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Autore: S h a d o w h u n t e r _    12/08/2016    5 recensioni
Per chi avesse voluto leggere qualcosa in più sui personaggi o sulle vicende della storia Deal With The Evil, ecco a voi alcuni Missing Moments che spero possano farvela apprezzare di più!
Vi auguro una buona lettura!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sesto extra - Benvenuto in famiglia!

Maryse controllò ancora una volta la sua figura allo specchio, poi, in perfetto orario, si diresse verso il soggiorno dove Alexander e il suo fidanzato la stavano di certo già aspettando.  
Il fidanzato di suo figlio.
Quell'espressione, se
proprio doveva essere sincera, continuava ancora a farle uno strano effetto.
Non aveva sicuramente mentito ad Alec quando gli aveva giurato che ci avrebbe provato, tuttavia a volte le risultava ancora difficile adeguarsi completamente a quella cosa.
Non che glielo avrebbe mai detto.
Era giusto che lui percepisse il suo sostegno incondizionato; qualsiasi dubbio o perplessità era stato respinto nell'angolo più remoto della sua mente, soprattutto poi in vista di quell'incontro.
Robert era ancora più che contrario a quella relazione, ma non gliene importava niente.
Di certo non avrebbe voltato le spalle al suo stesso figlio solo perché il marito non era in grado di vedere oltre la punta del suo naso.
Motivo per cui aveva appositamente scelto un giorno in cui sapeva che l'uomo non sarebbe stato a casa, onde evitare che si verificasse qualche spiacevole evento che potesse portare Alexander a mandarli entrambi al diavolo per ripicca.
Infatti, se c'era una cosa che aveva capito in quelle ultime settimane, era che il figlio sarebbe stato disposto a qualsiasi cosa per quel ragazzo; bastava solo vedere il modo in cui parlava di lui, per rendersene conto.
Se da un lato era fiera di come Alec fosse cresciuto in così poco tempo, dall'altro non riusciva a scrollarsi di dosso il timore che l'altro non tenesse a lui nello stesso modo.
Razionalmente parlando, sapeva che l'unica volta in cui l'aveva incontrato Magnus aveva finto di essere un poco di buono per coprire Alec.
Questo, però, non le impediva di nutrire ancora qualche dubbio circa quel ragazzo.
Non voleva vedere suo figlio soffrire.
Richiamando alla mente la discussione che aveva avuto con Iz e Jace - che sembravano conoscerlo senz'altro meglio di lei - sull'argomento, si preparò mentalmente ad incontrare in maniera ufficiale Magnus Bane.
Stava per entrare in sala, quando, la voce di suo figlio la immobilizzò sul posto.
« Per l'angelo Mags, smettila di agitarti così! Vedrai che mia madre ti adorerà, andrà tutto bene. »
Maryse sapeva che avrebbe dovuto manifestare la sua presenza in quel preciso momento, ma era troppo curiosa di ascoltare la risposta dell'altro.
Quest'ultimo sbuffò sonoramente, prima di replicare.
« Non è tanto per me che mi preoccupo fiorellino, lo sai. Con quello che ho passato.. l'ultima cosa che voglio è che tu debba affrontare una cosa del genere. Per questo voglio cercare di piacerle; non voglio che stare con me ti possa creare dei problemi. »
La donna, che di certo non si aspettava una simile affermazione, non poté che restarne colpita.
Il fatto che quel ragazzo ci tenesse alla sua approvazione per non mettere Alec in difficoltà.. era una cosa estremamente tenera.
Forse, dopotutto, i suoi timori erano infondati.
« Magnus, no. Te l'ho già detto un milione di volte: apprezzo che tu voglia proteggermi, ma non devi. Ho preso la mia decisione. »
Maryse si ritrovò a sorridere senza quasi rendersene conto: era bello sentire suo figlio così sicuro di sé.
« Lo so. E' che voglio solo che tu sia felice, non mi importa di nient'altro. Mi dispiace se a volte esagero. »
Magnus aveva pronunciato quella frase con un tono così vero, così sincero, che perfino Maryse non provò alcun dubbio sulla veridicità di quell'affermazione.
« Con te sono felice, più di quanto lo sia mai stato. Quindi smettila di cercare scuse Bane: che mia madre ti approvi o no - anche se sono sicuro che lo farà - tu oramai sei incastrato con me. »
Quando la donna non udì alcuna risposta provenire dall'altro, convinta di non interrompere più alcuna discussione, si decise finalmente ad entrare.
Per la seconda volta quel giorno restò piacevolmente stupita: Magnus stava guardando Alec come se fosse la cosa più preziosa del mondo, mentre gli sfiorava il volto con dolcezza.
In tutto ciò, suo figlio aveva stampato in viso il sorriso più bello che gli avesse mai visto.
Fu proprio quest'ultimo ad accorgersi di lei, saltando in piedi subito dopo.
« Mamma, eccoti! Ti presento.. anche se beh lo sai già.. comunque lui è Magnus. » balbettò poi, facendo cenno con una mano verso il ragazzo.
Magnus si alzò dal divano su cui era accasciato fino a poco prima, stringendo la mano alla donna.
« Molto piacere, signora Lightwood. »  esordì, nel tono più mite ed educato a sua disposizione.
« Oh per carità, chiamami pure Maryse. "Signora Lightwood" mi fa sentire vecchia. » replicò l'altra con un piccolo sorriso, invitando l'ospite ad accomodarsi accanto a lei.
Alec stava per seguire l'esempio degli altri due, quando fu bloccato dalla madre.
« Alexander, ti dispiacerebbe lasciarmi qualche minuto sola con Magnus? »
Quest'ultimo guardò Alec, assumendo per alcuni istanti un espressione un po' spaurita, poi però sembrò tornare padrone di sé, annuendo impercettibilmente in sua direzione e dandogli il via libera.
Con un'ultima occhiata preoccupata al suo fidanzato, Alec uscì dalla stanza, chiudendo piano la porta dietro di sé.
« Allora Magnus, che ne dici di dirmi qualcosa di te? Non so, magari cosa fai per vivere, o se ti va puoi parlarmi della tua famiglia. » gli domandò Maryse con garbo, cercando di metterlo a suo agio.
La prima volta che lo aveva visto le era parso tutt'altro che timido, ma vedendo come era teso in quel momento pensò quasi di essersi sognata tutta la sua spavalderia.
Poi le ritornò in mente il discorso che gli aveva sentito fare, e si disse che probabilmente era così nervoso solo perché ci teneva a fare una buona impressione su di lei.
Quella consapevolezza la addolcì ancora di più, facendo sì che iniziasse già ad apprezzarlo.
« In realtà non c'è molto da dire sul mio conto. Io e mia sorella siamo andati via di casa quando eravamo molto giovani, e siamo cresciuti prendendoci cura l'uno dell'altro. E' lei la mia famiglia. Insieme abbiamo aperto un locale in centro, che adesso gestisco soltanto io - Catarina ha realizzato il suo sogno di diventare infermiera - e che mi permette di mantenermi in maniera abbastanza dignitosa. » rispose il ragazzo in tono mellifluo, sfoggiando un contegno che in realtà non possedeva affatto.
Era incredibilmente agitato e in imbarazzo, il che era tutto da dire per uno dal carattere estroverso e bizzarro come il suo.
Si sentiva come se stesse sostenendo un chissà quale esame; e non era mai andato bene nei test lui.
« E i tuoi genitori? » chiese immediatamente Maryse, incuriosita.
Subito però si accorse di aver detto la cosa sbagliata.
Non ci voleva un genio per capire quanto brutti fossero i rapporti con la sua famiglia, non dopo il modo in cui aveva stretto le mani a pugno subito dopo aver udito quella domanda.
« Ho perso qualsiasi contatto con loro molti anni fa. I miei.. non sono stati così comprensivi. Quando sono venuti a conoscenza del mio essere gay, mi hanno sbattuto fuori di casa insultandomi e dicendo che non ero più figlio loro. »
La donna trasalì, sentendosi malissimo per lui; il dolore nelle sue parole era inconfondibile.
Povero ragazzo..
Come potevano dei genitori fare una cosa del genere?
Con quale coraggio una madre poteva abbandonare il suo stesso figlio in modo tanto ignobile?
Il pensiero che se non fosse stato per lei Robert avrebbe trattato allo stesso modo anche Alexander.. le fece venire ancora più voglia di prenderlo a calci.
Tornò a concentrarsi su Magnus, riuscendo solo allora a capire fino in fondo la portata del suo gesto, quando quel giorno aveva mentito per Alec.
Lei e suo marito si erano comportati, almeno per quello che lui le aveva appena detto, allo stesso modo dei suoi genitori, magari usando senza saperlo le stesse parole.
Ma nonostante questo, quel ragazzo era rimasto lì a farsi maltrattare come se niente fosse, - malgrado la sofferenza che gli avevano senz'altro provocato ricordandogli il suo passato - solo per amore di suo figlio.
In quel preciso istante ogni preoccupazione svanì nel nulla, e si ritrovò ad essere felice e grata come non mai che da tanti, Alec avesse scelto di avere accanto proprio lui.
Suo figlio aveva ragione: indipendentemente dal sesso, Magnus era una persona fantastica.
« So che io non sono tua madre, né pretendo di esserlo. Ma se vorrai, da oggi puoi considerarti a tutti gli effetti parte di questa famiglia. » gli disse ad un tratto, sorridendogli con affetto.
Il ragazzo sgranò gli occhi, come se quella fosse l'ultima cosa che si aspettasse di sentirsi dire.
« Io.. beh grazie Maryse.. non so cosa dire. » le rispose, lievemente commosso.
La donna scosse la testa, allargando ancora di più il suo sorriso.
« Non devi dire niente. Tu ami Alec, non è vero? »
A quella domanda l'altro si rilassò visibilmente, mentre il suo volto si illuminava come succedeva ogni volta in cui Alexander era l'oggetto della conversazione.
« Certo che sì. Più di quanto si possa immaginare. »
Maryse annuii lievemente, aspettandosi già quella risposta.
Poi, cogliendo completamente di sorpresa Magnus, lo abbracciò.
« Questo è tutto ciò che mi serve sapere. »


Settimo extra - La vendetta è un piatto che va servito in faccia!


Non ci posso credere.
Alec continuava a guardare il ragazzo a pochi metri da lui completamente esterrefatto.
Studiò con attenzione i lineamenti marcati, gli occhi scuri come la pece e i riccioli neri che gli ricadevano sul viso in maniera scomposta.
Cercò di richiamare alla mente le foto che Cat gli aveva mostrato un giorno in cui era saltato fuori l'argomento e lui si era detto curioso di sapere quale fosse il suo aspetto.
Non vi era alcun dubbio: quello era Devis.
Quando Alec aveva lasciato il Pandemonium per tornare a casa, di certo non si sarebbe mai aspettato di trovare su quella stessa via che aveva percorso migliaia di volte, quell'essere immondo.
E invece eccolo lì, a chiacchierare allegramente con quello che sembrava essere un suo amico, apparentemente senza la minima preoccupazione.
Così come non si era minimamente preoccupato di ferire Magnus, mentendogli e tradendolo.
Alec fu travolto da un ondata totalmente irrazionale di rabbia.
Fin dalla prima volta in cui aveva sentito il suo nome uscire dalla bocca di Magnus, venendo a conoscenza poi di quello che gli aveva fatto, aveva desiderato solo di poterlo prendere a calci.
Finalmente, aveva la possibilità di fargliela pagare, almeno un minimo.
Senza pensare alle conseguenze, si avviò verso i due a passo di marcia.
« Ehi, TU! » gridò poi non appena fu giunto davanti a quell'individuo, sfoggiando un'aria decisamente minacciosa.
Devis si girò a guardarlo, evidentemente sorpreso.
Se l'espressione di shock fosse dovuta al fatto di vedersi piombare addosso un estraneo in quel modo, o al tono di pura cattiveria che aveva usato, Alec non seppe dirlo.
E francamente, neanche gli importava.
Prima che l'altro potesse rendersene conto, gli sferrò un pugno in piena faccia con tutta la forza che aveva.
Si udì un inquietante scricchiolio, seguito subito dopo dalle grida di dolore di Devis.
Alec osservò con macabra soddisfazione quel tipo che si ripiegava su sé stesso, portandosi le mani al volto insanguinato.
Gli aveva rotto il naso, e ben gli stava.
Considerata la sua natura pacifista in quel momento avrebbe dovuto essere inorridito dal suo stesso gesto, ma non era affatto così.
Non era mai stato un attaccabrighe, né tantomeno uno che porta rancore verso il prossimo, anzi, spesso Iz e Jace avevano criticato la sua eccessiva bontà d'animo.
Ma se c'era una cosa che non riusciva davvero a sopportare e che faceva uscire fuori il peggio di lui, era la possibilità che qualcuno potesse fare del male alle persone che più amava.
Per questo motivo non riusciva minimamente a sentirsi in colpa; quell'imbecille aveva spezzato il cuore al suo Magnus, e il minimo che potesse fare era spezzargli le ossa.
Con un ghigno sardonico - che apparteneva molto più a suo fratello che a lui - oltrepassò con agilità i due ragazzi, ignorando bellamente gli insulti che l'amico di Devis continuava a rivolgergli.
Poteva dire e pensare quello che più preferiva, non avrebbe potuto importargliene di meno.
Stava per girare l'angolo, quando si scontrò con una figura dai lunghi capelli biondi, estremamente familiare.
Catarina.
Ti prego, fa che non abbia visto niente.
La sua speranza fu però stroncata sul nascere dall'espressione della ragazza: continuava a spostare lo sguardo da Alec al tipo malmenato dietro di lui, visibilmente scioccata.
« Alexander Lightwood, ho le allucinazioni o hai appena picchiato l'ex di mio fratello? »
Ecco, appunto.
Per alcuni istanti Alec si sforzò di elaborare una qualsiasi scusa, o comunque una risposta che lo tirasse fuori da quella situazione.
Poi, però, si rese conto che in realtà era tutto inutile; che senso aveva negare quando era stato appena colto con le mani nel sacco?
«  Se lo meritava. E poi per quanto mi riguarda può considerarsi più che fortunato che mi sia limitato a fargli sanguinare il naso. » le rispose risoluto, sfidandola a contraddirlo.
Il volto di Cat si aprì in un sorrisetto malizioso, mentre continuava a guardare l'oggetto di quella discussione con un lampo di sadica gioia negli occhi.
« Eccome, se lo meritava. Sai, credo che questa sia la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per Magnus. Senza contare che morivo dalla voglia di fargliela pagare da anni; a questo punto, sarò davvero costretta a farti un monumento. »

***

Alec chiuse piano la porta di casa dietro di sé, cercando di non fare neanche il più piccolo rumore.
Se qualcuno si fosse accorto del suo rientro a casa prima che avesse modo di cambiarsi, sarebbe stato sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio volto a scoprire la provenienza del sangue che gli imbrattava vistosamente la maglia bianca.
E l'ultima cosa che voleva era sorbirsi una ramanzina sul come la violenza non fosse mai una giusta soluzione.
Tanto più che in quel caso, almeno secondo lui, più che giusta era stata necessaria.
Muovendosi con passi furtivi era quasi riuscito ad arrivare alle scale, quando una voce alle sue spalle lo fece saltare dallo spavento.
« Alexander? Già di ritorno? »
Consapevole di non potersela più svignare, Alec si girò lentamente verso sua madre, pregando che non reagisse in modo troppo esagerato.
Dopo una sola occhiata a suo figlio, la donna sgranò gli occhi sconvolta; era impossibile non notare quelle chiazze rosse che spiccavano in modo innaturale sul tessuto candido.
Prima ancora che Alec potesse formulare una spiegazione per le condizioni in cui si trovava, Maryse iniziò a gridare in preda ad una vera e propria crisi di nervi.
« Oh per l'Angelo, è sangue quello? Si può sapere che accidenti hai combinato?! Eh?! Alexander Gideon Lightwood, rispondimi immediatamente! »
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, cercando di farla calmare almeno un minimo.
Come faceva a spiegarsi se gli gridava contro come una banshee?
« Mamma, rilassati. Non è successo niente di grave, almeno non a me. Dopotutto non sono stato la vittima ma il carnefice. » esordì, cercando di risultare tranquillizzante.
Solo dopo si rese conto che il modo in cui aveva formulato la frase, di rassicurante aveva davvero ben poco.
Stava per aprire bocca con l'intenzione di correggere quella sua uscita infelice, quando le grida ricominciarono, costringendolo al silenzio.
 « CHE COSA HAI FATTO? Non ti ho cresciuto per diventare un criminale! Ditemi che non è vero, che tutto questo non sta realmente succedendo! »
Alec fu costretto a fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiarle a ridere in faccia: sua madre che imprecava in preda al panico era probabilmente la cosa più esilarante che avesse mai visto.
Tuttavia aveva come l'impressione che lei non avrebbe gradito un improvviso scoppio di ilarità, non quando si stava ancora chiedendo il nome dello sventurato che suo figlio aveva appena fatto a pezzi.
« Mamma stai bene? »  
« Che cosa è successo? »
Izzy e Jace si erano appena catapultati in sala, probabilmente allertati da tutto quel trambusto, mettendosi a gridare anche loro all'unisono.
Alla faccia del non farsi beccare da nessuno! Complimenti Alexander, il piano è riuscito alla grande.
« Se sto bene? Chiedetelo al vostro fratello serial killer se sto bene! » riprese la donna, indicando il suo primogenito.
I due ragazzi si voltarono in direzione del fratello, restando subito dopo a bocca aperta.
« Fratellone, c'è forse qualcosa che devi dirmi? » chiese Iz cautamente, scoccandogli un'occhiata costernata.
Alec ridacchiò di fronte la sua espressione, scuotendo lievemente la testa.
« Se mi stai indirettamente chiedendo se ho appena fatto fuori qualcuno, la risposta è no. Ho solo picchiato un tizio - e ti assicuro che se lo meritava - e il suo sangue mi è finito addosso. » le rispose poi, scrollando le spalle.
Maryse che aveva finalmente smesso di gridare, continuava a spostare lo sguardo dall'uno all'altro, cercando di capirci qualcosa.
A seguito di quell'affermazione Jace scoppiò a ridere fragorosamente, dando delle vigorose pacche sulla spalla del moro.
« Ora ti sei messo a fare a botte? Almeno non è finita come l'ultima volta! »
Alec alzò gli occhi al cielo, decidendo di ignorare suo fratello senza il minimo ritegno.
Lo conosceva abbastanza da sapere che, tutto il suo contributo alla conversazione, sarebbe stato dato da battute e prese in giro.
Si divertiva troppo a vederlo così, era più forte di lui.
Non che potesse fargliene una colpa: trovarsi di fronte il proprio responsabile fratello maggiore in quelle condizioni doveva essere alquanto esilarante.
« Alec si può sapere perché avresti fatto una cosa del genere? Nulla si può risolvere con la violenza, dovresti saperlo. E se quel ragazzo decidesse di denunciarti per averlo aggredito? Cosa ti è saltato in mente? » lo sgridò Maryse, usando il suo miglior tono imperioso e portandosi le mani sui fianchi.
Ecco, quello era esattamente il tipo di ramanzina che voleva evitare.
Ma considerando che oramai era costretto a sorbirsela, tanto valeva dire le cose come stavano davvero.
« Per quanto mi riguarda quell'essere schifoso può fare quello che vuole. Non me ne frega un accidente se mi denuncia, quello che gli ho fatto è niente in confronto a ciò che si meritava. Non ho nessuna intenzione di pentirmi per il mio comportamento: nessuno può fare del male a Magnus e passarla liscia. » esordì in modo determinato, facendo completamente azzittire tutti i presenti.
Iz lo guardava con le sopracciglia corrugate, in una buffa espressione che poteva essere definita come un mix tra la comprensione e lo sconcerto.
« Okay, se questo tipo ha fatto qualcosa a Magnus posso capire perché tu ti sia trasformato in Terminator. Quello che mi chiedo a questo punto è.. che cosa? » gli chiese poi la ragazza, dando voce a quelli che erano, senza ombra di dubbio, i pensieri anche di Jace e Maryse.
Alec sospirò pesantemente, riflettendo sul modo migliore per illustrare loro la faccenda senza però rivelare troppo di quello che il suo fidanzato gli aveva confidato.
« Vuoi sapere cosa gli ha fatto? Gli ha spezzato il cuore, quel verme è l'ex di Magnus. Non scenderò nei dettagli perché non tradirei mai la fiducia del mio ragazzo, ma vi basti sapere che mentre Mags era convinto che l'altro lo amasse, quest'ultimo non faceva altro che tradirlo e prenderlo in giro. Per colpa sua e di quello che gli ha fatto, ha impiegato anni prima di riuscire di nuovo a fidarsi di qualcuno. »
Sua sorella a quel discorso aveva sgranato gli occhi dallo stupore, portandosi una mano alla bocca.
« Per l'Angelo! E' quel Devis che hai picchiato! Ben fatto fratellone. » esclamò poi, con un insolito entusiasmo.
Jace la fulminò con lo sguardo, dandole una leggera gomitata nelle costole.
«Aspetta un attimo.. come fai a sapere che l'ex di Magnus si chiama Devis? Io non ti ho mai detto niente. » esordì Alec, sempre più sospettoso.
Era impossibile che Iz avesse tirato ad indovinare, era più che evidente che qualcuno le avesse già raccontato qualcosa.
La domanda era: chi?
« Beh.. io.. quella volta.. Cat! E' stata Catarina ad accennarmi qualcosa. » gli rispose immediatamente, col tono di un bimbo che ha appena combinato una marachella.
Alec era tutt'altro che convinto, ma decise di non indagare oltre.
Quando si trattava di Isabelle c'erano cose che preferiva di gran lunga non sapere.
« Qualsiasi sia il suo nome.. Gli hai fatto male, vero? » si intromise Maryse, mentre un minuscolo sorriso faceva capolino sul suo volto.
Alec annuì, con un'espressione che faceva ben presente tutta la sua soddisfazione.
« Oh, sì. Gli ho rotto il naso. »
La donna scoppiò a ridere, battendo le mani.
Subito dopo, con un ghigno compiaciuto in viso, disse qualcosa che fece sì che Alec la adorasse come non mai.
« Bene. Così impara quello stronzo a prendere in giro il nostro Magnus. »




HeLLo! :D
Ed ecco a voi anche gli ultimi due extra! Posso definitivamente dichiarare chiusa questa storia, anche se mi dispiace un bel po' :\
Ma anyway, tornerò su efp senz'altro molto presto con un nuovo lavoro(tanto per scocciarvi xD) :D
Ringrazio tutte le persone che hanno non solo seguito la storia orginale, ma anche questi missing moments pieni di pazzia e quant'altro! Grazie infinite*-*
E mille grazie anche a tutti coloro che hanno speso del tempo per farmi sapere la propria opinione.. via adoro tutti!<3
Vi invito ad iscrivervi ancora una volta al gruppo facebook(se ancora non l'avete fatto), con la speranza che possa essere un luogo di ritrovo per tutti noi fan <3
Il link è questo ----> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/
Alla prossima!
Bye e grazie ancora a tutti voi!<3

   
 
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