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Autore: mikimac    07/08/2016    4 recensioni
Una voce nel buio. Un'ultima scena. E la luce si spegne.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ultima scena 3
Ultima scena 3


Ti guardi intorno, mentre stringi tua figlia, che dorme beatamente fra le tue braccia. I neonati non capiscono cosa succeda loro intorno. Per essere felici e sereni, basta che qualcuno li accudisca e li faccia sentire sicuri ed amati. Cosa in cui tu eccelli. Sembri nato per fare il padre. Tua figlia, però, non può vedere né capire la rabbia, la frustrazione e la disperazione, che i tuoi occhi non riescono a nascondere.
L’aeroporto è lo stesso. Probabilmente anche l’aereo è il medesimo, che avrebbe dovuto portare Sherlock alla destinazione scelta per il suo esilio. Il cielo è plumbeo e l’aria è fredda.
Tu sei arrabbiato, mentre Sherlock ti guarda sereno e tranquillo, come se non stesse accadendo nulla di devastante. Ti sembra di essere tornato indietro nel tempo, eppure non è tutto uguale.
Mary non c’è più, assassinata dal fratello di James Moriarty, morta per salvarti la vita.
L’uomo che salirà sull’aereo non è Sherlock.
Sei tu.
Tu, John Watson, che stai per abbandonare Londra, con tua figlia, per andare in un luogo sicuro, di cui non sai nulla ed in cui non conoscerai nessuno. Questa è l’unica soluzione logica e sensata, che è stato possibile trovare, per tenere al sicuro te e la bambina, mentre Sherlock duellerà con l’assassino di tua moglie.
“Fino all’ultimo sangue? Di chi? Non il tuo Sherlock. Non sopporterei di perdere per sempre anche te.”
Hai tentato con tutte le tue forze di opporti a questa decisione, ma è bastato che Sherlock e Mycroft ti ricordassero le tue responsabilità di padre, per farti capitolare. Se ti accadesse qualcosa, chi si occuperebbe della tua bambina? Harriet? Il sangue ti si ghiaccia nelle vene al solo pensiero di lasciare il tuo piccolo tesoro, indifeso, nelle mani di tua sorella, che lotta ancora con il suo alcolismo. È solo per il bene di tua figlia, che hai accettato di scappare. Ti senti un codardo, ad abbandonare Sherlock a dare la caccia, da solo, all’assassino di Mary, ma non hai altre possibilità di scelta.
“Lo prenderò e tornerete presto,” ti sussurra Sherlock, per non svegliare la piccola.
“Chi ti guarderà le spalle, durante le indagini? Chi illuminerà l’oscurità dei tuoi pensieri, per portarti alla soluzione del caso? Chi si prenderà cura di te, assicurandosi che mangi e dormi a sufficienza? Chi ti impedirà di cadere nel baratro della droga, nei momenti di sconforto?”
La tua rabbia e la tua paura trasudano da ogni sillaba, ma sarebbe stato inutile tentare di nasconderle. Lui ti ha letto come un libro aperto dal vostro primo incontro. Ora, non ha nemmeno più bisogno di sfogliare le pagine della tua anima per sapere cosa provi.
“Tu. Che sei qui. – ti risponde Sherlock, portandosi un dito affusolato alla tempia – Con ogni tua parola, ogni tua espressione, ogni tuo sguardo.”
“È così che sei sopravvissuto ai due anni in cui hai dato la caccia all’organizzazione di Moriarty?”
“È stato il pensiero di tornare a Londra da te, a salvarmi, a darmi la forza, a spronarmi, anche nei momenti più oscuri ed in cui mi sembrava che la mia missione non avesse fine.”
Sbatti le palpebre, confuso. Avete veramente detto queste ultime parole a voce alta o le hai solo immaginate? Quasi non noti la mano, che Sherlock ti allunga, per salutarti. La prendi senza dire una parola.
Vi scambiate un ultimo intenso sguardo, che racchiude la medesima promessa: “Tutto tornerà come prima. Noi due contro il resto del mondo.”
Sali la scaletta dell’aereo, con un fardello enorme di rimpianti, senso di colpa, vergogna e dolore, che ti grava sulle spalle e che sembra schiacciarti a terra. Solo il viso sereno di tua figlia, faro brillante e sicuro in un oceano in tempesta, ti aiuta a non andare in pezzi.
Ti siedi ed allacci le cinture, sempre stringendo la piccola a te, come a rassicurarti che tu stia facendo la cosa giusta, quella più razionale, l’unica veramente sensata.
Anthea si siede di fronte a te. Non ha in mano il suo immancabile cellulare. I suoi occhi sorridenti e rassicuranti sono fissi nei tuoi. Ti guarda con simpatia, come se capisse il tumulto di emozioni che ti sta lacerando il cuore.
“Questi sono i vostri documenti. – ti informa, con tono dolce – Durante questo viaggio, dovrà imparare tutto ciò che riguarda le vostre nuove identità, per non cadere in contraddizione. Possiamo cominciare?”
Annuisci, in modo automatico.
John e Jane Watson stanno per essere soppiantati da due perfetti sconosciuti. Non senti le prime parole di Anthea. L’aereo rulla sulla pista e si solleva. Tu speri che il miracolo si ripeta. Il tuo cuore smette di battere, mentre attendi che l’aereo viri e torni sulla pista, ponendo fine alla tua ignobile fuga.
Nulla accade di quello che desideri. L’aereo continua il suo volo verso un luogo anonimo e sicuro. E tu sei costretto a riprendere a respirare. Ad andare avanti.




Angolo dell’autrice

Stavolta è veramente l’ultima. Questo ultimo scenario di conclusione della quarta stagione mi è venuto in mentre stavo facendo la valigia e mi è sembrata la giusta conclusione di questa breve raccolta, che si chiude veramente qui.

Grazie a CreepyDoll, daila97 ed emerenziano per le belle recensioni alla seconda flash.

Ciao!
 
   
 
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