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Autore: The_Storm    06/08/2016    4 recensioni
È risaputo da tutta la London High School l'odio viscerale che Daniel Morrison e Lily Reynolds provano l'uno per l'altra. Il primo non riesce a fare a meno di stuzzicarla con qualche battuta, la seconda non può impedirsi di rispondergli per le rime. Ma se un giorno Daniel decidesse di andare oltre le battute e proporle una scommessa?
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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-Allora, quanto tempo resterai a casa di Daniel?-
La voce di Phoebe spezza il silenzio che c'è stato da quando le ho detto di aver perso la scommessa. 
Sobbalzo e mi volto verso lei. In tutto questo tempo non ho fatto altro che insultarmi mentalmente per aver accettato quella stupida scommessa. 
-Per tutto l'anno scolastico-
Borbotto incupendomi ancor più di prima e gettando con troppa energia una maglietta nella valigia. Sbuffando sonoramente, getto in modo totalmente casuale e poco fine alcune creme e una bottiglia di shampoo. Fortuna che c'è Phoebe a sistemare tutto come si deve. 
Vivo da sola da due anni ormai, in una casa enorme e fin troppo silenziosa. Con i miei genitori ho un pessimo rapporto. Loro sono i tipici snob ricoperti di soldi dalla radice dei capelli alla punta dei piedi e hanno sempre tenuto più all'apparenza che alla sostanza. Mi parlavano soltanto quando dovevano rimproverarmi per il mio comportamento e linguaggio. A crescermi sono state tante balie, cambiate così di frequente che non ho mai avuto il tempo di affezionarmi a loro. Il motivo era semplice: nessuna riusciva a tenermi testa; se mi chiudevano a chiave in camera per punizione, saltavo sull'albero fuori dalla mia finestra e correvo in giardino a giocare...una arrivò a chiudere a chiave i miei giocattoli in una scatola. Usai una forcina per capelli e in due minuti furono di nuovo in mio possesso. Ovviamente, mi vendicavo più che sufficientemente e tutte se ne andavano poco dopo aver accettato l'incarico. Spesso penso che non avrei dovuto trattarle così. Insomma, loro cercavano solo di fare il loro lavoro e io le usavo come sacco da boxe per scaricare tutta la rabbia e il risentimento che in realtà avevo per i miei genitori. Non importava quanto urlassi, loro non mi ascoltavano mai. Volevo solo un po' di attenzione da parte loro. Non chiedevo molto, solo che mio padre giocasse con me ogni tanto o che mia madre mi sistemasse i capelli. Invece da loro ho sempre ricevuto solo e soltanto indifferenza e rimproveri. Per loro contava solo l'apparenza di famiglia perfetta e si accorgevano della mia esistenza solo quando dovevo recitare la parte di figlia modello. Spesso sono fuggita di casa, decisa a farla finita con loro e di cambiare totalmente vita. Purtroppo, da ragazzina quale ero, prima di lasciare la città passavo sempre da mia nonna. Era l'unica che sembrava davvero ricordarsi che io esistevo e che avevo bisogno di qualcuno nella mia vita. Non mi costringeva a tornare a casa. Mi offriva cioccolata calda e biscotti appena sfornati e mi parlava come solo lei sapeva fare. Metteva dolcezza nelle parole che usava ed era una vecchietta saggia e furba. La amavo e la amo tutt'ora. Nemmeno quando è morta mi ha abbandonata. Due anni fa, alla lettura del suo testamento, l'avvocato disse che mi aveva lasciato la sua casa e uno dei suoi anelli. Mi ci ero trasferita il giorno dopo. 
-Lily? Mi stai ascoltando?-
Scuoto la testa e mi riprendo da questi pensieri che mi avrebbero solo portata a deprimermi di più. 
-Scusa, ero soprappensiero. Mi hai chiesto qualcosa?-
Phoebe mi guarda incuriosita per un attimo e poi scrolla le spalle. 
-Ho detto che credo sia arrivato Daniel. Hanno bussato alla porta-
Annuisco e porto giù le valigie, aiutata da Phoebe. Quando apro la porta, la tentazione di chiudergliela in faccia schizza alle stelle. Daniel Morrison è appoggiato allo stipite della porta e mi sta guardando con il ghigno beffardo più irritante che abbia mai visto. 
-Bene, dolcezza. Ti aiuto con le valigie-
Sorride ancora e mi supera, iniziando a trasportare i bagagli in macchina. Non muovo un muscolo per aiutarlo e faccio cenno a Phoebe di seguirmi in macchina. Non l'avrei lasciata tornarsene da sola a casa a quest'ora. Ormai è buio pesto e, anche se infondo non è poi così tardi, morirei d'ansia. 
Quando sale anche lui e mette in moto, gli dico l'indirizzo di Phoebe e lui annuisce, per poi partire.
 
-Grazie del passaggio. Ci vediamo domani a scuola, Lily-
Annuisco e le sorrido, guardandola entrare nel suo palazzo. Non appena scompare dalla mia vista, torno seria e decido di non aprire più bocca. Fino ad ora ho parlato soltanto perché c'era Phoebe e mi rivolgevo esclusivamente a lei, ma adesso non ho la minima intenzione di rivolgergli la parola. 
-Allora, come va?-
Se ne esce Daniel. Mi volto verso di lui e gli lancio un'occhiata assassina, che gli fa alzare gli occhi al cielo. 
-Oh, andiamo. Non puoi prendertela sul serio con me-
Quale parte della mia occhiataccia non ha capito? Gliene lancio un'altra giusto per ribadire il concetto. 
-Senti, sei tu che hai accettato la scommessa, quindi ora rassegnati e smettila di fare la bambina-
Ma fa sul serio? No, dico, ha davvero osato dirmi ciò che mi ha detto?
Sposto lo sguardo al panorama che mi scorre accanto, decidendo di ignorarlo per il bene dei miei nervi e delle sue palle. Con la coda dell'occhio, però, lo vedo serrare la mascella e stringere il volante così forte da far sbiancare le nocche. La cosa non mi preoccupa finché non lo sento aumentare la velocità e fare manovre pericolose per sorpassare le altre auto. 
Adoro la velocità, sentire l'adrenalina scorrermi nelle vene, il cuore accelerare i battiti e il paesaggio che mi scorre accanto senza che io lo riconosca. Mi fa sentire bene e viva. 
Ma Daniel sta andando davvero troppo veloce e le manovre che fa sono da incosciente. Se continua così, finiremo per fare un incidente, probabilmente coinvolgendo anche altre persone. D'istinto, metto una mano sulla sua, quella che è poggiata sul cambio, e lo guardo, senza nascondere un velo di paura negli occhi. Immediatamente si calma e rallenta, tornando ad assumere una guida sicura come ha sempre fatto. Rilasso le spalle e mi sorprendo di quanto siano state rigide fino a quel momento. 
Sto per togliere la mano che ho poggiato sulla sua, ma lui la trattiene immediatamente. Lo guardo confusa e aggrottando le sopracciglia. 
-Mi dispiace, non volevo spaventarti-
So che è sincero, lo vedo e ormai, anche se a malincuore, credo di conoscerlo abbastanza da sapere che di solito è più prudente. Non posso vantarmi di conoscerlo a fondo, ma alcune cose, dopo quattro anni di insulti e frecciatine, sono riuscita a capirle. Daniel non è un cattivo ragazzo, nonostante la sua reputazione a scuola dica il contrario. Non ha mai fatto atti di violenza, né ha mai insultato qualcuno che non fossi io (e anche in questi casi, devo ammetterlo, non supera mai il limite). Tutte le ragazze che si porta a letto, nonostante dicano il contrario, sono consenzienti al massimo, forse pure più di lui. Ma infondo, se fosse stato davvero un caso così tanto perso non avrei mai accettato la scommessa per paura delle conseguenze in caso di sconfitta. E poi, ha ragione in un certo senso: lui si è limitato a propormi la scommessa e io ho accettato. Anche se ha usato un modo subdolo per vincere, non ha barato e forse è questa la cosa che più mi dà sui nervi. 
-Se proprio vuoi morire in un incidente d'auto, Morrison, assicurati di farlo quando sei da solo e possibilmente in una strada isolata. Non vorrei che qualche altro povero disgraziato dovesse pagarne le conseguenze-
Borbotto acidamente. Lo vedo sorridere divertito e mi lascia la mano, che ritiro subito. 
Passiamo il resto del viaggio in un silenzio decisamente più rilassato di quello di prima e in poco tempo siamo davanti casa sua. È abbastanza grande vista da fuori, ma sono abituata ad immense ville e appartamenti lussuosi, quindi non me ne stupisco. 
Ancora una volta, lascio che sia lui a trasportare tutti i bagagli e lo aspetto con un sorrisetto divertito davanti alla porta d'ingresso. 
-Potresti anche darmi una mano-
Mi rimprovera lui, ma io scuoto la testa. 
-Non ci penso neanche-
Lo vedo alzare gli occhi al cielo e scostarmi per aprire la porta. Entro, guardandomi intorno incuriosita. L'arredamento è semplice, niente di troppo lussuoso o eccentrico, come invece è quello di casa mia. Alla mia sinistra c'è il salotto in cui vi sono un divano, una poltrona, un camino e un televisore. Alla mia sinistra invece c'è una porta che da accesso alla cucina, mentre davanti a me ci sono le scale che portano al piano superiore. 
-Di sopra c'è il bagno, la mia camera, la camera dei miei e un'altra per gli ospiti-
Annuisco e mi avvio su per le scale, mentre Daniel litiga con le mie valigie e i gradini. 
-In fondo c'è il bagno mentre queste due sono rispettivamente la camera dei miei e quella per gli ospiti. La mia camera è accanto al bagno-
Sto per entrare in quella che mi ha detto essere la camera per gli ospiti quando la sua voce mi blocca. 
-Dove credi di andare?-
Mi giro verso di lui e lo guardo confusa. 
-In camera a sistemare le mie cose-
Rispondo come se fosse ovvio. Non mi piace il suo ghigno. 
-Oh no, dolcezza. Troppo facile così. Tu dormirai con me-
Spalanco gli occhi nel sentire quelle parole e mi paralizzo. Cosa?
-Cosa?!-
Ripeto il mio pensiero ad alta voce e lui scoppia a ridere. 
-Hai capito bene. Nel mio armadio c'è molto spazio anche per i tuoi vestiti e io ho un letto ad una piazza e mezza-
-Ma...-
Provo a protestare, ma lui mi interrompe immediatamente. 
-Niente discussioni. Tu sistema le tue cose mentre io preparo la cena-
Mi apre la porta della sua camera e vi entro rassegnata, ma senza risparmiargli un'occhiata furiosa a cui risponde con un sorriso divertito. Poi lui scende di sotto e io inizio a posare le mie cose. 
 
Non ci metto molto a sistemare, in fondo non ho molti abiti, così decido di fare una doccia veloce e mettermi una tuta e una felpa in cui potrei entrarci quattro volte e che mi arriva quasi alle ginocchia. Finisco di vestirmi giusto in tempo prima che Daniel mi urli di scendere a mangiare. 
 
Okay, lo ammetto, cucina divinamente. Ho praticamente divorato la cotoletta e le patatine fritte, anche se di solito questo piatto non mi va molto a genio. Ovviamente non glielo dirò mai, ma credo che comunque lo abbia intuito dato che continua a sorridere beffardamente. Lo detesto. 
-Che ne dici di guardare un film? Non ho molto sonno a dir la verità-
Annuisco mentre lavo i piatti e lui se ne sta fermo ad osservarmi. A quanto pare si è instaurata una specie di tregua da quando ci siamo seduti a tavola. Abbiamo parlato di cose banali e mi ha raccontato che i suoi sono in viaggio per lavoro e che ci resteranno per più di un anno. Un po' mi dispiace per lui, ma sembra esserci abituato. 
-Hai preferenze?-
Scrollo le spalle e alzo lo sguardo su di lui.
-Basta che non sia romantico-
Mi guarda divertito e scuote la testa. 
-Strano che una ragazza dica così-
-Strano che un ragazzo sappia cucinare-
Ribatto facendolo ridacchiare. 
-Touché. Vado a scegliere il film allora-
Dice prima di scomparire in salotto. Quando lo raggiungo, infila il dvd nel lettore e si siede sul divano. 
-Ho scelto un film d'azione-
Mi comunica mentre prendo posto dalla parte opposta rispetto a lui. La cosa sembra divertirlo, ma non fa commenti. 
 
Ormai siamo a circa metà film, ma sto per addormentarmi e in più la trama non mi coinvolge per niente. 
-Morrison, io vado a dormire. Buonanotte-
Annuisce distrattamente e io salgo le scale. Lancio un'occhiata alla stanza per gli ospiti e per un attimo mi balena in mente l'idea di dormire lì, ma poi penso che sarebbe inutile dato che quel pazzo potrebbe decidere di dormire anche lui li. So che non si arrende mai davanti agli ostacoli e sarebbe capace di tutto pur di ottenere ciò che vuole. Così, sospirando, entro in camera sua e mi infilo sotto le coperte, rannicchiandomi in posizione fetale sul bordo del letto. 
 
Sono ormai nel dormiveglia quando sento la porta aprirsi e, poco dopo, il materasso abbassarsi da un lato. Ciò che non mi aspetto, però, sono due forti braccia che mi tirano verso di se e mi tengono stretta, come facevo io con il mio peluche a forma di ornitorinco. Sarà una lunga notte e un lungo anno. 
  
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