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Autore: Giulz95    06/08/2016    1 recensioni
“Tu non sai un cazzo di me.” Sostengo il suo sguardo alzandomi sulle punte e abbasso la voce ad un sussurro. “Quello che è successo al CCM non mi rende automaticamente una tua responsabilità e non ti da il diritto di prendere le mie scelte.”
Daryl risponde con altrettanta rabbia.
“Credi che l’abbia fatto per te?!” Faccio un passo indietro per impedirgli di avvicinarsi. “Non l’ho fatto per te!”
“No, l’hai fatto per te stesso, perché sei un egoista bastardo, e non ti rendi conto di quello che mi hai tolto!” Lo spingo all’indietro, e devo controllarmi per non urlare.
“Stai dando a me dell’egoista quando eri quella che voleva abbandonarci tutti per farti saltare in aria! Non hai pensato a quello che avresti lasciato indietro?!”
“Non avrei lasciato indietro niente, perché voi non siete niente! Ti comporti come se stessimo giocando all’allegra famigliola in vacanza, quando queste sono le stesse persone che hanno fatto uccidere tuo fratello!”.
“Chi cazzo se ne frega di loro?! Me! Avresti lasciato indietro me!”

Seconda stagione e seguito di Tell it to the frohs
Enjoy!
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Devil's backbone'
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Camminando per la fattoria, decido di dare una mano nelle stalle ad Hershel. Quando lo raggiungo, sta strigliando lo stesso cavallo che Daryl aveva preso in prestito ieri mattina per andare a cercare Sophia, e che a quanto pare è riuscito a tornare a casa da solo.
 
“E’ ritornato?”
 
Il fattore alza lo sguardo accorgendosi della mia presenza prima di tornare a spazzolare il manto dell’animale.
 
“Ritornata. L’ho trovata nella sua stalla stamattina.”
 
“E’ una femmina? Come si chiama?” Chiedo avvicinandomi all’animale e offrendole la mia mano da annusare prima di accarezzarle il muso.
 
“Nelly. Nervosa Nelly. Se il tuo fidanzato avesse chiesto un cavallo, gliene avrei dato uno che non si spaventasse di ogni singolo rumore.”
 
“Non è il mio fidanzato.” Aggrotto la fronte. “E comunque pensavo fosse venuto a chiederti di poterne prendere in prestito uno.”
 
“Non l’ha fatto. Così come Rick non è venuto a chiedermi se poteva portare Jimmy fuori a cercare la bambina. Il vostro gruppo ha la brutta abitudine di non chiedere il permesso.”
 
“Jimmy aveva detto di avertelo già chiesto.” Giustifico Rick. “Ma comunque, mi dispiace. Siamo stati in strada per molto tempo. So che non è una scusa, ma…”
 
“Non devi scusarti.” Hershel alza di nuovo lo sguardo sul mio. “In ogni caso, ora che Carl sta bene e siete sulle tracce della bambina, immagino ve ne andrete presto. Fort Benning, ho sentito.”
 
C’è qualcosa negli occhi celesti dell’uomo che mi impedisce di rispondere. Potrebbe essere la gratitudine per averci accolto e per aver medicato Daryl, o potrebbe essere lo stesso senso di soggezione che ho sempre provato osservando il volto di mio nonno. In ogni caso abbasso lo sguardo e annuisco. Il fattore riprende a lavorare e dopo qualche secondo decido di rendermi utile.
 
“Mio zio aveva una stalla.” Hershel non mi risponde. “Non lo vedevo spesso, ma quando andavo a trovarlo passavamo la giornata ad accudire i suoi cavalli.”
 
“Se vuoi aiutare, sul retro ci sono i ferri per pulire gli zoccoli. Valli a prendere.” L’uomo non si volta verso di me, ma penso abbia notato il mio sorriso accennato. Lo sorpasso dopo aver accarezzato un’altra volta Nelly e vado a prendere gli attrezzi che mi ha chiesto, che trovo in una cassetta appoggiata ad un bancone sopra il quale è appesa una teca di vetro. Mi fermo ad osservare i fiocchi blu e i vari premi contenuti in essa, vinti per la maggior parte da una certa “Annette Greene”. Deve essere la moglie di Hershel.
 
Siamo di ritorno al ranch, Avi ha pagato il giro a cavallo con uno sconto non indifferente e ora siamo nella stalla di Lil’ Joe, il cavallo con il quale sua madre mi aveva raccontato di come avesse vinto tutti quei fiocchi blu appesi alle pareti del salotto di casa Kaplan. Quando lo raggiungo lo trovo appoggiato al cancelletto del box con i gomiti, intento ad accarezza il muso del cavallo con aria assente.
 
“Fissare le persone è da maleducati” Mi fa il verso per quello che ho detto poco fa.
 
“Scusami. Stavo solo pensando…”
 
“A..?”
 
“Al fatto che questo è già uno dei migliori compleanni che abbia mai festeggiato, e ancora non è finito.” Lo abbraccio posando la testa sulla sua spalla e lui mi stringe al suo fianco.
 
“Sono contento che ti sia piaciuto. Voglio che ti rimanga un bel ricordo. In fondo è il primo compleanno che festeggi qui con me. So quanto ti manca casa.”
 
“Avi,” Si volta a guardarmi. “non vorrei essere in nessun altro posto, con nessun altro che non sia te.”
 
Si abbassa sulle mie labbra, baciandomi velocemente prima di guardarmi negli occhi.
 
“Buon compleanno, usignolo. Ti amo.”
 
 
Riprendo i sensi un attimo prima di accorgermi delle lacrime che stanno scivolando sulle mie guance. I sensi…? Ho perso i sensi. È come se me ne fossi andata per un momento, in un flashback che appartiene a moltissimo tempo fa, persa in un mondo che non è quello reale, non più almeno. Tento di calmarmi e pizzico la carne del mio braccio per capire se sono realmente qui. Sto impazzendo?
 
Sto per prendere la cassetta e tornare da Hershel, ma appena prima di girare l’angolo e raggiungerlo sento la voce di Dale. Decido di aspettare che finiscano, e rimango nascosta dietro la parete.
 
“I tuo campi sono davvero magnifici.” Il fattore non sembra volergli rispondere. “Ho fatto una lunga camminata stamattina. Sono finito vicino al fienile.” C’è una pausa, ed il costante rumore prodotto dalla spazzola che Hershel stava usando per strigliare Nelly si interrompe. “Ho sentito i lamenti.”
 
Lamenti? Sgrano gli occhi portandomi la mano alla bocca, impedendomi di fare rumore. Lamenti di zombie? Nel fienile? Ma… Perché?
 
“E’ un vero peccato.” Le parole di Hershel sono distaccate, e la spazzola ricomincia a strigliare il manto del cavallo.
 
“Sono sicuro che tu abbia un motivo per tenerlo segreto.”
 
“Ho visto i notiziari prima che gli interrompessero.”  Il fattore risponde a Dale. “Ho visto la paura irrazionale, le atrocità. Come l’incidente al mio pozzo.”
 
Quale incidente?
 
“Abbiamo abbattuto uno zombie.”
 
“Avete ucciso un uomo.”
 
È questo allora. Non crede che siano morti. Crede che possano guarire. Crede che esista una cura. Aggrotto la fronte. Non esiste una cura. E non esiste che ce ne stiamo a giocare alla famigliola in campeggio con un fienile pieno di zombie a pochi metri da noi. Qualcuno lo deve dire a Rick.
 
“Se avessi visto gli stessi notiziari che ho visto io avresti visto gli zombie attaccare, uccidere. Sono pericolosi.”
 
“Anche uno schizofrenico paranoico è pericoloso.” Hershel alza la voce. “Noi non spariamo alla gente malata.”  Faccio un passo avanti, uscendo dal capanno degli attrezzi sul retro e rendendomi visibile. Dale mi fissa con lo sguardo preoccupato, mentre il fattore mi guarda rassegnatamente. “Stavi origliando, signorina?”
 
“Siete rimasti qui per tutto il tempo, Hershel? Da quando è iniziato tutto, vero? Non siete mai stati ad Atlanta, o in qualsiasi altra città. Chiusi in questo paradiso, fuori dal mondo. Non avete visto quello che abbiamo visto noi, che ho visto io.” L’uomo non risponde, così vado avanti. “Io ho visto quei cosi strappare la giugulare di una bambina, a morsi. Li ho visti fare a pezzi la sorella del mio ragazzo, e non lasciare nemmeno le ossa. Ho visto amici morire e… E risvegliarsi.” Gli occhi bianchi di Kirstin, una volta ambrati e pieni di vita. “Non sono malati. Sono morti. Non sono malati. Sono morti prima che si risveglino, e quando si alzano sono pezzi di carne che non pensano ad altro che ad uccidere e....”
 
“Mia moglie e il mio figliastro sono in quel fienile.” Hershel mi interrompe, guardando prima me e poi Dale negli occhi. “Sono persone.”
 
“Mi dispiace.” Dale abbassa il volto in segno di condoglianze prima di aggiungere. “Ti darò una mano! Parlerò con Rick, è un brav’uomo. Possiamo rendere il fienile più sicuro, così che nessuno corra rischi.”
 
“Che cosa…?” Ascolto le parole di Dale sbigottita. Più sicuro? Quattro assi di legno che ci separano da un fiume di putrefatti vanno rese più sicure?
 
“Il fienile è sicuro.” Hershel mi ferma, prima di alternare lo sguardo tra me e Dale per un’altra volta. “Non parlatene con gli altri se volete dare un mano. Rick è coscienzioso, ma potete dire lo stesso degli altri membri del vostro gruppo?”.
 
Dale lo guarda per qualche secondo prima di accennarmi di seguirlo e uscire dalla stalla. Lascio la cassetta degli attrezzi ai piedi del fattore e lo guardo dritto negli occhi, cercando di essere il più chiara possibile senza però parlare.
 
Hershel sostiene il mio sguardo per un attimo, prima di tornare ad accudire Nelly. Seguo Dale fuori dalle stalle e lo affianco, continuando a camminare e parlando a voce bassa.
 
“Lo sappiamo solo noi?”
 
“E Glenn.” Sospira. “E’ stato lui a dirmelo, dopo averlo scoperto.” Si ferma posandomi una mano sulla spalla e fermandomi. “Non dire una parola, va bene? Non ancora.”
 
“Glenn?” Il povero ragazzo sta portando troppi pesi sulle spalle. “Ti ha detto qualcos’altro?”
 
“Qualcos’altro di che genere?” Dale sembra preoccupato.
 
“Su di Lori per esempio?”
 
“Sai anche quello?”
 
“Sono sempre nel posto sbagliato al momento giusto. Li ho sentiti parlare, Lori gli ha chiesto un test di gravidanza e Glenn glielo ha riportato dalla farmacia.”
 
“Quel ragazzo è candido come una nuvola…”


“Dale, Lori aspetta un bambino. Carl non è capace a rimanere nello stesso posto per dieci minuti di fila, Daryl è ferito, Shane zoppica ancora e Rick si deve ancora riprendere completamente dalle trasfusioni. E dormiamo tutti a cento metri da qualcosa che potrebbe ucciderci.” Dale annuisce. “Dobbiamo fare qualcosa” Sussurro.
 
“Tu non dire niente a nessuno, non ora.” Mi fissa negli occhi, scongiurandomi con lo sguardo. “Ci penserò io a parlare con Rick, ma non dire nulla a nessuno, d’accordo? Nemmeno a Daryl.”
 
Non le so dire le cazzate.
 
“Va bene.” Annuisco. “Fino a domani. Poi che sia Glenn, tu o io, Rick lo deve sapere.”
 
Lo lascio solo, allontanandomi verso la tenda di Daryl.
 

 
Quando entro nella tenda Daryl sta leggendo un libro che avevo visto nel camper. ‘The case of the missing man’ di Jimmie Herron. Non appena mi vede chiude il libro tenendo il dito tra le pagine, per non perdere il segno.
 
“Ciao.” Lo saluto sedendomi accanto a lui.
 
“Tutto bene?”
 
Beccata. Avrei dovuto immaginarlo.
 
“Sì.”
 
“Sicura? Perché hai l’aria di una che non sa dire cazzate.”
 
Lo guardo per un secondo pensando al da farsi. Mi balena in mente l’idea di dirgli tutto, dato che è inutile mentire a uno come Daryl, ma decido di non farlo. Non voglio che si crei il panico, non ancora almeno.
 
“Ho perso i sensi oggi. Il caldo, probabilmente, un calo di zuccheri. Se la mia faccia è più merdosa del solito probabilmente è per quello.”
 
Daryl ci pensa per un attimo prima di scuotere la testa.
 
“La tua faccia non è merdosa. Non di solito.”
 
“Oh, oh, oh… E’ un complimento quello che ho sentito?” Sorrido stuzzicandolo.
 
“Non ti ci abituare. E comunque ho detto di solito. Occasionalmente, tipo ora, hai proprio una faccia di merda.”
 
“Grazie Dixon. Spero che ti sia riposato abbastanza, perché non ti lascerò poltrire stasera.” Mi avvicino al materasso, sedendomi sul suo bacino.
 
“Ah no?” Daryl lancia il libro dall’altra parte della tenda.
 
“No. Quindi adesso fammi un favore bacia questa faccia di merda.”
 
Daryl ride prima di fare quello che gli ho gentilmente chiesto.
  
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