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Autore: KohakuZ    08/08/2016    0 recensioni
Lupi, anime gemelle ed un Kris che mostra un lato di sè un po' meno cool.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kris, Kris, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2^ capitolo

Non ho niente da dirvi quindi vi lascio alla lettura!


Kris POV

21 settembre


Il 15 di questo mese sono iniziate le lezioni della mia facoltà. È circa passata una settimana dall’inizio e ho notato che alcuni schemi – per quanto riguarda la cosiddetta “gerarchia” delle classi – sembrano soliti ripetersi in diverse parti del mondo. Nelle scuole in Corea è abbastanza tipico assistere al fenomeno – fenomeno da baraccone, secondo la mia opinione – delle Queenka e dei Kingka. Sono praticamente piccoli gruppi di steudentesse e studenti, rispettivamente, che decidono di loro sponte di essere le “regine” e “i re” della scuola, bullizzando tutti i malcapitati che gli stanno fra i piedi. Ora… Secondo me dovrebbero rivedere le loro priorità (n.d.a. cough*Hermione*cough). In ogni caso, se devo essere sincero, questo fenomeno è meno visibile in Italia e sicuramente molto meno esasperato… ma anche qui si può notarne un accenno. Soprattutto da parte delle ragazze. Alcune studentesse si vestono firmate e si truccano in modo tale che, a parer mio, spenderebbero estremamente meno se si prendessero delle maschere da carnevale, di cui Venezia trabocca. Sono convinto che il risultato sarebbe lo stesso. Bene queste tizie qua (spero di aver fatto intendere tutto il mio disprezzo) vanno in giro in branco – anche noi lo facciamo, ma non è assolutamente la stessa cosa – col naso in su, nella maestosità della loro altezza (90% della quale data dai tacchi… seriamente chi metterebbe tacchi a spillo per andare a lezione?!) credendosi superiori a tutti.
Nella prima settimana di scuola queste sono già riuscite ad organizzare una festa – “festa di inizio anno” l’hanno chiamata… chissà quante ancora hanno intenzione di farne – alla quale hanno invitato molte persone ma escludendo sempre quelle che sembravano meno “in” e più “out”. Ovviamente il tutto basandosi su giudizi molto superficiali. Non ci si poteva aspettare niente di più del resto.

Il problema è che io, Suho, Baekhyun, Sehun e Tao… siamo tutti stati invitati. Ovviamente. Non posso dire di non avere stile. E neanche gli altri se la cavano male. Però non mi aspettavo di certo un invito da gente completamente sconosciuta. E di certo era un invito che non arrivava ben voluto. Da nessuno di noi.
La festa si terrà il 28 di settembre, fra una settimana. In realtà non so se andrò. Probabile di no. Anche se un ragazzo che ho conosciuto ha deciso di andarci. Si chiama Frank. Sembra simpatico. Ci siamo seduti vicini il primo giorno e mi ha raccontato di avere padre italiano e madre inglese. Mi sta aiutando molto con la lingua italiana. Ovviamente sto seguendo corsi interamente in lingua inglese, però se abbiamo intenzione di rimanere qui qualcosa dovrò pur imparare.

Per adesso le novità sono queste. Mi sto annoiando abbastanza, anche se le lezioni sono interessanti. Magari andrò a fare un giro fuori città. Ci siamo informati e nei pressi di Mestre (una cittadina sulla terraferma a breve distanza da Venezia) c’è un bosco. Potrei andare lì a correre un po’. Mi sento in effetti un po’ rattrappito.

Bene. Ci vediamo prossimamente.
 
Alice POV

Dunque mi è già passata la voglia di scrivere su quel diario. Come al solito. Ne avrò iniziati almeno cinque e mai che abbia scritto più di due facciate.
In ogni caso ho sempre in programma di fare un sacco di cose e poi quelle che riesco attualmente a realizzare sono veramente poche. Questa prima settimana di lezione mi è sembrata “fattibile”… sì, credo sia il termine giusto. Non voglio esprimermi più di così per poi trovare brutte sorprese.

Oggi è sabato e la nonna di Lidia – che abita a Mestre – ci ha invitate a prendere il tè da lei nel pomeriggio. Ha detto che in questo modo mi conosce e poi si è offerta di aiutarci sempre durante l’anno, se mai avessimo bisogno di qualcosa. Sembra una nonna pimpante e simpatica. Credo che potrò abituarmici.

Neutral POV

Alle 5 di quel pomeriggio Lidia e Alice si erano dirette verso piazzale Roma, per prendere un bus diretto verso Mestre. Dopo aver preso i biglietti salirono sul mezzo e, raccontandosi la settimana di lezioni appena passate, arrivarono a destinazione in meno di un’ora.
Scese dal pullmann, trovarono ad aspettarle una signora anziana con un sorriso smagliante, un vestito che arrivava alle ginocchia decorato da una vivace stampa a rose rosse, un cestino di vimini infilato al braccio, colmo di quelle che sembravano bustine di semi di fiori. La nonna di Lidia. Era venuta a prenderle alla fermata perché, come Alice scoprì in seguito, abitava un po’ fuori città. Servì una passeggiata di venti minuti per arrivare in vista di una villetta a due piani, situata a circa due kilometri fuori da Mestre.

Era un posto delizioso, secondo Alice. Aveva vicino una collinetta che bloccava la vista della casetta dalla città e che la isolava anche dal rumore del traffico. Dall’altra parte della collina c’era un bosco fitto di alberi di vario genere. Insomma, Alice amava i posti tranquilli, fuori dal mondo e quel luogo le mise un po’ di pace nel cuore.
Entrate in casa, subito furono offerte del tè da parte della nonna, che aveva insistito con Alice perché le desse del “tu” e la chiamasse con il suo nome, “Simonetta”.
Passarono un po’ di tempo a conoscersi mentre bevevano il tè. Alice raccontò della sua famiglia e anche Lidia e Simonetta parlarono della loro e delle vacanze che avevano appena trascorso.

Dopo, Simonetta chiese aiuto alle due ragazze per piantare intorno alla casa i nuovi semi di fiori che aveva comprato quel giorno. Mostrò alle due l’altezza giusta a cui piantare i vari semi e poi consegnò a entrambe sette bustine, tutte piene di semi. All’inizio era divertente ma dopo mezz’ora la schiena cominciava a cedere alle due ragazze. Simonetta invece sembrava arzilla come non mai, finendo le sue bustine più in fretta di loro e quindi aiutandole nell’impresa. Ad un certo punto Alice pensò di aver avuto un infarto quando suonò, a volume alto come non mai, la canzone “Very nice” dei Seventeen – un gruppo di cantanti sudcoreani che Lidia e Alice avevano scoperto entrambe di apprezzare. Era il cellulare, rimasto appoggiato su un tronco, di Simonetta, che corse (letteralmente) a rispondere. Simonetta si stava rivelando sempre più giovanile di loro due messe insieme. Al telefono era la madre di Lidia. Sia Simonetta che Lidia entrarono in casa (al secondo piano della casa il cellulare riceveva più campo). Ad Alice, a cui mancava una sola bustina, sembrò opportuno finire il lavoro e andò sul retro della casa, dove dovevano essere piantati dei tulipani gialli.

Finì il lavoretto circa un quarto d’ora dopo e andò a sciacquarsi le mani ad un fontanella che si trovava a metà strada fra la villa e il bosco. Mentre stava cercando di togliere del nero da un dito alzò lo sguardo.
Rimase come pietrificata sul posto. Sentiva come se il rumore dell’acqua corrente fosse diventato assordante. Il cuore iniziò a battere velocemente.

Un lupo.
Un lupo.
C’era un lupo.
Davanti a lei.
Alto quasi come lei.
Da quel poco che sapeva i lupi non erano così grossi normalmente.
Cosa fare?
Non riusciva a pensare a niente.
Sperava che, rimanendo ferma, se ne andasse.
Speranza vana.
La stava fissando.
Ma non si muoveva.

Alice non capiva. Non capiva più cosa stesse succedendo. Così, dopo secondi interminabili, alzò piano le spalle, sollevando le mani dall’acqua, che cautamente chiuse. Il rumore cessò. Il silenzio invase la sua mente. Non sapeva se così fosse meglio o peggio. Fece un passo indietro, continuando a fissare il lupo. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Fece un altro passo. E un altro ancora. Si fermò. Sentì le voci della sua amica e della nonna. Sembrava che stessero uscendo.

A quel punto era nel panico. Da un lato voleva scappare, andare dentro casa e chiudere tutte le porte e le finestre. Dall’altro lato… quel lupo era bellissimo. Aveva una pelliccia bianca e nera splendida e lucente. Gli occhi di un marrone scuro travolgente. La coda poi… la coda stava muovendosi a destra e sinistra lentamente. Come se… come se si stesse trattenendo dallo scodinzolare…

Scodinzolare?!?

Seriamente aveva pensato che un lupo potesse scodinzolare?!? In un momento del genere?!

Sentiva le voci avvicinarsi. Presto la avrebbero raggiunta e avrebbero visto il lupo. Ma lei non poteva urlare loro di scappare. Sarebbe stato peggio. Non sapeva cosa fare. Il lupo invece sembrava aver capito tutto e se ne andò giusto in tempo per non farsi vedere da nonna e nipote.

“Alice?”
“S-sì?”
“Stai bene? Sembra tu abbia visto un fantasma.” Simonetta le diede una forte pacca sulla spalla facendole quasi perdere l’equilibrio, ancora molto instabile, sulle ginocchia ancora deboli e tremolanti di Alice.
“Sì, sto bene. Sto bene. Solo devo essere un po’ stanca.”
“Certo, mi dispiace di averti fatto lavorare così tanto ma prima della felefonata mi son dimenticata di dirti che l’ultimo sacchetto di semi lo avrei piantato io. Comunque mi hai dato una grandissima mano. Che ne dite di rimanere anche a cena? Ho preparato lasgne di verdure, cotolette e patatine fritte!”
“Non è un po’ troppo, nonna?” Chiese Lidia, con sguardo preoccupato.
“Niente affatto!” Altra pacca sulla spalla di Alice, che fu silenziosamente grata a Simonetta quando la scortò dentro casa con un braccio intorno alle spalle.

Alice POV

Che mi stia immaginando le cose? Ma c’era veramente un lupo? Come poteva esserci un lupo qui? Così vicino alla città. Così vicino ad una casa abitata? Ma poi questo bosco non sarà così grande… Ci saranno altri lupi? Di solito sono in branco… o no? E se fosse stato un cane lupo? Se avesse avuto il collare ed io non me ne sono accorta? Sì deve essere stato così. Però non me ne sarei dovuta accorgere? Forse il pelo così lungo nascondeva il collare. Forse. O forse no. Ma perché mi fissava. Come ha fatto a capire che doveva andarsene proprio nel momento giusto. E poi chi sarebbe il pazzo che lascia libero di gironzolare un cane lupo. Posso capire un chihuahua… ma quello non era un chihuahua… né un barboncino...
Era così bello. Ma proprio tanto. Mai visto un animale così bello. E io amo tutti i cani, di tutte le razze, in particolare amo i cani grandi. I San Bernardi, i Dobermann, i Pastori Tedeschi. Ma quello. Era tutta un’altra storia. Se mi fossi accorta fin da subito che era un cane e non un lupo selvatico avrei provato ad avvicinarmi.
“Alice?”
Altro che paura. Avrebbe probabilmente avuto lui paura di me, a dire il vero. Lo avrei coccolato così tanto…
“Alice?”
“Eh?”
“Vuoi una patatina?”
“Ah no! No grazie. Sono a posto. Ho veramente mangiato troppo, he.”
“Come vuoi. Allora la mangio io.” Disse Simonetta arraffando l’ultima patatina rimasta. In effetti era stata fedele alla sua parola. Avevamo veramente mangiato lasagne, cotolette e patatine. Ero piena come un uovo.

Alle 8 e mezza avevamo finito di sparecchiare e lavare i piatti. La nonna ci diede direttamente due biglietti per l bus, evitandoci così di dover passare in una tabaccheria a prenderli. La salutammo e ringraziammo e, preso il bus, eravamo già dirette a Venezia.
Arrivate nella nostra stanza, appena il tempo di lavarci e metterci in pigiama che subito crollammo, disfatte, sui letti, fatti. Neanche la forza di tirar via il piumone.

Kris POV

21 settembre


L’ho trovata. È qui. In Italia. A Venezia.
È veramente qui. L’ho incontrata. Mai vista una ragazza più bella.
Spero di non averla spaventata. Però almeno non è scappata quando mi ha visto.

Sono andato, come avevo detto, a fare un giro nel bosco di Mestre, quando, ad un certo punto, ho sentito un profumo dolce ma non nauseante, leggero, delicato... Quasi non lo avrei percepito se fossi stato in forma umana – i nostri sensi si acuiscono nel momento in cui ci trasformiamo in lupi –. Senza riuscire a pensare ad altro ho cercato la fonte di quel profumo e sono arrivato all’estremità del bosco di fronte al retro di una villetta.

Lì c’era Lei. Capelli scuri, spettinati dal vento, lunghi poco oltre le spalle. Labbra piccole e piene, soffici all’aspetto. Alta. Magra… Spero… Spero non soffra di anoressia… Solo a pensarci mi vien male! Non voglio che Lei stia male…
Portava dei sandali. Un paio di pantalonci jeans. Una maglietta a mezze maniche con spruzzi di colore. E poi gli occhi… Gli occhi… Quasi sembrava una ragazza orientale… Aveva occhi a mandorla, castani come i miei. Ma i suoi erano molto più chiari. Avevano dei riflessi verdi alla luce del sole.
Dovevo stare più attento comunque. Non me sono neanche accorto ma ero ormai uscito dall'ombra degli alberi. Forse non avrei dovuto farmi vedere così da lei. Ma non potevo trattenermi. Persino il mio lupo voleva scodinzolare. Io cercavo di trattenermi dal farlo, perché forse si sarebbe spaventata se mi fossi mosso troppo.

Sarei stato lì per delle ore, non fosse stato per due persone che la stavano raggiungendo. Me ne sono dovuto andare. Ma ho fatto in tempo a cogliere il suo nome, quando una signora anziana la ha chiamata.

Alice.

Lei si chiama Alice.

***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***~~~***

Ecco. Mi devo scusare.
Lo so che è imperdonabile (almeno, per me lo è), ma sono costretta a farlo: un errore di grammatica...
Ebbene sì: devo fare volontariamente un errore di grammatica, a partire da questo capitolo e continuando anche nei prossimi.
Per farvi capire:
prendete ad esempio l'ultima frase: suona meglio "Lei si chiama Alice" oppure "Ella si chiama Alice"?
Insomma Anzichè usare "Egli" ed "Ella" come soggetti delle frasi ho deciso che "Lui" e "Lei" suonavano molto meglio.

Che dite?
Mi perdonate?

Ciau
  
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