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Autore: Rota    26/04/2009    4 recensioni
Introduzione: Diciannove Aprile.
Siamo sul Sonclino, dove avviene una delle ultime e più cruente battaglie fra partigiani e nazifascisti.
I militi della Brigata Nera Tognù, forti dell’appoggio dei tedeschi, circondano la zona montuosa dove ci nascondono un centinaio di partigiani.
Seconda classificata al "Flash contest- speciale 25 aprile", indetto da hotaru
Genere: Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nick autore: Rota23/meg89
Titolo: Sonclino
Tipologia: Originale
Personaggi: //
Rating: Arancione
Genere: Guerra, Introspettivo, Nonsense
Avvertimenti: Flash fic, Non per stomaci delicati
Introduzione: Diciannove Aprile.
Siamo sul Sonclino, dove avviene una delle ultime e più cruente battaglie fra partigiani e nazifascisti.
I militi della Brigata Nera Tognù, forti dell’appoggio dei tedeschi, circondano la zona montuosa dove ci nascondono un centinaio di partigiani.
NdA: Ero partita con l’idea di ricordare una famosa battaglia partigiana, per celebrare degnamente il 25 Aprile. Un po’ scettica, ho fatto ricerche sull’azione partigiana nella mia valle, la Val Trompia. A scapito delle mie tetre aspettative, sono venuta a conoscenza di questo fatto che, inaspettatamente, mi ha riempito d’orgoglio. Per la prima volta in vita mia sono fiera d’essere Valtrumplina.
A parte questo, il punto di vista si chiarirà in maniera concisa sono alla fine della ff.
Detto questo… buona lettura ^^


(*)Fonti: http://www.olinda.org/2005/25aprile/122%20brigata%20garibaldi.htm

La seguente ff ha partecipato al "Flash contest- speciale 25 Aprile", indetto da hotaru, classificandosi seconda

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Sonclino

-Diciannove Aprile.
Siamo sul Sonclino, dove avviene una delle ultime e più cruente battaglie fra partigiani e nazifascisti.
I militi della Brigata Nera Tognù, forti dell’appoggio dei tedeschi, circondano la zona montuosa dove ci nascondono un centinaio di partigiani.
Gli uomini di Giuseppe Gheda, che trovano rifugio e riparo nei monti a loro circostanti e noti, pur essendo male armati, in un primo tempo riesco a far fronte alle forze nemiche.
Ma, verso le ore 9, i fascisti riprendono l’assalto con determinazione.
Giuseppe Gheda cade morto in questo scontro.
Per evitare l’accerchiamento, i partigiani sono costretti a ritirarsi; diciassette di loro saranno fatti prigionieri.
La stessa sera del 19 si verifica una sparatoria tra alcuni partigiani scesi dal Sonclino e alcuni nazifascisti di guardia alla caserma di Brozzo.
Fascisti e tedeschi cadono a terra, come anche il partigiano Moreni nel tentativo di recuperare le armi dei nemici.
A Brescia la battaglia continua per tutta la giornata del 26 aprile…-


Spari, spari ripetuti, continuati.
La mitragliatrice non s’arresta, vomita proiettili come bava infuocata, schiumosa.
Urla, grida, tonfi. Il rumore riempie l’aria, rendendola satura, pesante.
C’è odore di fumo, di carne cotta… qualcuno sta bruciando, tra i colpi.
Non si vede più nulla, il sangue ha coperto ogni cosa. Nero, nero e rosso.
La gente corre, cade, rotola nel fango. I compagni caduti sono molti.
La mente resta sgombra da ogni pensiero inutile, non ha tempo di riempirsi d’incertezza o sentimenti simili. L’adrenalina scorre nel sangue impazzita, muovendo i muscoli scattanti fino al compimento dell’azione, braccia, gambe, petti e gole.
In un’unica lotta selvaggia, che altro non fa che accelerare il momento della fine.

Spari, spari ripetuti, continuati.
Si vedono arti volare in ogni direzione, il sangue che schizza fuori dai ventri e dalle viscere degli uomini.
Da cadaveri, sembrano davvero tutti uguali.
Pallida la pelle, violacea la carne, smorti gli occhi riversi.

A Sarezzo ci hanno preso in un’imboscata.
Nazisti da tutte le parti, con le mitragliatrici puntate.
Siamo scappati, ma una vecchia catapecchia non è sufficiente come riparo sicuro.
Cicchì è morto, con lui altri tre. Ha combattuto come un uomo d’onore, finendo nel suo stesso sangue sporco di terra e di vermi.
Sento il vomito risalirmi dallo stomaco, ma non ho tempo di vomitare che una raffica mi sfiora la testa, rimbalzando nelle orecchie tese.
La terra sembra tremare tutta, calpestata da stivali neri, impietosi.
Trema, trema e trema.
E ci accoglie tutti nelle sue calde e rassicuranti braccia…


La voce della guida ciarla ancora, monotona e quasi priva d’espressione.
Gli occhi si aprono d’improvviso, come scossi dopo l’assopimento del sonno.
Davanti, una lapide di marmo bianco.
“Eroi del Sonclino”, è scritto grande e chiaro, come se fosse possibile non notarlo. Come se fosse possibile dimenticare.
-Tutto bene?-
La mente si ridesta completamente dal sogno, facendo nascere un sorriso ormai adulto.
-Tutto bene…-

Dove c’era bosco selvaggio, ora ci sono sentieri ben delineati.
Dove c’era fango, ora ci sono terre coltivate.
Dove c’erano i corpi, ora c’è solo una lapide.
Lassù, sul monte del Sonclino.
   
 
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