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Autore: Malinne    26/04/2009    4 recensioni
Due deviati mentali hanno deciso di scrivere una storia incentrata sul mondo di Final Fantasy. Cosa potrà mai saltarci fuori? Vi promettiamo tanto divertimento e un sorriso da paralisi facciale! "Eve e Mad: due anime legate da un incredibile destino? No, due completi imbecilli incontrati per caso. FF VII: una trama epica e coinvolgente? No, una serie di idiozie una peggiore dell’altra. Quindi leggendola potrei perdere la mia sanità mentale? Sì, nel modo più assoluto". Curiosi? No, eh?
Genere: Demenziale, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
Addestramento speciale

 

Eve PoV by Rick
Shin-Ra, qualche tempo dopo

 

Due piccoli trampoli, 8 palline di ovatta, 1200 guil di trucco e 12 fermagli per capelli: questo era quanto le era servito per riuscire ad ingannare il nuovo esaminatore della Shin-Ra sul suo aspetto e farsi arruolare. Quanto al nome? Beh, il nome era rimasto lo stesso: Eve(lina) Enix era orribilmente affascinante e non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. E poi l’unico che ne era a conoscenza era l’altro esaminatore, ma Evelina sapeva benissimo che non avrebbe sicuramente parlato. Perché? Vedeva molti film horror e le era venuta un’ideuzza sul momento...
Comunque, si era riproposta di non togliersi l’ovatta dalle guance per camuffare la voce se non quando fosse arrivata nei suoi alloggi, ma aveva rapidamente cambiato idea quando al primo “Sissignore, signore” aveva letteralmente inondato di saliva e ovatta l’ufficiale davanti a sé.
Dopo aver ottenuto l’uniforme, non senza qualche difficoltà (“Come sarebbe a dire che ho la taglia di un Moogle?? Brutto figlio di…!!”), stava aspettando che l’ascensore la portasse all’area di addestramento, al 64° piano. Là ci sarebbe stato tra pochi minuti l’incontro delle reclute con un SOLDIER 1ST Class! La sua mente già vorticava all’idea di chi potesse essere il super figaccione che le avrebbe mostrato quali movimenti compiere con la spada, le avrebbe preso delicatamente i polsi, mettendosi dietro di lei e muovendole con gesti armoniosi le braccia in una meravigliosa danza di…

I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta dell’ascensore che si chiudeva dopo aver scaricato tutti i passeggeri al 64° piano. Cercò invano di bloccare le porte o di riportare su la cabina, e venne inesorabilmente rimandata al piano terra. Nei condotti di areazione dell’intero palazzo risuonarono strane urla dal suono vagamente volgare.

 

Venti minuti dopo, fece rapporto all’area di addestramento. Tutte le altre reclute avevano già iniziato l’allenamento di base: come muovere i capelli in modo sexy e dando loro un effetto slow-motion. Angeal, il SOLDIER incaricato dell’addestramento, era in piedi davanti a lei, girato verso i soldati con un’espressione indecifrabile sul volto, e non la degnava di uno sguardo. Eve non sapeva se tenere gli occhi bassi per la vergogna o alzarli, ma solo leggermente, per ammirare la bellezza marmorea dei muscoli del suo braccio. Dopo un silenzio che sembrava interminabile, provò a dire qualcosa.

- Signore, mi perdoni, io…

Angeal non si voltà nemmeno, la fulminò con un’unica parola.

- Silenzio!

Poi aggiunse, con fare mellifluo:

- Non vedi che sto osservando le nuove reclute che si allenano?

- Ehm… appunto, io… dovrei… essere…

- Dovresti essere cosa?

- Ehm… là… con… loro?

- Perché mai? Sei forse una recluta SOLDIER?

- …

- E allora perché non eri qui venti minuti fa, quando non è iniziato l’addestramento?

- Beh…io…l’ascensore…la danza… cioè…

- Silenzio!!  Mi prenderò cura del tuo addestramento personalmente quest’oggi… poi vedremo se sgarrerai una seconda volta!

- LEI? PERSONALMENTE? OSSANTODDIO…

Dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per non cadere svenuta davanti a lui.

- Per ora rimani lì e non muoverti, quando gli altri avranno finito, toccherà a te. Cosa stai facendo adesso?

- Io? Stavo solo… ehm… regolando l’orologio dieci minuti avanti… cioè no, intendevo… mi scusi.

- Ah, ecco.

Un’ora dopo, le reclute uscirono dalla sala d’addestramento. Angeal la fece entrare e le diede un visore da realtà virtuale. Poi, uscì dalla sala e ritornò nella stanza di controllo.

- Mi senti?

- Perfettamente!

- Bene! Professor Hojo, avvii pure il programma.

Tutto ciò che c’era intorno a lei venne lentamente sostituito da una lussureggiante isola tropicale. Non riusciva a crederlo: la rappresentazione era davvero realistica. Stava già maledicendo il pallore della sua pelle che avrebbe sfigurato in un paesaggio così estivo, quando la voce di Angeal la fece trasalire.

- Lo scopo della missione è uccidere tutti i vermi.

- EH? Ma che vuol dire? E lei dov’è? Non la vedo più! (e ciò mi rattrista alquanto!)

- Capirai cosa voglio dire se ti giri…

Eve si voltò. Davanti a lei era apparso quello che sembrava un gigantesco bruco viola e verde, che la stava osservando con aria famelica. Una strana sostanza gelatinosa gli bagnava tutto il corpo, e nell’insieme era una delle cose più disgustose che avesse mai visto.

Il mostro scattò improvvisamente verso di lei, ma lei si scansò rapida, estrasse la katana dal fodero e lo tagliò in due con un colpo netto. Il verme ebbe qualche convulsione a terra, poi rimase fermo mentre un liquido nero sgorgava dalla ferita.

- Fatto!! Sono stata brava, vero? Ho completato la missione! E ora? Posso chiedere un premio speciale?

La voce di Angeal le arrivò piuttosto divertita.

- Completato cosa? Io vedo ancora vermi in giro, recluta…

Eve si guardò intorno, e inorridì: dal verme ucciso ne erano spuntati altri due, perfettamente in salute, e grandi come il primo. Del cadavere non c’era più traccia.

Con un po’ più di fatica, li uccise entrambi. E se ne ritrovò 4 davanti.

Sarebbe stata una lunga giornata.

 

129. Questo era il numero di vermi che era riuscita ad uccidere prima di esserne letteralmente travolta. Non solo aveva scoperto che la riproduzione della loro bava era assolutamente fedele (e persino ora che la simulazione era finita era sicura di sentirsela scivolare sulla pelle), ma dopo che era tornata barcollante nella sala di controllo, Angeal le aveva pure riso in faccia per lo scarso risultato ottenuto.

“Persino il mio cucciolo irrequieto, Zack, ha superato i 500, la prima volta che è entrato qua dentro!” le aveva detto.

Ora stava trascinando a fatica un piede dietro l’altro, nel tentativo di arrivare nel suo alloggio. Ogni singolo muscolo del suo corpo stava urlando di dolore, e non le passava altro pensiero per la testa che una doccia e un letto dove dormire.

Arrivò ad una porta con scritto sopra “Docce”, ed entrò senza pensare. Girò l’angolo e si bloccò di colpo. La spada le cadde di mano.

Probabilmente doveva essere morta durante l’allenamento e non essersene accorta, perché il fatto di trovarsi davanti almeno una dozzina di ragazzi dai fisici atletici e scolpiti che si stavano insaponando sotto l’acqua calda della doccia, voleva dire senza ombra di dubbio che era finita in paradiso e non lo sapeva. Rimase intontita per almeno 15 minuti a guardarli, studiarli, memorizzarli, misurarli, finché questi non cominciarono ad essere un po’ seccati dal vedere un loro compagno che li guardava con occhi pallati. Al che Eve si riscosse, sorrise imbarazzata, e si nascose vicino dietro un armadietto. Poi sospirò e fece per togliersi il casco per farsi la doccia. Si bloccò per una seconda volta. Forse non era proprio la mossa migliore che potesse fare. Spogliarsi in mezzo a tutte le altre reclute SOLDIER probabilmente avrebbe leggermente compromesso il suo piccolo segreto. Le venne il panico: non poteva permettersi di non lavarsi mai! Sarebbe morta entro pochi giorni dall’olezzo e dal disgusto! E, soprattutto, in quelle condizioni non poteva avvicinare nemmeno un SOLDIER 1st class senza farlo morire intossicato da due metri di distanza!
Come fare? La soluzione le venne in mente vedendo uno dei soldati grattarsi. Senza farsi vedere, si fece dei piccoli graffi su un braccio per fare arrossare la pelle. Poi, con aria scocciata e mostrando il braccio esclamò: “Aaah che prurito!! Proprio adesso dovevo prendere la scabbia??” e, agitando il braccio verso gli altri soldati inorriditi, “Guarda qui! Sto perdendo tutta la pelle! Sarà contagiosissima, come sempre!”.

Due minuti dopo, le docce erano deserte.

Soddisfatta, si lavò con tranquillità e tornò fischiettando negli alloggi delle truppe, osservando divertita di tanto in tanto un cestino con un’uniforme della Shin-Ra messa a bruciare.

Il destino, però, non fu clemente con lei: appena entrata nell’ascensore, sentì una voce familiare dietro di sé che la pregava di aspettare a scendere. Si girò incuriosita e, non appena vide il proprietario della voce, premette velocemente un pulsante a caso, sperando di lasciarlo fuori. Purtroppo l’altro arrivò appena in tempo e, lanciandosi, riuscì ad infilare una mano e la testa dentro alle porte che si chiudevano. Non fu così fortunato da far attivare la fotocellula per fermarle, quindi le porte si chiusero schiacciandogli la faccia in una posizione assolutamente innaturale e gli bloccarono un braccio all’interno. Annaspando, il poveraccio cercò di liberarsi dalla stretta mortale, con scarsi risultati e riuscendo solo ad emettere versi inarticolati che assomigliavano vagamente a richiami di aiuto.
Per tutto il tempo, Eve rimase assolutamente immobile a braccia conserte a guardare la scena. Finalmente l’ascensore ebbe pietà di lui e riaprì le porte. Cadde a terra fragorosamente, respirando avidamente per far entrare aria nei polmoni. Poi si rialzò in modo scoordinato, appoggiandosi al pannello di controllo, e così facendo premette involontariamente uno dei pulsanti. Le porte si richiusero rapidamente, con un lembo dei suoi pantaloni dentro. Poi l’ascensore partì.

- Ah! Sono rimasto di nuovo incastrato!! E’ la terza volta che mi succede oggi… Ti prego, blocca l’ascensore!! Devo riuscire a staccarmi da qui!

Eve non mosse un muscolo, guardandolo con un’espressione indecifrabile.

- Ma mi ascolti? Ti ho chiesto se puoi… ehi, ma io ti conosco!! - esclamò, dimenticandosi dei pantaloni incastrati che pian piano cominciavano a sfaldarsi. Eve alzò lentamente un sopracciglio.

- Ma si! – continuò - Tu sei quello che ho incontrato nei bagni ai colloqui di arruolamento! Come potrei dimenticare la tua statura? Eri così basso che non arrivavi ai lavandini!!

E scoppiò a ridere, cercando approvazione.

In condizioni normali, Eve sarebbe uscita dall’ascensore da sola, lasciando dietro di sé solo una grande quantità di macchie di sangue sulle pareti della cabina, ma in questo momento aveva un altro pensiero per la testa: aveva riconosciuto quell’idiota (come avrebbe potuto dimenticare i suoi patetici occhiali da sole?), ma si ricordava anche che gli aveva detto più volte di essere una donna. Quel tizio non era sicuramente una cima, ma se avesse parlato in giro, avrebbe rovinato tutti i suoi piani. E avrebbe parlato sicuramente, visto che anche ora stava blaterando ininterrottamente senza senso.

- Non posso credere che ti abbiano accettato, davvero! Pensa che c’è stata una selezione durissima, e io sono passato solo per la mia abilità con le armi! Non perché non avessi altre abilità in qualsiasi altro campo, eh, come ha detto quel tipo grosso con lo spadone, perché secondo me era solo invidioso dei miei capelli rossi, ma perché sono il migliore nell’usare il mio gunblade! Si, ok, il fatto che solo io al mondo abbia quest’arma conta relativamente nel fatto che io sia il migliore, però è bello perché…

Il cervello di Eve lavorava velocemente. Avrebbe dovuto trovare una scusa per avergli detto quelle parole? Però le era sembrato così stupido che forse non ci aveva nemmeno creduto. In futuro sarebbe dovuta stare molto più all’erta, se avesse voluto conoscere di persona i SOLDIER di alto livello.

- …e poi mi hanno anche fatto i complimenti! Un tipo di prima classe, mi ha detto “Peccato che ci siano solo 3 classi di SOLDIER, perché per te bisognerebbe inventarne una apposita. Di livello 99.” Eh? Che te ne pare? Già dal primo giorno hanno capito che sono un tipo speciale! Se continua così fra una settimana sarò in prima! E non ci crederai, ma…

Ciò che doveva fare era salire in fretta di livello. In questo modo avrebbe avuto un alloggio personale, dove non avrebbe corso rischi di sorta, e inoltre sarebbe riuscita ad accedere ai piani alti della Shin-Ra. E magari ottenere persino qualche missione in compagnia dei SOLDIER di prima classe! Da domani avrebbe iniziato un duro allenamento per…

- …ma sai che ora che ti guardo bene, in te c’è qualcosa di strano?

Eve raggelò. Non era stata attenta ai discorsi inutili di quell’inutile recluta, e ora forse lui l’aveva squadrata bene e si era ricordato quello che lei gli aveva detto. L’ascensore non era ancora arrivato a destinazione, ma mancavano pochi piani. Una goccia di sudore le scese sul viso, ma cercò di rimanere tranquilla e di mostrarsi sicura.

- Strano? Cosa intendi? Sono perfettamente normale.

- Ma si! – continuò lui, imperterrito – Era qualcosa che avevo notato anche quando ti ho visto la prima volta… Insomma, hai i capelli lunghi e curatissimi, tratti delicati, bassa statura, corporatura sottile, e ti muovi ancheggiando...

Eve andò nel panico. Ci era arrivato. Diede rapidamente un’occhiata verso il vano di sicurezza dell’ascensore. Troppo alto, portare un corpo da sola fin lassù sarebbe stato un duro lavoro. Inoltre aveva bisogno di un po’ più di spazio per sfoderare la katana. Ucciderlo a mani nude? Però l’ascensore sarebbe arrivato a destinazione in pochissimo tempo, e non riusciva ad arrivare al quadro comandi.

- Ah, ho capito!!

L’ascensore si fermò. Troppo tardi. Avrebbe dovuto condurlo in qualche bagno o sgabuzzino e poi farlo fuori lì. Impugnò l’elsa della spada senza pensarci, e si preparò al peggio. Le porte si aprirono.

- SEI GAY!!!

In quello stesso momento, i suoi pantaloni si strapparono del tutto e caddero a terra, trascinati dalla parte ancora agganciata alle porte dell’ascensore. Due soldati di 3°, che aspettavano l’ascensore, rimasero ammutoliti davanti allo spettacolo. Poi si affrettarono verso le scale. Eve rimase come paralizzata.

- Argh i miei pantaloni! Non guardare eh!! E, se mi piego non azzardarti a… beh, insomma, ecco, non starmi dietro!!

Eve trattenne una risata isterica. Forse non tutti i mali venivano per nuocere.

Si avvicinò con fare languido al tizio (Madison, ecco come si chiamava quell’inutile essere!), che si stava rimettendo in fretta i pantaloni, gli accarezzò delicatamente una guancia facendolo sobbalzare e gli disse:

- Ma come sei stato bravo a scoprirlo… ora però è meglio che resti un piccolo segreto fra noi, se no sarò costretto a far tacere la tua bocca premendoci sopra le mie labbra e infilandoci…

- NO! NO! Va bene!! Va bene!! Non dirò niente!! Ma stammi lontano!! - strillò lui, terrorizzato all’idea.

- Bravo, Mad… allora ci vediamo!

E si incamminò divertita per il corridoio. Ma si rese subito conto di aver fatto un terribile errore. Sentì la sua voce provenire dall’ascensore.

- Ehi, mi hai chiamato col mio nome! Allora vuol dire che siamo amici!!

Sbuffò, e si allontanò più velocemente. Se voleva evitarlo, sarebbe dovuta salire di livello molto in fretta.

Madison rimase a guardarla andare via, un po’ perplesso, tenendosi i pantaloni con entrambe le mani. Poi l’ascensore si richiuse.

- No, non di nuovo! Aaah!


La nicchia degli autori!

Rick @ The fenix of innocence
Ti dirò, ho la vaga idea che Eve non avrà problemi a farsi rispettare... sarà qualcun altro che farà più fatica!  
;)

  
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