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Autore: La_scuotitrice_di_parole    06/08/2016    0 recensioni
Osservava le strade deserte e immaginava tutti quei bambini, quelle donne e quegli uomini che prima popolavano il paese nelle loro stanze, persi ad inseguire qualche fantasia della mente. Immaginava il loro respiro calmo, le espressioni tranquille e si chiedeva di cosa fossero fatti i sogni. Di rimpianti e rimorsi, probabilmente. Di emozioni soffocate sul nascere. Di cose che era meglio non dire. Di segreti e di voglia di vivere. Che poi, anche se i sogni sono per definizione qualcosa di irreale e inconsistente, sono proprio loro a dare un senso al Viaggio.
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Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così è (ma non si dice).

 

Si svegliò di soprassalto e si mise a sedere di scatto. L'urlo le morì in gola prima ancora di uscire e dalle sottili labbra serrate scappò un qualcosa di simile a uno sbuffo. Sentiva il cuore battere fuoriosamente nel petto, i muscoli della schiena doloranti per il movimento improvviso e sgraziato. Portò una mano alla gola, reclinando la testa all'indietro. Socchiuse gli occhi, concentrandosi sul proprio respiro.

Inspira, espira. Inspira, espira.

Tra un lieve fruscio di coperte, si guardò intorno nel buio della propria stanza. Dopo che gli occhi si furono abituati a quella densa oscurità, si voltò alla sua destra, verso il comodino. Su di esso, la sveglia digitale indicava le due e quarantaquattro. Con una mano ancora saldamente stretta appena sopra il petto, mosse instintivamente l'altra verso la parte vuota del letto, rabbrividendo al contatto con le lenzuola prive di calore.

In piena estate il caldo era soffocante. L'aria nella camera si era fatta pesante e quasi irrespirabile. La finestra e le persiane, ermeticamente chiuse, erano poco distanti, ma la giovane temeva che, se si fosse alzata in quel momento, le gambe avrebbero ceduto.

Ormai completamente sveglia, portò le ginocchia al petto e le cinse con le braccia. Nel compiere il gesto, scostò il sottile lenzuolo azzurro da un lato, rivelando una camicia da notte completamente bianca. Cominciò a cullarsi lentamente, sforzandosi di ricordare cosa l'avesse svegliata.

-Verdiana?-.

Un richiamo appena mormorato in una dolce giornata d'autunno. Uscì dalla bocca insieme al fumo di una sigaretta e si disperse con esso nell'aria. Quel giorno, come il ricordo che ne conservava, racchiudeva in sè un non so che di malinconico e di incomprensibile. Ricordava chiaramente l'aria frizzante, quel mattino: sapeva di biscotti, di passi leggeri e cadenzati, di borse piene di libri e di cose non vissute.

-Mi guardi e non parli-.

Nella sua memoria, l'uomo continuava a sputare parole, incurante del fatto che ogni singolo fiato, ogni singolo movimento fossero come un pugno nello stomaco. Continuava a parlarle osservando tutto -le nuvole, i sassi, i ciuffi d'erba, i passanti-, ma senza mai posare gli occhi su di lei. Parlava con quella saggezza un po' folle di chi conosce la misericordia e la tenerezza di uno sguardo, con quel fare sfuggente di chi le ricerca e le desidera ma preferisce non viverle.

-Cosa è successo?-.

Nessuna risposta. La ragazza perseverava nel suo silenzio, osservando ogni singolo tratto del suo volto come se dovesse imprimerlo nella memoria. Lui cominciò a picchiettare la sigaretta accesa da poco per far cadere della cenere inesistente, giocherellando nervosamente con l'anello dell'altra mano. Fissava il muro di fronte a sè con un'insistenza impressionante, mormorando qualcosa tra i denti. Poi sospirò come se avesse preso una decisione in qual preciso istante. Si voltò a guardarla.

Ti prego, basta!

La ragazza, nel suo letto, ebbe un sussulto e scosse violentemente la testa. Si portò le dita alla fronte, sfiorando delicatamente le tempie. Si accorse solo allora che la treccia in cui era solita legare la folta chioma scura si era disfatta, l'elastico per capelli perso chissà dove. Tentò disperatamente di concentrarsi su qualcos'altro, in modo da ignorare la presenza che giaceva acquattata nell'ombra in un angolo del suo cuore.

Ma non te ne andrai mai, tu?

Tremando leggermente, si alzò in fretta. La camicia da notte, che prima era avviluppata strettamente al suo corpo, limitandola nei movimenti, ora si dimostrava più lunga di quanto non sembrasse, arrivandole fino ai piedi. Era evidentemente di qualche taglia più grande, anche logora in alcuni punti. Dalla posizione in cui si trovava, poteva vedere il proprio riflesso nello specchio posto sulla parete di fronte. Il volto seminascosto nell'ombra, i capelli sciolti, l'aria confusa. Chiunque avrebbe visto in quel riflesso semplicemente una ragazza spaventata, ma lei scorgeva ben altro. Vedeva il fantasma d'una donna che fu, una persona amata e odiata al contempo. Lo specchio rifletteva quel passato così ostile, così bugiardo. Lei e il ricordo di sua madre erano due gocce d'acqua, eccezion fatta per gli occhi. I suoi, verdi e brillanti, trasmettevano quella forza, quell'onestà che si portava addosso col suo nome. Quei suoi occhi rilucevano di un destino che nessuno era riuscito a spegnere, ma che qualcosa pian piano stava divorando. Era una lotta continua. Come a voler trattenere l'acqua del mare tra le mani. Un qualcosa che ti distrugge dentro.

Nella stanza, il tempo parve dilatarsi. La ragazza stava lì, ferma, con le labbra socchiuse, ormai persa nel vortice di pensieri.

I polmoni cominciarono a bruciare in segno di violenta protesta: da quanto stava trattenendo il fiato?

Agitò nervosamente le dita, come a voler ricordare a se stessa di essere ancora viva, e si mosse in direzione della finestra. Dopo aver litigato con la maniglia, la spalancò con un cigolio che, nel silenzio della notte, le mise i brividi. Sfregò i palmi delle mani sulle braccia, mentre guardava fuori la città addormentata dopo la gioia della festa. La piazza era vuota, spettralmente illuminata da qualche lampione ronzante e intermittente. I festoni rimanevano appesi immobili, come in attesa di un soffio di vento. Si soffermò con lo sguardo sulle persiane chiuse e le tende tirate delle case, come occhi che non volevan mostrare quel che portavano dentro. Osservava le strade deserte e immaginava tutti quei bambini, quelle donne e quegli uomini che prima popolavano il paese nelle loro stanze, persi ad inseguire qualche fantasia della mente. Immaginava il loro respiro calmo, le espressioni tranquille e si chiedeva di cosa fossero fatti i sogni. Di rimpianti e rimorsi, probabilmente. Di emozioni soffocate sul nascere. Di cose che era meglio non dire. Di segreti e di voglia di vivere. Che poi, anche se i sogni sono per definizione qualcosa di irreale e inconsistente, sono proprio loro a dare un senso al Viaggio.

-Così è. Ma non si dice-.

La voce di lui risuonò per un momento nella sua mente; quella voce opaca e bassa, come se il fumo delle sue sigarette gli fosse rimasto bloccato in gola e le parole dovessero lottare per uscire. Seguì una risata allegra e rumorosa che le riempì il petto di una leggerezza spensierata. Non potè fare a meno di sollevare gli angoli della bocca.

Sorrise, guardando il cielo stellato con malinconia. Ricordò che qualcuno un giorno disse che le stelle non sono altro che le anime di coloro che ci hanno preceduto. E stanno lì, ogni notte, per vegliare sul nostro sognare, proprio nel momento in cui siamo più vulnerabili. Sentì il petto colmarsi di una tristezza e una desolazione indicibile, mentre gli occhi si colmarono di lacrime. Esistono alcuni vuoti che non si riesce mai a riempire, vuoti carichi di un peso che a stento si riesce a sopportare.

Tuttavia, si disse che, se era vero che un giorno saremmo diventati custodi di sogni, forse valeva la pena sopportare anche le notti come quella.

Improvvisamente, tutta la stanchezza messa da parte fin ora le ricadde sulle spalle, facendola vacillare. Chiuse la finestra con estrema lentezza, raccogliendo i propri pensieri come si riavvolge il filo di una matassa.

Si buttò nuovamente sul letto, consapevole che i suoi demoni sarebbero tornati a trovarla il giorno seguente. Ma, per il momento, c'erano le stelle a prendersi cura di lei.

 

 

   
 
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