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Autore: Walt96    11/08/2016    10 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 5
 
 
Leaving Hogwarts
 
 
 
 
Un’ aura di cupidigia avvolse Villa Malfoy, Voldemort percepì la presenza di Malefica nel giardino, così, senza dire niente, si diresse subito verso l’ingresso; Doflamingo si sbrigò a seguirlo, intuendo la situazione.
Il Signore Oscuro non voleva attendere oltre, non gli interessava del nuovo alleato e non voleva conoscerlo; per lui era solo un ulteriore intralcio alla sua ascesa al potere, un altro stolto a cui badare… e poi d’altronde il più forte di tutti era lui, non aveva alcun dubbio al riguardo.
Uscirono dalla porta di legno nero e videro che Malefica stava camminando verso di loro facendo oscillare il suo scettro, apparentemente sola.
«L’avete preso?» chiese.
«Sono riuscito a prendere il libro ma ho dovuto dar battaglia» rispose Doflamingo, tuttavia la notizia non sembrò turbare la strega che continuò a camminare verso di loro.
«Felice che tu sia ancora vivo, ci metteremo subito a lavorare per eseguire l’incantesimo. Ma prima, vi voglio presentare il nostro ultimo alleato» e così dicendo raggiunse la porta e si voltò «Vi presento un mio vecchio conoscente, un mutante con molte storie da raccontare: Magneto».
Malefica fece un cenno verso l’alto e solo allora videro un uomo sospeso sopra il cancello della villa, a mezz’aria.
Indossava un vestito nero e un elegante mantello bordeaux che svolazzava.
Mosse la mani verso l’esterno e iniziò ad avvicinarsi a loro, il suo aspetto divenne più nitido e il suo volto si definì: non era molto giovane, aveva una sessantina d’anni, i capelli grigi, il naso tondo e lo sguardo duro. Indossava un sottile casco magenta in acciaio.
«Buona sera a tutti, sono un mutante di livello quattro, controllo i metalli e i campi magnetici» si presentò lui.
Voldemort era dubbioso, lo insospettiva un alleato così vecchio, allora, come con il pirata e la strega, tentò di penetrargli la mente e visionare i suoi ricordi.
Si trovò nuovamente schermato fuori dalla sua testa: era diverso rispetto a Malefica, che bloccava col suo potere le entrate, lì non c’era proprio possibilità di accesso.
Magneto sembrò accorgersene.
«Stai cercando di entrare qui dentro?» disse rivolto al mago, indicandosi la fronte e proseguì «Questo casco è stato progettato appositamente per tenere a bada il più grande telepate del mio mondo e credo proprio che sia talmente efficiente da funzionare anche qui».
Voldemort percepì la sfida nel suo tono di voce e, con un gesto della bacchetta, fece volare via il casco di Magneto.
Con un movimento molto veloce Magneto si voltò e puntò il palmo della mano nella direzione del casco, quest’ultimo si fermò a mezzaria e volò repentinamente dal suo proprietario che lo indossò in un attimo.
Il tempo dell’azione fu brevissimo ma bastò a far vedere al Signore Oscuro il momento più brutto dell’infanzia della sua vittima: rinchiuso, e separato dalla madre. In preda alla rabbia e alla paura sviluppò il suo potere.
Entrambi sapevano ciò che era appena accaduto, si guardarono intensamente, incuriositi l’un l’altro ma non commentarono ulteriormente l’accaduto.
«Che potere straordinario» disse ammirato Doflamingo.
«Mi fa piacere che ti piaccia…» rispose Magneto sorridendo, alzò la mano con aria esplicativa e subito una discreta quantità di polvere grigiastra uscì dalla sua tasca e iniziò a volteggiare e a prendere ogni genere di forma al di sopra della sua mano.
Infine si consolidò in una sfera perfetta dall’apparenza inconfondibilmente solida.
Con un impercettibile gesto, Magneto la fece volteggiare lentamente davanti a Doflamingo e chiese «…e il tuo?» con aria indagatrice.
Il pirata non rispose ma tese la propria mano verso la sfera e, piegando il dito medio, un filo sottilissimo la tagliò nettamente a metà lasciandola svolazzare verso il padrone, che rivelò di nuovo la sua consistenza per rimettersela in tasca.
«Mi farebbe comodo uno come te nel mio esercito» disse.
«Muhuhu… devi scusarmi ma non sono fatto per essere sottomesso» rispose il capitano.
Fu Malefica a intromettersi: «Se abbiamo finito con le presentazioni sarebbe meglio entrare in casa. Abbiamo un piano da pensare e un incantesimo da eseguire».
Voldemort si voltò ed entrò in casa seguito dagli altri, la porta si richiuse in automatico e la serratura scattò da sola al passaggio di Magneto.
 
 
 
 
 
 
«Malefica?» esclamò Walt incredulo «pensavo fosse scomparsa!»
«Lo credevo anche io… Ma a quanto pare si era solo presa una pausa per escogitare un nuovo piano in mondi più complessi e distanti del solito» rispose Topolino.
Dopo l’attacco di Malefica a Yoda e Topolino, i Referenti si erano riuniti nuovamente nell’ufficio del preside. Minerva McGranitt stava recuperando bene le forze dopo lo scontro e li aveva raggiunti per ascoltare le ultime novità, aveva delle fasciature su braccia e gambe e un grosso cerotto sulla guancia.
«Fatemi capire bene Vostra Maestà» intervenne Silente «Questa donna è una strega che ha escogitato un’alleanza con Voldemort e Doflamingo e un piano per distruggere la mia scuola?» chiese.
«Non esattamente. Intanto credo che non sia esatto intenderla una strega come siete abituati qui, ha poteri magici differenti: riesce a controllare la natura, il fuoco, l’Oscurità e chissà cos’altro. Per quanto riguarda i suoi intenti… non credo che si limitino a distruggere la scuola. Ha detto che il nostro Tempo è agli sgoccioli… Questa frase continua a rimbombarmi nella testa come se avesse un doppio significato; personalmente credo che la distruzione della scuola sia solo un modo per assicurarsi l’alleanza con Voldemort e poi proseguire per uno scopo più grande».
«Che cosa ci conviene fare, allora?» chiese Walt.
Silente alzandosi dalla sua poltrona e camminando avanti e indietro con fare pensieroso disse: «Malefica ha sottolineato il fattore del Tempo… Esistono pochissime forme di magia che permettono di intromettersi nel Tempo, tutte estremamente difficili, molto oscure, molto potenti».
«Nel mio mondo dovremmo andare. Al tempio dei Jedi, nella Sala delle Reliquie, un antico marchingegno proveniente da un altro mondo, l’equilibrio Spazio-Tempo indica. Se questa la nostra preoccupazione è farli una visita dovremmo» intervenne Yoda dopo una lunga riflessione nei ricordi.
«Mi sembra una buona idea per iniziare» convenne Walt.
«Ma senza la gummyship e la navicella del Maestro Yoda andremo in ben pochi posti mi sa…» replicò amaramente Topolino.
«Oh! A questo penso io» rispose il preside «Minerva sarei lieto se tu rimanessi qui a difendere il castello, so che sarà in buone mani, dubito che ci saranno altri attacchi prima del nostro ritorno»
«Ma certo, Albus».
«Seguitemi pure».
Percorsero i corridoi del castello a passo spedito e con un tocco di bacchetta Silente aprì l’imponente portone che cigolò, pesante.
Si indirizzarono verso la foresta, era una notte calma, oltre i passi della combriccola di Referenti non si sentiva alcun suono.
Ad un certo punto Topolino si fermò, aveva la netta sensazione che qualcuno lo stesse osservando e rimase indietro.
Ne era certo, poteva esserci chiunque nascosto nel folto della foresta, poteva anche essere Malefica o Doflamingo.
Stava per avvertire gli altri, che si dirigevano verso la capanna di Hagrid, quanto vide un centauro al limitare degli alberi che lo fissava, si sforzò di vederlo meglio e, mettendolo a fuoco sotto la luce della luna, riconobbe Cassandro.
Topolino non sapeva che fare, si limitò a fargli un cenno; il centauro da parte sua continuò a fissarlo e poi voltò il suo sguardo al cielo e si mise a osservare le stelle.
Silente andò a bussare alla capanna di Hagrid che venne ad aprire dopo qualche minuto, evidentemente appena sveglio.
«Professor Silente, signori, cosa vi porta qui nel cuore della notte?» chiese strofinandosi l’occhio con la sua manona.
«Dopo questo attacco, Hagrid, è giunto il tempo che io e gli altri Referenti ci mettiamo in marcia per indagare più a fondo, starò via per qualche giorno. Le difese del castello sono attive e la professoressa McGranitt resterà qui con te».
«Sentiremo la vostra mancanza» disse l’omone quasi piangendo «saremo pronti al vostro ritorno» e tutti si salutarono educatamente.
Ripresero il sentiero nella foresta e, dopo qualche minuto di silenzio interrotto solo dal suono dei rametti rotti sotto i loro passi, arrivarono alla radura; lo spettacolo che si presentò loro fu tanto devastante da bloccarli tutti: gli scheletri delle due navicelle erano ancora lì, uno rosso e uno grigiastro, ma la radura era ricoperta di macerie e detriti di ogni tipo, la metà perfettamente scomposta in solidi, cubi e piramidi rosse o blu, e l’altra metà, invece, erano lamiere metalliche, fili elettrici e vetri.
Silente avanzò di qualche passo rispetto agli altri, estrasse la sua bacchetta dalla veste con la punta leggermente illuminata, la tese in avanti e descrisse silenziosamente un arco davanti a se; gli spettatori rimasero immobili in attesa del risultato.
Partendo dai frammenti più piccoli, iniziò una coreografia di movimenti e volteggi dei vari detriti che piano piano si separarono, si avvicinarono alle rispettive navi, si unirono e si risaldarono.
Le ali e gli alettoni si ricomposero, i vetri degli abitacoli ripresero vita dalle infinite schegge di vetro disperse per il prato, le luci si assemblarono e tutti gli elementi che ricoprivano la radura ripresero il loro posto.
Dopo qualche minuto di contemplazione dell’incantesimo di riparazione, le due navicelle sovrastavano di nuovo la radura come nuove; Silente si voltò soddisfatto verso gli altri Referenti «È stato divertente» disse.
«Adoro la vostra magia!» disse Walt sbalordito.
«Aha! Molto bene» affermò Topolino «Maestro Yoda, ci faccia strada con la sua nave, noi la seguiremo a ruota».
La navicella di Yoda era monoposto e su misura, perciò ci salì da solo e attivò i motori, mentre il resto dei Referenti andò a bordo della gummyship, che ospitava comodamente più persone; Topolino si sedette al posto di guida poi voltò la sedia verso i suoi compagni di viaggio «Mi raccomando, ricordatevi che il carburante della gummyship sono i sorrisi, quindi niente facce tristi!» poi sorrise si voltò e accese i propulsori della navicella.
Walt e Silente si guardarono un attimo in cerca di conferma, per essere sicuri di aver capito bene, poi sentendo che i motori stavano perdendo potenza si sbrigarono a sorridere. Un inconfondibile aumento di energia invase la gummyship che si alzò subito da terra.
L’astronave del Maestro Yoda li raggiunse subito dopo e li precedette verso il cielo scuro della notte, ad un certo momento si materializzò davanti a loro un foro che squarciava il cielo: le due navi entrarono una dietro l’altra; Silente guardò per un’ultima volta il castello di Hogwarts, mentre spariva sotto di lui.
Il tunnel dimensionale che intrapresero era diverso da quello creato da Cytrus, probabilmente a causa del metodo di apertura differente. Infatti questo era sempre un tunnel ma di un blu elettrico con lampi bianchi che scorrevano attorno a loro.
Silente era sbalordito dal fenomeno, non aveva mai partecipato ad una missione tra i mondi e disse a se stesso che nonostante l’età non si smette mai di imparare qualcosa di nuovo.
La voce metallica del maestro Yoda uscì dal piccolo altoparlante posto sul cruscotto della navicella «Tutto bene la dietro?»
Topolino rispose «Sì Maestro, dove siamo diretti esattamente?»
«Su Coruscant, il pianeta dove il Tempio dei Jedi e il Senato della Repubblica si trovano. Tra poco arrivati saremo».
«Molto bene, faccio rapporto al mio castello» disse riagganciando e accendendo un piccolo schermetto in cui si materializzarono due scoiattoli.
«Salve Vostra Maestà, la Regina iniziava a essere preoccupata di non ricevere vostre notizie» disse Cip.
«Lo so ragazzi ma c’è stato un attacco, il nemico si è manifestato e ahimè si tratta di nuovo di Malefica, con dei nuovi alleati, più forti dell’ultima volta. Avvisatela che sto lasciando Hogwarts insieme agli altri Referenti e stiamo andando su Coruscant, al tempio Jedi».
«Sarà fatto Vostra Maestà!» dissero in coro e Ciop corse via dall’inquadratura per andare ad avvisare Minnie.
«Ci sono novità da parte del Referente Sengoku, Vostra Maestà!» continuò Cip, Topolino distolse per la prima volta lo sguardo dalla navicella di Yoda che li precedeva e si voltò a guardare lo schermetto.
«Davvero?! Uno dei nostri nemici viene proprio dal suo mondo!».
«Sengoku ha lanciato un messaggio al castello dicendo che si è attivato proprio per questo motivo. Ha abbandonato momentaneamente le sue mansioni per inseguire la ciurma pirata che attendeva il ritorno del proprio capitano errante tra i mondi. Sengoku li sta inseguendo, perciò è impossibile che aprano il portale nel posto prestabilito e finché gli rimane alle calcagna sarà difficile che possa effettuare il salto tra i mondi».
«Ma questa è una notizia magnifica!» intervenne Walt.
«Davvero! Rispedisci un messaggio a Sengoku e digli che appena cattureremo Doflamingo lo porteremo nel suo mondo personalmente. Ci sono notizie da Paperino e Pippo?».
«Purtroppo no, Vostra Maestà. Non abbiamo più notizie da qualche giorno ma non si preoccupi, sanno quello che fanno».
«Speriamo bene, allora vi ricontatterò al più presto ragazzi».
«Arrivederci Vostra Maestà» e il collegamento si chiuse.
Il tunnel iniziava a diventare più luminoso quando la voce del Maestro Yoda confermò ciò che avevano pensato tutti «Stiamo arrivando!».
D’un tratto un’immensa luce inondò la gummyship e i suoi passeggeri dovettero chiudere gli occhi per non rimanere abbagliati, poi come arrivò, la luce svanì e attraverso il vetro dell’abitacolo della navicella assistettero ad un meraviglioso e insolito paesaggio.
Lo sfondo era diventato nuovamente scuro, tempestato di stelle lontane e luminose.
Un suono vuoto riempì il silenzio dovuto dallo stupore di tutti e la piccola gummyship fu superata da una mastodontica nave spaziale triangolare, che avanzava placidamente spinta dagli altrettanto grossi propulsori.
I Referenti erano fissi col naso all’insù per ammirare l’incrociatore incombente su di loro; la differenza di dimensioni era tale che la grossa astronave parve non accorgersi minimamente della piccola nuova arrivata, proprio sotto di lei.
Durante il passaggio di quest’ultima, i passeggeri della nave di Topolino colsero un ulteriore particolare che rendeva spettacolare la vista da quel punto dello spazio: erano usciti dal portale proprio davanti ad un enorme pianeta.
Era di un colore ambrato, la sua superficie sembrava “decorata” con linee e cerchi luminosi, immensi, che collegavano un po’dappertutto la superficie del pianeta.
«Di fretta non andavamo?» chiese la voce metallica di Yoda dall’altoparlante.
«Certo, ti raggiungiamo» confermò Topolino riportando i passeggeri alla realtà.
Walt si alzò dal suo posto e si avvicinò al microfono per parlare «Maestro, cosa sono quei cerchi luminosi sul pianeta?» chiese garbatamente a nome di tutti.
La voce di Yoda rispose «Su Coruscant vi do il benvenuto. Quelle che vedi sono i canyon in cui il calore interno del pianeta viene trasformato in energia, e a soddisfare i bisogni della città viene inviata».
«Ho capito bene, c’è un'unica città su Coruscant?».
«Bene hai capito. Da centinaia di anni questo pianeta è al centro delle principali rotte mercantili, e questo fatto molta ricchezza ai suoi abitanti ha portato. Le metropoli che prosperavano sulla sua superficie si sono allargate talmente tanto da unirsi in unica città su tutta la superficie di questo mondo».
Walt non rispose nel tentativo di immaginarsi una città ampia come un intero pianeta, ma non dovette aspettare molto per vederla con i suoi occhi.
Iniziarono ad avvicinarsi alla superficie di Coruscant ed effettivamente videro un'enorme metropoli scorrere sotto di loro.
Gli edifici dall’aspetto abitativo erano tutti grattacieli in acciaio e vetro, talmente alti da non poter vederne la base o le strade che li separavano; in effetti le strade dovevano essere state facilmente dimenticate visto che tra i palazzi scorrevano fiumi di navicelle spaziali da una manciata di posti, simili a automobili volanti.
«Prepararci per l’atterraggio dobbiamo, al Tempio dei Jedi stiamo arrivando».
I grattacieli si diradarono per lasciare il posto ad un’enorme piattaforma d’atterraggio sovrastata da un massiccio edificio rettangolare, sempre in metallo, da cui si ergevano quattro torri laterali e una centrale.
Le navicelle atterrarono dolcemente una affianco all’altra e subito una piccola truppa di soldati accorse sulla pista formando un corridoio tra le due aperture.
Gli uomini non erano proprio in divisa, più precisamente indossavano un’armatura bianca che gli copriva interamente il corpo e li rendeva ognuno uguale all’altro.
I passeggieri scesero e subito il Maestro Yoda si rivolse all’unico soldato che invece di indossare una tuta bianca ne portava una grigia «Io per loro garantisco, generale».
«Molto bene, ben tornato Maestro Yoda» rispose lui con una voce elettronica che probabilmente usciva da un dispositivo nel casco.
I Referenti si stavano guardando intorno incuriositi poi si sbrigarono a seguire Yoda che stava volando con la sua poltroncina verso la porta d’entrata.
Silente lo affiancò preoccupato «Maestro crede sia prudente che così tante persone ci vedano?».
«Preoccuparti non devi, Albus. Per abitanti alieni vi prenderanno».
Silente si fermò e si fece raggiungere dagli altri ancora più preoccupato e perplesso di prima ma quando l’enorme porta automatica in metallo si aprì e loro entrarono nell’ atrio, tutto fu più chiaro.
Non era molto affollato ma videro davanti a loro un alieno apparentemente femminile con un gruppo di bambini tra cui erano presenti esseri umani e alieni dalle più strane forme.
L’adulta aveva un viso striato di blu, bianco e rosso, con due grandi corna sul capo, si voltò verso di loro e subito rivolse a Yoda un sorriso gentile.
Sia lei che i bambini indossavano una veste bianca con sopra una tunica marrone.
«Ben tornato, Maestro!» disse lei.
«Lezione all’aperto oggi, ragazzi?».
«Ci alleniamo alla piattaforma roteante Maestro» rispose un bambino preso dall’evidente emozione di rivolgersi a Yoda.
«Molto bene, molto bene. Alla Maestra Shaak-Ti obbedite, arrivederci».
«Arrivederci» risposero in coro.
Il gruppo di studenti si allontanò verso una navicella-scuola mentre il gruppo dei Referenti si addentrò nel Tempio.
Attraversarono un lungo corridoio e si ritrovarono in un’enorme sala circolare da cui partivano cinque ascensori, le persone andavano e venivano ma il tutto era circondato da un’immacolata calma.
«Il Consiglio nella torre centrale si riunisce, ma noi in quella a nord siamo diretti: alla Sala delle Reliquie» spiegò Yoda tra un saluto e un altro ai vari passanti.
Entrarono nell'ascensore di vetro e salirono verso la torre mentre ammirarono la vista sulla splendida e operativa città sotto di loro.
«Le reliquie provengono da altri mondi?» chiese Topolino incuriosito mentre arrivarono al piano.
«Precisamente. I Jedi per secoli visitarono altri mondi alla ricerca di bambini sensibili alla Forza, per poterli addestrare. Spesso vennero messi a conoscenza di segreti e fatti troppo rilevanti per i mondi, perciò agire nel nome del bene dovevano. Preservarono antichi oggetti, spesso potenti, per mantenere la pace, per evitare che l’abilità di viaggio tra i mondi cadesse nelle mani del lato Oscuro quella pratica dovemmo smettere di insegnare. L’unico in possesso di quell’abilità sono rimasto» spiegò il Maestro.
«Non c’è nessuno di cui vi fidate abbastanza da insegnargli questa tecnica?» chiese Silente, evidentemente preoccupato, data la sua anima di professore.
«Un Jedi membro del consiglio come allievo ho scelto, ma del suo padawan fidarsi non si può. Ancora troppa paura nella sua anima percepisco».
«Capisco» concluse Silente quando arrivarono davanti ad un’enorme porta d’acciaio.
Yoda chiuse gli occhi, si concentrò e con un movimento della mano aprì le porte che si rivelarono alquanto massicce.
«Benvenuti nella Sala delle Reliquie» disse lo Jedi, facendo cenno agli altri di entrare prima di lui.
Walt fu il primo a lasciarsi incuriosire dall’interno del salone, si sollevò un po’ da terra rimanendo sospeso in aria e ammirando le reliquie una a una.
La Sala era immensa e conteneva teche e piedistalli di ogni forma e dimensione, il tutto su una base circolare della stanza, con tutte le pareti vetrate: erano in cima alla torre più a nord.
Silente, Topolino e Yoda si divisero e si misero anche loro ad osservare i vari oggetti provenienti da tantissimi mondi diversi.
Era presente davvero di tutto: armi, libri, statue, oggetti magici e dalla natura sconosciuta; tutti erano impegnati a contemplare quei meravigliosi pezzi della storia di altri mondi e il silenzio era totale.
Fu Silente ad interromperlo, passando davanti ad una piccola teca che conteneva tre oggetti: una collana con un prisma di cristallo azzurro come ciondolo, un anello con una pietra nera incastonata e un ultimo oggetto che sembrava un pugnale ondulato e finemente decorato di nero; ma il suo sguardo si blocco subito sull’anello e disse: «Maestro Yoda, questo proviene dal mio mondo!»
Gli altri nella stanza parvero non aver neanche sentito, solo Yoda accorse dal preside.
«Purtroppo negli anni la provenienza delle reliquie persa è stata, sicuro tu sei?».
«Si, riconosco l’incisione su quella pietra, non ho dubbi».
In effetti la piccola pietra nera e quadrata portava una leggera incisione al suo interno, sembrava un occhio triangolare con una lunga pupilla verticale.
«Se ne sei sicuro, prenderla puoi. In buone mani sono sicuro che sarà» disse lui e con la Forza mosse l’anello attraverso il vetro (che non si infranse) e Silente lo prese con la mano destra ringraziando l’amico.
Topolino stava continuando la sua esplorazione tra le teche a cui arrivava, data la sua minuta statura; si era soffermato parecchio su di una che attrasse la sua attenzione, in fila erano esposti: un elmo dotato di due piccole ali, un forziere da cui si sentiva provenire un ritmico suono pulsante, una sfera di vetro arancione con all’interno cinque stelle, un’ulteriore sfera viola e rossa con una grossa M rossa incisa e infine uno strano frutto verde tutto ricoperti da strani ghirigori.
Walt, che aveva finito il giro turistico, aveva lo sguardo fisso su quella che sembrava una clessidra, alta quasi quanto lui, e dopo poco il Maestro Yoda lo raggiunse chiamando a raccolta gli altri.
«Questa la reliquia che ci interessa è».
Quella che a Walt ricordava una strana clessidra presentava un’esile struttura di legno a cui erano agganciate diverse sfere di colori e dimensioni diverse.
Yoda spiegò agli altri la struttura dello strano marchingegno: la sfera centrale era fissa e verde, rappresentava l’universo conosciuto, ovvero l’insieme di tutti i mondi; le due sfere che orbitavano attorno ad essa, una blu e una rosa, rappresentavano il Tempo e lo Spazio; invece l’ultima, quella grigia e grossa, era posizionata sotto tutte le altre e Yoda disse che rappresentava un universo parallelo, inverso a quello esistente, e che lo sorreggeva.
«L’andamento dello Spazio e del Tempo è regolare?» chiese Walt incuriosito.
«Sempre intorno alla nostro universo orbitano e mai si incontrano» confermò Yoda.
«Osservate le sfere però, quella blu ha qualcosa che non va» osservò Silente.
«Ha ragione! È come se al suo interno stesse bruciando una fiamma verde».
«I nostri sospetti giusti erano, la strega, il mago e il pirata contro la stabilità del tempo stanno agendo».
«Il problema è: come ci stanno riuscendo?» pose la questione il preside.
Topolino era rimasto in silenzio fino a quel momento un po’ ammutolito da ciò che lo strumento stava mostrando, visto che confermava i suoi sospetti sulle intenzioni di Malefica. In che modo stava agendo? Come avrebbe potuto intaccare lo scorrere del tempo?  Non esiste magia simile in nessun mondo…
E gli venne in mente.
Era vero che non esisteva magia simile in nessun mondo, ma era anche vero che anni prima di allora il Re era andato ad allenarsi nell’uso della magia in un mondo in cui gli elementi erano schiavi di creature straordinarie; e proprio in quel viaggio era venuto a conoscenza che la religione degli abitanti venerava due divinità che incarnavano e controllavano il Tempo e Spazio. Sì, non c’erano dubbi, come prossima mossa sarebbe stato necessario indagare su questi miti, nella speranza che si trattassero solo di antiche leggende.
Immerso nei suoi pensieri Topolino decise di rivelare la propria intuizione agli altri che furono ben lieti di udire.
«Vostra maestà di che mondo si tratta? Come è possibile che un molteplice numero di creature possano utilizzare gli elementi naturali a proprio favore, senza controllo?» chiese Silente, a nome della curiosità di tutti.
«Il mondo di cui vi parlo è il mondo dei Pokemon: i Pokemon sono, appunto, creature meravigliose e straordinarie che possono controllare gli elementi a loro affini. Ne esistono moltissime specie e proprio in quel mondo, secondo le leggende, ne esistono due in grado di controllare il Tempo e lo Spazio. Forse il piano di Malefica è proprio sottrarre il controllo del Tempo da questa divinità» spiegò il Re affannandosi nel non sovrapporre troppe idee nella testa e continuò «I Pokemon vivono in armonia con la natura, quindi non utilizzano mai i propri poteri per fini malvagi».
Il cielo si dipinse di un meraviglioso arancione innaturalmente intenso a causa della diversa posizione del pianeta rispetto al sole, Walt fece qualche passo avanti e raggiunse l’immensa vetrata guardando il meraviglioso paesaggio sottostante, pensieroso.
Gli altri parlottavano sul da farsi e lui, contemplando il panorama, era semplicemente in pace, a volte si perdeva molto nei suoi pensieri e quei momenti significativi contribuivano a creargli nostalgia di casa.
In quel tramonto profondo stava già pensando ad ogni tipo di Pokemon che riusciva a immaginare per poi fantasticare sulla possente creatura che controllava il tempo… i pensieri si susseguirono l’un l’altro: all’imminente battaglia che avrebbe combattuto contro Malefica e i suoi alleati, e quando anche l’ultimo bagliore rosso scese oltre all’orizzonte e il cielo si riempiva di un blu sempre più intenso, gli venne in mente casa sua, il suo mondo, la sua battaglia… i suoi amici.
«Vi siete mai chiesti... perché il tramonto è rosso?» sussurrò distrattamente fra sé e sé.
La sagoma di Topolino fu il motivo del suo ritorno alla realtà, si rese conto di non aver più seguito il discorso, quindi si affrettò a chiedere: «Allora Vostra Maestà, qual è la prossima mossa?»
«Si parte per Sinnoh» rispose Topolino.
«Molto bene» disse il ragazzo con un sorriso voltandosi e raggiungendo gli altri.
Topolino si fermò a fissare il punto in cui Walt aveva guardato per quei dieci minuti, poi si rese conto di sapere benissimo a cosa stesse pensando il suo amico, e quello giustificava anche la lacrima che gli aveva visto sul volto.
 
 
 
 
 
 
Doflamingo e Magneto stavano dando sfogo alle loro abilità e mostrando le proprie mosse ai danni del giardino dei Malfoy: la cancellata, i tombini e i pali della luce erano già stati sradicati da Magneto mentre le povere siepi e alberi avevano fatto una brutta fine a causa dei fili taglienti del pirata.
Per quanto l’atmosfera fosse in continuo movimento a causa dei due duellanti, c’era chi aveva bisogno di quiete per concentrarsi: infatti Voldemort e Malefica erano intenti a studiare il piccolo libro che avevano sottratto alla biblioteca del castello.
“L’Incantus Mundi permette di creare un portale di unione tra due mondi, può essere attraversato da chiunque ma solo chi lo ha aperto può chiuderlo. Per essere eseguito, l’incantesimo necessita della magia di due prescelti dal destino, dall’egual potere ma incongruenti l’un l’altro.”
L’unica descrizione riguardante l’incantesimo era particolarmente poco prolissa, quando Voldemort la lesse rimase perplesso «L’ultima parte è poco chiara, cosa vuol dire due prescelti dal destino dall’egual potere ma incongruenti l’un l’altro?».
«Significa che deve essere eseguita da due individui dallo straordinario potere…» rispose Malefica.
«Io sono straordinario» disse Voldemort con tono accusatorio.
«Fammi finire».
Gli sguardi tra i due erano molto penetranti.
«L’incongruenza tra due individui non vuol dire un’incompatibilità a livello caratteriale ma significa che i due non dovrebbero coesistere».
«Perciò intendi una persona proveniente da un altro mondo?».
«Esattamente».
«Cosa intende con “legati dal destino”» chiese l’Oscuro Signore che non volveva che nessuno potesse avere alcun legame con lui di nessun tipo.
«Il fato è una cosa che nessuno può controllare, se siamo qui vuol dire che questo era predetto dal destino e quindi dovrebbe essere una condizione soddisfatta» spiegò la strega.
«E chi mai potrebbe eguagliarmi? Sentiamo».
«Ma io naturalmente, mio caro. Perché credi che sia venuta qui se non avessi potuto aprire questo portale con te?».
«Allora cosa stiamo aspettando ad aprirlo?» disse l’Oscuro Signore indicando con la bacchetta il punto di prato vuoto davanti a se.
Malefica gli sorrise, fece un passo avanti e si rivolse agli altri due che ancora si stavano dando battaglia: «Venite, siamo pronti a partire».
Loro si bloccarono a mezz’aria, i fili di Doflamingo ancora volteggiavano semisospesi nel vuoto, Magneto planò verso di loro e atterrò dietro Voldemort mentre il pirata si diresse verso Malefica.
La strega alzò il suo scettro verso l’alto e la sua sfera si illuminò di un verde smeraldo quando pronunciò «tre…due…uno…».
Voldemort tese il braccio con la bacchetta puntata davanti a se e pronunciò «Incantus Mundi» mentre lei colpiva il terreno con lo scettro.
Nessuna luce né colore scaturì dai loro colpi ma il terreno sprofondò e in un vorticoso attimo loro vennero schiacciati contro un nuovo terreno asfaltato.
«Dove siamo?» chiese Magneto rialzandosi e crogiolandosi nella meravigliosa sensazione di percepire tutti quei corpi metallici nel nuovo mondo in cui si trovava.
«È il posto giusto?» chiese Voldemort all'orecchio di Malefica
«Si, è il posto giusto» disse lei sorridendo.
Sopra di loro torreggiava un cartellone che portava la gioiosa scritta “Benvenuti nella città di Giubilopoli”.
 











Angolo dell'autore:
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
Siete riusciti a intuire quali sono gli oggetti conservati nella Sala delle Reliquie? Aprono un sacco di possibilità interessanti ;)
Fatemelo sapere in un commento :)
   
 
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