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Autore: Deliquium    06/08/2016    2 recensioni
Chi è Saori Kido?
Una dea? Una bambina viziata? La nipote di un magnate nipponico?
Forse nessuna di loro. Forse tutte loro e anche altre.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Rovine'
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Una civetta si dondolava sopra un ramo d'ulivo

Le cose importanti

«Seiya?»
Una lieve incertezza nella tua voce che speri sia passata inosservata alle orecchie dei presenti, primo fra tutti alle sue.
Non è cambiato in tutti questi anni, salvo essere cresciuto un po' in altezza. Lo stesso sguardo strafottente, lo stesso ghigno beffardo a increspargli le labbra. Le cinghie sulle sue spalle sono logorate, lo scrigno di bronzo manda riflessi verderame.
«Allora Saori. Ho sentito che il vecchio è morto.»
Abbassi lo sguardo, non per disagio, ma per rabbia. I tuoi occhi scorrono sulle condizioni contrattuali che stavi leggendo, prima che Seiya irrompesse nello studio.
Un accordo vantaggioso per entrambe le parti: per la Kido Corporation che aprirebbe nuovi mercati in Europa e in Medio Oriente e per le Industrie Solo che non potrebbero ottenere che vantaggi dall'avere come partner commerciale i Kido.
«Hai capito cosa ti ho detto?»
Alzi la testa di scatto. Seiya ti sta fissando con gli occhi sbarrati. C'è rabbia in quello sguardo, e aspettativa. Di cosa, tu non ne hai la più pallida idea.
Ti siedi e premi il tasto dell'interfono.
«Kaori, sto ancora aspettando i documenti. Vuoi degnarti di portarmeli!» dici con voce secca. Interrompi la comunicazione non appena senti la voce della ragazza tremare sulle parole Sono desolata.
Scusa.
Mi dispiace.
Sono desolata.
Odi queste parole. Il nonno lo diceva sempre, Fai in modo che nessuno arrivi mai a dirti mi dispiace.
Sei ancora troppo giovane perché la tua voce possa avere il potere decisionale che si confà a un leader. Occupi la poltrona della presidenza che un tempo fu di tuo nonno nella Sala delle riunioni, ma li vedi gli sguardi degli altri consiglieri. Hanno il doppio, il triplo dei tuoi anni e ti trattano con accondiscendenza.
Non riescono ad accettare che una ragazzina sieda con loro, che una ragazzina parli con loro. A te importa, importa molto. Vorresti dirti che non è così, ma la sera piangi in una stanza buia. Ti manca il nonno e vorresti già essere donna.
Non sei sola: ci sono Tatsumi e Kaori e Yamada, che è la tua voce, quando gli altri non vogliono ascoltarti.
«Sono qui per Seika.» dice Seiya, riportandoti alla realtà.
La porta si apre.
«Tuo nonno aveva promesso che se io avessi accettato di addestrarmi per questa armatura, lui l'avrebbe cercata per me.»
Aggrotti lievemente le sopracciglia.
Ah, ecco. Ecco cos'era.
Eri ancora una bambina, come Seiya, del resto, e tutti gli altri.
Un giorno la Villa era piena di bambini e il giorno dopo tu camminavi per i corridoi deserti.
Ricordi il nonno, l'odore pungente del sigaro, le tende mosse dalla brezza. Ricordi Seiya, i suoi capelli spettinati, gli occhi scuri che brillavano.
«Dite sul serio? Troverete Seika per me?»
Tuo nonno aveva aspirato dal sigaro.
«Naturalmente.» Aveva risposto. «A patto che tu ritorni con l'armatura.»
Sono passati anni da quella promessa e tu sai che lui non si è curato di mantenerla.
«Ci sono cose più importanti.» ti aveva detto.
Più importanti di una sorella perduta?, avresti voluto chiedergli.
Ma i giorni erano trascorsi ed erano diventati mesi e poi anni e le cose importanti hanno preso il posto delle cose importanti.
«Il nonno ha impiegato molte risorse per cercare tua sorella, ma purtroppo non è riuscito a trovarla.» menti.
«Bugiarda!»
«Mi dispiace!»
Le vostre parole si sovrappongono e tu apri la bocca per ribattere non appena realizzi cosa ti ha appena detto.
«Come osi rivolgerti a Saori-sama in tal modo!»
La voce di Jabu ti precede.
Seiya si è voltato di scatto.
«Non riesci a capire, Seiya?» continua. «Se vuoi, ci penserò io ad insegnarti a tenere un giusto comportamento davanti a Saori-sama.»
Ma Seiya non risponde.
Tu li osservi, ti chiedi se sia il caso di intervenire. Lo zelo di Jabu ti è utile, soprattutto quando gli altri si dimostrano poco propensi ad accettare la tua autorità. Tuttavia, non hai nessuna intenzione di assistere a questa dimostrazione di forza prettamente maschile. Dischiudi le labbra per richiamarli all'ordine, ma per la seconda volta, vieni interrotta.
«Tu … tu sei … tu sei Jabu.»
«Seiya, sai a chi stai parlando?» lo ignora. «Saori-sama è una persona verso la quale noi dobbiamo mostrare il più assoluto rispetto. Ora, tu chiedi scusa in ginocchio.»
«Non sono fatti tuoi, Jabu ...»
Li osservi, attenta a ogni loro sguardo, ogni loro movimento, ogni loro parola e qualcosa dentro di te si smuove. Ha la leggerezza delle onde che al mattino la brezza spinge verso la spiaggia; l'intensità eterna del fiume che corrode le montagne.
Stringi il bordo del tavolo, le labbra serrate. Sembri arrabbiata, ma non è così.
Hai paura.
Non sei mai riuscita a capire – ad accettare – le storie del nonno.
«Gli dei esistono.» ti aveva detto. «E sono in mezzo a noi. Scelgono eroi perché combattano le loro guerre.»
«Perché?» gli avevi domandato.
Eri nell'età in cui si credeva a tutto, persino a dei e a eroi.
«Ancora non capisci? Ti sto dicendo che questo tuo atteggiamento è un grave errore.» continua Jabu, mentre Seiya si è voltato ed è tornato a guardarti.
Ma tu non lo vedi. I tuoi occhi scrutano la realtà oltre l'orizzonte.
Io sono una persona che voi dovete rispettare.
Io sono una persona che

Non sai che cosa ti accade. Di colpo, quel rispetto nei tuoi confronti preteso da Jabu con pungolante insistente ti sembra dovuta, necessaria e hai paura – tremi – al pensiero che qualcuno non possa concedertela.
Voi dovete rispettarmi!
Io sono

Il pensiero si esaurisce, consumato dalla rapidità del movimento di Jabu.
Seiya si volta di scatto, e solleva un braccio per difendersi dal calcio diretto al suo volto.
«Basta, Jabu.» lo senti dire con calma che mai avresti pensato potesse appartenergli.
Sposti lo sguardo su Jabu e scorgi nei suoi occhi, tutta l'ira che sta provando, un'ira che – lo sai – se lasciata libera di sfogarsi può condurre solo a una cosa. Cerchi di individuare ciò che alimenta l'ira. È l'odio? Il disprezzo? O forse …
Sei una donna, un preludio di donna – per l'esattezza – certe cose le senti per istinto, come tutte le donne.
«Sei sempre il solito cagnolino. Sempre a scodinzolare. Dì un po', ti piace ancora farti cavalcare?» pronuncia parole offensive con calma, quasi amarezza.
«Co… me?» balbetta Jabu con i pugni stretti per la rabbia.
«Anche quando eravamo bambini tu eri sempre pronto a farti camminare sulla faccia da lei. Saori-sama, qua… Saori-sama, là… Mi stupisco che non ti abbiano trovato a fare da tappetino all‘ingresso.»
«Come ti permetti brutto bastardo» lo prende per la maglia, attirandolo verso di sé. «Adesso ci penserò io a farti rimangiare tutto quello che hai detto…»
«Ora basta, voi due. Vi rendete conto di dove vi trovate?»
La voce di Jabu trema di indignazione mentre cerca ancora di averla vinta.
«Non vuoi obbedirmi?» domandi lapidaria.
Lui abbassa la testa, vinto, prima di lasciare andare Seiya.
Ti sfugge un sospiro.
«Come ti ho già spiegato, Seiya,» dici dopo qualche istante.«io non so dove si trovi tua sorella.» Lui ti fissa in silenzio. Il suo sguardo è gelido, ma allo stesso tempo brucia come fiamma e tu ti chiedi come sia possibile un simile ossimoro.
Si sfila le cinghie dalle spalle e lascia cadere a terra il Pandora Box.
«Vuoi questo stramaledetto cloth?» urla «Eccolo, Saori-sama» pronuncia quel sama, distorcendo le labbra in una smorfia «Prenditelo.»
Torni a sederti alla scrivania che un tempo era stata di tuo nonno e riprendi a leggere da dove ti eri interrotta.
«Quell’armatura è importante. Dovresti trattarla con più riguardo.» dici senza guardarlo.
«Cosa?»
Alzi la testa.
«Non hai forse rinunciato a tutto, per quell'armatura, Seiya?»
Lui apre la bocca un paio di volte, ma non riesce a ribattere nulla. Si limita a fissarti con gli occhi sbarrati.
Entrambi sapete cosa si nasconde dietro quelle parole.
Afferra le cinghie del Pandora Box e se lo rimette sulle spalle.
Tu lo osservi camminare lentamente verso la porta, aprirla, uscire.
Chiudi gli occhi.
«Le cose importanti prendono il posto delle cose importanti.»
E il tuo non è nient'altro che un sussurro.



These precious things
Let them bleed
Let them wash away


Note dell'Autrice - In futuro, parte di questo scritto troverà il suo corrispettivo nella storia Sincretismo. Detto qui, non serve a nulla, ma vi lascio semplicemente questo indizio per il futuro. Semmai arriverà quel futuro ...
I versi finali sono presi da una canzone di Tori Amos, "Precious Things".

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

   
 
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