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Autore: H a n a e    05/08/2016    5 recensioni
[NaLu] [AU] [OOC]
Lucy era stanca di vedere il mondo in bianco e nero, voleva sperimentare nuovi colori.
Non ne poteva più di vivere in una felicità apparente, di sopravvivere in quella degli altri. Voleva la sua di felicità.
Lucy voleva dare un tocco di colore alla sua vita e Natsu di colori a disposizione ne aveva tanti.
Si dice che esista l’amore a prima vista, ma in questo caso anche quello a primo scontro non è da meno.
•••••••••
---Dal testo---
~“Soffrire a volte significa solamente soffrire. Non è come molti dicono. Non rende più forte. Non aiuta a crescere e non forma il carattere. Fa solo male.
E Lucy era stanca di soffrire e basta, quella situazione la stava distruggendo.”
~“-Sai, Natsu, ogni volta che siamo vicini, per qualche strana ragione desidero sempre che ci sia una prossima volta. Credo che ci sia qualcosa di sbagliato in me.-
-Vuoi sapere un’altra cosa, Lu? Provo la stessa identica sensazione. Forse c’è qualcosa di sbagliato anche in me. Credo però che insieme riusciremo a capirne il perché, ti va di provare?.-”

⭐⭐⭐⭐⭐⭐
✴E n j o y i t✴
🌸H a n a e🌸
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11







Ormai era trascorso molto tempo dall'ultima parola che si erano dette e nell'aria c'era solo il rumore dei singhiozzi di Lisanna e delle lievi carezze che Lucy le lasciava sui capelli corti.
Le due ragazze tornarono dentro solo quando iniziarono a sentire talmente tanto freddo da non riuscire a sopportarlo più.
Lei scese le scale per prima, seguita da Lisanna che ogni tanto tirava su con il naso. Una volta davanti alla porta grigia Lucy fece per aprirla, ma Lisanna la fermò afferrandole un polso e concentrando l'attenzione su di sé.
"Vorrei essere io la prima a parlare con mio fratello" disse.
Lucy annuì e si fece da parte per farla entrare per prima. Ammetteva che avrebbe voluto essere lei quella che gli avrebbe parlato, forse perché non si aspettava che la situazione in cui si trovavano prendesse quella piega; però alla sapeva che era meglio così, infondo era una cosa accaduta per un’incomprensione tra fratelli e lei poco c’entrava.
Lisanna più sicura che mai percorse il corridoio a grandi falcate fino alla loro stanza e, sorprendentemente trovarono Elfman a spiare dalla piccola finestrella dell’entrata.
Ancora una volta a Lucy le si strinse il cuore perché lo sguardo che aveva era davvero struggente. Lei molto probabilmente vedendolo in quello stato avrebbe sotterrato tutta la sua spavalderia nel fargli un bel discorso. Lisanna, al contrario, non sembrò farsi condizionare da nulla e con lo stesso sguardo deciso con cui le aveva annunciato le sue intenzioni si rivolse a suo fratello.
“Elf-niichan, dobbiamo parlare” quelle parole, dette con quel tono di voce fecero quasi tremare quell’energumeno dello Strauss, “immediatamente” precisò.
L’argentato mosse finalmente il corpo che sembrava essersi intorpidito e seguì la più piccola con la testa china e la braccia lasciate molle lungo i fianchi, come se non avesse la forza di reagire. A Lucy sembrò che avesse anche gli occhi gonfi e rossi, ma forse si sbagliava.
Una volta che i due abbandonarono il lungo corridoio Lucy si appoggiò alla porta, stanca e provata da tutto. In quel momento avrebbe tanto voluto dormire e per almeno qualche ora lasciarsi quella situazione alle spalle. Lo stress e le lacrime accumulati quel giorno erano troppi da sopportare e l’unica cosa che le permise di non prendere tutte le sue cose e sbarrarsi dentro casa fu pensare al fatto che ormai la cosa che temeva di più l’aveva affrontata. Era fatta. Poteva tirare un sospiro di sollievo e iniziare a pensare che nient’altro avrebbe potuto ostacolare il suo amore per Natsu. Niente li avrebbe più divisi.
Pensò anche che non c’era più alcun bisogno di chiedere ad Elfman spiegazioni e farlo sentire ancora peggio di quanto già non stesse in quel momento: ormai l’aveva capito da sola. Non era di certo stupida e anche se non aveva né fratelli né sorelle poteva comunque immaginare cosa volesse dire vederli soffrire e cercare di fare qualcosa; anche con Levy era un po’ così. Lui voleva solo proteggere Lisanna per evitare di farla soffrire. Un gesto molto nobile se solo non fosse stato messo in atto in quel modo brutale.
Adesso avrebbe dovuto avvertire i loro amici e sapeva che sarebbe stata dura.
Rientrò nella camera che continuava ad avere quell’odioso odore pungente di disinfettante e altri medicinali e prese il telefono. Cercò di non guardare Natsu mentre chiamava perché sarebbe scoppiata a piangere e avrebbe aggravato ancora di più la situazione facendo credere ai loro amici che fosse in punto di morte o qualcosa del genere.
Digitò velocemente il numero di Levy che sarebbe venuta sicuramente con Gajeel. Purtroppo la ragazza non rispose e le lasciò un messaggio nella segreteria telefonica, spiegandole a grandi linee la situazione e chiedendole di richiamarla al più presto. La prossima sarebbe stata Juvia, che a sua volta avrebbe avvisato Gray. Per fortuna la telefonata fu breve perché non aveva molta voglia di parlare, aveva usato tutte le sue ultime energie in quelle poche ore che sembravano essere state l'inferno.
Non seppe dopo quanto si addormentò, sapeva solo che era molto tardi e ricordava di essersi allungata sul letto accanto a quello di Natsu, mentre lo guardava respirare, e il suo petto abbassarsi e alzarsi in modo lento. Le palpebre di Lucy, cullate da quel movimento lento si fecero pesanti e si addormentò.
 
Il mattino seguente si svegliò presto a causa di un messaggio arrivato al suo telefonino. Era da parte di Juvia, diceva che lei e il moro sarebbero passati prima di pranzo.
 
Lisanna ed Elfman erano ritornati il giorno dopo di buon ora, insieme alla sorella Mirajane, che aveva scoperto essere la ragazza di Laxus ed anche ex cameriera del Fairy Tail. Era una ragazza davvero molto gentile e soprattutto bella, conosceva Natsu da una vita e l'aveva praticamente visto crescere. 
Era rimasta poco, perché a momenti doveva ripartire, ma prima di andarsene non fece mancare un lieve bacio sulla fronte del povero Natsu e un abbraccio rapido alla sorella, al fratello e - con sua grande sorpresa - anche a lei.
"Prenditi cura di lui," le sussurrò all'orecchio sinistro, "e perdona mio fratello, è un bravo ragazzo."
Lucy le sorrise e ricambiò l'abbraccio, assicurandole di averlo già fatto.
 
Diverse ore dopo Lucy vide Gray e Juvia arrivare dalla piccola finestrella sulla porta.
Sentì il moro camminare con passo veloce, seguito dal ticchettio degli stivali della ragazza, che cercava di stargli dietro il più possibile.
Infatti non gli ci volle molto per raggiungere la loro stanza e spalancare la porta violentemente, lasciandola poi sbattere alle sue spalle. 
Juvia aveva cercato di afferrargli il braccio con una delle sue mani, ma Gray con una scrollata se l'era tolta di dosso e si era avvicinato con uno sguardo minaccioso e i pugni chiusi a Elfman, il quale non mosse nemmeno un muscolo.
Lucy che fino a poco prima era seduta su una delle sedie accanto a Natsu, insieme a Lisanna si alzò di scatto, facendo strusciare le gambe della sedia  sulle piastrelle del pavimento in un rumore stridulo e fastidioso.
"Brutto stronzo, che cazzo ti è saltato in mente? È tuo amico!" Grido Gray e si scagliò contro di lui ed Elfman non si spostò di un millimetro, pronto ad incassare il colpo che credeva di meritare; strinse solamente gli occhi. Peccato però che le ragazze non erano della stessa opinione.
"Gray, adesso basta!"
Il moro sentendosi richiamare da Lucy voltò appena la testa, come se volesse farle capire che quel richiamo era inutile; mantenne però il pugno pericolosamente vicino alla mascella dell'argentato e la ignorò bellamente.
"Un pugno in faccia è il minimo che si merita" disse glaciale lanciandole uno sguardo altrettanto freddo.
"Non è vero" questa volta fu Juvia a parlare e Lucy ne rimase molto sorpresa, non pensava affatto che la sua amica potesse rivolgersi in quel modo autoritario al suo compagno, e a quanto pare ne fu sorpreso anche lui, "Lucy-chan ha ragione, Gray-sama. Non se lo merita."
Gray incassò la testa nelle spalle e strinse ancora di più il pugno, sbiancando di più le nocche, sembrava pronto a sferrare quel cazzotto. Per fortuna però poi lasciò cadere il braccio lungo il fianco e voltò la testa verso l'amico. Lucy lo vide ridurre gli occhi ad una piccola fessura e conficcare le unghie nei palmi saldamente chiusi. 
Si rendeva conto perfettamente che per lui vedere il suo migliore amico in quelle condizioni era un duro colpo da incassare, soprattutto quando il responsabile era a meno di un metro da lui, però era sicura che Natsu non avrebbe voluto che il moro si sporcasse le mani per qualcosa di cui lui non era responsabile.
Juvia fece un sorriso timido rivolto alla bionda e lei in risposata le mimò un "grazie" con le labbra. Sempre la ragazza dai capelli azzurri si avvicinò a Gray e molto delicatamente gli afferrò un avambraccio con entrambi le piccole mani e, lo invitò ad uscire dalla camera. Gray lanciò un'ultima occhiata minacciosa ad Elfman e a fior di labbra pronuncio qualcosa rivolto a Natsu e che nessun altro probabilmente capì. "Vedi di rimetterti, fiammifero."
I due ragazzi lasciarono la stanza, mano nella mano e Juvia disse che sarebbero tornati a trovarlo domani.
Poco dopo anche Lisanna ed Elfman se ne andarono.
 
"Lucy-chan! Ho ascoltato il tuo messaggio. Tu stai bene? E Natsu?" Domandò l'amica allarmata.
"Levy... Sì adesso stiamo bene, Natsu è qui in ospedale e sta dormendo." Rispose cercando di tranquillizzarla.
"Menomale," sospirò "vado e prendere Gajeel e vi raggiungiamo subito." Disse facendo rumore con le chiavi di casa.
"Certo."
"Voglio che mi racconti tutto per filo e per segno."
Lucy le promise che l'avrebbe fatto e le assicurò ancora una volta che sia lei che Natsu stavano bene.
 
"Lucy!" Esclamò la piccola amica dai capelli blu entrando nella camera come un tornado.
"Levy!" Rispose Lucy al saluto abbracciandola. Le era mancato tanto il suo appoggio in quelle ore terribili e riabbracciarla era stata probabilmente la cosa migliore della giornata.
"Perché non si è ancora svegliato?" Chiese Levy facendo un giro veloce del lettino per dare uno sguardo alle condizioni di Natsu.
"È sotto farmaci e in più è molto stanco, perciò non si sveglia; così è ciò che ha detto l'infermiera." Spiegò.
Wendy era passata poco prima a cambiargli la flebo e, dopo un rapido controllo le aveva assicurato che la febbre era scesa del tutto, però aveva bisogno di riposo e inoltre, i medicinali che aveva assunto causavano molta stanchezza.
"Gajeel non è con te?" Domandò Lucy non vedendo il fidanzato dell'amica - ammetteva che stava cercando di cambiare discorso.
"Oh lui è dovuto andare nella capitale, lo hanno convocato per una partita importante proprio dopo che mi hai dato tu la notizia."
"Certo che hanno un tempismo!" Scherzò l'azzurra.
"Eh sì..." Rispose Lucy.
"Ma passerà a trovarlo. Lo costringerò io a calci se non ci viene di sua volontà."
Adesso che Levy era lì sapeva che avrebbe preteso delle spiegazioni e lei non vedeva l'ora di avere qualcuno con cui sfogarsi e poter chiedere consiglio, perché lei non aveva la più pallida idea di come andare avanti.
Desiderava solo che il rosa si svegliasse da quel lungo sonno e che potesse sentirlo ridere e scherzare come prima.
Però aveva anche paura che addebitasse a lei la colpa per quell'incidente e probabilmente se l'avesse fatto gli avrebbe dato tutte le ragioni possibili. La gelosia di Lisanna e l'iper protettività di Elfman erano state causati dai suoi sentimenti per Natsu, e nonostante ne avesse già parlato con la Strauss non poteva ignorare l'evidente: lei aveva rappresentato un problema.
Si rendeva conto del fatto di essere logorroica con tutti quei pensieri e che il suo cervello non ne poteva più ma fino a quando le acque non si sarebbero calmate lei avrebbe continuato a vivere in quello stato di ansia e disagio.
"Sei sicura di stare bene?" Le domandò apprensiva Levy carezzandole il dorso della mano.
"Dovresti chiederlo a lui" rispose indicando il ragazzo con un debole cenno del capo.
"Io l'ho chiesto a te, Lucy e non ti conviene mentirmi."
Colta sul fatto.
"Devi smetterla di ignorare con ti senti tu. Io e Juvia te lo abbiamo già detto ma a quanto pare le parole ti entrano da una parte e ti escono dall'altra, perciò sono costretta a ripetetelo." Lo sguardo di Levy si era indurito e il tono sembrava anche abbastanza arrabbiato.
Lucy si rendeva conto benissimo da sola che l'amica le avesse ripetuto quelle cose milioni di volte, e le altrettante volte non l'aveva ascoltata.
Lucy sentiva le lacrime pungerle gli occhi e sentiva proprio il bisogno di piangere perché si era tenuta tutto dentro per troppo.
"Io voglio solo che tutto questo finisca," disse tra un singhiozzo e l'altro, "voglio essere felice con Natsu."
Levy l'abbraccio più forte che le sue piccole braccia le permisero e la rassicurò dicendogli che dopo qualsiasi brutto periodo c'è sempre la felicità e che prima o poi avrebbe ricordato quell'esperienza solo come un brutto sogno.
Lucy le credé perché ne aveva bisogno, aveva bisogno di qualcuno che le dicesse quelle cose perché lei non riusciva ancora a crederci.

 
"Devi essere tu a volerlo, prendendo in mano la tua vita e facendola andare come vuoi. Parti dalle piccole cose, aggiustandole al meglio delle tue capacità. Smetti di essere la spettatrice della tua vita."
 
 
 
 
"Signor Purehito," chiamo Lucy in mezzo alla folla, era sicura che fosse lui "signore," ritentò di nuovo e finalmente l'uomo si fermò, però continuò a darle le spalle.
Lucy allora ne approfittò e lo raggiunse, fermandosi sempre alle sue spalle. Ammetteva che quell'uomo le incuteva un certo timore con il suo metro e novanta.
Purehito dopo estenuanti secondi si girò verso la ragazza e la guardò dall'alto al basso con sguardo torvo.
Lucy deglutì ed ebbe la voglia di girare i tacchi e tornarsene a casa.
"Lei è il signor Purehito?" Domandò stritolando la corda della borsetta.
"Cosa ci fa una ragazzina della tua età qui da sola in aeroporto, se posso domandare" l'uomo invece di rispondere alla domanda che gli era stata posta aveva preferito frane un'altra.
"I-io avrei bisogno di parlarle. È importante"
"Signorina, si rende conto che io sto per prendere un volo a momenti?" Sembrava irritato e Lucy se ne accorse dal tono di voce poco garbato che aveva utilizzato, però lei era determinata ad ottenere ciò per cui aveva fatto tanta strada.
"Il suo volo parte tra un'ora, abbiamo tutto il tempo per parlare."
 
 
Il bar che avevano scelto era abbastanza affollato e il continuo brusio delle persone in sottofondo parve irritare Purehito.
"Allora, di cosa vorresti parlarmi di così importante, signorina?" Disse calcando l'ultima parola.
"Mi chiami Lucy, per favore."
"Lucy" ripeté Purehito girando il cucchiaino nel suo caffè amaro.
"Sono qui perché voglio parlare di Natsu Dragneel, il ragazzo che era venuto per valutare ma che-"
"Credo di essere stato abbastanza chiaro con il suo allenatore e con il signorino Dragneel stesso riguardo questa faccenda. Perciò il suo intervento è del tutto irrilevante e fuori luogo." Purehito stava per alzarsi dalla sedia, ma Lucy fu più veloce e lo precedette, puntando i palmi sulla superficie in vetro del tavolinetto, "La prego, mi ascolti. Non le sto chiedendo di cambiare idea, ma almeno senta ciò che ho da dirle."
Purehito riposò la valigetta afferrata poco prima e si riposizionò nella stessa posa plastica e inflessibile di prima.
Anche Lucy si sedette di nuovo e a quel punto iniziò a parlare.
"Penso che abbia già capito per quale motivo io sia venuta fin qui, perciò salterò quella parte e arriverò al sodo: al motivo per il quale lei debba dargli una seconda opportunità"
L'uomo alzò gli occhi al cielo e assunse un'espressione alquanto annoiata, ma nonostante tutto Lucy non demorse e continuò il suo racconto. Gli raccontò del fatto che quel giorno era malato e lei gli aveva detto di stare a casa, ma senza essere ascoltata. Parlò anche del fatto che fosse finito in ospedale e dovette ammettere che non impedì a quel sentimento di colpa che provava per Purehito di fuoriuscire almeno un po' nelle sue parole. Se lui non fosse stato così severo forse la visitina di Natsu all'ospedale poteva essere evitata.
"Quindi la prego, gli dia una seconda chance. Conta molto per lui."
L'uomo fece un verso di scherno e incrociò le mani sorrette dai gomiti sul tavolo.
"Vedo che il signor Dragneel ha giocato la carta della fidanzatina triste. Sappiate però che io non mi faccio impietosire da questi teatrini"
"Natsu non sa neanche che sono qui!" Esclamò Lucy arrabbiata, la stava prendendo per una stupida senza cervello, "sono venuta perché sono io a volerlo. E sempre io ho pensato che lei  potesse aiutarmi!"
"E cose le fa pensare che io voglia dargli una seconda opportunità?" Adesso sembrava interessato dalla reazione di Lucy, se non addirittura divertito.
"Il fatto che lei non è un uomo senza cuore e che capisca le circostanze."
"Sei proprio una ragazzina che vive nel suo mondo. Apra gli occhi e si renda conto che non tutti sono come crede lei, Lucy."
"Senta, tutto ciò che le chiedo è di rivalutare la sua decisione in merito a Natsu, dandogli la possibilità di vedere che cosa sa fare davvero al meglio delle sue capacità" ripose, "Nient'altro. Solo questo."
Purehito non disse nulla per una manciata di minuti e tutto ciò che fece fu sorseggiare il suo caffè.
"Sa, sono colpito dalla sua tenacia. Non se ne vedono di giovani donne così, in giro. Gliene do atto" le stava facendo un complimento? Stava sognando per caso?
"Solitamente sono un uomo che non rivaluta mai le proprio decisioni, ma come le ho detto prima, sono colpito."
Lucy sbarrò gli occhi dalla sorpresa e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
"Perciò dica al signor Dragneel di contattarmi non appena sarà al massimo della sua forma fisica," le porse un bigliettino con tutti i suoi contatti, "Ma tenga bene a mente che potrei anche cambiare idea." Lucy scattò dalla sedia e per poco non lo abbraccio. Aveva appena detto che aveva una seconda possibilità. Non poteva crederci, era così contenta! Non vedeva l'ora di dirlo a Natsu. Se doveva essere sincera neanche lei sapeva per quale motivo l'uomo avesse accettato, però in quel momento non importava.
"Adesso devo andare. È stato sorprendentemente piacevole averla incontrata."
"Anche per me. Non so come ringraziarla!" Cinguettò al settimo cielo.
L'uomo per la prima volta da quando Lucy lo aveva conosciuto accennò un sorriso a mezza bocca.
"A presto, signorina Lucy."





























 
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Angolo autrice:
Salve carissime e carissimi! Sono finalmente riapparsa con un nuovo capitolo, ed è inutile dire che mi scuso per l'immenso ritardo; vi assicuro però che in questo periodo in cui sono scomparsa ho lavorato su altri progetti che non vedo l'ora di potervi mostrare! ^.^
Per chi se lo stesse chiedendo, visto che l'ultima parte del capitolo sembra non c'entrare molto con il resto, quella è una delle piccole azioni che Lucy ha iniziato a compiere per raggiungere quella felicità che tanto brama. Levy, con quella frase le ha fatto che capire che, in poche parole, siamo noi gli artefici del nostro destino e che dobbiamo sempre dare il meglio di noi. È un motto che personalmente cerco sempre di seguire perché credo che sia inutile aspettare che quello che vogliamo ci cadi dal cielo.
Oltre a questo piccolo appunto desidero ringraziare chi ha speso del tempo a recensire lo scorso capitolo, che purtroppo è finito un po' inosservato a causa della Nalu week che ha preso il sopravvento sul fando. Perciò un immenso grazie a daimlertanomaxnag_95 NatsuLucyLove; mi avete davvero risollevato l'umore!
E ricordate che se trovate qualche errore o cosa che non vi convince non dovete farvi problemi a farmelo notare!
A parte questo non ho davvero niente da dire, perciò lascio la parola a voi ^.^

Un bacio,

Hanae
   
 
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