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Autore: Stardust Revolution    10/08/2016    0 recensioni
Lui non cammina più. E' il 10 agosto, la notte delle stelle cadenti. Lui ha un desiderio immenso e aspetta che una stella glielo realizzi. Ma nessuna stella cade, nessuna. E la solitudine lo assale, afferrandolo nella usa morsa di disperazione che oscura ogni luce. Ma la luce esiste. Esiste.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 Agosto.
Le stelle danzavano nel cielo e tutti cercavano un modo per afferrarle. Con il naso in su immergevano i loro occhi nella Via Lattea, in attesa di vedere qualche stella precipitare sulla Terra. Quante persone ammassate all’aperto, nelle piazze, nei prati. Quante persone prendevano le auto e uscivano dalle città per vedere meglio il cielo, altrimenti oscurato dalla luminosità delle luci degli uomini. Quanti desideri racchiusi nei loro cuori colmi di speranza. Quanti sogni, quanti “vorrei”, “desidero”, “spero”.
Tutti erano felici, anche se non vedevano cadere nemmeno una stella, nemmeno una luce, passavano ore a sorridere mentre fissavano il cielo scuro.
Ma lui non era felice. Perché il suo desiderio era il più potente.
Se ne stava affacciato alla sua finestra, solitario. Lui aveva un desiderio. Un grande desiderio. Così grande che il suo cuore non riusciva a contenerlo e quello fuoriusciva dai suoi occhi sotto forma di lacrime. Chiese al cielo di mandargli una stella. Voleva esaudire il suo desiderio. Ma nessuna stella passava, nessuna stella cadeva e lui si sentiva abbandonato. Una sola stella. Una soltanto. Non chiedeva tanto. Pregò a lungo. Pregò le stelle, tutte, affinché potesse vederne qualcuna cadere. L’avrebbe presa e custodita nell’anima per sempre.
Lentamente la notte passava. Lentamente il cielo cambiava. La posizione degli astri si muoveva. No, era la Terra a muoversi. Ma lui era immobile. Lui era bloccato su quella sedia.E nessuna stella cadeva. Iniziava a credere che, allora, era davvero la fine. Che nessuna stella sarebbe caduta per lui, che non meritava nessuna stella, nessuna felicità, nessuna libertà.  Allora, con i grandi occhi rivolti verso il cielo, lasciò che la lacrime cadessero inesorabili. Cadevano sulle sue mani, sui suoi vestiti, sulle sue gambe morte e pallide. E, si rese conto dopo un po’, che le lacrime cadute stavano brillando. Brillavano di una luce bianca, bellissima, una luce tenue, dolce, delicata, non dolorosa. Qualcosa lo chiamò,alzò il capo, spalancando i begli occhi e vide le stelle dell’intero cielo accendersi, scintillare e poi cadere tutte assieme. Una pioggia di stelle. Una pioggia di stelle che si rifletteva nelle sue pupille.
Incredulo allungò le mani oltre la finestra, come per afferrare quelle gocce luminose che attraversavano il buio della notte silenziosa.
Abbiamo sentito il tuo lamento, abbiamo sentito il tuo pianto, e abbiamo deciso di cadere tutte. Tutte per te. Perché tanto dolce è il tuo desiderio, tanto dolce è il tuo cuore. Vogliamo farti un regalo. Esprimi pure il tuo desiderio, ma ricorda: le tue lacrime brillano più di noi e in loro c’è una forza che nemmeno noi abbiamo. Le tue lacrime sono come noi stelle. Non ti occorriamo noi per realizzare il tuo desiderio.
Lui sentì la voce nella sua testa, ma capì che veniva dal cielo.
“Ma io ho bisogno di voi. Io non ho forza.”, pianse.
Non è vero. Non hai bisogno di noi. Puoi farlo da solo. Noi ti guideremo e ti faremo luce nelle notti buie. Guarda sempre il cielo, anche quando è nuvoloso. Noi saremo lì ad accompagnarti lungo il tuo viaggio.
“Voglio diventare anche io una stella. Voglio stare per sempre lassù con voi. Morire e diventare come voi.”
Sentì le stelle ridere dolcemente.
Sarai una stella un giorno. E brillerai con noi. Ma per ora devi restare: vai. Non fermarti. Vai.
“Dove? E come?”
Dove vuoi. Come vuoi.
“Non posso. Sono bloccato.”.
Hai in te la nostra stessa forza: il tuo desiderio puoi realizzarlo da solo. Vai. Adesso vai. Se guardi davanti a te,ora, cosa vedi?”
“Vedo il cielo. Vedo voi.”
Vuoi afferrarci?
“Si, lo voglio.”
E allora prendici. Puoi farlo. Vai. Vai avanti. Vai. Vai.
Il ragazzo si asciugò le lacrime, mentre guardava le ultime stelle cadere e sparire. E si domandò se poteva davvero farlo. Decise, e chiese al suo cuore di fare un ultimo sforzo.
“Va bene. Vado.”, disse.
 
Aspettava la sera ogni volta. Ogni giorno d’estate aspettava la sera. Era passato del tempo da quel 10 agosto. Eppure ricordava così bene la voce delle stelle. Quella notte era una notte diversa dalle altre e l’aspettava per un motivo nuovo. Uscì di casa. Uscì, i piedi nudi, i piedi rosei, i piedi bagnati dall’erba umida. Le gambe che correvano, le gambe che si gelavano, le gambe che sentivano, le gambe che tremavano. E le braccia, le braccia verso il cielo, le mani aperte, gli occhi pieni di luce. La Via Lattea era lì e brillava con tutte le sue forze. Lui era lì sotto di essa, in piedi con tutte le sue forze. Lui rise, rise forte. E iniziò a cantare. Cantava da solo, sotto le stelle di quella notte d’estate così dolce, così malinconica, così nuova. Un lieve vento si unì al suo canto. E poi le lucciole cominciarono a danzare. E poi le stelle a cadere.
“Eccomi. Sono tornato. Sono qui! E ora posso afferrarvi! Ora le mie gambe possono tendesi, allungarsi, rincorrervi! Ora posso camminare! Sono vivo. Sono vivo!”, rise alle stelle.
E le stelle sorrisero, felici. Avevano sempre vegliato su di lui, guidandolo con la loro luce, consolandolo quando cadeva e illuminando ogni oscurità nel suo cuore.
E le stelle caddero, danzando nella loro eternità. E il cielo cantò con lui e la notte vibrò e lo cullò nel suo abbraccio. E il mondo lo amò. Lo amò così forte che tutti potevano sentire la sua felicità.  E lui imparò che i desideri non si affidano alle stelle: hanno già il loro ben da fare a brillare lassù. Imparò che non serve una stella cadente per andare avanti. Basta fare un passo, uno alla volta, uno dopo l’altro, lentamente. E poi, un giorno, volgendo il nostro sguardo indietro, ci renderemo conto di quanto siamo andati lontani. Di quanto siamo andati avanti.
 
 
 
 
 
  
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