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Autore: Helena Hufflepuff    11/08/2016    3 recensioni
In una serata di festa, solo Hermione non si diverte. Un grave pensiero la preoccupa, e decide di affidare il suo desiderio a una stella cadente. Ma c'è davvero bisogno di affidarsi al cielo?...
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista, Neville Paciock | Coppie: Hannah/Neville, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La notte dei desideri

La notte dei desideri

“Al nuovo professore di Erbologia di Hogwarts, hip, hip, urrà!”

“Urrà! Congratulazioni!”

Tintinnio di calici, bicchieri e boccali, in un curioso concerto di vetri.

Era una serata di festa nel locale più famoso di Hogsmeade, i Tre Manici di Scopa: per l’occasione aveva addirittura chiuso, costringendo gli avventori a trasferirsi momentaneamente alla Testa di Porco. L’occasione però era di quelle che capitano poche volte nella vita: Neville Paciock aveva appena ricevuto la conferma ufficiale di essere il nuovo titolare di Erbologia alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il locale, gestito da pochi mesi da sua moglie Hannah, era pieno di amici, conoscenti, insegnanti e parenti orgogliosi di un tale avanzamento di carriera (fino ad allora aveva lavorato in un vivaio che serviva le cucine della scuola).

Da un grammofono partì della musica che si unì all’armonia del cicaleccio di tutta quella gente. Il festeggiato invitò la sua dolce metà (che lui chiamava momentaneamente “la sua dolce tre quarti”: era incinta di sei mesi, ed era abbastanza evidente) a ballare un lento in un angolo del locale, e fu presto seguito da coppie più o meno stabili.

Solo una persona non si divertiva, e mentre tutti si dilettavano chiacchierando e ballando uno scatenato boogie-woogie ne approfittò per sgusciare nel terrazzino sul retro del locale. Un dolce vento le accarezzava i capelli e faceva frusciare le foglie dei cespugli fioriti. Guardò il cielo trapunto di stelle e sospirò lasciandosi cadere su una panca di legno. Proprio in quel momento una stella sfrecciò proprio nella porzione di cielo che stava osservando. Come rispondendo ad un impulso atavico chiuse forte gli occhi e cominciò a pensare intensamente al suo più grande desiderio, come quando, piccola, guardando il cielo di Francia suo padre le diceva: “Chiudi gli occhi, piccolo angelo, e pensa più forte che puoi a ciò che vuole il tuo cuore, vedrai che la stella ti ascolterà!”

Quando fu sicura che la stella aveva finito il suo viaggio, riaprì gli occhi e ciò che si vide davanti fu…

“Ginny, che ci fai qui?”

Lei rispose con una scrollatina di spalle. Da quando aveva avuto James, la sua figurina snella si era ammorbidita, e sembrava una versione appena più dolce di sua madre. “Ti ho visto qui fuori tutta sola e mi son chiesto che succedeva. Tutto a posto?”

“Sì, solo che… là dentro fa troppo caldo. È da qualche settimana a questa parte che non sopporto il chiasso e la calca. Persino al lavoro mi chiudo ben bene nello studio e chiedo di essere disturbata solo in casi urgenti. Mi sa che sto diventando un’asociale, come del resto Ron teme da sempre” concluse, giocherellando distrattamente con una foglia di menta.

“Ah, mio fratello è il solito fatalista” disse lei ridendo. “Ma lo dice per te: effettivamente mi ha detto che ti vede taciturna, ed è preoccupato. Pensa, mi ha chiesto di obbligarti a fare un controllo medico completo per vedere se va tutto bene!”

“Spero tu non abbia acconsentito!” sobbalzò lei allarmata. Che Ron ultimamente fosse fin troppo protettivo nei suoi confronti era evidente in maniera quasi ignominiosa: le spostava la sedia, le portava la spesa (o meglio, usava la bacchetta, anziché far fare a lei che almeno riusciva a far arrivare tutto in cucina senza disseminare il percorso di metà del contenuto delle borse), le faceva domande stupide tipo se era felice, la copriva di regali… ma pensarla malata era davvero troppo!

“Certo che no, se vuoi andare a farti vedere da un Medimago o da quei vostri medici babbani puoi andarci benissimo con le tue gambe!” rispose la rossa ridacchiando. “Però hai una cera strana… prima avevi persino chiuso gli occhi…”

“Quello era un’altra cosa. Sai, oggi è la notte dei desideri, e mio papà mi diceva sempre di esprimerne uno chiudendo gli occhi”

“E mi sa di sapere anche qual è…”

“Sarebbe anche logico, no? Siamo sposati da più tempo di te ed Harry, e mentre voi avete James noi siamo ancora soli… non che non voglia bene a Jamie o a Teddy, ma mi spiace non poter avere una famiglia tutta mia con Ron…”

“Lo sai che a casa Potter anche le porte hanno orecchie, vero? Bene, ho sentito dire da un certo migliore amico di mio marito che non le importa se avrete o no dei figli, l’importante è che vi vogliate sempre bene”.

“Ron-i-miei-sentimenti-sono-inesistenti-Weasley ti avrebbe detto una cosa così smielata?”

“Certo che no. Diciamo che l’ho sentito accidentalmente mentre parlava con Harry. Giuro che quei due sono così legati che mi viene il dubbio che mio marito mi abbia sposata solo per il cognato” sbottò lei alzando gli occhi al cielo, riuscendo a strappare un sorrisetto ad Hermione. “Forse è per quello che ti ricopre di attenzioni: non vuole che tu ti senta sotto pressione sul tema «creare una famiglia». Sa essere comprensivo… quando se lo ricorda”

“Effettivamente sono andata a fare delle analisi una settimana fa, ma i risultati non sono ancora arrivati, chissà perché…”

Ginny per tutta risposta tirò fuori una busta di un laboratorio medico indirizzata a Hermione Granger-Weasley.

“Hanno sbagliato numero civico, comunque è arrivata oggi, e dato che ci saremmo viste direttamente qui ho pensato di dartela adesso”

Hermione se la rigirò un po’ tra le mani. Sembrava di poterla leggere attraverso la carta sottile: un po’ di anemia, ma mi spiace, niente gravidanza. Così come nelle ultime dodici analisi del sangue precedenti.

“Allora, la apri o ti sei repentinamente convertita alla Divinazione?”

“Certo che no. Solo che…”

“Capito, passa a me” Prima che Hermione potesse replicare, la rossa agguantò la lettera e la aprì. Non per niente è un asso del Quidditch, pensò Hermione.

La giovane lesse il foglio aggrottando ritmicamente le sopracciglia. Poi si mise a sorridere in maniera sfacciata.

“Cosa c’è da ridere della mia anemia? Non c’è niente di male!”

“Non è l’anemia che mi rende euforica. Cosa avevi chiesto alla stella cadente? Un figlio?”

“Non si dice finché il desiderio non si avvera!” la redarguì Hermione mentre torturava un fazzolettino.

“Ma ormai puoi dirlo liberamente!” le disse Ginny con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“No, se lo dici ad alta voce non si concretizzerà mai!”

“Ma tesoro, proprio non capisci? E sì che a scuola eri la più brava del corso!” le disse Ginny porgendole il foglio.

“Risultato del test… positivo. Ommamma. Oh, mamma, mamma, mamma!” Hermione saltò su in piedi e poi si mise a piangere come una bimbetta. “Ginny, aspetto un bambino!”

Ginny fece arrivare dall’interno del locale due bicchieri di succo di frutta e dopo averle detto con un sorrisetto complice: “Sai, neanch’io berrò alcolici per un po’” la rossa porse un bicchiere all’amica e alzandolo disse: “Alla futura neomamma, hip-hip, urrà!”

Hermione rispose al brindisi e alzò il calice verso il cielo luminoso. Mai più avrebbe dimenticato quel momento, e il cielo assunse un fascino dolcissimo nella notte dei desideri.

 

   
 
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