema? Forse mi sono spiegato male: io ho atterrato Derek mentre ci stavamo allenando.- ripeté scandendo le parole. -Io sono Stiles, eh.- aggiunse subito dopo, colto da un dubbio.

Dal telefono si sentì Deaton sospirare. -Lo so chi sei, Stiles. Quello che intendevo era che non ci vedo alcun problema.-

-No, voi non capite. L’altro giorno, Derek mi ha distrutto -e a proposito di questo, grazie tante, neanche un po’ di riguardo per il tuo povero Compagno umano- e invece, oggi, mi sentivo più… più forte. Era come se avessi potuto batterlo. E l’ho fatto!-

-Quindi ti sei sentito più forte.-

-Sì, no, più o meno. Cioè non era solo la forza: era tutto. Sapevo di poter essere più veloce, più forte, più scattante, più attento ai dettagli. È stata una sensazione…- provò a spiegarsi, non riuscendo però alla fine a terminare la frase.

-Brutta?- provò per lui Derek. L’espressione del lupo era quasi timorosa di ottenere una conferma.

-No. Tutt’altro. Era troppo bella. Troppo per essere normale.- ammise, l’espressione preoccupata. Derek, d’altro canto, rilassò i muscoli.

-So cos’è successo.-

Stiles fissò sgomentato il cellulare come ad incitarlo a continuare. -Hai usufruito del tuo potere da Alpha.-

L’umano scosse la testa, come se Deaton potesse vederlo. -No, non è stato come l’altra volta. Era più forte.-

-Questo perché il tuo potere si è ampliato.-

-Il mio potere ha fatto cosa?- Stiles guardò Derek confuso, ma l’altro indossava la stessa espressione, seppure alla Hale: viso neutrale, sopracciglia corrucciate.

-Vedi, Stiles, quando sei stato riconosciuto da Isaac e Jackson hai avuto la forza di fronteggiare quel Beta. Con il tempo anche gli altri hanno iniziato a riconoscerti. Più persone ti vedranno come un Alpha, più il tuo potere crescerà. Questo cambiamento che hai riscontrato può significare una cosa sola: sei stato riconosciuto almeno da un altro membro del vostro branco.-

Stiles aveva trattenuto il respiro per tutta la spiegazione. Era rabbrividito per l’emozione quando il veterinario aveva usato la parola “vostro” per indicare il branco di Derek. Il loro branco. Non ci si sarebbe mai abituato.

-Grazie, Deaton.- Derek aveva preso in mano il cellulare, vista l’immobilità del suo Compagno. -Ciao.-

Il lupo si avvicinò al suo umano e lo guardò preoccupato. Stiles in silenzio non era mai un buon segno. -Stai bene?-

Quello alzò lo sguardo su di lui, perdendosi in quegli occhi verdi. -Dobbiamo chiamare il branco.-
 

***
 

-Ehi, amico, tutto ok?-

-Qualche minaccia?-

-È successo qualcosa, Stiles?- Allison gli aveva poggiato una mano sul braccio, preoccupata dall’espressione di Stiles. Sembrava assente.

-Dobbiamo parlare.- fu tutto ciò che disse loro Derek, prima di affiancarsi a Stiles, ancora distratto.

Una volta che tutto il branco si fu sistemato, l’Alpha lanciò un’occhiata incoraggiante al Compagno. Quello parve ridestarsi solo allora. -Alcuni di voi mi hanno riconosciuto come Alpha.-

Diretto. Un dato di fatto. Stiles sapeva.

-Come…?-

-Come l’ho scoperto, dici Lydia? L’ho sentito. Ho parlato anche con Deaton dopo, che mi ha accennato a qualcosa, ma non ne sapeva molto più di me.- rispose squadrandoli uno per uno.

-Volevamo dirtelo.- provò Allison, lo sguardo dolce.

-Sul serio? E quando pensavate di farlo? Tra un mese? O forse quando fossi stato “abbastanza pronto per la verità”- rincarò la dose con maligna ironia.

I ragazzi si guardarono tra di loro con sguardi colpevoli.

-Lo facevamo solo per proteggerti, amico.- Scott gli si era avvicinato, ma Stiles inarcò un sopracciglio. Il tempo passato in compagnia dell’Hale si faceva vedere. -Stiles, non puoi capire come ci siamo sentiti a non dirtelo…-

-Ah, voi! Come vi siete sentite voi. Io credevo di star impazzendo! Pensavo che una qualche dannata cosa sovrannaturale mi avesse colpito.- lo aggredì l’umano.

Non sono stati loro ad averlo percepito, si ripeteva in testa Stiles. Era arrabbiato, ma non così tanto. Voleva, però, farla pagare loro. Non potevano decidere al posto suo senza aspettarsi delle conseguenze. 

-Ci dispiace, Stiles. Non pensavamo che potesse avere delle ripercussioni su di te.- mormorò Malia guardandolo triste. Il ragazzo scosse la testa, lasciando intravedere l’ombra di un sorriso.

-Come?- chiese alla fine, rivolgendosi all’intero branco. Una domanda legittima.

I presenti si guardarono e annuirono. -Io e Jackson ti abbiamo riconosciuto quel giorno al capanno.- rivelò timidamente Isaac, accompagnato da un sorriso tenero, mentre Jackson si portava una mano alla nuca, cercando di evitare il suo sguardo.

-Tu lo sei sempre stato per me.- gli disse Malia, guardandolo orgogliosa e lì il cuore di Stiles mancò un battito.

-Io quella notte.- si aggiunse Lydia, sapendo che il ragazzo avrebbe capito.

-Noi, però, siamo stati sinceri.- esclamò Erica alzando le mani in segno di resa. -Te lo abbiamo detto chiaro e tondo.- La ragazza si guadagnò l’occhiataccia di tutto il branco, tranne che di Stiles che rise, colpevole il ricordo di quella sera e il nervosismo.    

Allison gli lanciò uno sguardo affettuoso. -Io, ecco, lo scorzo pomeriggio.- mormorò imbarazzata.

Solo allora Stiles comprese quella nuova sensazione che aveva provato. Era stata Allison. Il ragazzo la perdonò seduta stante per lo spavento che gli aveva fatto prendere appena la vide arrossire. -Ragazzi, non so che dire.- ammise a mezza voce guardandoli.

-Stilinski senza parole. A saperlo glielo avrei detto prima.- Jackson era tornato il solito Jackson. Senza dubbio, pensò Stiles dopo aver visto il sorriso trionfante del biondo.

Non sembrava vero. Stiles ancora faceva fatica a credere a quello che era appena successo. Se gli avessero detto due settimane prima, che sarebbe stato riconosciuto dal suo branco, suo, oddio che modo strano di pensarla, si sarebbe messo a ridere. Si era addirittura già preparato una battuta in caso gli avessero rivelato si trattasse di un scherzo. E invece il branco stava in silenzio, con dei sorrisetti soddisfatti. Stiles si stava sentendo orgoglioso come mai era successo nella sua vita. Eppure c’era qualcosa che mancava.

Il ragazzo notò Scott cercare di ignorare il suo sguardo. Si era posizionato subito dietro Allison, una volta che tutti si erano alzati. L’umano ebbe una strana sensazione. Intuiva già la risposta alla domanda che stava per porre, ne poteva immaginare quasi già le motivazioni, ma per una volta voleva fingere di non sapere. Voleva credere di starsi sbagliando, perché non poteva essere come pensava.

-Scott?- lo chiamò cercando di incrociare i suoi occhi. Lo chiamò una seconda volta e alla fine quello cedette, alzando il viso. Senso di colpa, tristezza, paura di aver deluso, ma anche fermezza. Questi erano gli odori che emanava. Derek dovette trattenere un ringhio, nato quando aveva capito cosa comportassero le sensazioni del moro.

-Tu… tu perché non hai parlato?- gli chiese Stiles con un sorriso nervoso appena accennato. Tutti sapevano, ma ognuno faceva finta di niente.

Il moro distolse lo sguardo in una frazione di secondo. -Perché non ho niente da dire.-

Stiles deglutì a vuoto. -Oh.-

-Non mi guardare così, Stiles. Vuoi sentirtelo dire? Ok, non ti ho riconosciuto. Va bene?-

Il resto del branco trattenne il respiro. Il cuore dell’umano, invece, rallentò. Lo sapeva, l’aveva capito, l’aveva sempre saputo dopotutto e allora perché faceva così… così male?

-Scott!- Stiles sentì un ringhio provenire dalle sue spalle. Derek. Derek era arrabbiato. Il ragazzo sapeva cosa suo fratello avrebbe rischiato se lui non fosse intervenuto, ma Scott lo precedette.

-Cosa, Derek? Vuoi litigare?!- ringhiò di rimando, snudando le zanne. Stiles, però, questa volta fu più veloce e si frappose fra i due.

-No. Fermi! Va bene così.-

Derek si fermò, ancora trasformato, e lo guardò dubbioso. -Stiles…-

Quello scosse la testa, avvilito. -Va bene così. Sul serio.-

Derek, allora, tornò umano, continuando, però, ugualmente a guardare male il moro, anch’esso ritrasformato. Il branco trasse un sospiro di sollievo, ma nessuno osò muoversi: anche per le due umane la tensione era palpabile. Stiles, dal canto suo, aveva accettato la cosa. Non era cambiato niente dopotutto. Una piccola delusione e mille domande in testa senza risposta con cui convivere. Poco male. Hai passato di peggio, Stiles. No? Si ritrovò a pensare, mentre si dirigeva verso il divano. Aveva bisogno di sedersi.

Nella sua testa stava già archiviando quella “piacevole” conversazione, ma si bloccò quando Scott parlò.

-Non riconoscerò mai Stiles come Alpha. Non voglio. Quindi vedi di fartene una ragione, Derek.-

Stiles si immobilizzò, poco prima di sedersi. Si rialzò lentamente, la testa bassa. Il branco si sorprese della quantità di rabbia che aveva preso ad irradiarsi dal suo corpo. Malia si scambiò un’occhiata preoccupata con Isaac, mentre persino Jackson stava guardando male il giovane mannaro.

Quando Stiles si voltò, per un momento i ragazzi rividero l’espressione che l’umano aveva assunto poco prima di attaccare il Beta che aveva colpito Isaac. Il lupo di Scott uggiolò, percependo un pericolo imminente, ma il suo lato umano lo costrinse a rimanere dov’era. Stiles era suo fratello, non gli avrebbe mai fatto del male. Giusto? Quella piccola certezza venne meno, quando Stiles fece un passo nella sua direzione.

-Sono stanco. Stanco di tutto questo. Sono stanco di essere trattato come se io non fossi presente o non contassi niente! Derek se ne deve fare una ragione?! E io? Non sono io il problema?- lo sbeffeggiò con un’espressione tra lo schifato e il deluso.

Scott si fece piccolo piccolo. -Non intendevo quello, Stiles. Tu lo sai…-

-So cosa? È quello che hai detto, però. Non me ne frega niente se mi riconosci o meno, Scott! Lo volete capire tutti quanti?- urlò, allargando le braccia, esasperato.

-Stiles, non ti arrabbiare.- lo pregò Allison, spaventata, guadagnandosi però un’occhiataccia.

-Oh, ma io non sono arrabbiato. Sono furioso!- esplose. Poi riportò la sua attenzione di nuovo su Scott. -Pensi che non sappia perché non mi vuoi come Alpha? Perché è così che hai detto: tu non vuoi. Sono solo uno stupido umano, incapace di difendersi. Come potrei proteggere voi? Dannazione, Scott, io ci ho provato! Ci provo da sempre.-

Il moro si riscosse dal suo torpore alle parole di Stiles. -Tu pensi che sia per questo?!- lo aggredì, incredulo.

Il ragazzo alzò le spalle, lo sguardo, che se avesse potuto, avrebbe lanciato fiamme. -Non lo so. A quanto pare non ti conosco così bene come credevo.-               

Scott lo guardò ferito. -Non hai capito niente, Stiles! Da quando è iniziata tutta questa storia ci siamo sempre guardati le spalle a vicenda. Cosa succederebbe se ti riconoscessi? Non sono pronto a lasciarti andare! Non posso, sapendo che dopo, là fuori, te la vedresti da solo. Che ti piaccia o meno sei umano, sì: non guarisci come noi, non sai combattere come noi.- Scott prese fiato. Quella rivelazione era troppo. -Ogni giorno mi sveglio e prego che per quel giorno non succeda niente a mia madre, a te. Non posso riconoscerti, sapendo che potrei perderti da un momento all’altro. Perdere un Alpha è una delle cose più dolorose che si possa provare. Non sopravvivrei se sapessi che quell’Alpha sei tu, mio fratello.-

Stiles era rimasto in silenzio. La rabbia che piano era scemata, fino a sparire.

Scott si diresse verso la porta del loft, lo sguardo basso, distrutto da quella conversazione. Esporre tutte le sue paure più grandi era stato devastante.

Sapeva che Stiles aveva sofferto alle sue parole, prima, ma sperava che potesse, se non perdonarlo, almeno capirlo, adesso. Deglutì e sospirò, voltandosi verso il suo amico, l’unico che gli era sempre rimasto vicino. L’unico che c’era sempre stato e che, sperava, sempre ci sarebbe stato. L’unica persona che si fosse buttata a capofitto in un mondo che non era il suo, senza una reale motivazione se non lui e che lo aveva accompagnato in quel tortuoso percorso. Scott si voltò verso suo fratello, fiero che fosse lui ad avere quel titolo.  

-Non puoi chiedermi questo.- fu tutto ciò che disse prima di uscire, lasciando che la porta si chiudesse con un leggero tonfo dietro di lui.






Note dell'autrice.
Ciao! Rieccomi. Non immaginate la fatica per riuscire ad incastare tutti gli impegni per pubblicare questo capitolo. Spero vi sia piaciuto. 
Finalmente una conversazione dove tutti sanno tutto. E per la prima volta conosciamo le reale motivazioni si Scott che lo spingono a rifiutare Stiles. Non di poco conto.
Come sempre grazie di aver letto :)

   
 
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