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Autore: AlessiaCo    08/08/2016    2 recensioni
Era come se le loro labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il loro
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- E questo che significa? -- L'ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti :) Mi scuso per il ritardo ma purtroppo ho un sacco di impegni in questo periodo. Cercherò di riaggiornare il prima possibile,  un bacio.


 
 
ELYZA
 
Se i sogni potessero avere un colore, avrebbero sicuramente quello dei suoi occhi. Se i sogni potessero avere odore, avrebbero quello del suo profumo. Se i sogni potessero avere sapore, avrebbero quello delle sue labbra. E se in questo tempo maledetto non ci fosse occasione per me di sognare, bramerei ugualmente di inebriarmi di quell’amore che solo lei era in grado di darmi. Ma la verità ridicola di tutto ciò è che i sogni sono l’unico mondo dove non ho paura di farla vivere.
Erano le 4 del mattino e nonostante avessi desiderato di bloccare il tempo, il sole sorse come sempre. In certi momenti avrei davvero voluto possedere dei poteri soprannaturali in grado di farmi vivere dettagliatamente la mia vita e goderne a pieno. Era dunque compiere peccato aspirare al mutamento del tempo? Dove i seconti erano composti da minuti, i minuti da ore, in modo che tutte quelle emozioni dentro di me potessero prendere possesso del mio corpo il più lentamente possibile? Perché si… era quello che desidervo, desideravo udire per ore quelle parole: “ Mi sono innamorata di te” .
Mi passai una mano sul volto ancora assonnato, noncurante ancora del mondo intorno a me. “ Davvero stavo pensando a quelle cose?” mi chiesi iniziando a mettere a fuoco la stanza in cui ero immersa. Le lunghe e robuste travi di legno del soffitto mi apparvero davanti agli occhi, e solo in quel momento ricordai il posto in cui mi trovavo. Alicia era ancora avvolta nel sonno, in preda a qualche spasmo a causa di chissà quale immaginario mentale. Mi voltai a guardare le mie due compagne arrotolate in enormi coperte, ma non mi stupii nei vedere Raven già con gli occhi aperti e le mani dietro la testa – A cosa stai pensando? – chiesi con un filo di voce. Lei non mosse un muscolo, forse perché si era già accorta del mio risveglio – Penso che non le hai risposto… -.
Tornai con il mio sguardo sul soffitto, speranzosa come sempre di leggerci le risposte alle mie domande.  – Ho paura - - Tutti ne abbiamo Elyza – mi rispose prontalmente. – Ma se lei è così importante per te, da mettere da parte il tuo migliore amico, dovresti dirglielo -.
Ancora una volta mi sentii pervadere da una rabbia incontenibile. Perché avere una cosa esludeva averne un’altra? Era così insolito per loro vedermi proteggere una persona non appartenente al nostro gruppo? Ma in tutto ciò… valeva davvero la pena arrabbiarsi? Conoscendomi mi sarei ritorvata in un gioco infinito, come un serpente che si mangia la coda. Avrei trasformato la rabbia in forza, la forza in passione, la passione in amore, l’amore in delusione, la delusione in rabbia. E avrei ricominciato nuovamente. A quale scopo sarebbe servito arrabbiarsi quanto potevo avvalermi della facoltà di non dare alcuna spiegazione?
.– Scusa Ely… non volevo dire… - - Lo so Raven. Forse sono stata troppo dura con Bellamy, ma volevo che lui capisse - - Capisse cosa? - - Che dobbiamo rimanere uniti anche se non ci troviamo bene con determinate persone. Non possiamo permetterci di litigare, non possiamo permetterci proprio nulla - - Hai ragione. Io sono in debito con Alicia, oltre ad averci salvato la vita, mi ha insegnato anche una cosa fondamentale - - E sarebbe? - - Dopo la morte di Finn io non avevo alcuna intenzione di perdonarti, e mi ritrovai anche a minacciarla. Diedi la colpa a lei perché prima del suo arrivo tutto andava per il meglio.  Non ti nascondo che certe volte penso ancora a come sarebbe la nostra vita senza Alicia, ma poi penso a te… a come sei cambiata. Sei la mia migliore amica Elyza e io so tutto quello che hai dovuto sopportare. Non ti sto dicendo di non avere paura, ma ti sto chiedendo di buttarti tutto alle spalle e dire di “si”. Alicia è e sarà l’unica persona in grado di capirti -.
Una volta sentii dire che “ La sincerità non è altro che umiltà e tu acquisti l’umiltà solo accettando umiliazioni”, era davvero questo il significato di quella frase? Io e Raven eravamo entrambe persone orgogliose e come ogni persona boriosa, odiavamo le umiliazioni, anche se la maggior parte delle volte mutavano in vere e proprie sfide personali. Ma una cosa dovevo riconoscerla… per quanto ci fossimo umiliate a vicenda più e più volte, consideravo la nostra amicizia la più umile di tutte.
 
.- Davvero l'hai minacciata? – chiesi fingendo stupore portandomi una mano sul petto.  - Si... Ma è troppo forte per me - - Uuuu Raven Reyes getta la spugna! - la presi in giro prima di far unire le nostre risate. Ero grata a Raven per avermi parlato di quell’argomento e, come lei, sperai che Bellamy facesse lo stesso. I miei amici erano la mia famiglia e la loro opinione contava davvero molto per me.
.- Dovremmo svegliare gli altri - dissi iniziando a spostare delicatamente il braccio di Alicia poggiato sul mio stomaco. Mi alzai in posizione eretta, ma la mancanza di zuccheri mi causò un giramento di testa che mi fece vacillare. Mi guardai attorno, notando alcune mele poste all'interno di una cesta di vimini sopra al tavolo. Ne presi una e l'addentai senza pietà, portandomela dietro durante il mio percorso verso le altre stanze.
 
Dopo aver svegliato Monty e Bellamy, mi recai nella camera adiacente dove sapevo avrei trovato il resto dei ragazzi. Spalancai quindi la porta, incurante di infrangere la privacy che invece avrei dovuto rispettare. Quello che mi si parò d'innanzi mi fece raggelare il sangue, avrei dovuto immaginare che le cose si stavano svolgendo con troppa facilità....
 
.- Jasper!? Che cazzo stai facendo? - - E..El... Elyza aspetta. Non è come credi! - - Non è come credo!?!? -
Posai il mio sguardo sulla ragazza accanto a lui, nuda e preoccupata di nascondere con la coperta la sua intimità.
.- Hai idea in che situazione ci hai messo? - - No no! Cioè si... Ma Maya non c'entra niente, giuro. - - È proprio questo il problema, idiota! –
 
Chiusi la porta dietro di me, trovando le forze per ricominciare a respirare. Bellamy e Monty uscirono lentamente dalla loro camera con facce bianche e espressioni di chi ha appena commesso un reato - Voi lo sapevate! - sbottai guardandoli abbassare il proprio volto - Ragazzi, questo non è un gioco porca miseria! E se adesso il padre dovesse arrabbiarsi? -
.- Cosa è successo? - la voce alle mie spalle mi fece tranquillizzare l'animo. Mi voltai a guardare gli occhi indagatori di Alicia compiere dei movimenti a destra e a sinistra, in attesa che qualcuno di noi le desse delle spiegazioni.
 
.- Jasper e Maya hanno... - quelle poche parole di Monty le bastarono per farle intendere ciò che successe quella notte e, come ogni volta, la sua mascella iniziò a stringersi in modo nervoso.
.- Dite alla ragazza di andare in camera sua, prima che qualcuno la veda. - Ordinò mantenendo la sua voce ferma - Ormai quello che è fatto è fatto. Cerchiamo di non farci beccare -.
La guardai dirigersi furente verso la sala da cui era arrivata. La faccia di Raven alle sue spalle mi diede la conferma di quanto Alicia fosse arrabbiata, e io di certo non le diedi torto. - L'avete sentita? Andate voi... Se ci rimetto piede io, finisce male -
 
 
ALICIA
 
A passo lento raggiunsi il tavolo e istintivamente mi aggrappai con forza al suo bordo, sfogando la rabbia che portavo dentro. Non ero solita infuriarmi in quel modo; trattenere la rabbia, il risentimento e le offese, provoca solo muscoli tesi, mal di testa e una mascella dolente causata dal digrignare dei denti. Ma tutto quello non doveva accadere, soprattutto in un momento così delicato, soprattutto a poche ore della nostra partenza. Il cigolìo di una porta mi fece intendere che Jasper e la ragazza uscirono dalla camera, ma per alcuni istanti decisi di non girarmi, troppo basita per il comportamento di entrambi. La figura esile della Maya mi passò di fianco superandomi, intenta a raggiungere le scale che l'avrebbero portata nelle sue stanze. Dopo aver udito i suoi passi compiere i primi gradini, mi girai verso il gruppo che, radunato in un angolo, non aspettava altro che sentire cosa avessi da dire. I miei occhi si fossilizzarono subito in quelli di Jasper che a malapena riuscivano a rimanere aperti - Non ti accuserò per aver scopato la figlia dell'uomo che ci sta dando l'opportunità di metterci in salvo, ma ti accuso di non aver portato rispetto ai tuoi compagni. - dissi avanzando verso di lui, sempre più intimorito - Sei libero di fare quello che vuoi Jasper, ma ti chiedo di rammentare che qui non si tratta solo della tua di vita, ma di quella di altre 8 persone. -
Lui rimase in silenzio, accusando il colpo come una vera persona matura avrebbe dovuto fare. Nick avanzò staccandosi da quel raduno di corpi che si era andato a creare, portandosi al mio fianco per sussurrarmi qualcosa all'orecchio - Sei cresciuta sorellina - mi disse per poi superarmi e accingersi verso il tavolo.
 
 
 
.- JASPER!!!! –
 
Un urlo straziante squarciò il silenzio, e noi rimanemmo immobili a guardarci negli occhi come fossimo impietriti da qualche forza soprannaturale. Cercai di voltarmi e guardai Nick posare nuovamente una mela dentro a un cesto per poi scattate verso le scale dove era provenuto il grido.
Come lui, anche io e Elyza accorremmo verso di esse, e la prima cosa che vedemmo fu Maya mezza sanguinante portarsi una mano sulla gola per tamponare una ferita.
.- Scappate! Andate via! - Urlò cercando di scendere i gradini senza cadere. Osservai il resto del gruppo radunare tutti gli zaini in modo disordinato, senza attendere un minuto di più.
Numerosi rantoli iniziarono a risuonare per tutta la casa, tanto che il rumore parve provenire da tutte le parti.
. - Muovetevi! - incentivò nuovamente obbligandomi a compiere alcuni passi verso la mia roba. Mi inginocchiai sul mio giaciglio, infilando alla rinfusa tutti i miei oggetti senza un ordine logico. Credo di essere stata l'ultima a mettere il proprio zaino sulle spalle ma, nonostante ciò, in tempo per guardare l'orribile destino di quella famiglia.
La donna gentile che cucinò la nostra cena, se ne stava in piedi davanti a noi. Il suo ventre era squarciato a metà e da esso fuoruscivano organi che non pensavo nemmeno che il corpo umano possedesse. Dalla sua bocca litri di sangue traboccavano raggiungendo i suoi indumenti strappati e sporchi. Poco dietro di lei... Nyko. Alla fine le sue parole si avverarono. La moglie lo aveva morso e come a lui, avrebbe riservato lo stesso trattamento ai figli. Gli occhi grigi dell'uomo, ormai zombie, mi studiarono e mi divorarono l'anima.
.- Era questo quello che volevi? - gli chiesi, speranzosa di avere una sua risposta nonostante sapessi che non potevano più capirmi. Le mie parole però, sembrarono scaturirgli uno strano sentimento, perché in due passi mi raggiunse, portandosi con se l'odore fetido del sangue. I respiri di tutti i presenti cessarono di compiersi seguiti dai rantoli della moglie che lasciarono che il silenzio riempisse il momento. E io e il "non morto" Nyko eravamo lì... Faccia a faccia, fermi a guardarci negli occhi come se lui potesse realmente guardare i miei. Dalla sua bocca secernette odore di morte, e io fui costretta a mandare giù un conato appena quel fetore mi sfiorò il viso. Dopo aver passato forse un minuto in quella posizione, indietreggiai quanto bastava per sfilare il mio coltello dalla sacca e conficcarglielo nel cranio.
 
.- NOOOO - Le urla della figlia, non ancora tramutata, accompagnarono la morte di Nyko come una marcia funebre. Rimasi in piedi a osservare il corpo davanti a me piegarsi sulla ginocchia e afflosciarsi a terra privo di vita. Dopo il tonfo sul pavimento… udii uno sparo che colpì in pieno la moglie facendola cadere sulla pancia già putrida e ricoperta di marcio. Il sangue che sgorgò da quei due corpi fu talmente tanto che in breve tempo riempi metà della zona calpestabile di quella stanza. Rimasi in uno stato di catalessi, fin quando la mia mente non elaborò quanto accaduto. Inutile esprimere la miriade di sentimenti che mi pervasero l'anima, perché non esistevano parole in grado di descrivere tutto quello.
Mi voltai a guardare i miei amici, tutti stupiti di come le cose si fossero concluse in così pochi attimi. Così difficile vivere, così facile morire. Osservai Elyza impugnare la pistola con cui uccise pochi attimi prima la donna davanti a me. Per quanto non avrei voluto che quello sparo provenisse da lei, interpretai il suo gesto come il più grande degli atti d'amore, dopo quello che aveva passato.
 
.- Forza, avanti Maya, alzati e vieni via - sentii sussurrare dietro di me.
. - No Jasper - dissi senza nemmeno voltarmi verso di lui - La ragazza resta qui – Continuai, trovando conferma negli occhi di Elyza davanti a me.
.- Ma non possiamo lasciarla qua! -
Jasper non finì nemmeno di pronunciare quella frase che Roan e il fratello minore Aden, anche'essi trasformati, giunsero sulle scale, avidi e assetati del nostro sangue.
Poggiai il mio sguardo prima sui due non morti e poi su Jasper - Tu credi? - risposi alla sua frase rimasta in sospeso.
Davanti a quella tremenda decisione lo vidi allontanarsi dal corpo svenuto dell'amica e dirigersi verso l'uscita, seguito da tutti noi.
 
 
 
ELYZA
 
Ero stremata, forse per il poco cibo o forse per la straziante mattinata. Non mi ricordo quando mi addormentai, ma fatto sta che mi svegliai all'interno del cassone di uno dei Pick-up. I sobbalzi dell'auto mi regalarono un risveglio poco piacevole, ma non mi permisi di lamentarmi di un dettaglio così rilevante. Ci misi un po’ ad abituarmi alla luce intorno a me e, dato il calore sulla mia pelle, doveva essere già mattina inoltrata. A farmi da cuscino fu qualcosa di morbido e comodo, e non ci misi molto a riconoscere il pantalone strappato di Alicia. Quest'ultima, infatti, se ne stava seduta poggiata contro i rinforzi del cassone accogliendo il mio volto sulle gambe. Compii un leggero movimento con il busto, portandomi a faccia in su in modo da osservarla da sotto. Il suo sguardo era puntato davanti a se, ma non sembrava affatto osservare il panorama che le passava davanti. Allungai una mano fino a raggiungere il suo viso accaldato. Dopo un leggero sobbalzo che la risvegliò dal suo incanto, raggiunse la mia mano con la sua, costringendomi a restare con il palmo sul suo viso più a lungo. I suoi occhi si chiusero e la guardai annusare la mia pelle come per trovare conforto. Mi misi a sedere al suo fianco, invitandola ad accomodarsi sulla mia spalla e concederle di abbassare la guardia per qualche istante.
Nick era intento a guidare in mezzo alla campagna arida e secca, con al fianco Raven a tenergli compagnia.
Dietro alla nostra auto, il secondo Pick-up ripercorreva le impronte dei nostri pneumatici, come un vagone fa con la sua locomotrice. Intorno a noi non c'era assolutamente niente, qualche albero qua e in la, ma nulla di più. Improvvisamente tutta quella siccità mi fece venir voglia di bere, tanto che sentii la mia gola raschiata dalla sete.
 
.- Lo hai fatto ancora - disse Alicia staccandosi dal mio corpo e puntando i suoi occhi nei miei - Uccidere intendo... - - Lo avresti fatto anche tu per la persona che ami –
Le sue labbra tagliate e disidratate si aprirono per farne uscire un sospiro inaspettato. Nemmeno io avrei pensato di pronunciare quelle parole, ma ormai avevo capito che ogni giorno passato senza dirglielo, era un giorno passato nella menzogna - Anche io ti amo Alicia - riconfermai continuando a scrutarla a lungo. Le lacrime che ne seguirono assunsero un'altro colore, quello della consapevolezza, dell'appartenenza e del desiderio. Era come entrare in un sogno che hai sempre fatto per tutta la vita e poi accorgerti che quel sogno era più reale della vita stessa. Bastavano davvero quelle due semplici parole per imprimere un sigillo su qualcuno? Perché la verità era che io mi sentii come una lettera chiusa dalla ceralacca, portante il suo marchio sulla resina. Una lettera lei cui parole scritte all'interno potevano essere lette solo ed unicamente da lei, la sola in grado di intenderle. E come una lettera che, infilata nella busta finisce di essere mia e diventa sua, nello stesso modo io da quel momento le appartenni.
 
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La nostra carovana percorse più di 370 miglia prima di costringerci a fermarci e riempire i serbatoi di benzina. Fortunatamente avevamo con noi 3 taniche di carburante per Pick-up, sufficienti per raggiungere il luogo da Nyko indicato.
Sganciai la parte posteriore del cassone, vogliosa di toccare il terreno con i piedi e sgranchire le ossa indolenzite. La mia decisione incentivò il resto del gruppo che, assonnati e doloranti, mi imitarono.
.- Se dovessero trovarci qui, per noi sarebbe la fine - - Octavia... Non c'è niente qui! - le risposi sgarbatamente. Intenta a cercare l'acqua nel mio zaino, incontrai gli occhi severi di Alicia che mi rimproverarono per il mio comportamento. Mi voltai nuovamente verso Octavia, intimidita dal mio modo di fare
.- Scusa O. Intendevo che non devi preoccuparti. Qui non ci sono nemmeno alberi tra cui nascondersi, se arrivasse qualcuno lo vedremmo - le sorrisi in segno di scuse portandomi successivamente la bottiglia alle labbra, buttando giù sorsi e sorsi di acqua bollente, ma pur sempre dissetante.
 
.- Perché ci siamo fermati? - Bellamy scese per ultimo dalla sua postazione di guida. Al contrario di noi, cercò di nascondere la propria stanchezza infilandosi le mani in tasca e assumendo un espressione indifferente.
.- Come vedi stiamo bevendo - rispose Raven portandosi alle mie spalle - Potevate bere anche in auto -.
Tra noi cadde il silenzio. I miei occhi e quelli del mio amico si sfidarono come non avevano mai fatto. Non mi sarei mai aspettata di dover dare delle spiegazioni a Bellamy e soprattutto non mi sarei aspettata questo suo comportamento privo di senso.
.- C'è qualche problema Blake? - Sentii i passi di Raven raggirarmi fin quando non vidi la sua schiena frapporsi tra me e Bellamy.
.- Non ti intromettere Rayes! - - Hai davvero intenzione di fare una scenata? ora? In mezzo al niente? - - Non sto facendo nessuna scenata - - Bene, allora bevi e taci -
Guardai entrambi starsene uno di fronte all'altro immobili, mentre la bottiglietta di Raven se ne stava sospesa in aria in attesa di essere accettata da Bellamy che non mi parve avere intenzione di farlo. L'elettricità nell'aria era forte, ma in breve tempo si scaricò quando, con un veloce gesto, Bellamy colpì la mano di Raven facendo cadere la bevanda. Non passò molto tempo prima di sentire dei passi dietro di noi.
 
.- Che cosa credi di fare? -
Osservai Nick spingere con forza Bellamy costringendolo a indietreggiare due o tre volte fin quando non cadde indifeso a terra - Che problemi hai amico!? Mia sorella ti ha fregato la ragazza? -
Bellamy fece per rimettersi in piedi, ma il suo movimento venne bloccato da Nick che gli puntò un coltello alla gola - Ora ascoltami bene. Non me ne frega un cazzo se il tuo cuore sta soffrendo per la tua amata. Non me ne frega un cazzo se non accetti di non essere importante, nessuno di noi lo è. Ma... Prova a fare del male a mia sorella e giuro sulla mia stessa vita che ti inficco un coltello su per il culo. Sono stato chiaro? -
 
 
 
 
ALICIA
 
Se il comportamento di Bellamy mi parve assurdo, quello di mio fratello lo fu molto di più. Nick aveva sempre avuto uno strano modo di dimostrarmi affetto, ma non immaginavo sarebbe stato in grado di minacciare una persona per me. Qualunque cosa sia successa, io non ne ero a conoscenza e questo mi lasciò estranea a tutto l'accaduto. Non sapevo che Bellamy nutrisse del risentimento nei miei confronti. Per quanto ancora la scena al porto fosse impressa nella mia mente, avevo momentaneamente lasciato da parte l'odio nei suoi confronti, concentrandomi sul presente. Quando Elyza rimase immobile davanti all'orda di Zombie, lui non fece niente, pensando esclusivamente a mettersi in salvo. E quanto potevano valere ora le parole di una persona che avrebbe lasciato la donna che amava a morire?
 
La scena si svolse fuori dal tempo e io fui come immersa in un universo parallelo dove ebbi il tempo di fare mille pensieri. Nessuno dei presenti osò parlare, tutti ritennero che il silenzio sarebbe stata la miglior arma di difesa in quel momento e, nonostante ci fossero state molte cose che avrei voluto dire, tacqui a mia volta.
 
Dopo che mio fratello si allontanò dal ragazzo, gli occhi di Bellamy mi scrutarono appena si mise in piedi. Avrei voluto davvero spaccargli la faccia, non per qualcosa in particolare, ma semplicemente per spronarlo a dire ciò che realmente gli passava per la testa.
.- Alicia... Andiamo -
Il leggero tocco di Elyza mi sfiorò le spalle e, avvolta da un suo abbraccio, risalimmo nel cassone del Pick-up. I suoi occhi blu non fecero altro che indagare e studiare i movimenti del suo amico che sembrava essersi momentaneamente calmato.
.- Più tardi parlerò con Bellamy - le dissi appena ci rimettemmo in marcia. Lei rimase per qualche istante a osservare l'auto dietro di noi, come per essere certa che non cambiasse strada da un momento all'altro. - Non sei costretta a farlo. Capirà da solo - - No. Tu ci tieni a lui - - Si! Certo che ci tengo. Ma Bellamy deve capire che io non gli appartengo e non può controllarmi come fa con... - - Sua sorella? - - Si... -
La sentii prendere un grosso respiro.
- Bel è un bravo ragazzo e mi dispiace tu l’abbia incontrato e conosciuto in un momento così ostile, ti sarebbe piaciuto - - Ne sono convinta – le risposi sorridendole  e stringendole le mano.
 
 
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In tutta la mia vita pensai di non aver mai visto un cielo così meraviglioso. Le nuvole violacee si sovrapponevano creando una tonalità rossastra tendente al rosa mozzafiato. Il sole sarebbe scomparso da lì a poco dietro i campi di grano in cui eravamo immersi. Continuai a scrutare il manto sopra la mia testa, notando che, a differenza di me, lei lo faceva spesso. Non fu la prima volta che la trovai persa nei propri pensieri con il naso all'insù. Erano ormai diversi minuti che le rivolgevo carezze senza neanche rendermene conto, ma anche solo un minimo contatto col suo corpo mi donava tranquillità.
“ Qualunque cosa accada tu resterai come, vero?” Mi chiesi rivolgendole la domanda mentalmente, spostando i miei occhi sul suo profilo. Lei si volse verso di me, incontrando il mio sguardo malinconico e supplichevole. Il sorriso che mi ragelò, seguito da una gomitata giocosa, mi risollevò l’animo, iniziando a essere gelosa del suo modo di trovare il tempo di essere felice.
La osservai fin quando il suo volto non scomparve sopra alla mia testa, inclinando il viso in attesa che le sue labbra lasciassero un bacio sulla mia fronte. Si staccò da me e a carponi raggiunse il finestrino della cabina. Bussò due o tre volte sul vetro, cercando di attirare l’attenzione di Raven che sembrava essersi appisolata. Vidi la chioma mora della ragazza muoversi su e giù fin quando il suo viso assonnato non si imbronciò alla vista di Elyza che continuava a bussare per destarla.
 
.- Sarà meglio fermarci per oggi. – La senitii urlare toccando il suo orologio da polso per farle intendere a cosa si riferisse.
- Sei sicura sia sicuro qui? – Le chiese Raven affacciandosi al finestrino
 - Di certo più sicuro che girare con i fanali accesi. -

 
  
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