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Autore: _Pulse_    26/04/2009    3 recensioni
Non era poi così stupido. Anzi, era TUTT’ALTRO che stupido. Era stupendo. Ok, non potevo saperlo con certezza, ma per me TUTTO era al posto giusto, come in un grande puzzle. Pensandoci bene, la vita è un puzzle. E la mia vita era completa, ogni pezzo era finalmente al posto giusto, per quanto potesse sembrare strano, o stupido, o qualsiasi altra cosa.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What I feel.'
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Non era poi così stupido. Anzi, era TUTT’ALTRO che stupido. Era stupendo.

Ok, non potevo saperlo con certezza, ma per me TUTTO era al posto giusto, come in un grande puzzle.

Pensandoci bene, la vita è un puzzle. E la mia vita era completa, ogni pezzo era finalmente al posto giusto, per quanto potesse sembrare strano, o stupido, o qualsiasi altra cosa.

Erano passati mesi in quel modo, racchiusi in un enorme bolla indistruttibile e bella. Allo stesso modo. Poteva sembrare anche monotono, ecco, ma non lo era affatto. Ogni giorno, quei 15 minuti di ogni giorno, quei 15 minuti di ogni giorno della settimana, feriali esclusi, era uguale ma diverso.

Una mattina di primavera, con quell’aria frizzante, il sole tiepido sul viso, il profumo dei fiori appena sbocciati sugli alberi, nonostante ci fosse tutto quello splendore fuori, avevo solo una maledetta voglia di chiudermi in casa. Non si prospettava una giornata felice, come sempre.

Ma qualcosa, non so ancora che cosa e non me lo chiedo nemmeno più, mi fece alzare dal letto e affrontare la vita. Quel qualcosa aveva deciso anche di mandarmi in un campo di battaglia dolce, donandomi ciò che c’era di più bello in natura, ma io non seppi apprezzare nulla di tutto quello.

Quasi mi trascinavo per raggiungere la fermata dell’autobus che mi avrebbe portata là dove mai più sarei voluta andare. Eppure era la mia vita, dovevo accettarla per com’era: un puzzle riuscito male. Forse poteva essere un puzzle decente, il mio, ma non ero in grado di metterlo a posto.

Non ci voleva molto per arrivare alla fermata, ma quel giorno mi sembrò lunghissimo, peggio di una traversata del deserto.

Quando arrivai notai che quel qualcosa era intervenuto di nuovo. Perché insisteva tanto con me? Perché non mi lasciava semplicemente morire della mia morte? Non volevo agevolazioni, io, né favori. I favori dovevano sempre essere ricambiati.

Comunque, quel qualcosa aveva cambiato la monotonia odiosa che con il passare degli anni avevo odiato sempre di più. C’era un ragazzo, seduto sulla panchina della fermata.  Per fortuna non si era messo nell’angolo nel quale stavo io da sempre, sarebbe stato il colmo. Ma le novità non mi erano mai piaciute, anche se odiavo la monotonia. Era abbastanza complicato.

Portava un paio di jeans larghi, una felpa grigia di cui il cappuccio gli nascondeva in parte i capelli dorati. I suoi occhi erano azzurri, ma non un azzurro qualunque: l’azzurro del mare. Ed era strano, perché io del mare avevo un ricordo sfuocato. C’ero stata da piccola, quando ancora i miei genitori… Beh, è un’altra storia.

 Aveva una rosa in mano, rossa.

Mi venne il voltastomaco. Altro che aiuto, quello era un invito al suicidio.

Mi misi seduta nel mio angolo e nascosi il viso tirandomi sulla fronte il cappellino che di solito stava al contrario.

Ogni giorno era la stessa cosa: arrivavo alla fermata e lui era lì, con la sua rosa in mano. Ma la cosa strana era che non prendeva mai l’autobus, quando arrivava. Per molto tempo mi chiesi dove andasse, ma non lo capii mai.

Solo sguardi e silenzi in quei 15 minuti di ogni mattina, ma mi piaceva, era bello, strano ma bello. Non riuscivo a spiegarmelo.

Non ci parlavamo mai, non sapevo nemmeno se fosse capace, di parlare; forse lui si chiedeva la stessa cosa di me. Non sapevo com’era la sua voce. Capitava, delle notti, che me la sognavo. Non diceva nulla di particolare, ma era un piacere sentirla.

Una mattina, successe un fatto che non dimenticherò mai e che, nella sua semplicità, mi aveva resa felice, dopo troppi anni in cui il mio cuore non aveva provato quella sensazione.

Il cielo era terso e splendeva un sole bellissimo. Anche io ero di buon umore, ma lo sentivo solo io dentro di me, fuori ero la solita pietra dura e inattaccabile.

Alla fermata trovai la mia certezza seduta al solito posto, con la sua bella rosa rossa tra le mani. Quando mi sentì arrivare, non sapevo come faceva ma non mi importava, senza nemmeno girarsi, accennò un sorriso.

Mi misi seduta e rimasi a guardarlo di nascosto, come facevo sempre. Guardarlo soltanto era… era rilassante. Ascoltare i suoi silenzi era una cura per il mio animo arrabbiato e trafitto dall’odio. Per quei 15 minuti, sembrava allontanarsi e lasciarmi più leggera. Ormai vivevo solo per quei 15 minuti di pace.

Arrivò una signora, abbastanza anziana, che si mise seduta tra noi due. Andai in panico. Non riuscivo più a vederlo con quella vecchia di mezzo. Mi sporsi sia in avanti che indietro per cercare di vederlo, non mi importava se lui se ne sarebbe accorto. Io avevo BISOGNO di vederlo.

Forse quella vecchia non lo sapeva, anzi, proprio non lo sapeva, che mi stava togliendo parte dei miei 15 minuti di pace quotidiana.

Chiusi gli occhi e lottai dentro per non essere sopraffatta di nuovo dall’odio, nato in me e mai sparito. Cercai un antidoto, ma l’unico che conoscevo era dietro una vecchia. Lei mi stava PRIVANDO della mia cura.

Quando ormai mi ero arresa, lui si sporse dietro la vecchia e mi guardò negli occhi sorridendo in un modo… un modo che non aveva mai fatto in quelle settimane. Era come per rincuorarmi. Per dirmi: “Sono qui, non preoccuparti.” Poi si alzò, lo seguii rapita con lo sguardo, e si appoggiò con quel suo leggero sorriso di sempre al palo accanto a me.

Quell’episodio mi era davvero rimasto impresso nella memoria e soprattutto nel cuore, si ripeteva impazzito nella mia testa ogni volta che si presentava l’occasione.

Purtroppo, come dovevo capirlo fin dall’inizio invece di illudermi di avere sempre per me quell’antidoto, com’era venuto, se n’era andato. Senza dire niente, in silenzio, ma con il suo stile.

La mattina in cui scomparve lasciandomi sola anche in quei 15 minuti, lasciandomi al mio destino, al suo posto, sulla panchina della fermata, trovai una rosa, una rosa rossa.

Mi si spezzò il cuore e allo stesso tempo ne rimasi affascinata.

Il cuore si era spezzato, davvero, ma solo perché sapevo che non l’avrei più visto, mai più. Ma era stato affascinante scoprire che tenendo presente i suoi sorrisi, i suoi silenzi, i suoi sguardi, potevo combattere l’odio con maggiore forza, vedendo la vita da tutta un’altra prospettiva. E quella rosa… non sapevo se era per me, ma quel giorno la presi e la portai con me.

Presi l’autobus e arrivai al cimitero, con quella rosa in mano. Camminai senza pensare a niente, guardando dritto avanti a me, anche se la strada la sapevo ormai a memoria. La ghiaia bianca scricchiolava sotto i miei passi, il cielo era nuvoloso.

Di fronte alle lapidi di marmo bianco dei miei genitori, rimasi a fissare le loro foto sorridenti, erano felici e soprattutto, avevano avuto ciò che volevano: morire assieme.

Mi inginocchiai mentre le pioggia iniziava a cadere, bagnando tutto. I capelli mi si appiccicavano al viso, l’acqua si mescolava alle lacrime.

Appoggiai la rosa sulla superficie fredda e sorrisi leggermente mormorando: “Da parte di un mio amico.”

Mi alzai e girandomi lo vidi. Era appoggiato con la spalla ad una colonna del portico, il suo sorriso sulle labbra e una lacrima che gli lasciava un solco sulla guancia. Ma continuava a sorridere. Sorrisi anch’io e si dissolse, senza dire niente.

Nel suo stile.

Anche se il mio puzzle, la mia vita, era riuscita male, dovevo essere contenta di averla, una vita. E dovevo sorriderle , cercando sempre di migliorarla.  


Nota: Quando ho scritto questa ff ero davvero tristissima, scusatemi, ma so che ad alcuni piacciono di più di quelle felici. Spero solo di non avervi intristito troppo e che alla fine vi sia piaciuta un pochino, non chiedo altro! Grazie a tutti quelli che leggono, di cuore <3 *.*
   
 
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