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Autore: mentaverde    12/08/2016    2 recensioni
Odio stare in bilico.
Odio sentire quella sensazione sulla pelle, di poter cadere da un momento all’altro.
Odio il fatto che con una folata di vento potrei schiantarmi al suolo.
Ma soprattutto odio il fatto che sia tu a mettermi in questa posizione.
Tu, il Re, l'Originale, l'ibrido.. così tanti nomi, così tanto potere ad un unico uomo pieno di odio e pieno d'amore.
Un uomo e tutta l'eternità davanti.
Tu ed io.
Tu il mio Re, ed io la tua Regina.
Klaus e Caroline.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Rebekah Mikaelson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

 
Perseverò finchè avrò successo. 
Compirò sempre un altro passo.
Se quello non asrà di aiuto ne farò un altro, e poi ancora. 
In verità, un passo alla volta non è così difficile...
Io so che piccoli tentativi, ripetuti, completano qualsiasi compito.
- Og Mandino-
 

Odio stare in bilico.
Odio sentire quella sensazione sulla pelle, di poter cadere da un momento all’altro.
Odio il fatto che con una folata di vento potrei schiantarmi al suolo.
Ma soprattutto odio il fatto che sia tu a mettermi in questa posizione.
Odio che sia tu a scegliere se farmi cadere o meno.
Lo so che non vuoi ferirmi. Lo so perché lo vedo nei tuoi occhi, perché in fondo non c’è altro che amore, sentimento che tu non sai controllare, che non sai cosa significhi.
Hai sempre provato odio, rancore e vendetta e pensavi che non esistesse niente di più potente di quei sentimenti oscuri che hanno sempre coinvolto il tuo cuore.
Eppure, qui in bilico con me, ci sei tu che mi guardi e non capisci, che provi a spingermi via e poi mi afferri al volo riportandomi su quel filo insieme a te.
A volte mi stringi con tutte le tue forze altre volte non vorresti che fossi lì.
E odio tutto questo, odio questa instabilità.
Sarai anche il più antico, l’Originale, ma con tutti i tuoi anni non sai gestire i sentimenti.
Perché?
Perché non riesci?
Lo so, lo vedo nei tuoi occhi che non vorresti farmi del male, che vorresti solo il mio bene, ma non ci riesci, non sai come farlo.
Prima mi allontani, poi mi rivuoi, e ancora mi allontani per riprendermi.
Tu non lo sai, ma ogni volta che mi dici di andarmene un pezzo di me se ne va.
Se ne va e a te sembra non cambiare niente.
Vuoi essere visto come il cattivo, quello senza cuore, senza sentimenti, così da essere inattaccabile. Tu e il tuo voler essere invincibile, però, ti sta devastando e devasta anche me.
Io sono qui al tuo fianco, sempre e comunque come ti avevo promesso tanti anni fa, ma tu mi respingi, hai paura, una paura folle che nascondi con quella tua aria da sbruffone.
Vuoi avere il pieno controllo della situazione, ma per quanto tu possa essere bravo a stare in equilibrio su una fune nel mezzo del nulla, una folata di vento ti può far cadere, e fidati se ti dico che niente, neanche la tua natura da ibrido, ti può salvare dal dolore dell’impatto.
Potrai anche essere l’Originale, ma niente fa male come il sentirsi abbandonati e feriti nel cuore.
Tu non mi guardi ma mi stai ascoltando, ascolti il mio respiro, il rumore delle mie mani che si stringono e il silenzio del mio cuore che ha smesso di battere molto tempo fa.
Ascolti anche quel che accade intorno, tanto che con galanteria e rapidità mi inviti ad alzarmi prima che lo sceriffo di questa insignificante città si avvicini.
Una volta sarebbe stata la tua sfida personale, un modo per dimostrare che nonostante tu non abbia un distintivo, sei più forte.
Ora invece te ne vuoi andare, non vuoi far confusione e io non capisco, Klaus, non capisco cosa ti stia succedendo.
Tu che sapevi cosa dire e fare, ora sei perso, perso in qualcosa che non conosci neanche te che di cose ne hai viste e sentite in tutti i tuoi anni.
Hai gli occhi spenti e vuoti, come se stessi per annunciare la fine del mondo. Come se stessi per dirmi di andarmene, di non avvicinarmi mai più a te, come tutte le altre volte.
E siamo ancora in bilico.
Stiamo per cadere, Klaus?
Mi stai per spingere giù?
“Andiamo”, sussurri a denti stretti senza guardarmi.
No, Klaus. No.
“Caroline”, sibili riprendendomi come mia madre quand’era arrabbiata, “Dobbiamo andare”.
Io non mi muovo e finalmente mi guardi negli occhi e non vedo altro che disperazione.
Non riuscirò mai a capirti, Originale, non riuscirò mai a stare al passo con i tuoi pensieri, con le tue preoccupazioni, con le tue paure.
Sei ossessionato dai tuoi amici come dai nemici, hai paura dei tuoi fratelli nonostante siano decenni che non litighiate, tremi al pensiero che io me ne vada nonostante sia tu, ogni volta, ad accompagnarmi alla porta per poi venirmi a riprendere, e tremi al pensiero di rivedere Hope.
Hope.
Hope e i suoi casini, Hope che ti somiglia così tanto, che ti tiene in bilico. Formiamo una bella catena di persone su quel filo nel ben mezzo del nulla, sai Klaus?
Tu e tua figlia, che vi rincorrete in ogni angolo del mondo, lei che combina casini e tu li risolvi. Di fronte a lei diventi cieco, non vedi più l’ovvio. Non è più una bambina, Klaus, ma pensarlo ti distrugge, ti logora perché tu vorresti una vita normale, che normale non è mai stata.
Hai paura, lo so, te lo leggo negli occhi, hai paura come tutti, eppure siamo qua, io e te, diretti a Mystic Falls dopo tantissimi anni.
Sei un’altra persona da quando, decenni fa, sei venuto a prendermi, dopo aver risolto la questione di New Orleans, dopo aver salvato tua figlia e Hayley, dopo aver fatto sparire una volta per tutte i tuoi genitori e Kol e Finn.
Sei arrivato con quella tranquillità che ti distingue, ti sei seduto tra me ed Enzo. Giuro di averti odiato, perché la mia vita stava andando per il verso giusto, finalmente tutto era in ordine. Elena era contenta di non ricordare di Damon, Jeremy aveva smesso di frequentare tutte le ragazze che gli passavano davanti dopo la storia di Sara e Stefan se ne era andato chissà dove.
Tutti avevamo il cuore in pace, per così dire.
E sei arrivato tu, con quella bambina fra le mani e Hayley spazientita che ti aspettava alla porta che parlava con Elijah finalmente felice.
Sei arrivato e ti sei intromesso nella mia vita con forza, senza lasciarmi capire se ti volessi o meno.
Tu ti sei intromesso e io ho capito che non avrei più potuto fare a meno di te.
Mi hai presa e mi hai portato con te su quel maledetto filo nel bel mezzo del nulla.
“Caroline”, mi chiami guardandomi di sottecchi e vedo del divertimento nel tuo sguardo.
Ti piace che io ti sfidi, che non abbia paura di te, che non mi preoccupi del fatto che sei l’Originale.
Hai un cuore buono, Klaus, quando la capirai?
“Allora rimaniamo qui”, dici con quel mezzo sorriso storto, “Vediamo come se la cava Caroline Forbes”, dici lasciandomi la possibilità di fare a modo mio.
Mi sento onorata, ma questo non te lo dico perché ti ferirebbe.
Lo sceriffo si avvicina e tu continui a guardarmi con un’intensità tale da disarmarmi. Mi stai per lanciare verso il baratro o mi terrai con te?
Sei così difficile, tu ti rendi così difficile.
“Signori Mikealson”, annuncia lo sceriffo facendo voltare tutti i presenti. È sempre così: arriviamo, fanno finta di non conoscerci e poi il primo che si azzarda a dire i nostri nomi fa scattare l’allarme. Tutti ci guardano, chi lo fa apertamente, chi dalle spalle di un amico. Smettono di parlare, perfino la televisione sembra sussurrare invece che urlare i risultati della partita di football.
Dove è finito il Klaus che avrebbe amato tutta questa attenzione?
Beh, se ne è andato dopo New Orleans.
Anzi… se ne è andato dopo l’arrivo di Hope e delle sue catastrofi. Con lei hai capito che essere sulla bocca di tutti non significa che gli altri provino solo timore per te, ma anche che provino ad abbatterti.
E l’ultima cosa che vuoi è che Hope sia nei guai.
Sei un padre. Un padre, ovviamente, a modo tuo.
“Sceriffo”, lo saluto sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi scatenando la curiosità di Klaus, “Ci mancava questa città. Sa… la tranquillità, il silenzio… la pace. Tutte cose difficili da trovare a New Orleans”.
So che mi stai guardando Klaus, vorresti tanto capire dove voglio arrivare.
L’Originale in difficoltà, questa si che è una novità.
Per una volta non sai cosa stia succedendo. Forse ti chiedi se siamo in bilico oppure no. Forse questa volta a tenerti sono io.
Lo sceriffo ci guarda ancora circospetti, “Io non ho il potere, signori Mikealson, di allontanare qualcuno dalla mia città, da RedLake, ma… gradirei molto che la tranquillità si mantenesse tale”.
“Oh, non si preoccupi. Siamo qui per una piccola vacanza”.
“Dove alloggerete?”.
Mi guardi un attimo come per dire ‘Dai, bambola, stupiscimi’.
“Nella vecchia tenuta dei Mikealson, sceriffo!”, dico fingendomi scioccata dalla sua domanda.
Prendi e porta a casa, Klaus.
“La casa dall’altra parte del lago”, aggiungo.
Negli occhi dell’uomo c’è un lampo di terrore.
RedLake e la casa dall’altra parte del lago.
Un mio regalo per il caro e vecchio Originale dopo un anno insieme, quindi circa cinquant’anni fa.
A quel tempo erano solo quattro case e un negozietto di alimentari, che dopo il nostro arrivo divenne famosa, per chi amava le storie dell’orrore. Circola ancora una storia su quella casa e sul nome del lago, rosso come  il sangue che venne versato quella notte di cinquant’anni fa.
Gli abitanti si erano dati da fare per creare la più grande storiella mai inventata, ma in realtà si trattava solo di uno dei momenti no di Rebekah e Hope.
I loro momenti no erano i momenti delle nostre più grandi agonie.
Penso che Hope assomigli più a lei che a Klaus, anche se non lo ammetterà mai.
O che comunque sia un bel miscuglio dei Mikealson.
Il che non so se sia completamente positivo.
“Per quanto rimarrete?”, domanda con la voce tremante.
Klaus alza le spalle, “Quanto vorremmo”, dice lanciando una sfida.
Fortuna che me la dovevo cavare io.
“Signori Mikealson…”.
“Io sono il signor Mikealson. Lei è la signorina Forbes”, specifica Klaus lanciandomi un’occhiataccia.
Ancora con questa storia?
Potrai avere migliaia di anni ma rimarrai sempre un bambino.
Tutto perché non ho voluto sposarti?
Oh, quanto ho riso quando me l’hai chiesto.
Il terribile Klaus l’Originale mi chiede di sposarlo. Con fiori, anello e promessa in ginocchio.
Mio dio, che imbarazzo.
Ho riso così tanto che te ne sei andato furioso distruggendo la porta d’entrata della mia nuova casa a Londra.
Quanto ci è voluto per spiegarti che avrei passato l’eternità con te anche se fossi stata Caroline Forbes, ma tu volevi qualcosa di umano, qualcosa che non avevi mai avuto.
Siamo vampiri, vivremo per l’eternità e tu ti vuoi sposare.
Vedi? È sempre così. Un momento prima ti senti la persona più crudele di questo pianeta e un momento dopo sei certo di poter giurare amore eterno.
Sei in continuo cambiamento. Mi butti e mi riprendi. Mi odi e mi ami. E mi hai odiata tanto perché per la prima volta nella tua lunga vita, sei riuscito a trovare qualcuno che non eseguisse i tuoi ordini come un soldato. Per la prima volta qualcuno non era terrorizzato da te.
Oltre ad Hope, ovviamente.
“Beh… spero che questa volta manterrete un basso profilo”.
Vorrei chiedere allo sceriffo quando è accaduto che Klaus Mikealson sia stato in grado di mantenere un basso profilo, ma una delle cose che ho imparato in tutti questi anni è stata quella di stare in silenzio e sorridere.
Si, sorridere. E non a te, mio amato, ma a tutti quelli che sfidavi. Sai perché? Perché sapevo che avresti vinto.
“Certo, sceriffo”.
Lo sceriffo sparisce e tu inizi a guardarmi con i tuoi occhi scuri.
Cosa vuoi Klaus?
“Caroline Mikealson”, dici e capisco tutto.
“Ricominciamo?”.
“Per l’eternità”.
“Vedi? Staremo insieme per l’eternità. Non serve uno stupido anello”.
“Preferiresti una collana?”.
“Tu di certo opteresti per un collare”.
A questo punto sorridi mostrando tutti i denti e non posso non ammettere che tu sia veramente bello.
“Almeno ti terrei sempre con me”.
“Klaus…”, sussurro disperata, “Sono andata via una settimana e tu fai tutte queste storie?”
Con te è impossibile ragionare.
Quanto tempo è che stiamo insieme? Non lo so neanche più… e mi sono presa una vacanza, non da te, ma da Hope e Hayley…. E un po’ da te che le rincorri ovunque, nonostante lei stia con Elijah.
“Dove sei stata?”.
“Hai l’eternità per torturarmi con le tue domande, Klaus, ma non adesso che siamo in vacanza”.
Sorridi ancora e vorrei dirti che amo vederti sorridere.
Il sorriso ti dona, molto più della tua tipica espressione corrucciata.
“Vacanza?”.
Me lo chiedi come se fosse una novità per te.
New Orleans ti ha devastato. O meglio… tua figlia ti ha devastato.
Sembra che io la odi mentre tu la ami.
Io la lancerei giù dal nostro filo del rasoio, mentre tu la terresti lì a costo di lanciarti tu stesso.
Siamo un bel trio, eh?
“Anche l’Originale si merita una pausa, non credi?”.
“Una pausa da cosa? Da essere il migliore?”.
“Io direi dalla sua autostima”, tu ti fai avanti sfiorandomi il naso con il tuo.
“Non sarei io, bambola”.
Già, non saresti tu.
E a volte non sono sicura che la cosa non mi vada bene. Ma sto zitta ancora una volta. L’eternità porta più saggezza che altro… di certo non a te, Originale.
“Cos’ha fatto esattamente Rebekah in Brasile?”.
Scrolli le spalle, “Niente di che. Quello che ha fatto anche qua, tanto per far passare il tempo. Sai… l’eternità può essere lunga”.
“Oh, beh, io la definirei spossante”.
“L’eternità ti dona, Caroline”.
Lo dici ogni giorno. Ogni singolo giorno.
Ma tu non sai che mi dona solo da quando ci sei tu al mio fianco.
Bonnie, mia mamma, Jeremy e Matt… è stato tutto così difficile.
“Di questo ne sono certa, ma tutto questo viaggiare e correre, Klaus, a cosa serve?”.
Il tuo sguardo si fa serio e ancora una volta vedo nei tuoi occhi il nome Hope.
“Siete uguali. Smettila di proteggerla”.
“Ci sono persone crudeli a questo mondo”.
Scoppio in una risata teatrale, “Davvero? No, dico, davvero?”.
“Sono cambiato”, ti difendi incrociando le braccia al petto.
È incredibile come a volte assomigli più ad un bambino che al terrore più grande che il mondo avesse mai conosciuto.
“Lo so che sei cambiato. Ma a quanto pare la tua mania di controllo non è cambiata quando si tratta di Hope”.
“Ma…”.
“Sta’ zitto, Klaus”.
Per un attimo mi sento veramente potente perché mi ascolta. Ma si tratta di Klaus, e dagli un ordine è praticamente impossibile.
“Mi hai messo di malumore”, borbotti arricciando il labbro.
“Fai anche il broncio, Originale?”, ti chiedo alzandomi e andando verso l’uscita.
Ti alzi e mi segui dandomi una pacca sul sedere.
Ovviamente non hai pagato.
Ma cosa può interessare a te che sei l’Originale?



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Buonasera a tutto il mondo di EFP.
Questa è la mia prima, primissima, storia su Caroline e Klaus, la coppia che più ho adorato, soprattutto per la loro immensa complessità e difficoltà di comunicazione. Lo so, mi piace dannarmi l'anima. 
Spero che vi sia piaciuta.
Avverto già da ora che sarà di pochi capitoli, ma spero che in molte lascere un commento per continuare!

A presto

menta
  
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