Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: ArtistaDiStrada    11/08/2016    3 recensioni
Il racconto è ambientato dopo la quarta stagione, dove le seguenti stagioni sono rivisitate, perciò POSSIBILE SPOILER. Il branco è quello originario. Erica, Boyd e Allison sono vivi. Allison e Scott non si sono mai lasciati. Derek/Stiles.
Il racconto parla di un Derek assente (ancora per poco) da BH, di un branco spaesato e di uno Stiles alias Mamma Alpha.
Dal testo:
-Ma… cioè… Come? Perché?-
Gli sguardi del branco alternavano da lui a Scott.
-Stava minacciando i miei cuccioli. Nessuno tocca i miei cuccioli.- spiegò il ragazzo scrollando le spalle.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Stiles?-

Derek gli si era avvicinato. Aveva lanciato poco prima un’occhiataccia al resto del branco che si era mosso in direzione dell’umano. Cos’era tutto quell’affetto improvviso? Il suo Compagno era lui: spettava a lui accertarsi che stesse bene. L’Hale lo abbracciò per i fianchi da dietro, facendo aderire la schiena del ragazzo al suo petto. Lo voleva far sentire protetto, come mai era stato veramente.

-Io non volevo forzarlo, Der. Non voglio. Ero solo arrabbiato e ora… ora l’ho perso.- balbettò fra i singhiozzi.

-Non l’hai perso, Stiles. Tu e Scott siete fratelli, giusto? Non lo dici sempre anche tu? Vedrai che si risolverà tutto.-  gli sussurrò, lo sguardo preoccupato. Se Stiles stava male, se il suo Sole stava male, allora lui non si sentiva da meno.

-St-Stiles?- lo chiamò Isaac, lanciando un’occhiata nella direzione di Derek. Aspettò che l’uomo facesse un passo indietro e gli desse il permesso con un cenno del capo, prima di avvicinarsi al ragazzo. -Per quanto possa valere, per me non sei uno stupido umano.-

Stiles alzò impercettibilmente il capo, le lacrime che gli rigavano il volto, e lo guardò attentamente. -Sei riuscito a proteggerci, invece.-

-E lo fai tutti i giorni.- aggiunse Lydia guardandolo incoraggiante.

-Vedrai che con Scott si sistemerà tutto. Ci parlerò io.- lo rassicurò Allison con un sorriso.

-McCall ha fatto solo la prima donna. Appena si renderà conto della cazz…-

-Jackson!-

-Cosa c’è? Che ho detto?-

Lydia chiuse gli occhi ed espirò profondamente. -È meglio che andiamo.- annunciò trascinandosi dietro il biondo, perplesso: Se lo prendo in giro, si arrabbiano. Se provo a dire qualcosa di carino, si arrabbiano. Ma cosa cavolo devo fare, io?  Lydia si voltò poco prima di uscire per guardare Stiles e sorridergli.

-Sistemerai le cose, Stiles. Solo tu puoi farlo.- gli mormorò Malia, mentre nel frattempo anche gli altri si preparavano per andare.

Il ragazzo stava per ribattere, quando si sentì Lydia urlare dal pianerottolo: -Ma ti pare il modo di parlare, quello?-

-Ma cos’ho detto?-

-Cos’hai detto? Cos’hai detto?! Ma io ti picchio!-

-E io ti cred- Ahi! Lydia, smettila. Così mi fai male…-

Stiles si lasciò andare ad un sorriso, se pur con vita breve. -Grazie, ragazzi.-

Quelli annuirono e gli sorrisero incoraggianti. Quando Stiles e Derek rimasero soli, il maggiore lo prese in braccio e lo portò in camera. Lo appoggiò sul letto e lo coprì con le lenzuola, seguendolo subito dopo. Il lupo lo abbracciò da dietro, premendo il proprio naso sul collo dell’umano.

Tristezza. Troppa tristezza. Derek odiava quell’odore. Era quello che emanava sempre lui. Non Stiles. Stiles era piccolo, innocente. Stiles non si meritava alcun tipo di dolore. Stiles era quello che si preoccupava sempre per tutti, che preferiva mettere da parte i suoi successi per il bene comune, pensò, riportando alla mente quel pomeriggio in cui, per non turbare il branco, si era arreso.

Cavolo, questo era il suo Stiles! E il suo Stiles, il suo Sole, non poteva emanare tristezza. La tristezza era dolore e quel ragazzino era vita, sorrisi, risate, affetto, amore. Non rimpianti e sensi di colpa: quello era lui. Ma se il suo Compagno adesso stava provando le sue quotidiane emozioni, c’era solo una cosa da poter fare. L’unica che Derek aveva sempre voluto sentirsi dire e l’unica che il suo Compagno gli ripeteva ogni giorno.

-Non sei solo, Stiles.-

 

***
 

Stiles aprì lentamente un occhio, poi l’altro. La luce del giorno illuminava tutto il letto. Le lenzuola bianche sfatte e il cuscino stropicciato dalla parte di Derek. Derek. Dove diavolo è Derek? Si chiese all’improvviso, alzandosi a sedere di scatto.

-Buongio- Ehi, Stiles, ma cosa…-

Subito dopo essere entrato nella stanza, Derek era stato “aggredito”: Stiles gli era saltato letteralmente in braccio e lo aveva zittito con un bacio.

-Fammi almeno poggiare il vassoio.- gli mormorò a fior di labbra poggiando la colazione sulla prima superficie piana. Appena liberate le mani, afferrò il Compagno e si buttò sul letto con lui. Gli baciò l’angolo della bocca, ma quando il bacio di Stiles divenne più profondo si staccò, issandosi per poterlo guardare.

-Lo so che lo sai.- gli mormorò guardandolo con dolcezza.

Stiles sfoderò la sua migliore espressione da innocente confuso del suo repertorio. -Non ti capisco, Sourwolf. Cosa dovrei sapere?-

-Che giorno è oggi.-

Il ragazzo si fece serio in un niente. -Ah. Come fai a saperlo?-

-Hai pianto tutta la notte nel sonno chiamando i nomi di Scott e… di tua madre. Ho impiegato poco per capire.-

Il ragazzo abbassò lo sguardo, mortificato. -Scusa.-

Derek lo baciò. -Non c’è niente di cui tu ti debba scusare. Ora, cosa fai di solito in questo giorno?-

L’umano sospirò. -Normalmente vado con papà al cimitero a trovarla e le portiamo un mazzo di margherite. Le piacevano tanto le margherite, sai? Diceva che sembravano sorridere. Mamma sorrideva sempre.- mormorò perdendosi nei ricordi. -Quando, però, papà ha qualche impegno importante vado con…-

-Scott.- terminò per lui Derek. Stiles annuì.

-Perciò saresti dovuto andare con lui oggi. Tuo padre non è fuori?-

-È fuori Beacon, sì. Però torna questa sera prima della mezzanotte per poter salutare mamma.- gli spiegò con un sorriso triste. A Derek si strinse il cuore.

-Bene. Allora fai colazione, vestiti e andiamo insieme a comprare il mazzo di margherite più bello che ci sia.-

Stiles si sciolse al sorriso che il Compagno gli rivolse. Era fortunato ad avere lui. Era tanto fortunato.

 

***
 

-Eccola. È lì.-

Stiles guidò Derek fino ad una lapide all’ombra di un albero. Il ragazzo si inginocchiò, imitato subito dopo dal licantropo, e scostò le vecchie margherite appassite per posare quelle nuove, comprate da poco.

-Ciao mamma.- mormorò sfiorando l’immagine sorridente di Claudia con le dita. -Lui è Derek. Ti ricordi di Derek? Te ne ho parlato…- Stiles lanciò uno sguardo preoccupato al lupo, ma poi, come accertatosi che lui ci fosse ancora, si rivolse di nuovo alla madre -…la settimana scorsa.-

Derek sentì un groppo formarglisi in gola, ma si sforzò di parlare senza darlo a vedere. -Salve, signora Stilinski.-

Il suo umano sorrise come se la donna avesse risposto. O come se conoscesse già la risposta, pensò l’uomo rivolgendo al ragazzo uno sguardo dolce, quando quello si voltò nella direzione opposta.

-È tornato, hai visto? Sono successe tante cose dall’ultima volta che sono venuto. Ci avresti mai creduto che io potessi divenire un Alpha? Beh, credici, mamma, perché tuo figlio lo è.- disse con una punta di orgoglio.

-È successo però qualcosa di brutto: io e Scott abbiamo litigato. Non è però una di quelle litigate che facciamo a volte per i videogiochi o al cinema. È diversa, è… seria.- rivelò, lo sguardo triste rivolto verso terra. Si voltò poi verso Derek come se si fosse ricordato qualcosa. -Derek, non so quanto tempo ci vorrà. Se tu hai un impegno, possiamo…-, ma l’uomo lo bloccò alzando una mano.

-Non ho nessun impegno, Stiles. Possiamo stare tutto il tempo che vuoi.-

Il ragazzo si illuminò e Derek si incantò ad osservarlo. Il suo piccolo altruista. Come poteva credere che Derek lo avrebbe potuto abbandonare per un impegno proprio in quel giorno? O in un giorno qualunque.

-Allora, è successo, mamma, che abbiamo litigato perché Scott crede che, riconoscendomi come suo Alpha, mi metterebbe doppiamente in pericolo… Si dice “doppiamente”, Sourwolf?- all’annuire divertito dell’altro, si sistemò meglio, sedendosi sull’erba a gambe incrociate, e riprese a parlare. -Quindi, stavo dicendo, Scott non vuole riconoscermi perché non vuole perdermi, ma non vuole capire che, anche se non dovessi mai divenire il suo Alpha, io gli guarderò sempre le spalle. Non so cosa fare.-

Derek, che aveva assistito a tutta la conversazione, adesso stava fissando Stiles confuso e dubbioso. Il giovane Stilinski si era zittito e guardava la foto della madre come se si aspettasse una risposta. Dopo cinque minuti buoni di silenzio, il mannaro si era deciso ad intervenire, ma mentre lui stava per aprire bocca per parlare, Stiles si riscosse, entrando nel suo mondo.

-Allora, sintetizziamo. Causa: Scott è un fifone e si preoccupa per me. Mia reazione: mi sono arrabbiato, perché mi considera di cristallo e io al massimo posso essere di un vetro molto spesso. Ah, e conclusione: io e Scott abbiamo litigato.-

Derek lo guardava come se l’umano si fosse messo a parlare di fatine di marzapane. Stiles era sicuro fosse quella l’espressione, perché l’aveva fatta realmente quando lui gli aveva parlato di quelle fatine trovate in un libro. -Stiles…-

-No, Sourwolf, non mi deconcentrare. Allora, Scott preoccupato per me, noi litighiamo. Scott preoccupato per me… preoccupato per me…ah! Ok, ci sono.-

-Stiles…-

-Sourwolf, non mi guardare con quella faccia. Mi deconcentri. Allora dicevamo, ah sì: la festa di Halloween! Sono un genio, eh, Sourwolf?- qualunque cosa avesse scoperto si vedeva che era orgoglioso di sé stesso.

L’altro lo guardò seriamente preoccupato e anche leggermente stizzito, essendone rimasto fuori. -Stiles, non ho la più pallida idea di quello di cui tu stia parlando.-

-Ma come?! Ti spiego. Allora, quando eravamo piccoli, sette - otto anni, per Halloween volevamo vestirci da zombie. Avevo un costume super, Sourwolf! Tu non puoi capire quanto mi era costato: quindici dollari! Ho impiegato la paghetta di un anno per poterlo comprare. E devo dire che considerando le dimensioni del costume, sono stati dei ladri ora che ci penso.- snocciolò con una velocità disumana. -Dicevo, avevo questo costume super fichissimo e con Scott avevamo intenzione di andare ad una festa, che poi credo fosse proprio di Matt. Oddio quanto è piccolo il mondo! Non lo pensi anche tu, Sour… Ok! Stai calmo, non c’è bisogno di ringhiare. Fatto sta, ad ogni modo, che un gruppo di ragazzi più grandi ci… diciamo… ce le dessero, volendo essere gli unici con quel costume. Ma io dico, e allora le bambine che avrebbero dovuto fare? Ammazzarsi fra di loro, perché il vestito da principessa era l’unico che vendevano?-

Derek sbatté più volte le palpebre cercando di seguire, anzi, cercando e basta, il filo logico dell’umano, perché era sicuro ci fosse. Stiles poteva parlarti di una ricerca scientifica e allo stesso tempo del regalo ricevuto a Natale sei anni prima, ma potevi star certo che c’era un collegamento. Perciò il mannaro si mise ad aspettare pazientemente, o quasi, che l’umano concludesse.

-Un disastro, Sourwolf. Non dicemmo niente ai nostri genitori… scusa mamma.- si affrettò ad aggiungere diventando rosso fino alla punta delle orecchie -Papà non mi avrebbe mai mandato se avesse saputo, lo sai anche tu. Comunque il giorno dopo quei ragazzi vennero per accertarsi che avessimo abbandonato l’idea degli zombie… mi picchiarono di nuovo. Io ci avevo provato, ma non sapevo ancora mentire bene come ora.-

Derek si lasciò andare ad un ringhio. Sapeva che ormai erano passati anni, ma gli era nato un istinto omicida nei confronti di quei ragazzi che avevano osato picchiare il suo umano.

-Oh, Sourwolf, non preoccuparti. Non fu la prima, né l’ultima volta. Ci avevo fatto un po’ l’abitudin- e perché mi guardi così?- Stiles si era allarmato quando il mannaro aveva fatto lampeggiare gli occhi di rosso.

-Tu sei mio. Nessuno può toccarti, eccetto me.-

Il ragazzo rise e Derek mise su un broncio degno del Compagno. Come osava prenderlo in giro quando l’unica cosa che voleva fosse che nessuno lo ferisse? -Derek, hai capito, sì, che non mi hanno baciato, ma che mi hanno pestato?-

Il mannaro si limitò a ringhiare. -Dicevo, Scott non la prese bene e, per evitare di farli arrabbiare di nuovo, mi disse che avremmo dovuto travestirci da qualcos’altro. Col cavolo! Quel costume mi era costato una fortuna e io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno. Ok, forse fisicamente sì, ma non era questo il punto. Quel traditore, allora, mi disse che non mi avrebbe accompagnato. I mei non mi avrebbero mai permesso di andare da solo, capisci? È stata una mossa meschina! Inevitabilmente litigammo.-

-Inevitabilmente.- sospirò Derek divertito.

-Mi ricordo che quando ne parlai con mamma, lei mi consigliò di andarci a parlare. Mi disse che non avrei dovuto forzare Scott ad accompagnarmi se era questo che voleva, ma che al contempo gli avrei dovuto dimostrare quanto fosse importante per me andarci. La decisione finale sarebbe toccata a lui, ma io ci avrei provato lo stesso.-

Gli occhi di Stiles brillavano al sole per le lacrime non versate. Sbatté più volte le palpebre nel tentativo di scacciarle, ma Derek lo bloccò, lasciandogli un bacio al fior di labbra.

-Quindi è questo che fai quando non sai come comportarti: chiedi aiuto a tua madre, ai suoi ricordi.-

Nessuna accusa nella sua voce. Nessun rimprovero e nessuna delusione, come, invece, aveva temuto per un istante Stiles. Solo tanta tenerezza e amore.

L’umano annuì. -Trovo una situazione simile e provo a ricordare i consigli di mia madre. Mi sembra di averla più vicino in questo modo.-

Il lupo gli avvolse le spalle con un braccio e il più piccolo appoggiò la testa sulla sua spalla.

-Ricordi quando tu rinunciasti ai tuoi poteri da Alpha per salvare Cora?- Derek annuì. -Io avrei fatto la stessa cosa per Scott. Lo farei e lo farò.-

 

***
 

-Posso?-

-Stiles?-

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. -Già. Solo un giorno che non ci vediamo e ti sei già dimenticato di me?- scherzò, lasciandosi poi cadere di fianco al moro.

Scott stava seduto per terra, la schiena appoggiata al bordo del letto. La luce, che invadeva la stanza, faceva risaltare ancora di più le due grosse occhiaie, che già da tempo l’umano aveva notato. Aveva lanciato una sola occhiata all’amico, prima di tornare a fissare il muro.

-Cosa fai?-

-Pensavo.-

-Quindi stai qui da molto.- L’umano lo guardò con la coda dell’occhio, per osservare la sua reazione.

-Cretino.-

Stiles rise, dandogli delle pacche sulla spalla per consolarlo, seguito subito dopo dal mannaro.

-Sai, è stato strano oggi, senza di te.-

Scott si voltò a guardarlo serio, anche se un sorriso dolce gli era spuntato sul viso. -Ma io c’ero.- e rise, quando Stiles strabuzzò gli occhi.

-Tu cosa?! Ma com’è possibile? Io non ti ho visto e…-

-Stavo poco distante, ma abbastanza da non essere notato. Tu non mi hai visto, ma Derek si è accorto di me.-

-Cosa?! Derek sapeva che c’eri e non mi ha detto niente?! Oh, quello Sourwolf me la pagherà. Oh, eccome se me la pagherà.-

-Credo non volesse… turbarti.- aveva esitato Scott, abbassando lo sguardo subito dopo.

-Scott, ehi. Amico, guardami.- Stiles gli si avvicinò e lo scosse per una spalla. Quando il moro alzò lo sguardo, l’umano si esibì in uno dei suoi sorrisi più comprensivi e teneri e, sì, a questo punto poteva anche ammetterlo, da mamma che aveva.

-Mi sei mancato.-

A quelle parole lo sguardo del licantropo si illuminò. -Vuoi dire che non mi odi?-

-Cosa? Odiarti? Perché dovrei odiarti?-

-Per quella faccenda del…-

-Dell’Alpha?- terminò per lui l’umano e Scott annuì, tristezza e dispiacere padroni sul suo viso.

Stiles sospirò passandosi una mano sul viso. Era stanco, davvero stanco. Anche se gli era sembrato difficile all’epoca, parlare con Scott della festa di Halloween non era stato nulla paragonato a quello. Lì, adesso, doveva dirgli che non lo rifiutava, che continuava ad amarlo esattamente come prima. Ma come? Come dimostrarglielo? Mamma, fu il suo pensiero finale prima di riappoggiare la schiena al letto. La testa appoggiata all’indietro.

-Non importa.- annunciò all’improvviso, fissando un punto indistinto del muro.

-Cosa?- si riscosse il moro, guardandolo confuso.

-Non mi importa.- asserì deciso l’umano, la sicurezza che piano si impadroniva sempre più di lui.

-Stiles?-

-No. Sono serio, Scott.- Ora avevo spostato lo sguardo sull’amico, su suo fratello. Adesso sapeva cosa fare.

-Tutta questa faccenda del riconoscimento. Non mi importa. E vuoi sapere perché non mi importa?- il mannaro lo guardò confuso -Perché non è importante. Non è importante che tu mi chiami con un nome diverso dal mio. Già lo fai! E ti ringrazio per questo. Non voglio che Derek scopra il mio vero nome.-

-Stiles, non credo…-

-No. È questo il punto, capisci? Alpha o non Alpha non è cambiato niente. Io ci sono ancora. Tu ci sei ancora. Noi stiamo nella tua stanza a parlare e domani tu verrai a casa mia per una partita ai videogiochi.-

Scott lo guardò riluttante. -Non riesco a seguirti.-

Stiles respirò pesante, la sua mente che si poteva quasi vedere stesse pensando a mille cose contemporaneamente.

-Credi che se tu mi riconoscessi, sarei in pericolo, che dovrei preoccuparmi per tutti voi, che dovrei rinunciare alla mia vita normale, se così si può definire, per voi.-
Scott lo guardò sorpreso. -Come fai a saperlo?-, ma Stiles ignorò la sua domanda continuando a parlare.

-Ma non è così! Io mi caccio nei guai il novantanove virgola nove percento delle volte e il restante zero virgola uno sono i guai a cercare me. Sono anni, Scott, anni, che mi preoccupo per voi, per te e non smetterò di certo adesso. E la mia vecchia vita… ma chi la rivuole! Adesso ho un motivo per svegliarmi tutti i giorni, per tutti gli anni a venire, e vivere. Vivere sul serio. Sono il ragazzo più fortunato del mondo. Ho un padre che mi vuole bene, un uomo, anche se un po’ scorbutico, che mi ama, amici fantastici e un fratello lupo mannaro con super sensi super. No, ma io dico: che cosa assurda è!-

-Hai detto “super” due volte.- bisbigliò Scott divertito, una sensazione che si faceva spazio in lui.

-Sì, ho detto due volte super, perché una non rendeva l’idea! Scott, ho provato cosa significa non poter decidere per sé stessi.-

Il sorriso del mannaro scomparve così come era nato. Il senso di colpa che invadeva la stanza.

-So cosa vuol dire. E non lo farò per te.- annunciò sicuro. Lo stupore apparve sul viso del moro, che si aspettava tutt’altro.

-Cosa?-

-Hai capito perfettamente. Non voglio essere il tuo Alpha. O meglio, io vorrei, cioè mi farebbe piacere. No, cancella, dimentica.-

-Stiles.-

-No. Quello che voglio dirti è che qualunque sia la tua scelta, qualunque siano le motivazione che ti spingono verso di essa, io sarò con te.-

E lì il tempo si fermò o accadde tutto velocemente. Questo il mannaro non lo sapeva, ma era più che sicuro di aver capito il significato nascosto nelle parole dell’amico. Scott, da quando tutta quella faccenda era iniziata, si era sempre sentito pressato, costretto ad accettare Stiles come Alpha. Non che l’umano avesse fatto niente, anzi, era quello che sapeva di meno, ma il branco, quel dannato libro e la dimostrazione che sentiva doveva dare al suo migliore amico, tutto era sembrato così… soffocante. Nessuno si era mai fermato a pensare “e se qualcuno non volesse?”. Per gli altri era stato spontaneo, ovvio, naturale.
Scott non faceva che pensare a quanto avevano scoperto. Secondo il volume di Lydia, chiunque si fosse rifiutato di accettare il nuovo Alpha, sarebbe incorso nel senso di protezione del branco. Ormai era un pensiero fisso nella sua mente. Martellante, quasi. Un’eterna presenza nella sua testa con cui stava imparando a convivere ed ad accettare. Sapeva che il giorno in cui sarebbe stato visto come un pericolo, sarebbe stato il segno di inizio per una nuova vita o quello della fine. Non sapeva solo quando ciò sarebbe successo.

E ora, invece, Stiles gli aveva appena dato l’unica cosa che desiderava da tempo: la libertà.

La libertà di scelta. Qualcosa che Scott non credeva possibile ricevere, benché meno da Stiles. E invece eccolo là, ad ottenere qualcosa che era così fondamentale, così importante, ma che adesso, seduto di fianco a suo fratello, dopo sentito come la pensasse quel ragazzo fantastico che era il suo migliore amico, sembrava semplicemente… inutile.  

-Non sarò il tuo Alpha.- concluse Stiles, fiero di sé stesso e dopo tanto tempo felice.

Scott lo guardò per qualche secondo, sorridendo per qualcosa che solo chi aveva provato poteva sapere.

-Ma tu sei già il mio Alpha.-







Note dell'autrice.
Non immaginate la difficoltà nell'aggiornare. Tra il poco tempo e la connessione che va e viene non so come ci sia riuscita. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Per me era molto importante.
Scott e Stiles hanno chiarito ed è proprio vero: quando ami qualcuno lascialo libero e se ti ama davvero tornerà da te.
La libertà è importante. Sempre. 
Grazie di aver letto e grazie a tutte quelle persone che mi seguono e che mi hanno seguito in questo percorso che sta giungendo al termine. Al prossimo capitolo, spero presto ;)  

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: ArtistaDiStrada