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Autore: Ghrian    09/08/2016    3 recensioni
Carlotta è una semplicissima ragazza italiana, una come tante: studia, esce con delle amiche incredibilmente più pazze di lei...
Ma nell'università che frequenta stanno organizzando un tirocinio all'estero con un'altro indirizzo, completamente opposto al suo.
Si ritroverà catapultata in un altro mondo, a contatto con una cultura e abitudini enormemente differenti dalle sue e dovrà adattarsi a tutti i costi.
Aggiungiamoci due amici sclerati, lei che non è da meno e l'entrata in campo di dodici ragazzi... l'esplosione è alle porte, io lancio l'avvertimento!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-CARL, svegliati! Abbiamo poco tempo!-

-Lo so, lo so!- risposi frettolosamente ad una Beatrice indemoniata, che mi strattonava da una parte all'altra del università tentando di direzionarmi sulla giusta via. Non vi dico il mal di mare che stavo provando.

Eravamo in un ritardo spaventoso, il tutto perché quei simpaticoni dei miei vicini mi avevano rubato del tempo prezioso sproloquiando su film e popcorn.

Inoltre Bea, aveva la sindrome da ti-aspetto-e-andiamo-insieme-in-aula-perché-da-sola-non-ci-so-arrivare, di conseguenza eravamo in ritardo entrambe. Un circolo vizioso tremendo.

-In che aula dobbiamo andare?- chiesi a Bea, tentando di tenere il suo passo.

Quando ci si mette, quella donna è in grado di vincere una maratona nel giro di cinque minuti. E non sto scherzando.

-La numero 5. Sì, la lezione sarà sul coreano.- mi urlò, girandosi per lanciarmi un'occhiata di rimprovero e facendo svolazzare i suoi capelli, raccolti in una coda disordinata.

-Ma io non ti ho chiesto su cos'era!- ribattei, rallentando un po'.

-Io leggo nel pensiero, dovresti saperlo ormai.- commentò, fermandosi di fronte alla porta dell'aula e aprendo la porta verde.

-No, tu sei psicopatica, è diverso.- la rimbeccai, alzandomi la massa di capelli che avevo per far circolare un po' d'aria anche la sotto.

Stavo letteralmente morendo.

Non sono propriamente un tipo sportivo, penso che si sia notato.

Entrammo nell'aula cercando di rimanere composte, ma si vedeva lontano un miglio che avevamo corso come delle disperate.

Ci sedemmo ai primi posti che trovammo liberi e dopo aver tirato fuori i libri, ci immergemmo nella grammatica coreana. Nulla di più orribile.



-Ragazzi, le due ore sono finite. Domani le lezioni salteranno ma giovedì, per chi fa parte del corso di Biologia, inizierà a prendere confidenza con i laboratori. Non preoccupatevi, una volta entrati non vorrete più uscirne!- trillò il nostro professore, cercando di stimolarci un po'.

Probabilmente non se n'era reso conto, ma la sua affermazione sembrava più una minaccia.

L'inferno dantesco applicato ad un laboratorio. Meraviglioso.

Dopo esserci guardati tutti negli occhi, spaventati dall'eventualità di essere divorati da un esperimento di laboratorio venuto male, ci alzammo dalle poltroncine e ci dirigemmo fuori dall'aula, cercando qualcosa per nutrire i nostri corpi affamati.

Sì, avevo fame e anche tanta.

Se Bea non mi avesse trascinato di fronte alle macchinette, probabilmente l'avrei addentata procurandole un bel tatuaggio della mia arcata dentale.

-Questa lezione non finiva più.- si lamentò lei, infilando i soldi nell'apertura e pigiando i tasti per prendere un pacco di grissini.

-Vero. Senza offesa, ma il coreano fa schifo.- replicai, prendendo lo stesso pacchetto e aprendolo come se fossi una barbona che non mangiava da mesi.

-La lingua farà anche schifo, ma i bellocci che hai come vicini non sono male.-

Alla sua affermazione, un pezzo di grissino mi si bloccò in gola -Cos'hai detto?- chiesi, cercando di non strozzarmi.

-Abbiamo ancora una serata all'insegna della pizza, ricordi?- mi fece il verso, con l'aria di chi la sa lunga.

-Bea, hai promesso. Niente furti di mutande, anche perché non ti conviene affatto.-

-Come?!?- ululò scioccata, spalancando gli occhi.

-Hai capito benissimo. Non farmi rimembrare cose che è meglio che rimangano nel dimenticatoio.- commentai, rabbrividendo da sola.

-Va bene, non voglio vederti a terra piangente. Una promessa è una promessa.-

-E anche la mia lo era. Che ne dici di domani sera?- esclamai, colpita da un'illuminazione.

-E sia! Party haaaard!- gridò, facendo girare nella nostra direzione molti universitari sconvolti.

Le tappai la bocca con una gomitata e la portai via, cercando un angolo di prato dove non vi fossero appollaiati delle coppiette o gruppi di ragazzi intenti a bere.

-Bea, sfrutta la tua vista da falco e cerca un posto libero.-

-Guarda che chiamo il WWF!- si indignò lei, mettendo il muso ma comunque guardandosi intorno.

-Trovato, là sotto l'albero.- dissi, indicando un posto all'ombra.

In realtà non faceva così caldo da sedersi fuori e nemmeno era una bella giornata, minacciava pioggia, ma avevo voglia di rimanere un po' all'aperto, rimanere chiusi in un aula senza finestre per due ore creava un'aria leggermente soffocante.

-Carl, ma non è il tuo amico quello seduto a pochi metri dall'albero?- mi chiese Bea, guardandolo curiosa.

-Mi sembra di si... -

-Invitiamolo!-

-No, Bea, non mi sembra il caso.- sussurrai, prendendole il braccio per fermarla.

-Mi devi dire qualcosa?- mi fissò lei, guardandomi attentamente.

-No. Ma non voglio altri problemi.-

-Cos'è successo?- mi chiese ancora, avvicinandosi sempre di più, tant'è che potevo addirittura specchiarmi nelle sue pupille.

-Sediamoci, così ti racconto.- sospirai rassegnata, convinta che se non avessi ceduto sarebbe andata avanti a farmi domande finché la mia intera esistenza non fosse terminata.

Devo aggiungere che se avessi continuato a fare la colf per quelle scimmie agitate, la fine sarebbe arrivata molto in fretta. Morta per puzza, oppure per schiacciamento.

Dovevo stare attenta, erano opzioni molto probabili.

Ci sedemmo sotto l'albero, con tutta la grazia di cui ero capace e iniziai a raccontarle di Chanyeol e dei ragazzi, cercando di non focalizzarmi troppo sui dettagli irrilevanti.

Non appena finì il mio monologo la risposta di Beatrice fu -Gli piaci, questo è certo. Anzi, probabilmente li dentro piaci quasi a tutti.-

Alzai gli occhi al cielo ripetutamente, guadagnandomi una bella borsata in faccia.

-Grazie, cercavi di risistemarmi la faccia?- chiesi, massaggiandomi la fronte.

-Per quello ci vorrebbe un chirurgo plastico.-

-Tu sai come far star bene le persone.-

-Sempre a tua disposizione.-

-Ti chiamerò se mai vorrò suicidarmi.- ribattei, guardando la sua faccia trasformarsi da furba a offesa.

-Cattiva!- abbaiò, cercando di colpirmi di nuovo con la borsa.

-Smettila Bea, non sono una scippatrice, non la voglio la tua borsa.- esclamai, proteggendomi dall'attacco violento della mia amica.

-Hai un cuore di pietra.- affermò con tono melodrammatico, fermandosi di colpo e portandosi una mano al cuore.

-Ci rosoliamo sopra la carne.- ironizzai, facendole ricordare i nostri trascorsi ai campi estivi.

Altro che le superate vacanze al mare ad abbronzarsi, meglio le gite in boschi sperduti a mangiare insetti.

La mia esatta idea di vacanza. Ovviamente.

-Dai, andiamo, ormai la pausa è finita.- ritornò semi- seria, raccogliendo le sue cose da terra.

Sospirai e di malavoglia, seguii il suo esempio, pronta per richiudermi in un'aula buia e triste.



Altre due ore dopo, mi sentivo uno straccio. Brutto, sporco e puzzolente.

-Non finiva più, o mi sbaglio?- esalò Bea, trascinandosi fuori dall'aula.

-Non sbagli affatto. Quel professore ama parlare delle lontre, chissà che droghe aveva assunto prima di farci lezione.- replicai, posizionandomi meglio la borsa sulle spalle e seguendo la massa di studenti fino al portone d'ingresso.

Sì, il nostro simpatico professore di coreano amava le lontre. Ad ogni occasione ci parlava di questi fantastici animali, a detta sua; di come si riproducevano, della stagione degli amori, della loro anatomia... Iniziavo a detestare le lontre.

-Mio Dio, davvero. Cosa avranno di così speciale lo sa solo lui.- fece lei, fermandosi a pochi metri dalla porta -Allora ci vediamo domani sera?- aggiunse, guardandomi speranzosa.

-Pizza per tutti!- gridai, felice finalmente di poter mangiare più di una singola fetta di pizza.

-Ovvio! Porto qualcosa?-

-Zuccheri. Voglio le meringhe. Porta le meringhe. Vestiti da meringa.- mormorai, sorridendo malvagia.

-Ho afferrato il concetto, non preoccuparti.- si allontanò, ponendo le mani davanti a se, probabilmente spaventata dalla mia faccia.

-Brava la mia piccola cicoria. Ora vado dalle anatre starnazzanti, ti faccio sapere l'orario.-

-Va bene, Spongebob.-

La salutai con la mano, partendo per tornare a casa. Il mio programma per il pomeriggio era posarmi elegantemente sul letto e ronfare pesantemente fino a sera.

Il giorno dopo sarei rimasta a casa, avevo delle pulizie da fare. Purtroppo.

Ma non potevo certo saltarle, quei dodici ragazzi avrebbero sguazzato in un porcile altrimenti.

Al solo pensiero rabbrividivo dall'orrore.

Camminai persa nei miei pensieri, come al solito. Amavo ascoltare della buona musica mentre facevo sport o semplicemente mi spostavo da un posto all'altro, ma quel giorno niente cuffiette e niente Ipod, avevo delle cose importanti a cui pensare.

Ad esempio quello che mi aveva detto Lar su James: non erano affari miei e sebbene Jenni mi avesse chiesto di non abbandonarla, cosa che non avevo assolutamente intenzione di fare, dovevano sbrigarsela da soli.

Avevo davvero paura che James stesse tradendo Jenni.

Pregavo che non fosse così, che fosse solo una mia impressione. Un'impressione sbagliata.

Non volevo che si rovinassero, erano una coppia meravigliosa e dopo tanti anni e molti progetti, non aveva senso mandare tutto all'aria.

Aprii la porta di casa con la solita combinazione e mi tolsi le scarpe, buttandole vicino alla porta. Prima o poi avrei dovuto metterle a posto, in fondo non era una scarpiera l'atrio, sebbene qui in Corea le cose fossero diverse.

Eliminai anche il mio giubbino di pelle, gettandolo sul divano e scalza mi appropinquai a raggiungere il tanto agognato letto.

Mi misi il pigiama e l'unica cosa che dissi prima di colpire il cuscino fu -Meringhe. Spero che se ne ricordi.-











NOTA: chiedo umilmente venia.
Non sono morta, mi sono presa solo una piccola pausa dalla scrittura... causa esami.
Ad ogni modo, non so ancora quando riuscirò a riprendere a scrivere, ma questa storia è prossima alla fine, per fortuna.

Beeeeeeene, spero vi piaccia e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!

   
 
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