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Autore: Shainareth    09/08/2016    6 recensioni
Semplice raccolta di flashfic e one-shot, senza pretese e di genere vario, incentrate soprattutto sui personaggi di B.B./Beast Boy e Corvina/Raven. Diversi cenni (e non solo) anche alla RobStar. Rating in aggiornamento.
01. Fuochi d'artificio
02. San Valentino 01
03. Pioggia
04. Tepore
05. Mostro
06. Complici
07. Pubertà
08. Incubi
09. Beghe amorose
10. San Valentino 02
11. Cambiamenti
12. Bluff
13. Body Killer
14. Prime volte
15. Waffles and Song
16. Rassicurazioni
17. Amore a prima vista
18. Verde
19. Obbligo o verità?
20. Romeo e Giulietta
21. Diritti
22. Vischio
23. Sogni
24. Predizione
25. Sbronza
26. Equivoci
27. Curriculum
28. Bacio
29. Silenzi
30. Magia
31. Gusti
32. Amuleto
33. Soli
34. Coniugi
35. Puppy eyes
36. Empatia
37. Orgoglio
38. San Valentino 03
39. Serie TV
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SILENZI




Fare i conti con la propria coscienza è senza dubbio una delle cose più difficili da mandar giù. Era questo che di tanto in tanto era costretta a ripetersi Raven. Come in quel momento.
   Se ne stava sdraiata sul letto, al buio, ad ascoltare ciò che il suo vicino di camera non si curava di raccontare a bassa voce al proprio migliore amico. A quanto pareva, mentre cenavano al fast-food, Beast Boy aveva conosciuto per caso una ragazzina molto graziosa che, strano a dirsi, aveva riso ad una sua battuta snocciolata lì, senza l’intento di far colpo. Era stato questo ad incoraggiare il giovane a buttarsi, iniziando a chiacchierare a vanvera come suo solito e a farla ridere di nuovo – questa volta di proposito. Alla fine, le aveva chiesto di vedersi ancora e lei aveva accettato, e dal modo in cui stava facendo il resoconto dell’intera faccenda, Beast Boy ne sembrava entusiasta – Raven poteva avvertirlo anche attraverso la parete che li separava.
   «Come hai detto che si chiama?» gli stava chiedendo Cyborg, contento per l’amico.
   «Angela.»
   Angela, ripeté fra sé la maga, con disperata ironia. Si chiama come mia madre.
   Si volse sul fianco, un braccio piegato sotto al capo a mo’ di cuscino, le dita che giocherellavano con un filo scucito della vecchia trapunta. Era consapevole di non essere costretta ad ascoltare quella conversazione, e probabilmente neanche voleva farlo, poiché sapeva che ci sarebbe stata soltanto male. Eppure si impose di rimanere ferma lì, con le orecchie ben tese: se voleva continuare a recitare la sua parte, aveva il dovere morale di essere sempre un passo avanti rispetto a quello che Beast Boy le avrebbe fatto sapere di propria spontanea volontà.
   Chiuse gli occhi, cercando di controllare il respiro e di ignorare, invece, il furioso battito del suo cuore. Stava per infrangersi di nuovo? Beh, anche se così fosse stato, avrebbe avuto ben poca importanza se paragonato a ciò che sarebbe potuto accadere se fosse stata sincera fino al midollo.
   «Mi ha chiesto di andare a prenderla all’uscita di scuola, domani.»
   Tornò a spalancare le orbite, avvertendo di colpo una nota stonata in quella storia.
   Anche Cyborg dovette intuirlo, perché subito disse: «Non mi sembra una buona idea.»
   «Perché no?»
   «Non sei uno che passa inosservato, sai?»
   «E quindi?»
   E quindi è palese che questa ragazzina voglia solo divertirsi un po’, pensò furiosamente la maga, alzandosi a sedere sul letto. Per quale dannata ragione Beast Boy non riusciva mai a rendersi conto di quanto potessero essere false le persone? Le donne a cui si interessava, soprattutto. Non spettava a lei, comunque, farglielo notare; sperò che fosse Cyborg, più avveduto, a dargli il consiglio giusto.
   «Non hai pensato che potrebbe averti chiesto una cosa del genere soltanto per rendersi importante agli occhi degli altri?»
   Per l’appunto. Beast Boy avrebbe compreso, finalmente?
   «Beh… magari è solo una tipa che non si nasconde e alla quale piace fare tutto alla luce del giorno.»
   Il mio esatto opposto, commentò amaramente Raven, avvertendo un nuovo colpo al cuore. Fu quello che la indusse a muoversi, scivolando giù dal materasso e guadagnando la porta della camera. Nessuno la obbligava a rimanere ancora lì ad ascoltare, visto che ormai era venuta a conoscenza di tutto ciò che le interessava sapere.
   «Sì, ma nel tuo caso… nel nostro caso», si stava correggendo intanto Cyborg, la cui voce sembrava farsi sempre più vicina, «questo tipo di cose sarebbe sconsigliato. Siamo personaggi pubblici.»
   Raven aprì la porta proprio quando si spalancò anche quella della stanza accanto e il ritrovarsi davanti i due giovani la impietrì sul posto. Presa com’era dai propri sentimenti, non ebbe abbastanza sangue freddo da ricorrere al teletrasporto, per cui rimase zitta e ferma sulla soglia, in balia degli sguardi stupiti dei suoi compagni.
   «Oh!» esclamò di colpo Beast Boy, facendola sobbalzare. Aveva gli occhi allegri, proprio come il sorriso che gli illuminava il volto. Doveva piacergli davvero tanto, quella ragazzina, per renderlo così felice. «Rae, voglio anche la tua opinione!» Cyborg gli diede un calcetto sul malleolo, facendogli sfuggire un lamento smorzato dalle labbra. «Che?» domandò lui, accigliato.
   «Non credo sia una buona idea…»
   «Perché no? Raven è una ragazza, ed è la mia migliore amica.»
   Cyborg la vide serrare le labbra con forza, senza tuttavia emettere fiato. «Lascia perdere», consigliò ancora al mutaforma. Lei gliene fu grata, ma sapeva che sarebbe stato inutile, perché Beast Boy non avrebbe capito fino a che non ci avrebbe sbattuto il muso.
   «Qual è il problema?» si arrese a chiedere, ingollando l’amarezza insieme a tutto il resto. Come ogni santa volta.
   Beast Boy non si lasciò pregare e subito spiegò a modo suo. «C’è questa ragazza, Angela, che mi ha chiesto di andare a prenderla domani all’uscita di scuola.»
   «Per farsi bella con le amiche?» non si trattenne dal commentare acidamente la maga. Poteva anche fingere che non gliene importasse nulla, ma non sarebbe rimasta lì a guardare che gli spezzassero di nuovo il cuore.
   «Cos…? No!» protestò lui. «Che ne sai qual è il suo vero intento?»
   «Invece tu lo sai, qual è?» lo provocò ancora Raven, intrecciando le braccia al petto e appoggiando il peso del corpo contro lo stipite della porta rimasta aperta.
   Lo vide corrucciare le sopracciglia verdi. «Beh… ha accettato di uscire con me e…»
   «Ti ha solo chiesto di farti vedere con lei in pubblico», lo corresse la ragazza. «Non mi sembra molto furbo. Anzi, lo è, ma solo da parte sua.» E notando la sua confusione, aggiunse: «Se gli interessassi sul serio, o se desiderasse anche solo conoscerti davvero, ti avrebbe chiesto di vedervi in un posto più isolato, lontano da sguardi indiscreti.»
   Beast Boy parve pensarci un attimo su, ma poi disse: «Perché dovremmo nasconderci?»
   «Per non essere sotto i riflettori?» gli fece notare lei, continuando ad usare un tono volutamente poco gentile. «Nulla le vieta di vederti domani, sotto gli occhi di tutti e in balia di smartphone collegati ai social network più disparati, per scaricarti il giorno dopo senza una scusa plausibile.»
   «Beh… magari non ha pensato alle conseguenze della cosa…» balbettò il ragazzo, cominciando forse a capire quello che i suoi amici stavano cercando di dirgli.
   «O magari lo ha fatto e spera di diventare quella con cui è uscito Beast Boy», sottolineò senza pietà Raven. Dopotutto, come migliore amica lei non aveva nulla da perdere, mentre lui rischiava di andare incontro all’ennesima delusione. Tanto valeva essere rudemente schietta e tentare di salvare il salvabile.
   Il mutaforma serrò le mascelle, abbassando lo sguardo rabbioso sui propri piedi. «Sai invece cosa penso?» cominciò dopo qualche attimo. «Che come al solito ti diverti a smontarmi come ogni volta che c’è qualcosa che mi fa star bene.»
   Fu un colpo basso che Raven si era aspettata, eppure questo non le impedì di avvertirne tutte le conseguenze. Le sue difese iniziarono a crollare, ma cercò di mantenere i nervi saldi. «Non è vero», chiarì subito, interrompendo quello che aveva l’aria di essere un discorso più lungo. Le labbra ancora aperte per parlare, Beast Boy tornò ad alzare lo sguardo su di lei, fissandola con aria diffidente. «Può anche darsi che tu abbia ragione», si costrinse a dire la maga, ingoiando di nuovo il grosso nodo di sentimenti che le si era formato in gola, impedendole persino di respirare. «Ma dal momento che hai chiesto la mia opinione, voglio essere sincera: non credo che quella ragazza sia affidabile, per cui tieni gli occhi aperti.»
   «Non la conosci e…»
   «Non la conosci nemmeno tu», lo interruppe di nuovo, mantenendo fermo il tono della voce per poter finire il discorso senza che lui mettesse ancora becco. «Se fosse stata più seria, o se entrambi aveste semplicemente avuto più sale in zucca, ti avrebbe chiesto di vedervi altrove o di andare a prenderla con le sembianze di un animale di piccola taglia, così da passare inosservati fino a che non foste stati in un posto sicuro. Sicuro per te, che sei un personaggio pubblico e persino probabile bersaglio di chissà quale criminale in cerca di vendetta, ma anche per lei, che così facendo potrebbe evitare di attirare troppa attenzione su di sé facendosi vedere in tua compagnia. A meno che non sia proprio questo il suo obiettivo, in barba al pericolo che potrebbe correre se veniste presi di mira da qualche squilibrato o, come sopra, da qualche criminale in cerca di vendetta.»
   Era stata abbastanza esaustiva? Sì, Raven ritenne di sì. Lo avrebbe dissuaso dall’incontrare ancora quella ragazza, che sembrava destinata ad ammazzare tutto l’entusiasmo con cui lo aveva caricato quando aveva accettato di vederlo ancora?
   «Ha… senso», ammise Beast Boy, con buona pace dei suoi amici, che si sentirono liberi di tirare un sospiro di sollievo. «Quindi le dirò che andrò a prenderla nelle sembianze di un insetto!» continuò poi, tornando ad illuminarsi per quello che gli era parso il miglior consiglio che potesse ricevere al riguardo. «Corro a chiamarla, prima che vada a letto! Grazie mille!» esclamò infine, afferrando il cellulare e chiudendosi di nuovo in camera sua.
   Presa del tutto in contropiede, ancora una volta, Raven rimase ferma dov’era. Dapprima Cyborg tacque, limitandosi a guardarla con affetto; ma poi non riuscì a trattenersi oltre. «Non so chi di voi due sia più stupido.»
   «Lui, probabilmente», replicò d’istinto l’altra, raddrizzandosi e volgendogli le spalle per attraversare il corridoio e guadagnare più metri possibili dalla stanza di Beast Boy. Avrebbe voluto chiudersi a chiave nella propria, però se lo avesse fatto avrebbe corso il serio rischio di ascoltare involontariamente quella maledetta telefonata.
   «Perché tu, invece, sei un genio», fu il sarcastico commento che ottenne in risposta quella sua presa di posizione dettata non soltanto dall’orgoglio. Raven arrestò il passo, ma non si volse indietro. Cyborg si sentì autorizzato a continuare. «Tu gli piaci molto.» La vide stringere i pugni, ma non la foga con cui si morse il labbro inferiore. «Non ci vogliono necessariamente i tuoi poteri empatici per capirlo. Beast Boy è un libro aperto.»
   «Ha appena preso appuntamento con un’altra», osservò la maga, mantenendo un tono neutrale, nonostante tutto.
   «Sei ancora in tempo per fermarlo.»
   «Non sono io a dover scegliere cos’è giusto o sbagliato per lui.»
   «Allora perché continui a negarti?»
   Dunque Cyborg se n’era accorto. Si domandò se anche per gli altri la situazione era altrettanto palese e scoprì di non voler conoscere la risposta. In fin dei conti, non aveva senso continuare a rimuginare su un qualcosa che serviva solo a farla star male. Si era ripromessa di non cedere e così sarebbe stato.
   «Rae…» la chiamò ancora l’amico, questa volta con voce più dolce, quasi fosse stata una supplica.
   Lei schiuse le labbra e, dopo un attimo di esitazione, parlò. «Se anche fossi sincera e gli dessi anche la più piccola speranza, finirei soltanto per fargli molto più male di qualsiasi altra stupida ragazzina disposta a ronzargli attorno solo per divertimento.»
   «È di questo che ti sei convinta?»
   «È questo ciò che sono: un demone che si nutre dei sentimenti altrui. E semmai dovessi perdere il controllo dei miei, finirei per…» Troncò la frase a metà, abbandonandosi ad un sonoro sospiro che racchiudeva tutta la propria frustrazione. «Lascia perdere», disse poi con evidente stanchezza. «Dimentica ciò che ho detto», lo pregò infine, prima di riprendere la propria strada.
   Cyborg rimase ad osservarla fino a che non sparì alla sua vista. Sapeva che era inutile tentare di farle cambiare idea, perché per quanto la stessa Raven fosse consapevole di esagerare, esisteva davvero il rischio che accadesse proprio ciò che lei temeva. Non era giusto. Non lo era per niente.
   Lo pensava anche Beast Boy che, la schiena contro la porta chiusa della propria camera, anziché fare la sua telefonata era rimasto ad ascoltare ciò che gli altri avevano da dirsi. Scivolò a sedere sul pavimento, le ginocchia piegate al petto, le braccia appoggiate su di esse, gli occhi fissi nel vuoto.
   Raven rimase lontano da quel lato del corridoio per tutta la notte e anche dal resto della Torre per tutto il mattino seguente. Spiluccò qualcosa in un chiosco di tacos all’ora di pranzo e poi, non avendo alcuna voglia di tornare a casa, benché fosse forse l’unico luogo in cui non corresse alcun pericolo di incontrare, sia pure per caso, Beast Boy e la sua nuova conquista, preferì fare un giro fra alcune botteghe di una delle viuzze meno conosciute del centro.
   Accadde mentre curiosava fra alcuni vecchi LP posti accanto all’ingresso di un negozietto dell’usato: una farfalla verde le svolazzò attorno, andando poi a posarsi sull’angolo della copertina de Roméo et Juliette di Hector Berlioz che lei aveva appena preso fra le mani. Lì rimase per diversi istanti, senza che né l’una né l’altra osassero muoversi. Quindi, ritenendo quella creaturina fin troppo espressiva e dal colorito insolito per gli standard delle comuni cavolaie, Raven si lasciò andare ad un tenue sorriso che di allegro aveva ben poco. «Romeo, dimmi», iniziò con un filo di voce, leggendo fin troppo chiaramente nell’animo dell’amico, «Rosalina non è come te l’eri aspettata?»
   La farfalla mosse le antenne, ma non volò via né emise fiato. Anche la ragazza decise che non aveva senso continuare a parlare, per cui tacque e fece tesoro del loro silenzio. Un silenzio carico di pensieri e sentimenti che straziavano il cuore di entrambi, poiché non era per Rosalina che Romeo era venuto a cercarla, bensì per Giulietta che, testarda, continuava a negargli quell’amore che, lo sapevano entrambi, traboccava da ogni minima parte del loro essere.












Concepita ieri, scritta oggi (per metà quand'ero appena sveglia, quindi perdonatemi se non dovesse capirsi una mazza). Non so spiegare il perché di questa botta di malinconia, ma tant'è...
Ho ripreso il tema di Romeo e Giulietta, nel finale, perché viene associato a loro persino nei fumetti, anche se confesso che per un pezzo sono stata tentata di attribuire a Raven il ruolo di Rosalina, colei che Romeo ama all'inizio della tragedia, ma che gli si nega per via di un voto di castità. Nei comics, infatti, Raven si nega a Garfield non per preservare la propria purezza, ma per timore di fargli del male a causa della propria natura di demone. Tuttavia, credo che l'insegnante di Raven ci abbia preso in pieno in questa tavola dei comics: http://2.bp.blogspot.com/0xSI4u4XpmHGG1Zc5Oa9SPTmdMVcgWHo-x2x0V7F8eciPdAjOCfX-j_MwIWZ1dMRJNwdbVhBoG1T=s0
Anche la forma di farfalla l'ho mutuata dai comics, perché è proprio in quelle sembianze che Garfield attende Raven alla fine delle lezioni (qualche pagina dopo), chiedendole un appuntamento (al fine di dichiararle i propri sentimenti).
Altro piccolo appunto: di solito scrivo che è Beast Boy a gironzolare attorno a Raven perché è il primo ad interessarsi a lei e... beh, è vero solo per metà. Nei comics parte tutto da Raven che, colpita dall'affetto e dalla comprensione che lui dimostra nei suoi confronti, cede alla propria debolezza e lo bacia. Così, senza preavviso. Lui ci sta, chiaramente, e ci casca con tutte e due i piedi (praticamente come aveva già fatto con Terra, ma con una netta differenza: Terra lo stava solo prendendo in giro, Raven prova davvero qualcosa per lui). Da quel momento, nonostante Raven cerchi di sfuggirgli perché s'è forse resa conto della gravità della cosa, Garfield non fa altro che gironzolarle intorno (in realtà è un continuo tiro e molla da parte di entrambi, ma ho cercato di semplificare al cosa per non dilungarmi troppo).
In questa shot, dunque, ho voluto riprendere le ragioni che spingono Raven a tenersi lontana da Beast Boy, benché fra loro ci siano un grande affetto e una forte attrazione (mai dichiarata nella serie, ma direi che è palese e balza all'occhio di chiunque, altrimenti non li avrebbero messi insieme sia nei comics che nella parodia animata).
E questo è quanto, ho scritto anche troppo (anche se sono sicura di aver dimenticato qualcosa). Vi ringrazio per essere ancora qui a leggere tutte le sciocchezze che mi vengono in mente, e vi do appuntamento alla prossima shot.
Buona settimana a tutti! ♥
Shainareth





  
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