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Autore: giambo    08/08/2016    3 recensioni
Alaska, primavera del 1896.
Goku Bardacksson è un giovane svedese giramondo di 27 anni, apparentemente in cerca di avventure più che di ricchezza. Per una serie di circostanze, sarà costretto a fare società con Crilin McKame, un argonauta irlandese ormai disilluso nei confronti del Sogno Americano. I due andranno a nord, partecipando così alla sfrenata corsa all'oro del Klondike, l'ultima frontiera dove il progresso non è ancora arrivato. Qui, tra paesaggi magnifici e selvaggi, i due arriveranno a Dawson, dove incontreranno numerose persone, non tutte amichevoli: 18 Goldie, la magnifica proprietaria della Bolla D'Oro, la quale sogna di fare fortuna in Europa a spese degli sciocchi cercatori d'oro, suo fratello 17, elegante e spietato complice di lei, e Vegeta Prince, ultimo, violento, arrogante e spietato discendente di una nobile famiglia inglese ormai decaduta, il quale vuole costruirsi un patrimonio per tornare in Inghilterra.
La corsa all'oro è iniziata, ma solo uno otterrà la ricchezza tanto agognata. Solo uno potrà ambire al titolo di Re del Klondike, all'essere "Il più duro dei duri, il più furbo dei furbi". Tanti contendenti per un solo trono, ai confini del mondo conosciuto.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Goku, Vegeta | Coppie: 18/Crilin
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 3

 

 

Rabbia.

Vegeta Prince ne aveva provata tanta nel corso della sua vita. Era un sentimento che l'aveva accompagnato così spesso che sapeva esattamente, in ogni istante, quando essa sarebbe emersa di nuovo. Anche ora, seduto a riflettere, la percepiva latente dentro di lui. Addormentata, ma pronta a risvegliarsi in ogni istante.

Non era una rabbia vulcanica, violenta e devastante la sua. Raramente perdeva il controllo della ragione. La sua rabbia era fredda, più fredda del ghiaccio dello Yukon. Una lama d'acciaio che brandiva fino a quando non otteneva ciò che l'avrebbe placata... momentaneamente.

Passandosi tra le mani un sigaro, il moro rifletteva su ciò che l'aveva portato in quei luoghi ai confini del mondo. I suoi occhi caddero proprio su quest'ultimo: corto, morbido, con la carta marrone arrotolata su un'estremità per facilitare l'inalazione del fumo. Il classico sigarello che usavano i minatori, i cowboy ed i cercatori. Tabacco di bassa qualità che, all'occorrenza, poteva anche essere masticato.

Fu nell'osservare quel comune oggetto che Vegeta Prince percepì la rabbia iniziare a ribollire nel profondo del suo animo. Che un uomo come lui fosse ridotto ad usare gli stessi oggetti utilizzati dalle categorie più umili e miserabili della società umana era qualcosa che lo urtava profondamente. A volte non sapeva cosa detestava di più: se la società in cui viveva, o i suoi stupidi antenati, che l'avevano ridotto a barattare la sua dignità in cambio di un po' di benessere.

Vegeta Prince era nato in Inghilterra, ma nessuno sapeva di preciso quando la sua famiglia era giunta sull'isola. Le storie che la sua famiglia si tramandava da generazioni però, volevano che il primo Prince a mettere piede sul suolo inglese fosse stato un vassallo di Guglielmo il Conquistatore, il quale lo ricompensò per i suoi servigi con una vasta terra dalle parti della città di York, in Northumbria. Da allora, la storia del regno inglese e quella della famiglia Prince si era legata in modo indissolubile: un Prince era stato alfiere di Riccardo I in Terra Santa durante la Terza Crociata, così come fu un Prince a firmare la Carta Magna con la quale i nobili del Nord deponevano la monarchia assoluta di Giovanni Senza Terra. I successivi secoli segnarono la massima egemonia della famiglia di Vegeta: ci fu un Prince tra i nobili che guidarono l'esercito inglese alla vittoria contro i francesi nella battaglia di Azincourt del 1415, al seguito di Enrico V, così come furono i Prince a rivestire un ruolo importantissimo nella Guerra delle due Rose: consapevoli che tale guerra dinastica avrebbe portato all'estinzione di molte delle più antiche e potenti famiglie inglesi, i Prince caldeggiarono molto lo sposalizio tra Enrico VII (primo sovrano della dinastia Tudor) ed Elisabetta di York. Il matrimonio tra il trionfatore della guerra dinastica, ed una cugina di primo grado del capostipite della famiglia Prince permise ad essi di uscire dalla guerra al fianco dei vincitori, prendendo possesso di terre, ricchezze, potere e prestigio. L'epoca dei Tudor segnò l'apogeo della famiglia Prince, la quale dominava, seppure da fedeli vassalli della corona, quasi tutto il territorio Northumbro, con York che divenne città simbolo del loro potere.

Tuttavia, come tutte le cose, anche il dominio dei Prince ebbe fine. Con la morte di Elisabetta I nel 1603, la corona inglese passò agli Stuart, sovrani di Scozia, i quali per secoli avevano guerreggiato con i Prince al confine tra i due paesi. Gli stessi antenati di Vegeta avevano sempre fatto un vanto della loro casata l'aver ucciso ben quattro sovrani scozzesi. La salita al trono inglese di uno di loro non poteva portare altro che guai ai ricchi signorotti di York. Durante i quaranta anni di regno degli Stuart, l'ostilità della corona influì molto sul potere dei Prince, che si videro privati di numerosi privilegi e terre.

Nel 1640, con lo scoppio di una cruenta guerra civile tra monarchia e parlamento, i Prince subirono il colpo di grazia: costretti, seppure di malavoglia, a supportare re Carlo I, la disfatta dei monarchici, con la successiva salita al potere di Cromwell, leader dei parlamentari, sancì per la famiglia di Vegeta la fine di ogni gloria: durante il ventennio repubblicano, gli antenati di Vegeta furono spogliati di ogni bene, terra e privilegio, riducendosi ad una modesta famiglia borghese, la quali sfruttò gli ultimi patrimoni famigliari per costruirsi una posizione di un certo rilievo a Liverpool, come mercanti. Con il ritorno nel 1660 degli Stuart al trono le cose non cambiarono: alla Corona andava più che bene che il potente feudo dei Prince, ormai anacronistico, fosse sparito per sempre.

Gli anni successivi videro la famiglia di Vegeta arrabattarsi in un mondo sempre più monopolizzato dalla borghesia. La scelta di stabilirsi a Liverpool non fu sbagliata, essendo quest'ultimo uno dei porti più importanti del regno. Nel corso del XVII e del XVIII secolo, i Prince navigarono in numerosi paesi, arricchendosi come mercanti, e servendo come ufficiali la gloriosa flotta inglese: fu Vegeta I, ammiraglio della flotta inglese in India, a conquistare ciò che sarebbe diventato il cuore dell'impero britannico in India. Il futuro della famiglia Prince e della Compagnia delle Indie si legarono profondamente, grazie ad una serie di potenti rampolli che servirono sotto la bandiera di quest'ultima il regno inglese. Tuttavia, così come la Compagnia aveva portato in alto la famiglia di Vegeta, così essa la fece sprofondare con un declino lento e costante. La rivoluzione industriale rese i velieri obsoleti, e coloro che investivano in essi altrettanto. Colpita nei punti cardini del proprio successo, la famiglia Prince dichiarò bancarotta nel 1855, e da allora sparì per sempre dai libri di storia dell'Inghilterra.

Ed ora lui era a Dawson. Vegeta V, 33 anni, pochi soldi in tasca, un'infanzia difficile ed un passato glorioso alle spalle che esigevano vendetta. E lui, come ultimo discendente di tale famiglia, aveva il dovere di riportare in auge il nome della sua casata.

Il bussare alla sua porta lo riscosse dai suoi pensieri. Portando una mano al cinturone che portava alla vita, Vegeta diede il permesso di entrare. Lasciò il calcio della pistola solo quando vide l'ingombrante figura di Napa fare il suo ingresso nella stanza. Immenso, muscoloso e completamente calvo, seppure portatore di una barba mal rasata contornata da due baffi sottili, la figura di Napa era resa ancora più inquietante dai pesanti abiti di grezzo cuoio che indossava, che gli donavano l'aspetto di un orso perennemente infuriato.

“Vegeta, noi abbiamo finito. Se vuoi scambiare due chiacchiere con lui, questo è il momento.”

“Arrivo.” replicò con tono monocorde l'inglese, alzandosi e seguendo il compagno nella stanza accanto. Qui, legato ad una sedia, c'era un uomo che teneva la testa appoggiata al petto. Un secondo tipo stava appoggiato allo stipite della porta, fumando un sigarello. Portava i capelli, nerissimi, lunghi fino alla vita. Aveva il volto rovinato da una brutta cicatrice, occhi scuri e malevoli e le guance coperte da un filo di barba. Era di costituzione robusta, seppure non quanto Napa, e pure lui indossava abiti grezzi di cuoio.

Vegeta svegliò con un calcio il tizio seduto. Quest'ultimo emise un gemito, mentre Prince si accovacciava per poterlo fissare negli occhi: aveva il naso maciullato, gli occhi pesti, ed il volto ricoperto di ecchimosi. La labbra erano spaccate, e da come respirava Vegeta era convinto che avesse anche un paio di costole rotte.

“Vi avevo detto di suonargli la musica, non di ridurlo ad una poltiglia.” osservò con tono gelido.

“Può parlare, tanto basta.” replicò Napa.

Vegeta lo freddò con un'occhiata che avrebbe fatto scappare a gambe levate un orso. “Se non vuoi finire in pasto ai maiali, ti conviene limitarti ad eseguire i miei ordini. La tua testa non è fatta per pensare, Napa. Prima lo impari, più a lungo vivrai.”

Il bestione calvo borbottò alcune scuse biascicate, mentre l'uomo appoggiato allo stipite sogghignò.

“Piantala di fare l'idiota, Radish.” osservò seccamente Prince. “Il discorso fatto a Napa vale anche per te.”

Accese con uno zolfanello il sigarello che teneva in mano, cacciandolo successivamente in bocca al tizio pestato.

“Fuma.” ordinò. “Ti scioglierà la lingua.”

“Io... Io...” il poveretto provò a dire qualcosa, ma Vegeta lo precedette.

“Tu ora uscirai da quella porta, andrai da un dottore a farti dare due bende e poi andrai al nuovo ufficio di registrazioni e concessioni minerarie, dove sei stato appena assunto. Una volta lì, ti metterai al lavoro e mi riferirai di qualsiasi concessione mineraria che verrà rilasciata.”

L'altro provò ancora a parlare, ma Vegeta, sfoderando un sorriso da lupo, lo interruppe di nuovo.

“Se rifiuterai, non esisterà nessun segaossa abbastanza bravo che sarà capace di rimettere al posto giusto le tue schifose membra.” osservò con voce bassa. “Che cosa decidi?”

L'uomo, un tipo sui trent'anni, smilzo e con una gran massa di capelli rossi, non poté fare altro che annuire.

“Bravo ragazzo.” dichiarò Vegeta, alzandosi in piedi e regalando un paio di buffetti in faccia al suo prigioniero. “Radish, accompagna il nostro nuovo amico da un dottore, e pagagli la visita. Se l'è guadagnata.”

Radish sputò via il sigarello. Senza smettere di sogghignare, andò a slegare il malcapitato. Mentre i due uscivano, Vegeta si accese un secondo sigarello per sé. Non gli piacevano, in quanto gli ricordavano troppo la feccia con cui era costretto a convivere, ma sarebbe durato poco tutto quello.

Che presto a Dawson avrebbero iniziato a scorrere fiumi di oro e di denaro era scontato.

Che quelle ricchezze, valevoli un biglietto di ritorno per l'Inghilterra da trionfatore, sarebbero finite tutte nelle sue tasche era altrettanto scontato.

Dawson è mia.

 

 

Un mese dopo, Yukon.

 

 

Dawson.

Crilin e Goku la fissarono da distante. Dopo oltre un mese di viaggio erano finalmente giunti a destinazione. La città che ben presto sarebbe diventato il più turbolento, selvaggio e feroce insediamento a nord dell'Equatore, all'arrivo dei due argonauti non era altro che una decina di case di legno accalcate attorno alla riva sinistra dello Yukon, con altrettante in costruzione, su cui spiccava un grosso locale in ristrutturazione.

“Siamo arrivati, infine.” osservò il cercatore svedese, sorridendo stancamente. Crilin non poté che essere d'accordo con lui. La sua previsione di seguire il corso del fiume in venti giorni si era rivelata estremamente ottimistica: il disgelo primaverile, unito al numero sempre più crescente di gente che accorreva nello Yukon aveva ridotto la strada ad un ammasso continuo di fango denso, viscoso ed appiccicoso, che li risucchiava verso il basso senza pietà. La loro marcia si era trasformata ben presto in un lento avanzare, con giornate intere spese a percorrere poche miglia, perdendo così il vantaggio accumulato con il superamento del passo dello Stambecco. Ormai era maggio inoltrato, e Dawson si stava espandendo a vista d'occhio, con sempre più persone che arrivavano dal Canada e dall'Alaska. La corsa all'oro stava entrando nelle fasi cruciali e non potevano più permettersi ritardi.

“Ci fermiamo qui per stanotte? Io sono distrutto.” domandò Goku, stiracchiandosi le spalle, indolenzite dal peso dello zaino.

“Fermarsi in quel covo di lupi? Scordatelo.” replicò seccamente Crilin, grattandosi la barba. Era da più di un mese che non se la rasava ormai. “Segnati dove sono situati l'emporio e l'ufficio per la registrazione delle concessioni minerarie. Dopo andremo subito verso nord. In fondo, il sole calerà soltanto tra due ore.”

“E le provviste? Quelle acquistate a Skagway sono finite da un pezzo.”

“C'è selvaggina nello Yukon, senza contare che in estate pesci, bacche e radici abbondano. Abbiamo pochi soldi, vediamo di non sprecarli in quel posto.” rispose Crilin. “E un ultima cosa: stammi vicino.”

Lo svedese rimase sorpreso da quella affermazione.

“Cos'è, ti sei affezionato a me?” esclamò con un sorrisetto sulle labbra.

“Se vuoi finire in fondo al fiume fai pure.” borbottò di rimando l'irlandese. “Tuttavia, gli attrezzi che porti sulla schiena mi servono. Quindi, fino a quando tu li trasporti, mi servi vivo.”

Presero il sentiero che portava in città, una linea rossa ricolma di fango ed escrementi che tagliava in due il terreno. Ai lati della strada, qua e là, erano presenti ancora tracce di nevischio miste a fango. Ben presto, gli odori della città arrivarono alle loro narici: un misto di escrementi, sudore, tabacco, legna bruciata e crine di cavallo. Un odore che solo le città in piena espansione possedevano. Il rumore di seghe, martelli e risate sguaiate si alzavano fino al cielo, unito ad imprecazioni ed urla di rabbia.

“Mi sembra un posticino allegro.” osservò Goku, guardando intorno la gente costruire frettolosamente una casa dietro l'altra. Parevano formiche che si affrettavano ad innalzare un nuovo formicaio.

“Bellissimo.” borbottò Crilin, il quale era abituato ai luoghi selvaggi e senza legge. Ne aveva attraversati parecchi lungo il Mississipi e durante la sua esperienza da cercatore e minatore, per non parlare dei turbolenti accampamenti degli operai della compagnia ferroviaria. Sapeva per esperienza che in questi luoghi era pericoloso sostare, specie durante la notte, quando un coltello poteva tagliare una gola senza rumore. Non che da quelle parti ci fosse molta differenza dall'usare lame al posto delle pistole: Dawson era priva di un avamposto delle giubbe rosse, e difficilmente il governo canadese avrebbe trovato guardie a cavallo disposte a mantenere l'ordine in quel frenetico luogo che era lo Yukon, specie ora che la peggiore feccia a nord del Messico si stava radunando tutta lì, in quella larga ansa del fiume Yukon.

Mentre attraversavano la via principale, un immenso tappeto di fango, escrementi e liquidi di scarto, passarono davanti anche alla grossa costruzione che avevano visto in lontananza. Qui i due argonauti si accorsero della grande insegna, nuova di zecca, che troneggiava dietro alle impalcature di legno, dove la gente lavorava freneticamente.

“'La Bolla D'Oro'.” lesse, non senza qualche fatica, Crilin, decisamente arrugginito rispetto ai tempi delle letture in orfanotrofio. “Deve trattarsi di un locale.”

“Sta venendo su bene.” constatò il socio, sorridendo. “Qua dentro, se sei ricco, puoi essere un re.”

“E il giorno dopo accorgersi di essere uno straccione.” replicò gelidamente l'irlandese. “E' una trappola mangia-soldi. Non mi sorprenderei se truccassero le roulette o altro.”

“Non ti piace il gioco d'azzardo?” domandò Goku. “Io lo trovo simpatico.”

“Nessuna persona con un minimo di cervello può pensare di poter fare fortuna grazie ad un gioco.” rispose l'altro, sistemandosi lo zaino. “Dai, andiamo a cercare l'emporio. Voglio uscire da questa fetida città.”

Fu questione di un attimo. Una figura uscì dal locale, appena prima che l'argonauta irlandese voltasse le spalle. Era una figura alta, sottile, dotata di grande fascino e grazia. Crilin ci mise qualche istante a comprendere ciò che stava vedendo: una cascata di capelli dorati, due occhi di un azzurro intenso ed un volto che stregava.

Deglutì a vuoto quando vide quei due occhi fissarlo dritto in faccia. Subito illuminati da un sorriso freddo come il ghiaccio.

“Benvenuti a Dawson, stranieri.” esordì con voce vellutata 18. “Avete sete? Stiamo ristrutturando il locale, ma per due gole assetate siamo sempre disponibili.”

Crilin ci mise qualche istante prima di trovare la forza di rispondere.

“No, siamo di fretta!” esclamò, strattonando bruscamente il compare, il quale ci aveva messo poco a capire il motivo del rossore sotto la barba del finto scozzese. “A mai più!”

“Oh, io non credo.” sussurrò 18 Goldie, accendendosi una sigaretta, un ghigno sulle labbra. “Tutti tornano da 18 Goldie, la Stella del Polo.”

“Ehi, socio, che ti succede? Il paese non sta andando a fuoco!” ridacchiò Goku, osservando la falcata frenetica dell'altro.

“Taci, e troviamo ciò che ci serve.”

“E che cosa ci serve?” lo canzonò lo svedese moro. “Un paio di zaffiri, contornati da un faccino da bambolina per caso?”

“HO DETTO TACI!” ruggì Crilin, il volto ormai di un bel rosso mattone. Capendo di aver toccato un nervo scoperto, Goku non insistette, ma per il resto della giornata tenne sulle labbra un sorriso che irritò profondamente l'argonauta più basso.

Uscirono dalla città un'ora dopo, dirigendosi a nord, seguendo il corso del fiume. Con l'allontanarsi dalla città, la strada scomparve progressivamente, lasciando il posto però a del terreno solido, oltre ad un'aria libera da odori sgradevoli.

“Allora.” esclamò davanti al fuoco, una volta accampatisi, Goku. “Hai idea di dove iniziare le ricerche?”

Crilin non rispose subito. L'irlandese era impegnato a preparare una mistura per tenere lontane le zanzare. Da oltre una settimana nugoli di insetti voraci avevano iniziato a dare loro il tormento. L'unica soluzione per tenerli lontani era cospargersi il corpo con una mistura che Crilin aveva imparato a preparare navigando lungo il corso del Mississipi, seppure con qualche differenza negli ingredienti: nella Louisiana trovare escrementi di castoro non era proprio comune.

“Non lo so.” ammise, dopo aver passato la mistura contro gli insetti al compare. “Presumo che dovremo seguire il corso del fiume per molti giorni. Se c'è dell'oro, ne troveremo le tracce molto più a nord di qui.”

“Capisco... ah, ho preso una cosa a Dawson, mentre eri impegnato a scovare l'ufficio registrazioni... sempre se sei andato a cercare proprio quello.” insinuò con tono scanzonato Goku.

“Che cosa hai preso?” chiese Crilin, ignorando di proposito la provocazione.

Goku appoggiò a terra la propria mistura, mettendosi a cercare nel proprio zaino. Dopo circa un minuto, una lunga canna metallica luccicava alla luce del falò. Lentamente, cercando di non darlo a vedere, l'irlandese portò la mano destra alla vita, dove riposava l'elsa del suo coltello di trenta centimetri.

“Un fucile?” domandò con un filo di voce, pronto a scattare al minimo segnale di pericolo.

“Da queste parti è sempre meglio averne uno a portata di mano.” rispose Goku appoggiandolo a terra, apparentemente ignaro del nervosismo che aveva suscitato nel compagno.

“Quanto hai speso?” chiese l'irlandese, rilassando leggermente.

“Quasi tutto ciò che ci era rimasto, cartucce comprese.” Goku si ficcò un sigarello in bocca e cominciò a masticarlo, mentre riprendeva a cospargersi il corpo con la mistura. “Ora siamo ufficialmente al verde.”

“Pazienza.” replicò Crilin, mentre si accendeva un sigarello sul falò, aspirandone due profonde boccate. “Vedrai che ci rifaremo.”

“Ne sei convinto?”

“Certo.” il tono del cercatore più basso era profondamente determinato. “Troveremo dell'oro, e diventeremo ricchi, è una promessa!”

L'ombra di un sorriso si insinuò nel volto stanco e sporco del muscoloso svedese.

“Mi auguro che tu abbia ragione... signor Scozzese.”

 

 

Il raschiare della lama risuonava fastidioso.

Con il volto teso per la concentrazione, Vegeta passò lentamente la lama calda del proprio coltello sul volto. Nonostante vivesse in un luogo ai confini della civiltà, radersi ogni mattina era diventata per lui un'abitudine a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo.

Mentre era intento a passare la lama vicino al pomo d'Adamo, udì bussare alla sua porta. Subito dopo, l'imponente figura di Napa fece il suo ingresso nella stanza.

“Ho alcune novità.” esordì il gigante.

“Parla.” esclamò Vegeta, senza interrompere la propria attività.

“Stamattina sono arrivati in paese nuovi cercatori. Alcuni si sono fermati, ma molti altri hanno già proseguito verso nord.”

“Non vedo quale sia il problema. Raduna i ragazzi e compi il solito lavoro.” replicò freddamente l'inglese, irritato per essere stato interrotto per simili sciocchezze.

“Non abbiamo abbastanza uomini per tutti e due i lavori.” rispose con voce monocorde il grosso energumeno. “Radish dice che gli servono altri dieci uomini per poter compiere tutto entro stanotte.”

La rabbia di Vegeta stava brontolando sempre più forte. Il moro comprese che presto sarebbe esplosa, e non sapeva se Napa ne sarebbe uscito indenne dalla sua furia.

“Radish è un maledetto idiota.” osservò, mentre ripassava un nodulo di peli particolarmente ostico. “Cosa si aspetta, che metta a libro paga tutta la feccia della città?!”

“Non sarebbe una cattiva idea...” mormorò Napa. “Ogni giorno in città arrivano frotte di cercatori. Questo posto sta crescendo a vista d'occhio, e non è pensabile di controllarlo con una ventina di uomini appena.”

Vegeta conficcò con rabbia la punta del coltello nel tavolo davanti a lui. Quando si girò, Napa vide che era livido.

“Mi pareva di essere stato chiaro con te, Napa.” osservò l'inglese. “Pensare è compito mio, non tuo. Tu limitati ad eseguire gli ordini! In quanto a quell'idiota... gli avrò detto un milione di volte di farsi prestare gli uomini dai Gemelli!”

“Sarebbe saggio?” domandò il calvo. “Non voglio sembrare... scortese, ma non mi piace l'idea di lavorare con quei due. Sono troppo furbi per i miei gusti.”

“Anche un morto è più furbo di te, Napa.” Vegeta prese a camminare a grandi passi per la stanza. “Il maschio è solo un idiota damerino che si crede chissà chi perché sa maneggiare decentemente una Derringer. In quanto alla femmina...” il suo volto si contorse come se avesse bevuto qualcosa di molto amaro. “E' solo una puttana furba. Spero vivamente di vederla stuprata da tutta la città un giorno, quella piccola, sudicia, avida puttanella!”

Sembrò ricordarsi solo in quell'istante della presenza del suo sottoposto.

“Non me ne frega un cazzo di quello che dice Radish. Vai dai Gemelli, fatti prestare dieci uomini, e concludete quel maledetto lavoro! Sono stato chiaro?!” dichiarò successivamente, la voce fredda di collera.

Napa deglutì, visibilmente a disagio nello stare in un ambiente chiuso con un Vegeta furibondo.

“Chiarissimo.”

“Bene!” l'inglese prese a scaldare nuovamente il coltello sopra la lampada ad olio. “Un ultima cosa, Napa.”

“Sì?” chiese quest'ultimo, già sull'uscio della porta.

“Dì a quel dannato cretino di Bardacksson che se non fa come dico io finisce in fondo al fiume!”

Napa si limitò ad annuire, uscendo silenziosamente dalla stanza. Lasciando Vegeta da solo in preda alla propria collera.

Maledetti straccioni! Pensò, mentre si appoggiava la lama incandescente sulla pelle. Arriverà il giorno in cui potrò vendicarmi.

Ed allora brucerò questo fetido covo di scarti umani!

L'idea gli piacque, facendolo sorridere malignamente, rendendolo assomigliante ad uno spietato demone degli abissi infernali.

 

 

CONTINUA

 

 

Dunque, eccomi qui con il mio terzo capitolo. Spero che vi possa piacere, anche se siamo ancora agli inizi della storia. Ho preferito narrare per intero le peripezie della famiglia di Vegeta, sperando di non essere noioso!

Un'ultima cosa: in questa storia vedrete molto spesso i personaggi descritti con barbe e capelli lunghi, in quanto nel Klondike i barbieri scarseggiavano. Gli stessi Goku e Crilin attualmente portano una bella barba mal fatta, da veri galeotti! Un piccolo tocco di realismo in più che spero non vi crei disturbo.

Bene, e con questo vi saluto!

 

Giambo

  
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