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Autore: obidoia    07/08/2016    1 recensioni
Ares è un ragazzo normale come qualsiasi altro. Famoso a scuola, un prodigio nel tiro con l'arco eun rapporto col padre meraviglioso. Ma tutta questa quotidiana serenità verrà cancellata dall'improvviso arrivo di un nuovo individuo, Eros, il quale si rivela essere fratello, per giunta gemello, di Ares. E' subito odio quello che prova Ares nei confronti di suo fratello. Ma questa burrascosa relazione è destinata a cambiare portando i due ragazzi verso il punto di non ritorno.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Passarono diverse settimane dall'ultimo incontro ravvicinato dei gemelli. Dopo tutto quello che era accaduto nessuno dei due osava avvicinarsi all'altro più di quanto non fosse dovuto. Erano lì insieme, nella stessa stanza, ma nel frattempo era come se non ci fossero. Ognuno ignorava l'esistenza dell'altro e non avere una figura paterna in casa, in quel momento particolarmente pieno di tensione, che potesse in qualche modo calmare le acque, non era di aiuto. Il padre infatti, rinomato chirurgo, era stato chiamato a partecipare a un convegno di due settimane in un'altra città, lasciando i fratelli in balia della solitudine. Non che Ares fosse profondamente intristito dall'assenza del padre. Passava le sue giornate fuori con gli amici e tornava solo a tarda notte senza neanche preoccuparsi di avvisare il fratello. Quella mattina in particolare si sentiva abbastanza ispirato da andare a scuola, luogo dove ormai raramente metteva più piede, ma si pentì subito di quella scelta. La prima ora la passò a sentire la solita ramanzina del professore che lo rimproverava per il suo scarso impegno verso gli studi e il poco rispetto che dimostrava di avere, deludendo docenti e familiari. Il professore infine per concludere il tutto con bellezza lo paragonò a suo fratello, uno studente onorevole che si era conquistato le grazie di tutti in poco tempo e che ognuno ammirava.

“Perché non prendi esempio da Eros? Non vedi quanto si impegna?” o ancora “Se solo fossi tuo fratello o almeno cercassi di comportarti come lui le cose sarebbero diverse!”. C'era solo un piccolissimo problema. Lui NON era suo fratello, non era Eros, ma un'altra persona. Perché la gente non riusciva ad accettarlo per com'era? Perché doveva vivere nell'ombra di uno che non era nessuno? Si alzò in piedi senza degnare il professore di una parola o sguardo. I compagni di classe lo guardarono ammutoliti rabbrividendo al pensiero che qualcosa stesse per succedere. Ma non accadde nulla. Ares uscì dall'aula senza voltarsi indietro chiudendosi la porta alle spalle nonostante le proteste inutili del docente. Era stanco. Neanche un'ora aveva passato li dentro che già ne aveva le scatole piene. Aveva bisogno di rilassarsi e di colpo gli arrivò la soluzione. Scrisse velocemente un messaggio e aspettò. Dopo un paio di minuti vide un ragazzo uscire da una classe in fondo al corridoio avvicinarsi piano. Era alto, robusto e portava i capelli biondo platino, inoltre aveva un piercing sul labbro destro superiore che riluceva a ogni suo minimo movimento. Non disse niente quando gli si avvicinò, gli pose solo una piccola busta in mano, Ares soppesò il peso.

<< Quanto? >> domandò tirando fuori il portafoglio.

<< 50. >>

Ares non rispose e tirò fuori una banconota porgendola al biondo, poi se ne andò. Salì fino all'ultimo piano dove ormai le classi erano usate come magazzini e nessuno più ci saliva se non per andare fin su dal tetto. Si infilò in un bagno e chiuse la porta, incominciando a trafficare con la cartina e a mischiare dell'erba verde con il tabacco. Quando ebbe finalmente finito si sistemò su uno sgabello li vicino accendendo con assoluta calma la canna. Non era la prima volta che fumava, ma non era neanche un dipendente. Raramente se ne faceva una, preferiva piuttosto ubriacarsi di brutto e andare a donne, ma in momenti come quelli, quando si sentiva particolarmente irritato o infastidito non riusciva a farne a meno. Subito la sua mente si schiarì e i suoi muscoli iniziarono a rilassarsi mano a mano che aspirava. Perse la condizione del tempo, e tutti i suoi problemi sembravano sciocchezze adesso. Si mise a ridere di gusto assaporando il momento, neanche lui sapeva perché rideva. Anche dopo che ebbe finito restò seduto li dentro per un po' senza pensare a niente di particolare. Ma quello fu l'errore più grande. Sentì dei passi e delle voci in lontananza. Era ancora sotto gli effetti della canna, si sentiva intorpidito e pesante, tuttavia era mentalmente cosciente e riuscì a riconoscere in quelle voci, quella di suo fratello.

<< Merda! >> imprecò, tra tutti proprio Eros gli doveva capitare!

Ares non fece in tempo a inventarsi qualcosa che la porta si aprì e si scatenò il finimondo. Eros era con il vicepreside ed erano insieme proprio per cercare lui dopo che se n'era andato dalla classe in quel modo. Il vice notando il mozzicone a terra iniziò a sbraitare, gesticolando all'impazzata e divenendo rosso dalla furia. Eros d'altro canto sembrava scioccato, era pallido e guardava il gemello con uno sguardo pieno di rancore e vergogna, non osava neanche parlare. Ares intanto pensava che una volta per tutte potesse essere sbattuto fuori da quell'edificio e di non doverci tornare mai più. Si invocò un'assemblea straordinaria, quella stessa mattina per decidere le sorti dell'alunno. Eros era chiamato a partecipare come rappresentante degli studenti, mentre Ares doveva aspettare il responso finale in un'altra aula. Quella volta si era davvero cacciato nei guai, perfino suo padre non se ne sarebbe stato zitto, lo avrebbe deluso sicuramente, come del resto faceva sempre nell'ultimo periodo. Si immaginava la sua espressione affranta che avrebbe avuto una volta appresa la notizia, una faccia distrutta. Solo una volta aveva visto quell'espressione sul suo viso, quando circa tre anni fa ruppe davanti ai suoi occhi, un arco nuovo di zecca che gli aveva regalato. Quando aveva deciso che il tiro con l'arco per lui era morto. In quel momento il padre sembrava un uomo a cui avessero tolto tutto. Perché l'arco, per entrambi, era il legame che li teneva uniti, e con quel gesto aveva rotto ogni rapporto. In verità non voleva deluderlo così di nuovo, non voleva causargli altro dolore, non se lo meritava. Mentre rimuginava sui suoi pensieri la porta si aprì e venne chiamato dentro. Radunati attorno a un tavolo la commissione lo guardava con sguardo truce e severo, solamente Eros non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, come se non volesse credere di essere suo fratello.

Il preside parlò: << A causa dei recenti avvenimenti e delle infrazioni commesse a tuo nome, il collegio docenti ti condanna a una settimana di sospensione dall'istituto scolastico, con il divieto di frequentare il cosiddetto istituto fino a data prescritta. Pertanto l'alunno Ares... >>

Ma per Ares le altre erano solo parole senza senso, perché lui ce l'aveva fatta. Non sapeva come, ma non era stato espulso, e se in un primo momento desiderava esserlo ora era felicissimo che ciò non fosse accaduto. I momenti successivi apparvero confusi e frenetici, non prestava più attenzione a niente, solo alla fine di quello che doveva essere stato un discorso bello lungo Ares si sentì tirare per il braccio da suo fratello, che tenendo la presa ben salda lo portò in un aula vuota e lo sbatté per terra senza nessun riguardo.

<< Ma che cazz?! >> imprecò Ares cercando di tirarsi su. << Sei pazzo per caso?! >>

Ma disse proprio quello che non doveva dire. Eros infatti lo stava guardando con astio profondo trattenendo a stento la collera e il forte desiderio di picchiarlo.

<< IO?! Ti è per caso dato di volta il cervello?! Hai idea di quanto sei coglione? Di quello che hai rischiato?! >>

Ares lo vide avvicinarsi con fare minaccioso, non aveva mai visto il fratello così arrabbiato.

<< Non farne una tragedia era solo una sigaretta... e vedi di abbassare i toni con me. >>

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

<< Solo una sigaretta? Ti va bene che il vicepreside non senta gli odori perché si sentiva puzza di erba per tutto il corridoio! Ed è solo per questo che non sei stato espulso e non c'è la polizia lì fuori in questo momento! Perché IO come al solito ti paro il culo! Ahaha ma dopo questa te lo puoi anche scordare che ti copra di nuovo le spalle, te ne ho perdonate tante ma dopo oggi... sei una vergogna, mi hai proprio deluso, ma soprattutto hai deluso nostro padre, dopo tutto quello che lui ha fatto per te. >>

Dopo quelle parole neanche Ares seppe trattenersi e scattò su in piedi fronteggiandosi col fratello.

<< MIO padre non centra niente con tutto questo! Non fare il santarellino solo perché sei il cocco di papà! Di certo non sei tu a darmi ordini, sono libero di fare quello che voglio! E non osare a farne parola con mio padre se no- >>

Ma Ares non riuscì a finire la frase che Eros lo colpì con un pugno proprio all'altezza della mandibola facendolo finire di nuovo a terra. Il sangue cominciò a sgorgare dal labbro inferiore che probabilmente si era rotto. Ares gemette per il dolore, ma il fratello non lo degnò di uno sguardo allontanandosi verso la porta.

<< Papà starà via ancora per dieci giorni, fino ad allora non ti voglio vedere in casa, puoi prenderti la macchina ma per il resto, per quanto mi riguarda, puoi dormire sotto un ponte. >> detto questo Eros uscì sbattendo la porta.

Ares rimase per qualche minuto disteso sul pavimento, agonizzante, solo quando il dolore venne meno e il sangue cessò di uscire ebbe la forza fisica e morale ti tirarsi in piedi. Dove poteva andare? Quel bastardo gli aveva proibito di tornare a casa, non che gliene fregasse più di tanto, anche lui avrebbe pagato tutto l'oro del mondo pur di non rivederlo mai più, ma adesso doveva trovare una soluzione, e al più presto.

Dopo aver pensato per un po' gli venne un'idea. Avrebbe chiesto a una ragazza del suo gruppo, Erica, di ospitarlo per qualche giorno. Se si ricordava bene anche lei era a casa da sola senza genitori in questo periodo per cui nessuno avrebbe fatto domande strane. Ares non era poi così allettato da quell'idea, ma in fondo era l'unica opzione che aveva. Per fortuna la ragazza accettò senza troppe proteste, di certo avrebbe preteso qualcosa in cambio e Ares gli avrebbe concesso praticamente tutto pur di non tornare a casa dal fratello o di non dormire per strada. I primi giorni passarono tranquilli, Erica era così occupata tra scuola, esami e sport che non considerò affatto Ares, il quale passava le sue giornate sonnecchiando sul divano ed esaurendo le scorte di cibo offritegli dalla ragazza. In men che non si dica era già passata una settimana e quindi era tempo di ritornare a scuola. Da quando era successo tutto il casino non aveva più visto o sentito suo fratello. Non ne sentiva affatto la mancanza, tuttavia dopo gli ultimi avvenimenti tra di loro si sentiva irrequieto. Era arrabbiato con Eros ma si sentiva in ansia senza di lui, e la notte a volte sognava il suo sguardo, e in quei momenti si sentiva come nudo e indifeso di fronte a quegli occhi verdi. Stessa sensazione che provò la mattina quando ricominciò le lezioni. Si ritrovarono l'uno di fronte all'altro e incrociarono lo sguardo solo per un brevissimo istante senza dire niente. Eros era ancora molto arrabbiato e Ares lo sapeva, non lo avrebbe perdonato così facilmente. Il pomeriggio ritornò a casa della ragazza che però non era ancora arrivata, per cui si buttò su un letto ad ascoltare la musica con le cuffie, doveva smetterla di pensare al fratello. Si addormentò senza rendersene conto e dopo alcune ore si risvegliò in preda alla fame. In cucina trovò Erica intenta a cucinare.

<< Due minuti ed è pronto... e poi dopo se hai voglia possiamo consumare un po' di calorie... >> sorrise maliziosa. Ares sorrise di rimando e la baciò velocemente sulle labbra, un bacio privo di significato.

Dopo aver cenato andò a farsi la doccia e quando ritornò in camera trovò Erica stesa sul letto col solo intimo addosso. Non disse niente, si tolse la maglietta e si sdraiò di fianco alla ragazza cingendole la vita con le braccia. Dopo un po' di baci per riscaldare l'atmosfera passarono ai preliminari veri e propri. A dire il vero Ares non era per niente attratto dalla bionda, ma un po' di attività sportiva non gli avrebbe fatto certo male. Il problema arrivò quando la ragazza gli si mise sopra intenta a fargli un lavoretto là sotto, e lui anziché vedere la bella bionda vide suo fratello che lo fissava, fremente di desiderio, con il petto scolpito e il respiro ansimante. Chiuse gli occhi cercando di eliminare l'immagine di Eros e concentrarsi invece sul piacere che Erica gli stava concedendo. Senza però alcun risultato. Il suo amichetto là sotto si rifiutava di svegliarsi. Eppure non aveva alcun problema di quel genere, delle volte bastava anche solo uno sguardo di suo fratello per...

Si alzò di scatto e si rivestì senza proferire una parola. Era così immerso nei suoi pensieri che non sentì neppure gli insulti della ragazza mentre usciva da quella casa. Salì in macchina e accese il motore della Mercedes. Non era sicuro di quello che stava per fare, ma doveva verificare alcune cose e, c'era come un peso sul petto dal quale si voleva liberare. Inoltre aveva freddo, molto freddo, tremava. Doveva assolutamente vedere suo fratello. Parcheggiò vicino al vialetto di casa e facendo il meno rumore possibile entrò dentro. Il salotto era buio così come la cucina, e non vi era alcun rumore, solo silenzio completo. Questo voleva dire che Eros era già a dormire... e se invece fosse fuori da qualche parte? O se fosse in camera sua a spassarsela con qualche ragazza? Ares sentì il suo battito cardiaco accelerare in preda all'ansia. Salì al piano di sopra sorpassando la sua stanza e avanzando verso quella del fratello. La porta era socchiusa e così poté sbirciare dentro. Con suo grande sollievo Eros era da solo e stava dormendo. Ares aprì piano la porta cercando di non farla cigolare e si intrufolò dentro camminando lentamente verso il fratello. Tremava, ma ormai non aveva altra scelta, non poteva tornare indietro. Sollevò il copriletto e il fratello mugolò per il freddo improvviso. Quando Ares si coricò sul letto facendo pressione sul materasso Eros si tirò su di botto per lo spavento trattenendo a stento un urlo.

<< Ma che cosa...? >> gli ci volle un po' per capire che quello semidisteso di fianco a lui fosse Ares, e si stupì non poco nel vederlo così all'improvviso.

Ares si infilò completamente sotto le coperte. Lo stupore del fratello aumentò quando si accorse che l'altro tremava, come un gattino impaurito, nascondendo il suo viso fra le ciocche dei capelli. Non disse nulla ma gli fece più spazio, Ares allora ne approfittò per poggiare la testa sul suo petto. Eros lo strinse a sé cingendolo con le braccia, trasmettendogli quanto più calore possibile per far terminare i suoi brividi. Gli accarezzò i capelli dolcemente, incrociò le sue gambe a quelle del fratello, aumentando il contatto fisico come per proteggerlo. E si addormentarono così, abbracciati, come se la vita di uno dipendesse dall'altro.

  
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