Sono
imperdonabile, lo so…mi faccio schifo da sola -.-
Sono guarita da mercoledì, ma a causa della scuola non sono
riuscita a postare, quindi posto oggi…ma…sorpresa
delle sorprese! Domani non
riuscirò a postare!
Fortuna che questa settimana terminerà presto, io non ne
posso già
più :(
Finiti questi giorni però tornerò a postare come
sempre!! ^^
Ora mi sto cimentando nella Divina Commedia (verifica domani =(
-.-), ma mi prendo due secondi di pausa per postare e ringraziarvi!
Grazie alle 101 persone che hanno messo la storia tra i preferiti
e alle 13 per aver messo la storia tra le storie seguite (ancora mi
chiedo
l’utilità di questa cosa xD), chi ha solo letto e
ovviamente chi spreca 2
secondi per recensire…sabato vi risponderò come
sempre, lo prometto! :)
Buona lettura! Spero che vi piaccia il capitolo
Un bacione la vostra Giulls ^^
Il giorno seguente
ancora mi svegliai con 37.7 e due giorno dopo
ero guarita del tutto.
In quei giorni Robert mi stette sempre accanto rinunciando ai vari
impegni che aveva preso nonostante io non fossi d’accordo, in
quanto non volevo
che tutte quelle rinunce lo portassero a ricevere cattivi commenti da
parte
della stampa.
Venerdì mattina venne a prendermi presto per fare un giro
nel
centro di Londra come avevamo accordato, ma io come sempre mi svegliai
all’ultimo minuto e dopo aver indossato frettolosamente un
paio di jeans a
sigaretta chiari, una maglietta a mezza manica bianca e le All Star
bianche scesi
di corsa le scale e lo raggiunsi di sotto.
< Giulia ci sei o dobbiamo aspettare ancora per molto? >
domandò Robert appoggiato alla ringhiera della scala.
< Oh, ma che palle che sei! > risposi ridendo mentre gli
saltavo in braccio e lo baciavo dolcemente.
< Pronta miss? >
< Prontissima >
< Bene > disse uscendo di casa con ancora me in braccio.
Scesi da lui ridendo e chiudendo casa, dopodiché entrammo in
macchina e andammo a fare colazione nel bar dove facevano i muffin che
tanto
amavo.
< Facciamo come al solito? > domandò mentre
eravamo al
bancone.
< Sì > risposi sorridendogli < tre
muffin per favore…e
uno lo può dividere in due per favore? > chiesi al
Ci sedemmo per fare colazione e poi c’incamminammo a piedi
fino a
raggiungere i negozi.
< Ti scoccia entrare qui dentro un attimo? Mi si è
rotto l’iPod
e volevo prenderne uno nuovo… > domandò
indicandomi un negozio della Apple.
< Assolutamente no, entriamo >
Guardammo moltissimi modelli e infine Robert comprò un iPod
da
sedici giga nero.
< Ehm…entriamo anche qui? > domandò
indicando un altro
negozio di elettronica.
< Cosa devi comprare qui? > domandai curiosa.
< Un telecomando universale… >
< Ancora? Ne hai comprato un altro la settimana scorsa! >
esclamai sgranando gli occhi.
< Beh…diciamo che accidentalmente l’ho
lanciato per terra
credendo fosse la sveglia e l’ho rotto… >
< Accidentalmente, eh? > dissi sarcastica < va
bene,
entriamo! Io devo comprare delle nuove cuffie per l’iPod
> aggiunsi
innocentemente.
< Di nuovo? Non ne avevi comprato un paio due settimane fa?
> domandò ridendo.
< Lo sai benissimo che io ne distruggo un paio come schiocco le
dita! > risposi sbuffando.
Entrammo velocemente nel secondo negozio e comprammo quello che ci
serviva, ma non appena uscimmo venimmo circondate da un sacco di
ragazzine
urlanti che reclamavano l’attenzione di Robert.
< Vado a sedermi in quella panchina… > gli
dissi facendomi
largo tra la folla e Robert mi raggiunse dopo qualche minuto.
< Scusa… > disse guardandomi con occhi da
cucciolo.
< Non scusarti,
tu non
hai fatto niente > risposi guardandolo.
< E perché hai questo
sguardo arrabbiato? > domandò sedendosi accanto a me.
< Perché nell’uscire una
ragazza mi ha pestato i piedi e un’altra mi ha distrutto la
spalla >
< E? >
< E cosa? > domandai.
< Ti conosco, so che c’è
dell’altro… >
Sospirai rumorosamente.
< Mi scoccia che ogni
volta mi chiedano se sono tua sorella o la tua fidanzata >
risposi poggiando
la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.
< E tu che rispondi? >
domandò curioso.
< Dipende…quando sono
ispirata rispondo che sono la fata turchina > dissi accennando
un sorriso.
Robert scoppiò a ridere.
<
Forza continuiamo il nostro giro > disse alzandosi dalla
panchina e
offrendomi la mano.
<
Ok > risposi sorridendo e tentando di fregargli gli
occhiali, ma senza risultato.
< Piccola ladruncola > disse divertito baciandomi la
guancia
< ehm…Giulia? > mi chiamò poco dopo.
< Dimmi >
< Se ti porto in un negozio di intimo ti scandalizzi? >
domandò
guardandomi e sorridendo.
< Per me o per te? >
< Per te >
< Perché vuoi portarmi in un negozio di intimo?
> chiesi
guardandolo.
< Beh, un nuovo intimo serve sempre, specialmente per voi
donne… > rispose passandosi una mano tra i capelli.
< Stai insinuando che la mia biancheria sia orribile per caso?
> chiesi fingendomi scandalizzata.
< No sciocca! Voglio farti un regalo e pensavo che un intimo
potesse andar bene…>
< Non ti credo, ma…andiamo! >
< Ed io che credevo che non ti piacesse ricevere regali da
me…
>
< Io non ho mai detto questo! Ho semplicemente detto che non
devi spendere soldi per me, non che non mi piaccia ricevere regali da
te >
risposi facendogli la linguaccia.
Camminammo per qualche metro e poi Robert si fermò davanti a
Tezenis.
< Tezenis? > domandai guardandolo.
< Zitta ed entra! > rispose facendomi entrare con la
forza.
Una volta dentro iniziammo a guardare insieme vari completi intimi.
< Cosa cerchi di preciso? > mi chiese Robert.
< Un qualcosa di semplice e a tinta unita > risposi
continuando a guardare i vari completi che mi aveva mostrato la
commessa.
< Quello è carino > disse Robert indicando un
completo color
panna.
< Ti piace davvero? > chiesi guardandolo.
< Sì, ma anche quello rosso è bello.
Cioè, per me quei colori
ti starebbero bene > rispose sorridendo.
< Che budget hai? >
< Nessun budget, compra quello che ti pare >
< Ok, grazie Rob e…oh mio dio, è
carinissimo questo! >
esclamai.
< Quale? >
< Questo qui verde > risposi indicandogli il completo.
< Signorina, se vuole ho anche questo modello che è
molto
carino, anche se non è a tinta unita > disse la
commessa mostrandomi un
completo bianco con il pizzo rosso come le bretelle e delle ciliegie
disegnate.
< È bellissimo! > esclamai sorridendo.
< Bene, oltre al completo panna, rosso e verde prendiamo anche
questo qui > disse Robert sorridendo alla commessa.
< Ma certo > rispose lei sorridendoci < volete
altro o
siete a posto così? > ci chiese.
< Siamo a posto, grazie > rispose Robert tirando fuori il
portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni.
< Rob, sei matto? Sono quattro completi, spenderai tantissimo!
>
< Zitta e lasciami pagare > rispose Robert facendomi
l’occhiolino.
< Grazie mille e arrivederci! > ci salutò la
commessa.
< Arrivederci > rispondemmo Robert ed io e uscimmo dal
negozio.
< Ecco a te
> disse
Robert porgendomi la sportina.
< Pazzo > risposi guardandolo e baciandogli la guancia
<
grazie > aggiunsi sorridendo.
< È stato un piacere > rispose prendendomi per
mano.
< Adoro il completo con le ciliegie… > mi
confessò pochi
minuti dopo.
< Davvero? >
< Sì >
< E come mai? >
< Mi ricorda te… >
< Perché sono una ciliegia? > domandai
divertita.
< No sciocca! Perché…non saprei come
spiegartelo… >
< È una trama che solitamente hanno i bambini?
> domandai
sparando la prima cosa che mi passava per la mente.
< Sì, pressappoco… >
< Quindi secondo te sarei una bambina? > domandai con un
mezzo sorriso.
< Beh…non è che sia una bambina, ma per
quanto riguarda l’età
tra noi due…forse sì… >
< E credi che una bambina possa fare questo? > domandai
bloccandomi di colpo per far sì che si voltasse e lo baciai
appassionatamente,
fregandomene di essere in una delle vie più frequentate
della città e che molta
gente ci stesse guardando e forse anche fotografando: ogni singola cosa
quando
stavo con Robert perdeva importanza per me.
< Ritiro quello che ho detto > sussurrò tra le
mie labbra e
ridendo rincominciammo a camminare < hey, entriamo qui
dentro… > disse
indicandomi un Disney Store.
< Non sei un po’ cresciuto per comprarti dei
giocattoli? >
domandai prendendolo in giro.
< Ahahah molto spiritosa! La figlia di un amico dopodomani
compie
nove anni e lui mi ha chiesto di passare a mangiare una fetta di torta,
quindi
devo comprare un regalo per la bambina >
< Come si chiama? >
< Gabriella. Vieni con me? > domandò
guardandomi
supplichevole.
< Volentieri >
Entrammo nel negozio con l’intento di cercare il regalo per
Gabriella,
ma era più il tempo che passavamo a fare i cretini e a
spintonarci che quello
per cercare il regalo e infatti Robert con la sua ultima spinta mi fece
andare
addosso ad una ragazzina che cadde per terra.
< Oddio! Scusami, mi dispiace da morire! Ti sei fatta male?
> domandai preoccupata avvicinandomi e offrendole una mano per
alzarsi: era
una ragazza non alta all’incirca un metro e sessantatre, con
i capelli lunghi
color mogano e aveva gli occhi marrone scuro; mi ricordava tantissimo
una
persona, ma non riuscivo a ricordare chi fosse in quel momento.
Robert le raccolse il suo cestino con i giochi e glielo porse
imbarazzato.
< Scusami, è stata colpa mia > disse Robert
sorridendole
mentre si toglieva gli occhiali da sole.
Lei dapprima ci guardò stralunata sgranò gli
occhi.
< Oh mio dio… > sussurrò mettendosi
una mano davanti alla
bocca.
Robert credendo che quell’esclamazione fosse rivolta a lui,
esattamente come lo credevo anche io, si mise davanti a me per farle un
autografo, ma la ragazza lo scansò e mi abbracciò
forte.
< Ehm… > dissi guardando Robert preoccupata.
La ragazza si staccò da me e mi guardò accigliata.
< Ma certo, prima mi butti per terra e poi quando ti abbraccio
non mi ricambi neanche? Brava mamy, complimenti! > disse lei
guardandomi
seria e tirandomi un pugno leggero sul braccio.
Non appena mi sentii chiamare “mamy”
e sentii per bene la
sua voce sgranai gli occhi.
< Alessia? >
< Oh, finalmente l’hai capito! >
esclamò ridendo.
< Oddio piccola! > urlai abbracciandola forte.
Alessia era una ragazza che avevo conosciuto l’estate prima
su un
sito di scrittura: lei era di Padova e quindi parlavamo sempre tramite
msn
oppure ci telefonavamo. Era più piccola di me di un anno e
mi chiamava “mamy”,
mentre io la chiamavo “piccola”.
< Ma…cosa ci fai qui? > domandai meravigliata
staccandomi da
lei.
< Sono venuta a prendere un regalo per i figli della famiglia
dove sto… > rispose sorridendomi.
< No, intendo qui a Londra… >
< Sono venuta a fare una vacanza studio… >
< E sei ospitata da una famiglia? >
< Esattamente >
< Ma…da quanto sei qui? > domandai sempre
più stralunata.
< Da lunedì e riparto per Padova l’ultima
settimana di agosto.
Tu invece che ci fai qui? >
< Beh io sono qui dall’inizio
dell’estate… >
< Sì, questo lo so. Intendo cosa fai qui in questo
negozio di
giocattoli >
< Sono venuta per prendere un regalo per la figlia
dell’amico
del mio moroso > dissi indicando Robert, che era ancora accanto
a noi ma che
non capiva niente di quello che stavamo dicendo.
< Stai scherzando? Tu stai con Robert Pattinson? >
urlò
sbarrando nuovamente gli occhi.
< Shhh! >
< Ops, scusa…stai veramente con Robert? Oddio, non ci
credo! Ma
come l’hai conosciuto? > domandò a bassa
voce guardandolo con occhi
sgranati.
< È il migliore amico di mio fratello >
< Oh…wow…ehm…ciao Robert, sono
Alessia > disse sorridendogli
imbarazzata.
< Ciao Alessia, piacere > rispose lui sorridendole ed io
scoppiai a ridere.
< Perché ridi? > chiese Alessia.
< Perché sei rossa come un peperone > dissi
prendendola in
giro < ti va di pranzare con noi? > le chiesi.
< Beh…sì, perché no? Mi farebbe
molto piacere. Ma non vi
disturbo? >
< No, tranquilla! > risposi sorridendole < giusto
Rob?
>
< Come? >
< Ti dispiace se Alessia ci raggiunge per pranzo? >
< Assolutamente no, vieni tranquilla Alessia >
< Oh beh, grazie. Allora adesso torno a casa, mi cambio e poi
ci vediamo al… >
< Four Seasons, un ristorante vicino al Tamigi. Ci troviamo a
mezzogiorno e mezza ok? >
< Benissimo! Ciao mamy, a dopo! > disse baciandomi una
guancia < a dopo Robert, è stato un piacere >
disse porgendo la mano al mio ragazzo.
< Il piacere è stato mio, a dopo >
Non appena rimanemmo soli mi voltai per guardarlo.
< Sono una rompiballe, lo so >
< Perché? >
< Dovevamo pranzare insieme, ma alla fine ho chiesto ad Alessia
di aggregarsi a noi >
< Sono contento invece >
< Sul serio? >
< Sì. E poi con Martina mi sono trovato bene, magari
accadrà la
stessa cosa con lei >
< Grazie > dissi in Italiano.
< È? >
< Ti ho appena ringraziato in italiano >
< Oh, beh…figurati >
< Si dice: prego >
< Praigo >
< Mmm…quasi! > risposi scoppiando a ridere.
< Ho sbagliato? >
< Sì, ma non preoccuparti: stasera
t’insegnerò L’ABC
dell’italiano
>
< Promesso? >
< Promesso! > risposi dandogli il mignolo.
Robert ed io continuammo il nostro giro in cerca del regalo per
Gabriella e alla fine le comprammo il karaoke di High School Musical.
Una volta fuori dal Disney Store tornammo in dietro per andare a
prepararci per il pranzo, ma una volta in macchina il telefono di
Robert
squillò.
< Amore scusami tanto ma oggi devo darti buca per il
pranzo…
> disse dispiaciuto dopo aver terminato la chiamata.
< È tutto ok? >
< Rupert si è lasciato con Beatrice e Tom mi ha
appena chiesto
di andare con gli altri da lui >
< Oddio come si è lasciato con Beatrice? >
domandai
meravigliata: Rupert e Beatrice stavano insieme da un mese e sembravano
innamorati pazzi l’uno dell’altra.
< L’ha lasciato lei…davvero non ti scoccia
se non vengo con te
e la tua amica a pranzo? >
< Non è un problema, davvero. Vai da Rupert e cerca
di tirargli
su il morale >
< Grazie piccola, sei un angelo > disse baciandomi la
guancia.
A mezzogiorno e mezza Robert mi accompagnò davanti al
ristorante e
poi andò a casa di Rupert.
Entrai dentro il ristorante e mi sedetti per aspettare Alessia,
che arrivò dieci minuti dopo.
< Mamy, scusami ma c’era un traffico pazzesco,
l’autobus aveva
fatto tardi e per di più ho dovuto litigare con la famiglia
che mi ospitava… >
< Non preoccuparti piccola, ora siediti e raccontami tutto
>
risposi sorridendole.
< Ops! Giusto > rispose ridendo e sedendosi.
Iniziò a parlare, ma poi si bloccò non appena il
cameriere venne a
prendere le nostre ordinazioni: io ordinai un piatto di spiedini misti
mentre
Alessia prese un risotto ai frutti di mare.
< Non ti trovi bene con la famiglia dove stai adesso quindi?
>
< No, per niente! Sai, prima dovevo andare in un’altra
famiglia, ma poi questi non hanno più potuto ospitarmi
perché hanno avuto un
lutto in famiglia e l’unica famiglia disponibile, se volevo
ancora fare questo
viaggio d’istruzione, erano gli Smith… >
rispose sospirando.
< Ma perché ti trovi male con loro? >
< Perché mi criticano per ogni minima cosa! Mi
criticano per
come mi vesto e per come mi comporto. Ogni singolo giorno la signora
Smith mi
dice che se continuo a vestirmi così tutti mi scambieranno
per una poco di
buono > disse indicando come era vestita: indossava un paio di
pinocchietto
bianchi e attillati e una canotta azzurra con un piccolo scollo a V
< per
non parlare dei figli poi! Sono due: Jacopo, il maggiore, ha la mia
età ma è
come se avesse cinque anni, mentre l’altro, Mike, ne ha nove
ma con un cervello
di quattro anni >
< E non puoi cambiare? >
< No. Come ti ho detto prima non ci sono più famiglie
disponibili >
< Ah, giusto… >
< E poi non sai la parte migliore! Quando esco se alle sette di
sera non sono a casa mi spediscono a letto senza cena. E poi dopo cena
devo
stare con loro… > rispose sbuffando rumorosamente
< credevo che questa
potesse essere la vacanza estiva più bella, dal momento che
per la prima volta
i miei genitori avevano accettato di farmi fare una vacanza studio, ma
fin’ora
si è rivelata un inferno totale >
< Dai, vedrai che troverai una soluzione… >
< E come? >
< Questo non lo so, ma prometto che ti darò una mano.
Oggi
pomeriggio che programmi hai? >
< Sono al college per un corso pomeridiano e domani mattina
pure. Magari ci vediamo domani pomeriggio >
< Sì, certo! > risposi sorridendole.
< Hey, come mai non è venuto Robert? >
domandò
improvvisamente.
< È andato a consolare un amico… >
< Delusione d’amore? >
< Già > risposi < perché
ridi? > domandai guardandola.
< Scusa mamy ma stavo pensando a quando ci siamo incontrate
prima: lui si era avvicinato credendo che avessi sgranato gli occhi per
lui,
invece era per te. Hai visto la faccia che ha fatto? >
< Sì, ho visto > risposi unendomi alla sua
risata.
< Spero di non avergli fatto scendere la sua autostima sotto le
scarpe! > esclamò.
< Figurati, ci vuole ben altro per quello… >
risposi
sorridendo.
Ridemmo per altri cinque minuti, poi mi chiese di raccontarle
meglio di me e Robert e così le raccontai la nostra storia
per filo e per segno:
Era davvero interessata e quando le dissi che avevo addirittura fatto
amicizia
con Taylor Lautner iniziò a ridere.
< Prima o poi finirai per adorare Jacob Black, ci scommetto!
>
< Prima dovrà nevicare all’inferno!
> risposi facendole la
linguaccia e poi continuai a raccontarle di me e Robert.
< Wow…è tutto così romantico
> disse Alessia con occhi
sognanti.
< Sì, ma non è stato tutto rose e
fiori… >
< Già, ma come vedi il vostro amore è
sopravvissuto > obiettò
sorridendomi.
Restammo a
chiacchierare fino alle due e mezza e poi Alessia scappò per
andare a lezione,
così chiamai Robert e lo aspettai davanti al ristorante.
< Vieni un
po’ da me? > domandò non appena salii in
macchina.
< Volentieri
> risposi sorridendo.
< Ok, grazie
>
< Come sta
Rupert? >
< Male… >
rispose Robert dispiaciuto ed io senza più parlare poggiai
la testa sulla sua
spalla.
Arrivammo a casa
sua in breve tempo e non appena Robert parcheggiò la
macchina e vi scendemmo
per entrare in casa, un ragazzo sulla trentina ci si
avvicinò con un taccuino
in mano.
< Robert!
>
< Sì? >
domandò lui voltandosi verso lo sconosciuto.
< Sono quasi
quaranta minuti che aspetto, credevo ti fossi dimenticato veramente di
me! >
esclamò il ragazzo ridendo.
< Beh… >
< Sono Roger
Brown, il giornalista di Vanity Fair. Avevamo un appuntamento qualche
giorno
fa, ma poi abbiamo posticipato ad oggi >
< O mio dio,
scusa me ne ero completamente dimenticato! Ma certo, entra…
> disse Robert
mortificato facendo entrare il giornalista in casa.
< Grazie >
rispose sorridendo < tu sei chi credo che tu sia? >
domandò il
giornalista rivolto a me.
< Ehm… >
dissi guardando Robert preoccupata.
< Sì, è la
mia ragazza > rispose Robert prendendomi per mano.
< Molto
piacere signorina > disse il giornalista sorridendomi
calorosamente e
stringendomi la mano.
< Mi chiami
Giulia > risposi sorridendogli.
< Assisti
anche tu all’intervista? >
< No, non
voglio disturbare >
< Guarda che
non ci sono problemi, davvero > rispose il giornalista
sorridendomi.
< Grazie, ma…
>
< Prometto di
non farti domande e di non farne a Robert sulla vostra relazione
> disse
interrompendomi.
< Ok, grazie
> risposi sorridendo.
Entrammo tutti
in casa e andammo a sederci in sala: Robert e Roger si sedettero su due
poltrone, mentre io mi sedetti sul divanetto accanto e
l’intervista cominciò.
< Come ti ha cambiato il
fatto di essere passato da normale
teenager a vero rubacuori? > domandò
Roger pronto a scrivere ogni sua
risposta.
< Mmm…spero che
la cosa non mi abbia cambiato affatto. Io mi sento lo
stesso di prima. Ma immagino che questa cosa dovrebbero dirla i miei
amici.
Comunque, io non mi sento per nulla diverso > rispose Robert
alzando le
spalle.
< Ok,
questo è bello. E come fai a mantenerti una persona
semplice e concreta nonostante il tuo successo? >
< Immagino che il motivo sia
che sono un tipo davvero
ipercritico. Voglio dire…sono uno che ha molte ambizioni e
questa è una cosa
che non avevo realizzato quando ero più giovane, ma adesso
sì. Perciò ogni cosa
che mi succede non è mai paragonabile alla mia ambizione e
questo mi tiene coi
piedi per terra >
< I tuoi
genitori come lo vedono questo tuo essere famoso? >
< Non è cambiato niente tra di noi, anche
perché ho imparato
molto da Lizzy. Pensa che mia mamma continua a dirmi che sono
un’idiota! > esclamò
Robert ridendo a sia Roger che io lo seguimmo a ruota.
< Quindi
presumo che non ti interessi essere il nuovo “ragazzo
copertina”… >
aggiunse Roger.
< No, non
m’importa. Il mio personaggio è così
buono che merita di essere ammirato. Dal
momento in cui ho firmato il contratto sapevo in cosa mi stavo
cacciando.
Edward è un vampiro, non è un supereroe come
Superman. È un vampiro innamorato
che vorrebbe essere normale… >
< A proposito
di Edward Cullen…c'è qualcosa in Twilight che ti
ricorda la tua vita reale e i
tempi della scuola superiore per il modo in cui questi due ragazzi sono
attratti l'uno dall'altra e per l'energia del loro rapporto? >
< Sì, anche se io ero molto sfortunato con le
ragazze. Quelle che mi
piacevano mi odiavano e quelle a cui piacevo non erano il mio
tipo… >
rispose Robert ridendo.
< Credi che
l'amore possa essere ossessivo? >
< Sì, ma solo da un punto di vista femminile. Non
credo che gli uomini siano
così. E comunque non sono molti gli uomini che hanno letto
la saga di Stephenie
Meyer >
< Hai
ragione, volevo appunto chiedertelo: credi che questa storia sia stata
create
apposta per le ragazze? >
< Sì, è
strano e divertente. Dopo aver letto i libri continuavo a chiedermi
perché le
donne si comportino a questo modo, soprattutto le più
giovani. Diventano pazze
quando si tratta di ragazzi. A me piacciono le donne normali che non
fanno
finta di essere qualcosa che non sono >
< Io a che
categoria appartengo? > domandai interrompendo
l’intervista.
< Tu? Beh…tu
sei possessiva al massimo! > rispose ridendo.
Sgranai gli
occhi e presi il cuscino che avevo accanto lanciandoglielo e lo colpii
in pieno
viso.
< Credo che
tu debba stare attendo a quello che dici > disse Roger
sghignazzando.
< Sì, lo
credo anche io > rispose Robert prendendo il cuscino e
rilanciandomelo.
< Ok,
riprendiamo. Credi di avere qualcosa in comune con Edward? >
< Sinceramente non molto, ma se ci
penso…ecco…sì, credo di essere
riflessivo
come lui e di considerare importante la sfera sentimentale. Se
m’innamoro lo
faccio con tutto me stesso, le mezze misure non mi piacciono e
soprattutto non
cerco di fingere. Anche Edward è così >
rispose Robert e istintivamente mi
venne da sorridere, commossa da quelle parole appena dette.
< Qual è il
tuo peggior difetto? >
< Dico la prima cosa che mi capita in mente per nervosismo.
Durante le
interviste me la faccio letteralmente sotto. Non voglio che ci siano
silenzi,
perché inizierei a piangere… > ammise
Robert passandosi una mano tra i
capelli e facendo sghignazzare Roger.
< Sei un tipo
mondano? >
< No,
assolutamente! Mi piace starmene a casa a guardare la televisione e a
mangiare
schifezze. Ultimamente però vado spesso in un bar dove
lavora il mio migliore
amico e mi capita di cantare al karaoke, anche se preferisco sentire
lei
cantare > rispose indicandomi.
< Sei brava a
cantare? > chiese Roger guardandomi.
< Me la cavo
> risposi sorridendo.
< Non
crederle, ha una voce fantastica >
< Certo che
ce l’hai in pugno eh? È proprio cotto >
disse Roger ridendo < è vero che
tieni un diario? >
< Ho scritto
un diario dai quindici ai venti anni. Era una specie di rifugio, un
angolo
tutto mio in cui annotavo quello che provavo e ciò che
vivevo a quell’età >
< L’ultima
cosa importante che hai scritto? >
< Nel diario?
>
< No, in
generale >
< La lista
della spesa? > disse Robert ridendo < no, scherzo.
È stata una dedica per
una persona >
< Per “persona”
intendi… >
< Finirà sul
giornale questa confessione? > chiese Robert.
< No >
< Sì, era per
Giulia > rispose Robert guardandomi e Roger fece lo stesso.
< Le hai mai
scritto una lettera d’amore? >
< Beh…lettera
lettera no, però ogni tanto le lascio dei bigliettini e la
dedica che le ho
fatto era per i nostri due mesi… > disse Robert con
naturalezza.
< Non sembri
un ragazzo che festeggia i vari mesiversari… >
< Prima di
conoscere lei infatti non lo ero! > rispose ridendo.
< Ti ha
obbligato a festeggiarli? >
< No,
assolutamente >
< Tornando
all’intervista e al tuo ruolo in Twilight…hai
fatto un provino per avere la
parte di Edward? >
< Non saprei…cioè avevo visto il film Into
The Wild e avevo visto Kristen e
questa è stata la cosa principale per me. Non pensavo che
avrei avuto davvero
la parte, non ne avevo proprio idea. Da un lato pensavo che fosse stato
stupido
anche solo andare al provino. Ma non so, mi piaceva il modo in cui
avevano
organizzato l'audizione: a casa della regista e con l’attrice
presente. Sapevo
che Kristen era brava, perciò ho fatto il provino e mi
è piaciuta com’è andata
la cosa. Mi ha fatto cambiare idea su tutta la faccenda >
< Perciò sostanzialmente è stata Kristen
Stewart la ragione principale per
cui hai voluto farlo? > domandò un po’
confuso.
< Sì, direi di sì. Ripensandoci bene, solo
ora mi rendo conto di essere
entrato nella stanza di Catherine senza sapere cosa fare. Penso che
avessi
semplicemente intenzione di andare lì e mettermi in posa. Il
fatto è che la
cosa più importante che avevo in testa riguardo al
personaggio era il modo in
cui appariva: era come se il copione dicesse “È
bellissimo, è bellissimo”.
Perciò ho pensato di andare lì dentro e cercare
di sembrare più carino che
potevo. Questa era la mia unica idea quando sono entrato per fare il
provino, ma
poi ho cambiato idea riguardo a tutta la faccenda >
< È una brava
baciatrice Kristen? > domandò Roger sorridendo.
< Mmm… >
disse Robert mentre guardava fisso un punto del muro e io intanto
morivo per
l’attesa < sì > rispose Robert
ridendo.
< Tra Giulia
e Kristen chi bacia meglio? >
< No, questa
risposta non voglio saperla! > esclamai scattando in piedi.
< Dove vai?
> domandò Robert.
< In cucina
> risposi allontanandomi il più velocemente possibile.
Una volta
arrivata lì mangiai una banana e poi preparai un
caffè da portare a Robert e a
Roger.
< Ragazzi, vi
ho preparato un caffè > dissi tornando in sala cinque
minuti dopo.
< Grazie, sei
veramente gentile! > esclamò Roger sorridendomi.
< Non c’è di
che > risposi porgendo le tazzine ai due ragazzi.
< Bene
ragazzi, io vi saluto e vi ringrazio per avermi dedicato un
po’ di tempo.
Robert, è stato un piacere > disse Roger porgendo a
Robert la mano.
< È stato un
piacere anche per me > rispose Robert sorridendo.
< Giulia, è
stato un vero piacere conoscere anche te. Grazie mille per il
caffè. Sai, al
contrario di quello che dice Fragola Nera tu sei molto gentile e si
vede che
sei una ragazza con la testa apposto > disse Roger.
< Grazie >
risposi sorridendo calorosamente.
Lo accompagnammo
alla porta e poi ce la chiudemmo alle spalle.
< È stato
bello assistere, grazie >
< Figurati
piccola > rispose sorridendomi e prendendomi per i passanti dei
jeans facendomi
avvicinare a lui.
< Che fai?
>
< Voglio solo
provare una cosa > rispose ad un centimetro dalle mie labbra e
baciandomi dapprima
dolcemente, poi approfondendo sempre di più < avevo
ragione… >
< Per cosa?
> domandai confusa.
< Baci meglio
tu > rispose sorridendo.
Gli sorrisi
apertamente e gli saltai in braccio, dopodiché Robert mi
portò in sala dove mi
fece stendere sul divano e si mise sopra di me continuando a baciarmi
con lo
stesso trasporto di prima.