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Autore: teensyears    05/08/2016    1 recensioni
Cosa potrebbe succedere quando le strade di due persone che si erano divise, si incontrano dopo anni di distanza? L'Unità Vittime Speciali lavorerà fianco a fianco con l'FBI, mentre Olivia Benson si ritroverà a fare i conti con il passato.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La giornata era stata piuttosto pesate per Olivia. Ritrovarsi faccia a faccia con il suo ex collega, dopo 5 anni di assenza, le aveva provocato un certo effetto e Olivia non aveva intenzione di negarlo.
L’idea di lavorare di nuovo assieme la elettrizzava, ma allo stesso modo la spaventava a morte. Praticamente erano due estranei ora… non sapevano più niente l’uno dell’altro.
Se le avessero chiesto la sua canzone preferita, probabilmente non avrebbe saputo rispondere: ma se le avessero chiesto le sue paure più grandi, i suoi dubbi ed incertezze, i suoi punti di forza o a cosa tenesse di più al mondo, avrebbe risposto senza la minima esitazione. Tante cose erano cambiate nel corso degli anni, la vita di Olivia non era più la stessa di prima. Ora aveva un figlio, Noah, che illuminava le sue giornate e le bastava un solo attimo con il suo bambino, per ritrovarsi carica di energia.
“Allora Noah, ti è mancata la tua mamma?” chiese, mentre lo prese in braccio.
Il bimbo annuì e alzò subito le braccia in direzione della sua mamma, mentre un sorriso faceva da sfondo al suo volto.
Olivia trascorse la serata tranquillamente giocando con Noah e poi lo mise a letto, leggendogli la sua favola della buonanotte. Lo stava osservando dormire, quando il suo cellulare iniziò a squillare. 22:30. Chi poteva chiamarla a quell’ora? Afferrò il telefono all’estremità del comodino, ma non riconobbe il numero sulla schermata del suo iPhone.
“Pronto?”
“Olivia? Sono Elliot” si sentì dall’altra parte.
Sorpresa. Olivia non si aspettava una chiamata da Elliot e non certo a quell’ora.
“Hey” disse piano lei.
“Hey” fece eco lui, timidamente.
Ci risiamo. Imbarazzo. Di nuovo.
“Ti disturbo?” chiese.
“No” rispose lei, dando un’ultima occhiata a Noah, mentre chiuse la porta della sua stanza “stavo giusto cercando qualcosa da fare”.
Olivia abbozzò un lieve sorriso, la telefonata di Elliot non le dispiaceva affatto.
“Io sono riuscito ad evitare i discorsi femminili di Maureen e Kathleen per fortuna” disse Elliot divertito.
“Anche loro sono a New York?” domandò curiosa Olivia.
“Sì, ma solo di passaggio, restano pochi giorni”
“Come stanno a proposito? I tuoi figli, Kathy…” chiese Olivia, mentre si accomodava sul divano della sala, insicura di dove questa domanda potesse portare la loro conversazione.
“Oh stanno tutti bene” rispose lui un po’ stupito “Elizabeth e Dickie stanno finendo l’università, mentre Maureen e Kathleen lavorano da un po’”.
“Sono contenta” disse Olivia sorridendo, era genuinamente felice per loro.
“Anch’io” rispose Elliot “tu come stai?”.
“Me la cavo” sospirò Olivia “tu?”.
“Mi manchi” disse tutto d’un fiato lui.
“Mi manchi anche tu” rispose dopo una breve pausa lei, mentre avvertiva un forte nodo alla gola.
“E’ bello sentire la tua voce” disse piano.
“Anche per me è bello sentire la tua voce” sussurrò al telefono; le sue mani avvinghiate al cellulare.
“E’… strano…vero?” chiese lui, alludendo alla loro situazione.
“Già” respirò lei, con il telefono sempre più vicino a sé.
“Mi dispiace Olivia” si scusò nuovamente lui.
Olivia rimase in silenzio: non sapeva cosa dire. Anche a lei dispiaceva. Sarebbe dovuta essere furente con lui, ma la verità è che ora che l’aveva rivisto, non voleva lasciarsi fuggire l’occasione di poter costruire di nuovo un’amicizia.
“Olivia? Sei ancora lì?”
“Sì” sussurrò lei.
“Stavo pensando che dovremmo controllare quell’hotel sulla Fifth Avenue” cambiò discorso Elliot.
“Lo pensavo anche io” concordò lei “ma credo che sia troppo rischioso”.
“Pensavo di infiltrarmi nella loro compagnia di gioco” disse lui non curante.
Olivia si alzò di scatto dal divano: “Che cosa? Sei pazzo?” domandò lei ad alta voce, rischiando di svegliare Noah.
Dall’altra parte del telefono si sentì ridere.
“Ti stai prendendo gioco di me?” chiese Olivia, in un tono non molto scherzoso.
“No, no” si affrettò a chiarire lui “immaginavo la tua reazione”, sorrise.
Olivia prese a camminare avanti ed indietro per la stanza.
“Che non ti passi neanche per la mente l’idea di avventurarti là dentro, da solo” disse Olivia, enfatizzando la parola “solo”.
“D’accordo tenente, ai suoi ordini” scherzò lui.
“Non è divertente”
“Si che lo è”
“Buonanotte Elliot” disse, alzando gli occhi al cielo.
“Olivia, aspetta dai” tentò lui, sperando che non se la fosse presa troppo a cuore “domani decideremo insieme, okay?”.
“Ora si inizia a ragionare” rispose lei.
“Mi dimenticavo di avere a che fare con il tenente dell’Unità Vittime Speciali” la prese in giro lui.
Olivia rise piano e si accomodò nuovamente sul divano.
“Allora ci vediamo domani?” chiese lei, speranzosa.
“A domani, Liv” promise lui.
“A domani” ripetè lei, prima di riattaccare.

****

13 settembre 2016
 
Mettere di nuovo piede a Manhattan era strano, parecchio strano.
Per Elliot non fu facile varcare di nuovo quella porta, entrare in quell’edificio che aveva lasciato anni fa. Rimase alcuni minuti sulla porta d’entrata, camminando velocemente avanti ed indietro, insicuro della sua decisione. “Entra Elliot, entra” continuava a ripetersi tra se e sé. Il ritorno alla sua vecchia unità si rivelò più difficile del previsto, ma d’altronde se lo aspettava.
Dopo lunghi attimi di esitazione, si decise finalmente a varcare la soglia ed entrò, passando gli agenti che uscivano ed entravano e cercando in giro qualche faccia conosciuta.
Prese l’ascensore e non appena uscì, violenti flashback affioravano la sua mente.
Lui che puntava la pistola contro Jenna, i proiettili che invadevano la stanza, il colpo partito dalla sua pistola e Jenna che moriva tra le sue braccia. Scosse immediatamente la testa, cercando di ricomporsi. La mente di Elliot era affollata da pensieri confusi, da ricordi che cominciavano a ritornare insistenti nella sua testa.
Il primo volto che vide era quello di Olivia e si sentì immediatamente sollevato nel vederla e non doverla aspettare in mezzo a persone sconosciute.
Elliot si avvicinò a lei, fino a quando Olivia non lo adocchiò. Un enorme sorriso si disegnò sulle sue labbra e per la prima volta anche i suoi occhi sorridevano.
“Andiamo nel mio ufficio” propose lei, mentre Elliot la seguiva.
“Però, carino” commentò lui, mentre Olivia chiudeva la porta.
“Ho dato una sistemata” sorrise lei, guardandosi attorno.
“Ho notato” rispose lui.
“Vuoi un caffè?” domandò Olivia.
Elliot scosse la testa ringraziandola.
“I miei detective hanno fatto alcune ricerche e a quanto pare sul sito dell’hotel è menzionato il gioco d’azzardo, ma non le scommesse clandestine” spiegò Olivia “quindi credo proprio che un’irruzione sarebbe inutile” continuò, dando un’occhiata ad Elliot che la seguiva con lo sguardo.
“Allora credo che la mia idea sia la più plausibile” disse Elliot, con aria di sfida.
Olivia lo guardò dritto negli occhi, respirando profondamente.
“Non esiste” rispose lei, scuotendo la testa “non vai là dentro da solo”.
“Allora vieni con me” disse lui, sorridendo maliziosamente.
Olivia inarcò un sopracciglio.
“Non credo sia possibile” si spiegò lei, gesticolando con le mani “Noah non può stare da solo…”
Olivia si fermò di colpo, realizzando di aver detto più del dovuto. Guardò Elliot, che la guardava a sua volta confuso. “Dannazione” disse Olivia.
“Noah?” ripetè lui.
“Sì… Noah è… mio figlio” balbettò lei, abbassando lo sguardo.
Per poco Elliot mancò un respiro. Il suo sguardo era visibilmente confuso ed i suoi occhi sgranati.
Olivia Benson aveva un figlio? Si era forse sposata? Stava con qualcuno?.
“Oh” si limitò a dire lui, muovendo la testa.
Olivia si passò una mano tra i capelli: non doveva dirlo, non doveva proprio dirlo.
“Allora congratulazioni” cercò di mostrarsi felice lui “chi è il fortunato?”.
“Veramente Noah è stato adottato… Un anno fa… Lavoravamo ad un caso e ci siamo imbattuti in lui, era poco più di un neonato” disse Olivia, mentre i suoi occhi si illuminarono.
Improvvisamente tutta la paura e la rabbia di Elliot, lasciarono il suo corpo. L’aveva adottato. Olivia Benson era una mamma. Anche gli occhi di Elliot si illuminarono; sapeva quanto Olivia desiderasse avere un figlio ed ora che era finalmente riuscita a compiere il suo desiderio, si sentiva immensamente orgoglioso e felice per lei.
“Se c’è una persona che se lo merita, quella sei tu” sorrise Elliot.
Olivia lo ringraziò in silenzio, le sue parole erano importanti per lei. I loro occhi si incrociarono e quel contatto visivo causò una scintilla nel corpo di entrambi.
Elliot si avvicinò alla scrivania di Olivia e notò delle foto di un bambino castano, che sorrideva in braccio alla sua mamma.
“E’ lui Noah? Ti assomiglia” disse scrutando attentamente i dettagli del piccolo.
“Sì, è lui” rispose Olivia, sorridendo.
“Suppongo che mi dovrò guardare le spalle da solo, allora” disse lui, con un tono giocosamente mesto.
Olivi alzò gli occhi al cielo e si avvicinò lentamente a lui.
“Mi sa che sta volta ti toccherà avermi tra i piedi” rispose lei, guardandolo negli occhi.
“Che disgrazia” scherzò lui.
“Eh già” disse ridendo lei, mentre il suo corpo lottava con la sua mente per respingere il desiderio di buttarsi fra le sue braccia e farsi stringere forte; per colmare l’assenza di questi anni.
   
 
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