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Autore: Roxar    05/08/2016    1 recensioni
Il primo maggio del 1998, Remus Lupin siede alla scrivania e scrive una lettera a suo figlio.
Sa che entro ventiquattro ore potrebbe essere morto e sente che questo è l'unico momento in cui può permettersi di essere qualcosa di più che un ricordo perduto nella mente del suo bambino.
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"Oggi, Ted, è il giorno in cui decido di tornare a Hogwarts e combattere. Altri ti hanno spiegato cos'è Hogwarts (quando leggerai questa lettera ti mancherà pochissimo per frequentarla e non hai idea, non hai idea di quanto avrei voluto esserci) e perché io ci sia dovuto tornare. Io, però, voglio spiegarti perché non sono potuto restare."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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16/4/99

Personaggi: Remus Lupin
Warnings: Angst, Death-fic, Letter!fic
Intro:
Il primo maggio del 1998, Remus Lupin siede alla scrivania e scrive una lettera a suo figlio.
Sa che entro ventiquattro ore potrebbe essere morto e sente che questo è l'unico momento in cui può permettersi di essere qualcosa di più che un ricordo perduto nella mente del suo bambino.
 

 

 

16/4/09

 

Caro Ted,

oggi, volendo veramente sottolineare l'ovvio, è il giorno del tuo undicesimo compleanno. Scrivo queste poche righe con l'angosciante consapevolezza che io, probabilmente, non sarò presente. Ho scritto oggi, ma il mio oggi non è il tuo oggi. Il mio oggi è un lungo pomeriggio di solitudine che mi sono concesso solo e soltanto per appagare questo mio desiderio di volerci essere, in qualche modo. Quando leggerai questa lettera, sicuramente, sarai in grado di capire perché tutte quelle candeline sulle molte torte che hai mangiato in questi anni ti è toccato spegnerle mentre non era la mia mano a tenerti la spalla, perché il mio viso è l'unico che la macchina fotografica - sono sicuro che tua nonna ti avrà scattato un intero album! - non ha immortalato.

Perché il mio oggi, Ted, è il giorno in cui decido di tornare a Hogwarts e combattere. Altri ti hanno spiegato cos'è Hogwarts (quando leggerai questa lettera ti mancherà pochissimo per frequentarla e non hai idea, non hai idea di quanto avrei voluto esserci) e perché io ci sia dovuto tornare. Io, però, voglio spiegarti perché non sono potuto restare. È, essenzialmente, il desiderio che tu possa veramente leggere questa lettera e che tu possa farlo in clima diverso dal mio. Torno a Hogwarts per permettere a te di sopravvivere. Ci provo. Devi credere all'angoscia che ho nel cuore quando ti dico che non posso prometterti che ci riuscirò, né che tornerò a casa, ma posso prometterti questo: darò fondo a tutte le mie risorse, tutte, come mai ho fatto prima di adesso. Citando una vecchia poesia babbana: non me ne andrò docile in questa buona notte. Non sono un padre di cui andare fieri, Ted. Ho fatto cose orribili nella mia vita, dettate dalla mia natura di lupo mannaro, certamente, ma pur sempre orribili. Non voglio che questa sia una scusa, però: anche l'uomo ha fatto cose terribili. Ho abbandonato te e tua madre, per esempio, poco prima della tua nascita. Ho avuto paura e sono scappato. Me ne pento. Non hai idea di quanto io me ne penta, ogni singolo minuto di ogni singolo giorno da quando sono poi tornato da lei. Probabilmente, è anche per fare ammenda a questa terribile colpa che devo tornare a scuola. Per lavare l'onta di cui mi sono macchiato, per rimediare alla vigliaccheria con il coraggio della scelta giusta.

E qui veniamo alla chiusura del cerchio e torniamo all'inizio di questa lettera. Non oso immaginare come sarà l'oggi del tuo undicesimo compleanno, Ted. Non è un dolore, adesso, che riuscirei a sopportare. Voglio però credere - con tutte le mie forze - che sei felice, che altri hanno smussato la mia assenza e quella, ma Merlino non voglia, di tua madre. Dico smussato perché so a cosa verrai condannato e questo è il motivo principale per cui ho fatto di Harry il tuo padrino. Perché sia la tua luce nel tuo buio. Perché ti aiuti a ritrovarti quando ti perderai. Perché sia la grazia alla condanna di una vita senza un genitore - o entrambi. Voglio credere che, leggendo questa lettera, tu abbia il tuo bagaglio di felicità, che ci siano state cose brutte e cose belle. Voglio credere che il mio sacrificio ti abbia portato, alla fine, qualcosa di buono. Qualcosa che meriti.

Come ho detto, sarai prossimo a frequentare Hogwarts. Sono sicuro che la amerai - spero che sarà una casa per te come lo fu per me (sebbene per motivi decisamente diversi dai miei). C'è così tanto che ti aspetta, così tanto da imparare, così tante persone da conoscere. Gli incantesimi, le lezioni, le gite a Hogsmeade ti sembreranno cose bellissime - e lo saranno. Sarei fiero se il Cappello ti smistasse nella mia casa, a Grifondooro, ma lo sarei ugualmente se invece dovessi finire a Tassorosso, come tua madre. A dire il vero, Ted, ciascuna delle quattro Case può portarti ad essere un mago eccellente. Non lasciarti coinvolgere dai pregiudizi. Non farti ingannare da chi ti dirà che la tua Casa è la migliore - o la peggiore - delle quattro. Non è questo lo spirito di Hogwarts e vorrei che tu lo capissi, vorrei che tu lo imparassi sulla tua pelle. Diventerai un grande mago, su questo non ho alcun dubbio, non perché sei figlio mio e di tua madre, ma perché lo sento qui, nel cuore.

Ti amo, Ted. Ti ho amato dal primo momento in cui sei venuto a questo mondo. E ti amo così tanto che sento il bisogno di andare a Hogwarts a combattere. Che io possa restare indietro, se questo ti farà andare avanti. Se tua madre è lì con te, per favore, dalle un bacio da parte mia e dille di non esagerare con le trasformazioni, perché ho quest'idea che sarai un po' come lei - avventato, impusivo, ma infinitamente buono - e che cercherai di imitarla, nel bene e nel male. Dille che la amo e che, ovunque andrò dopo, mi mancherà come se fossi ancora vivo e terribilmente lontano. E, per favore, abbracciala. So che, mai come in quel momento, ne avrà assoluto bisogno - avrai imparato che Tonks vuole essere quella determinata e forte, ma che a volte dovrai raggiungerla in quel suo labirinto di specchi e fumo.

 

Con immenso amore,

 

tuo padre Remus

 

 

 

(Remus Lupin ha scritto questa lettera il primo maggio del 1998, seduto alla scrivania del recentemente scomparso Ted Tonks, dopo un lungo momento di indecisione. Sebbene confidasse totalmente su Andromeda e su Harry, sebbene fosse convinto che entrambi sarebbero stati in grado di sopravvivere alla guerra, ha sentito il bisogno di buttare giù queste poche righe per dare a suo figlio e a sua moglie qualcosa a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto. Per lasciare a suo figlio una prova, per quanto labile e insignificante, della sua esistenza nella sua  vita. Sul pavimento, ad abbracciare le gambe della sedia, restano decine di fogli di scarto accartocciati, perché, nonostante fosse quello bravo con le parole, mai come in quel momento le ha sentite scivolare via dalle dita, come fossero state intessute d'acqua. La carta della pergamena lo cela, ma diverse lacrime sono precipitate sulle parole fresche di inchiostro, annacquandole. Le ha rimosse con un colpo di bacchetta, perché quello è qualcosa di cui la sua famiglia non avrebbe avuto bisogno. Infine, dopo aver riletto accuratamente la lettera, l'ha sigillata e consegnata ad Andromeda, pregandola di consegnarla a Ted quando avesse compiuto undici anni - non prima e non dopo - e di non farne parola con Tonks. Poi, dopo essersi gettato il Mantello in spalla e aver baciato la piccola testa lanuginosa di Ted, si è congedato definitivamente da quella casa.

Remus Lupin morirà circa ventiquattro ore dopo, colpito dall'Avada Kedavra in un singolo attimo di distrazione - quello in cui la luce verde è esplosa sul petto di Tonks. L'ultima immagine dietro le palpebre già chiuse sarà quella di ogni singola persona che ha amato, coinvolte tutte in una fotografia immaginaria, in un'ipotesi di vita che si spezza sulla punta di una bacchetta.)

   
 
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