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Autore: IwillFindYou    07/08/2016    4 recensioni
Questa è una serie di One Shots dedicate ai Captain Swan, dedicate a scene mancanti durante le stagioni. Le storie seguiranno alcuni momenti tra i due personaggi a partire dall'inizio della loro storia dopo la 4x01.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon Pomeriggio a tutti!
Forse alcuni di voi si chiederanno come mai sto pubblicando un'altra storia, quando ne ho una già iniziata e incompiuta ormai da mesi. La verità è che al momento sono completamente bloccata con Take Me Home e nonostante abbia due capitoli gia scritti da pubblicare su quella storia, preferisco aspettare a ritrovare l'ispirazione per potrerla continuare come si deve. Quindi chiedo scusa a tutte quelle meravigliose personcine che hanno recensito TMH e vi prometto che la continuerò, dovesse essere l'ultima cosa che faccio.
Detto questo, vi spiego un po questo nuovo "progetto".
L'idea mi è venuta mentre guardavo la 5x21. Mi chiedevo cosa potrebbe essere successo tra la scena del bacio nel cimitero tra Killian ed Emma e la scena in cui entrambi si ritrovano davanti a Granny dopo il suo ritorno. Mi sono detta "perchè non scrivere una serie di One Shot dedicata alle scene mancanti?" E così, eccomi qui!
Premetto che le storie partono in realtà dalla 4x01, esattamente da dopo il piccolo bacio di Emma e Hook in cui lei gli chiede di avere pazienza con lei. Da qui in poi ogni one shot avrà una storia a sè. Devo ancora decidere se le scriverò in ordine cronologico, ma vi farò sapere.
Spero che l'idea vi piaccia e buona lettura!
 
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A Quiet Moment.
 
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"Vi va di andare a cena da Granny's?" è incredibile come Mary Margaret riesca a trovare il momento perfetto per dare alla sua famiglia quel assaggio di pace e normalità, anche quando Storybrooke è completamente assediata da mostri e creature magiche che attaccano ad ogni angolo della sperduta cittadina del Maine.

Emma invidia sua madre per quel suo modo adorabile e gioioso con il quale riesce sempre a contagiare chiunque la circondi, riuscendo sempre a dare un briciolo di speranza a chi ormai è più che rassegnato all'idea di poter vivere una vita più o meno tranquilla.

"Io ci sto. Sto morendo di fame." David sorride a sua moglie, prendendo il piccolo Neal tra le braccia per poi avviarsi verso la porta d'ingresso del loft, seguito da un Henry alquanto affamato. "Tu vieni?" Rivolge uno sguardo ad Emma, che è seduta a gambe incrociate sul divano davanti alla TV spenta ad osservare la sua famiglia e i loro sorrisi gentili e spensierati.

"No, io rimango qui. Credo che andrò a dormire presto, quel mostro di ghiaccio mi ha fatto venire il mal di testa." Le sue labbra sottili si curvano in un lieve sorriso di scusa e Snow e David si scambiano uno sguardo d'intesa, voltandosi poi verso l'uscita del appartamento.

"Beh, se cambi idea, sai dove trovarci." Il trio si chiude la porta alle loro spalle ed Emma stringe gli occhi, liberando un lungo sospiro e poggiando la testa sui cuscini dello schienale del piccolo divano.

Darebbe qualunque cosa per riuscire ad avere anche solo un po' della spensieratezza dei suoi genitori, ma purtroppo la vita le ha insegnato a stare perennemente in guardia, a mai rilassare le spalle nei momenti critici. E a Storybrooke i momenti critici sembrano non cessare mai.

"C'è sempre una crisi. impara a vivere la tua vita durante queste o potresti non viverla affatto."

La sua mente ama giocarle brutti scherzi ultimamente, riportandola fin troppo spesso a ripensare a due occhi blu come il più profondo degli oceani, al contrasto tra labbra morbide ed esigenti e mani gentili intricate dolcemente tra le ciocche bionde dei suoi capelli.

Le parole di Killian risuonano nella sua testa dalle prime ore di quella mattina, quando lei ha provato con scarso successo ad evitarlo e lui, con la sua solita irritante ed adorabile pazienza, le ha semplicemente consigliato di godersi i momenti tranquilli.

E sono proprio quei momenti di tranquillità, o la loro prospettiva, a spaventarla ancor più di tutte le crisi di Storybrooke. Sono la devozione e la speranza dei suoi occhi cobalti a terrorizzarla al punto di non volersi permettere un solo momento di pace. Perchè ciò la porterebbe a trascorrere più tempo con lui, perchè il suo cuore le dice di farlo, di viversi qualunque cosa ci sia tra lei e l'ex pirata, di fregarsene delle sue paure e buttarsi senza pensarci due volte.

Ma i muri insommortabili che si è costruita col passare degli anni attorno al cuore l'hanno portata a non fidarsi dei piccoli momenti di felicità, perchè ha imparato fin troppo bene che dopo la calma arriva la tempesta. E lei la tempesta non vuole vederla arrivare.

Un leggero colpo alla porta del loft la riporta bruscamente alla realtà, facendola sobbalzare tra i suoi pensieri confusi. Lancia uno sguardo veloce al orologio che segna le 21:25 ed infine si dirige verso l'ingresso, chiedendosi se Henry abbia deciso di abbandonare i suoi nonni da Granny's per guardare Harry Potter insieme a lei.

Quando finalmente apre la porta, le due iridi bluastre che hanno invaso ogni suo pensiero nelle ultime ore, le compaiono davanti chiare e brillanti come un cielo in piena estate. Le sue labbra piene si curvano in un leggero sorriso che le fa perdere un battito e ciò la destabilizza più di quanto voglia amettere.

"Hook.." Emma le rivolge uno sguardo confuso, la sua fronte corrugata in segno di interrogazione. "Che ci fai qui?" L'ex pirata innarca un sopracciglio, portando una mano dietro l'orecchio, in segno di imbarazzo. La sua espressione è tremendamente dolce ed Emma ha una voglia irrefrenabile di lanciarsi tra le sue braccia e baciare quelle labbra che nel giro di poche ore sono diventate una droga dalla quale non vuole più separarsi. Ma ancora una volta agisce contro la sua stessa volontà, rimanendo immobile davanti al ingresso, una mano poggiata sullo stipite della porta, l'altra casualmente posata sul fianco.

"Ho pensato di prendere in considerazione il tuo suggerimento di stamattina, anche se non so ancora cosa sia questo Netflix. Ero curioso e così, eccomi qui!" Le sue labbra si espandono, mettendo in mostra i denti perfetti e le piccole fossette che si formano sulle sue guance ogni volta che il sorriso raggiunge i suoi occhi.

Gli occhi della bionda si sgranano sorpresi ed un senso di panico comicia ad incresparsi lungo la sua spina dorsale, facendola rabbrividire. Emma apre leggermente la bocca per parlare, ma dalle sue labbra non esce alcun suono.

"Rilassati Swan." Lo sguardo del uomo diventa improvvisamente serio e il sorriso che ballava nel suo volto pochi secondi prima scompare, lasciando spazio ad un'espressione delusa e sconsolata. Porta la mano destra nello spazio tra i loro corpi, rivelando una pistola e il distintivo dello Sheriffo di Storybrooke. "Ti devono essere caduti quando quel pupazzo di neve gigante ci ha attaccati."

"Oh.." Emma prende la sua arma e il distintivo, sfiorando con la punta delle dita la mano di Killian. Improvvisamente, il panico che sembrava essersi impossessato del suo corpo viene sostituito dal senso di colpa e dalla rabbia.

Come può essere così meschina nei confronti del uomo che ha rinunciato a tutto pur di salvare lei ed Henry? Come può permettere ai suoi muri di impedirle anche solo di provare a vivere qualsiasi cosa il suo cuore provi per lui? Stanca di lottare contro sè stessa, decide finalmente di ignorare le paure e il panico che sembrano riaffiorare ogni volta che il mare infinito dei suoi occhi la fissano speranzosi e, quando lo vede fare un passo indietro per andarsene, la sua mano scatta istintivamente, afferrando quella di lui per impedirgli di andarsene.

"Aspetta." La sua voce esce in un sussurro, così leggero che ha paura che Killian non l'abbia nemmeno sentita. Il suo sguardo contornato da un leggero strato di eyeliner la osserva confuso e rassicurante al contempo. "Stavo.. Stavo per prepararmi una cioccolata calda. Ti va di farmi compagnia?" Cerca con tutte le forze di mantenere un tono impassibile, ma la sua voce la tradisce sporadicamente. E all'improvviso le sembra di tornare l'ingenua e timida quindicenne con una cotta per il ragazzo ribelle della scuola.

"Ne sei sicura? Voglio dire, non.."

"Sono sicura." Lo interrompe lei, lasciando la maniglia della porta per invitarlo ad entrare. Hook sembra esitare per qualche secondo, per poi decidersi ad entrare nel appartamento che Emma condivide con i suoi genitori. Quando si chiude la porta alle spalle, segue la bionda in cucina, prendendo posto su una delle sedie attorno al tavolo da pranzo, mentre lei raggiunge il cabinetto sopra al lavandino per prendere due tazze e preparare la cioccolata.
Nonostante sia rivolta con lo sguardo sul fuoco del fornello, riesce a percepire perfettamente i suoi occhi su di lei e il sospiro che sente uscire dalle sue labbra le fa capire che Killian è combattuto e non ha idea di cosa dire per smorzare la tensione che vi alleggia nella stanza.

"Dov'è Henry?" Chiede, poggiando il gomito sul legno del tavolo e posando il mento sulla mano, i suoi occhi sempre fissi sui movimenti di lei.

"è a cena da Granny's con David e Mary Margaret."

"E perchè tu sei rimasta a casa? Non eri in vena di socializzare?" La bionda alza le spalle, senza mai distogliere lo sguardo dalla cioccolata che comincia a riscaldarsi sul fuoco.

"Non ero dell'umore giusto per andare a cena fuori."

"Per colpa di quel ghiacciolo gigante? O per colpa mia?" Le parole del uomo le ragelano il sangue e il suo cuore comincia a martellarle così forte contro la gabbia toracica che ha paura che esploda da un momento al altro.

"Cosa? No! Non è colpa tua, non.."

"Swan." Emma decide finalmente di voltarsi verso di lui, trovando un lieve sorriso dipinto sulle sue labbra. I suoi occhi perennemente fissi sulle iridi verdi di lei. "So che stai cercando di evitarmi, lo hai ammesso questa mattina. Quello che non so è il perchè. E ti prego, non dire che mi eviti perchè ti senti in colpa nei confronti di Regina, perchè so che stai mentendo." La cioccolata è finalmente pronta e la bionda spegne il fornello, decidendo che la bevanda può aspettare ancora qualche minuto. "Ti dimentichi che per me sei un libro aperto. Tu sarai pure brava a capire quando qualcuno ti sta mentendo, ma anche io sono bravo a capire quando tu mi nascondi qualcosa."

Ti voglio più di ogni altra cosa e questo mi terrorizza a morte.

Sarebbe così semplice dirglielo. Sarebbe ancora più semplice fare il giro della minuscola cucina del loft e raggiungerlo per poterlo baciare, per fargli capire che nonostante quello che prova per lui la spaventi tremendamente, Emma vuole ignorare i suoi muri e lasciarsi andare. Eppure non ci riesce e ancora una volta si ritrova a non sapere che dire.

Un lungo sospiro lascia le sue labbra sottili e i suoi piedi si muovono involontariamente, portandola a sedersi di fronte a Killian che la scruta attentamente, in attesa di una sua reazione. I suoi occhi smeraldo fissano un punto indefinito sul tavolo di legno e le sue mani sono chiuse nervosamente in due pugni stretti. Riempe i polmoni di aria, per poi rilasciarla lentamente e alzare lo sguardo rivolgendolo nella direzione del ex-pirata.

"Non ti sto mentendo, ne tanto meno nascondendo quacosa. Non sono brava in queste cose. Sono un disastro nelle relazioni amorose e non so come comportarmi e vado nel panico e non.."

"Hey." La mano di Hook si estende lungo la larghezza del tavolo, raggiungendo quella della bionda che si lascia prendere, con sua sorpresa, senza esitazione. Osserva le sue piccole dita intrecciate tra quelle grandi di lui e non riesce a fare a meno di pensare che le piace il calore che la sua pelle emana a contatto con quella di lei. "Smettila. Pensi che io sappia come comportarmi o che non abbia paura? Ti ricordo che non mi trovo in una situazione come questa da quasi tre secoli." L'ironia nella voce del capitano la fa sorridere e la sua mano si ritrova a stringere con più forza quella di lui, quasi per paura di perdere quel contatto. Hook ricambia il sorriso ed i suoi occhi la fissano con tale intensità che il suo cuore sembra smettere improvvisamente di battere. "So come ti senti. So che sei spaventata e che probabilmente non appena uscirò dalla porta tu vorrai scappare via il più lontano possibile da me, ma voglio che ti sia chiara una cosa Swan." L'uomo sposta il peso del suo corpo sui gomiti, avvicinando il suo viso a quello di lei per quanto gli è possibile, senza mai distogliere lo sguardo dalle sue iridi verdi. "Io non vado da nessuna parte. Ho aspettato trecento anni per una vendetta che non ho mai portato a termine, posso aspettarne altrettanti per te, se mai deciderai di farmi entrare nel tuo cuore."

E forse sono quelle parole, o forse è la sua espressione trasparente come l'acqua più pura a convincerla che tutta quella paura che si porta dentro non ha senso di esistere. I muscoli del suo corpo si rilassano ed improvvisamente il suo cuore riprende a battere normalmente, come se non aspettasse altro che essere rassicurato da lui. Non ha bisogno di rispondergli, perchè il sorriso che balla dolcemente tra le sue labbra in quel momento vale più di mille parole.

"Ti va ancora la cioccolata?" Chiede lei, portando lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate, come fosse il gesto più naturale del mondo. Le labbra di Killian si curvano in un sorriso smagliante, facendo ripparire le fossette che lei tanto adora sulle sue guance.

"Assolutamente si."

E questa sera, Emma Swan si rende finalmente conto che i piccoli momenti di tranquillità la rendono più felice di quanto potesse immaginare. Ed il sorriso che il capitano è riuscito a disegnare sul suo volto, non ha intenzione di lasciare la sua espressione.

Le crisi di Storybrooke possono aspettare, perchè questa sera la sua unica preoccupazione sarà quella di godersi una tazza di cioccolata con panna e cannella in dolce compagnia.
   
 
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