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Autore: tixit    07/08/2016    0 recensioni
Piccole storie sul filone di "Loki e Basta". Loki aspetta un bambino e decide di cambiare aria per un po'.
Non so ancora quante. Le inserisco in una raccolta, almeno si fa prima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Thorki on the rocks'
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Lo specchio si fessurò da parte a parte.


Thor era ancora in isolamento.
Aveva la barba bionda un pochino lunga e poco curata, e lo sguardo allucinato.
Solo che non se ne accorgeva.

Avrebbe potuto se solo si fosse potuto guardare allo specchio, ma lì uno specchio non c'era.
Cioè.
Non c'era...
Diciamo che lo specchio non c'era più.

La cella era ampia e comoda, luminosa, niente catene, niente topi, niente buio, niente umidità - c'era pure un bagno, spartano, ma confortevole, con acqua calda e fredda ed una vasca ampia.

Era lì che era stato lo specchio, fino a qualche giorno prima.

C’era stato.

Poi un giorno si era fessurato da parte a parte.


La sola cosa scomoda era stata la compagnia: i suoi pensieri.

Quello di Loki gli aveva tenuto compagnia parecchio.

Anzitutto era arrivato in visita - rigorosamente nella sua testa - un Loki spione.
Un ratto nero, che era andato da Odino a rovinargli la festa... massacrare qualche Jotun, ma che c'era mai di male? Erano solo bestie! Mostri! Animali che andavano regolarmente rimessi al loro posto.

Di sicuro quella stronza che gli stava macellando il cuore glielo aveva messo contro. 
Appena uscito gli avrebbe tirato un pugno in faccia - tradire suo fratello! Ma come gli era venuto in mente? Per degli Jotun poi! Che a lui, da piccolo, facevano pure paura: certe notti scivolava sotto le coperte e gli si stringeva contro, gli occhi verdi spalancati e lui non aveva il cuore di buttarlo fuori a calci.
Ripensò con un sospiro ad un Loki più adulto, aggrovigliato insieme a lui, sotto le sue coperte, gli occhi spalancati.

Quanto alla stronza… di sicuro era una facile, che andava con tutti. Perché non poteva che essere così: suo fratello - non era suo fratello - su certe cose era davvero troppo ingenuo.

Anche con lui.
Sentì un dolore nel petto, ripensando a Gissa. E anche a Fulla, a dire il vero. Doveva essere il cibo che gli davano in isolamento: troppo piccante.

Loki era stato troppo fiducioso anche con lui: gli si era concesso senza chiedere nulla in cambio.
Gli si era concesso sapendo benissimo di Sif.

 

Poi, in punta di piedi, era arrivato un Loki disperato, che aveva impedito a lui ed ai suoi amici di fare una sciocchezza per cui non sarebbero stati perdonati facilmente. Un Loki giustamente preoccupato, forse un po' timido; si ricordò quanto tempo c'era voluto: all'inizio, solo baci, nel buio della sua stanza.

Ripensò per giorni alle labbra di Loki e a quel suo sguardo stupito, quando sollevava quelle sopracciglia come un arco. Loki gli si era concesso senza nemmeno sapere cosa volesse dire concedersi. Il suo falco.


Poi era arrivato a tenergli compagnia un Loki supponente che avrebbe dovuto tentare di farlo ragionare, invece di decidere per tutti!
Loki era uno stronzetto. Gli tornò in mente quando se ne era andato a vedere le stelle con Lady Sigyn e nemmeno lo aveva invitato!

Anche se, ad essere onesti, gli sembrò di ricordare di averlo visto confabulare con Hogun, la sera in cui li aveva traditi.

Con Hogun, per le Norne! Quando c'era suo fratello - non lo era, ma Loki non poteva saperlo - con cui parlare! che gli diceva la testa? Di cosa aveva parlato con Hogun? Hogun gli aveva detto quello che lui voleva fare e Loki era intervenuto?
Perché Loki non era venuto direttamente da lui? C'era stato un tempo, solo una manciatina di giorni prima, che Loki sarebbe scivolato nella sua stanza con un sorriso ribaldo, cera gelida nelle sue mani, Loki dalla pelle sempre fresca, Loki capace di incendiare.
Loki che ad un certo punto non era venuto più. 


Poi una sera gli venne in mente che Loki aveva i capelli neri - molto belli, setosi, quando li aveva appena lavati, e non li aveva domati con l'olio, era un piacere pettinarli con le dita. Seta. Quando ti sfioravano la pelle ti venivano i brividi.

Suo fratello - non era suo fratello - avrebbe dovuto portarli lunghi fino in vita, raccolti in una treccia, durante il giorno, ma sciolti alla sera, nei suoi appartamenti.
Ripensò a quel colore così assurdo, disprezzato - Sif lo sottolineava sempre, "nero come la merda di un animale malato" diceva, una che amava le immagini vivide, non lo si poteva negare, un animo da poetessa - dissentì trovandolo fantastico. E fu proprio mentre si immaginava Loki, voltato di tre quarti, che gli sorrideva, con quella cascata di onice lucido sulla pelle chiarissima, che gli venne di colpo in mente che Loki non era il solo con i capelli neri, a Palazzo.

Fu quel giorno che lo specchio si  ruppe.


Lui ci aveva solo poggiato la mano mentre pensava - intensamente, d'accordo - a due persone con i capelli neri che parlavano insieme. Poggiato!

E quello si era rotto.

Da parte a parte.

 

   
 
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