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Autore: Lady_Sticklethwait    08/08/2016    1 recensioni
-AL MOMENTO SOSPESA-
Penelope si alzò di scatto quando sentì la finestra alzarsi e poi riabbassarsi magicamente.
All'inizio pensò fosse un sogno e richiuse gli occhi, memore di aver addosso ben dieci ore di sonno arretrato, ma lo scricchiolio del pavimento parlava chiaro: c'era qualcuno lì dentro. [...]
Spense la candela con un soffio delicato ed un braccio solido le cinse la vita mentre, un’altra mano, soffocò le urla che sarebbero da lì a poco uscite.
- Sono estremamente affranto, signorina - una voce roca e determinata dall’accento perfettamente inglese le carezzò le orecchie - ma non sarei qui se non mi fossi trovato in condizioni estreme -[...]
- Signore - sbottò, aggrappandosi disperatamente alla sua razionalità - questa situazione… Ora… non è decente -
L’uomo sembrò riflettere per qualche secondo e poi eccolo sorridere di nuovo ed inclinare il capo verso destra, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo- Non ho mai detto che io fossi decente -
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                                                                      Capitolo 4.
 
 
 
 
 
Madame Moreau era la stilista più famosa d'Inghilterra, o meglio, il suo negozio era preferito unicamente degli aristocratici grazie alla stoffa pregiata ed il taglio degli abiti sempre all'ultima moda.
La cosa che nessuno sembrava notare, però, era che Madame Moreau non aveva la più pallida idea di come si rattoppasse un abito strappato o cucirne uno totalmente nuovo; erano infatti le sue dipendenti, Penelope e Françoise, cui attribuiva tutto il lavoro sporco e faticoso per poi ricavarne il successo.
Ma a Penelope stava bene così.
Insomma, lei era solo una dipendente e avrebbe dovuto lavorare per Madame Moreau fino al compimento dei trent'anni, dato che le doveva davvero molto.
I suoi genitori, poveri e provenienti dai bassi fondi Londinesi, quando la concepirono, non sapendo come allevare una figlia e temendo che potesse morire nel fior dell'età - causa della dubbia provenienza degli alimenti- la abbandonarono proprio davanti la porta del negozio di Madame Moreau, che, accettando la piccola e prendendola sotto la sua protezione, era stata vista quasi come un'eroina dalla società Londinese( N.B La sua opera di sensibilità aveva anche incrementato schifosamente gli incassi di quel mese, aumentando la sua fama di donna altruista.)
Purtroppo è la mia vita, pensò Melody, dirigendosi verso una vasta gamma di aghi e fili di tutti i colori e scacciando via quei pensieri indecenti come se fossero mosche.
Questi, però, ritornarono a galla più caparbi di prima e Penelope decise di seppellire momentaneamente il suo buonsenso per lasciarli girovagare nel suo cervello.
Ecco, lei era stata cresciuta da Madame Moreau per ben ventitré anni ed era assolutamente consapevole che le doveva davvero molto per non averla abbandonata sulla strada come chiunque aristocratico avrebbe fatto, ma, nonostante ciò, ogni giorno che passava, ogni secondo di lavoro passato a cucire abiti da sposa, lei si sentiva in carcere.
Sì, quella era una cella e lei non sarebbe potuta uscire se non tra sette lunghi e dolorosi anni.
Sussultò quando si punse con l'ago, e si diresse verso il catino d'acqua con passi affrettati ed energici, sperando che la stilista non la cogliesse in fallo.
Una voce che somigliava terribilmente a quella di Madame Moreau le arrivò dritta al cervello, provocandole brividi freddi lungo la schiena .
«Cosa stai facendo?»
Il catino d'acqua era a pochi passi da lei, tuttavia si girò, tentando disperatamente di nascondere gli occhi sotto la cuffia bianca e semplice.
«Mi sono punta, madame.» mormorò, gli occhi bassi a terra.
«Punta?» sospirò sonoramente «Cielo, ragazzina, quante volte devo dirti che devi indossare il ditale?»
La donna scosse il capo con esasperazione e la lunga piuma di pavone seguì il suo movimento, mettendo in risalto una profonda disapprovazione.
Penelope rimase immobile, le mani incrociate dietro la schiena e gli occhi fissi sul pavimento di legno che scricchiolava sotto il peso della donna.
«Spero che tu abbia finito la biancheria di Lady Bolton» disse, analizzando attentamente gli ultimi abiti completati sparsi sul grande tavolo di legno. «Quella donna sa essere davvero esasperante, quando vuole. Però mi paga bene, quindi presumo che si possa omettere questo insignificante dettaglio» ridacchiò, il suono della sua risata rimbombò per la stanza, simile ad un'oca starnazzate.
Penelope inspirò una gran quantità d'aria, come se dovesse andare in apnea; l'ispezione mattutina di Madame Moreau sembrava essere più meticolosa del solito.
«A dir la verità, Madame, ho preferito rattoppare gli ultimi abiti mandati da Lady Crane.» la donna alzò di scatto la testa «Mi è sembrato opportuno...» le parole le morirono sulle labbra appena incrociò lo sguardo furibondo di Madame Moreau
«Sembrarti opportuno? Preferito? Chi gestisce gli affari, qui, ragazzina? Cosa puoi saperne, tu, di cos'è opportuno o non opportuno in questo negozio?»
«Mi dispiace» disse prontamente, sperando che non si irritasse per così poco.
«Hai mai trattato con i clienti?»
Penelope si morse un labbro «No, Madame.»
«Hai mai dovuto fare i salti mortali per mantenere vivo l'interesse degli aristocratici in questo negozio?»
Penelope esitò, ma la donna le intimò un «rispondi» con tanto di dito indice e volto rosso.
«No, mai.»
«Dipendenti che esprimono il loro parere, davvero, questa sartoria è diventata una barzelletta!» alzò le mani al cielo «Devi ringraziarmi, capito? Ringraziarmi per averti accudita come una figlia, nutrita, educata ed averti dato un posto di lavoro in una sartoria come questa!» la rimproverò, avviandosi verso la porta.
Penelope aveva davvero voglia di rinfacciarle tutte le volte in cui aveva avuto successo grazie ad un capo inventato completamente da lei, e che invece era spacciato per suo, ma tacque.
Tacque perché, in fondo, sapeva che nessuno avrebbe accettato una bambina senza nome né casato né sostenimento economico. Era stata fortunata ad aver trovato Madame Moreau quella notte, e le era davvero riconoscente.
«Entro domani, signorina, voglio sulla mia scrivania gli abiti di Lady Crane e la biancheria di Lady Bolton, chiaro?» disse, la porta aperta a due quarti.
La ragazza fece per controbattere « Ma Madame, è…è impossibile! Mi ci vorrà tutta la notte per...»
«E allora lavorerai per tutta la notte» disse, alzando un sopracciglio come se la sfidasse a controbattere «Così imparerai che, prima di prendere decisioni autonome, devi consultare il tuo superiore. Capito?»
Penelope annuì e, quando la porta fu completamente chiusa, si dimenticò di lavarsi la ferita.





Capitolo corto ma che introduce la vita della povera Penelope.
Spero che vi piaccia!
Lady Sticklethwait

 
   
 
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