Prologo
Sto
volando, leggera, sulla mia Nimbus 2010. Il vento scompiglia i miei
capelli che di per sé sono già scarmigliati.
Socchiudo gli occhi e intravedo un lieve bagliore dorato poco
più avanti. Accelero e tendo la mano di fronte a me, senza
paura. Mi sporgo sempre di più verso il vuoto sotto di me,
sento le sue ali frustarmi il palmo, sfioro il boccino con le dita
e…
-Rose Jane
Weasley!- l’urlo
di mia madre mi strappa via dal sogno, impedendomi di prendere il
boccino.
-Come fai
ad essere ancora a letto! È tardi! Non vorrai mica perdere
il treno per Hogwarts!- mi alzai così
all’improvviso che vidi tutto nero. Al suono del nome della
scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts il sonno era sparito in un
lampo, sostituito da un gran senso di eccitazione. Quello era il mio
primo anno e non vedevo l’ora di cominciarlo. Erano due
settimane che preparavo il baule per Hogwarts. Ci avevo messo tutto
quello che pensavo potesse servirmi, dalle piume auto-correggenti alle
penne Bic normali. La mia nuova divisa era posata sulla sedia, stirata.
Mi alzai e feci per indossarla ma cambiai subito idea pensando che
sarebbe stato imbarazzante andarci in giro. I Babbani si sarebbero
sicuramente girati a guardarmi, divertiti e curiosi; per non parlare
del cugino James: mi avrebbe presa in giro tutto il viaggio. Quindi
sterzai verso l’armadio e presi i miei bermuda di jeans
preferiti, indossai una canotta bianca con sopra scritto “la
mia non è acidità, è dolcezza andata a
male” e legai in vita una camicia a quadri rossa.
Corsi in bagno e mi guardai allo specchio. Sprizzavo
felicità da tutti i pori. Cercai di spazzolarmi i capelli e
per un po’ funzionò, fino a quando metà
della spazzola spezzata non rimase impigliata nei capelli. Irritata,
lasciai perdere e arruffai di nuovo i miei capelli: almeno sarebbero
stati tutti uguali. Facemmo colazione tutti in fretta. Mentre
scorrazzavo di qua e di là vidi Hugo tutto triste e
imbronciato. Lo capivo: anche lui non vedeva l’ora di andare
ad Hogwarts, ma purtroppo aveva ancora due anni da aspettare. Presi la
bacchetta e la osservai un po’; era lunga 10 pollici e mezzo,
legno di mogano e con un nucleo di corda di cuore di drago. Alla base
aveva dei rilievi a forma di rose che salendo si disperdevano lasciando
quindi gli ultimi centimetri della punta lisci e spogli. La riposi
nella tasca dietro dei jeans e all’interno
del baule misi la divisa; nella tasca esterna del baule invece vi posi
una rivista che parlava dei Cannoni di Chudley, una piccola pergamena e
una delle penne Bic. Ci coricammo tutti e quattro in macchina e filammo
dritti alla stazione di King’s Cross. Papà aveva
preso da poco la patente perciò mamma era leggermente tesa
sul sedile del passeggero. Osservava scrupolosamente ogni movimento di
papà e si assicurava che rispettasse tutti i cartelloni
stradali e i limiti di velocità. Hermione Granger amava
molto suo marito ma ciò non significava che lo ritenesse
molto responsabile: sì, Ron Weasley era decisamente il tipo
di persona che, volente o nolente, si metteva sempre nei guai. La mamma
mi aveva raccontato delle sue punizioni quando stavano a scuola.
Papà ha aggiunto che, però, nemmeno la mamma
rispettava sempre le regole. Le avventure più pericolose
erano avvenute proprio perché era lei ad insistere. Lo
trovavo davvero buffo. Ovviamente lei non lo avrebbe mai ammesso.
Parcheggiammo in una stradina parallela e raggiungemmo la stazione a
piedi. Ci dirigemmo insieme alla barriera tra i binari nove e dieci.
Andarono prima papà e Hugo: si appoggiarono alla barriera
e… un attimo dopo non c’erano più. Mi
girai verso mia madre.
-E se non
finisco a Grifondoro?- chiesi con ansia. Lei mi guardò con
dolcezza, si abbassò al mio livello e disse -Non ti devi
preoccupare, tuo padre sembra esigente su questo punto, ma in
realtà sarà sempre fiero di te, non importa a
quale casa apparterrai.- e mi sorrise affabile.
-Neanche se
mi smistano nei Serpeverde?- chiesi, ancora non del tutto rassicurata.
Lei mi fissò intensamente. Alla fine parlò.
-Sono
abbastanza sicura che non finirai nei Serpeverde: non ne hai il
carattere. Ma se anche mi sbagliassi sappi che a me non importa. In
qualunque casa tu verrai smistata sono certa che sarai la migliore e
darai il meglio di te nel vederla trionfare.- e mi abbracciò
affettuosamente. Attraversammo la barriera e un attimo dopo avvistammo
subito papà e Hugo che parlavano con Neville Paciock.
Aggrappata alla sua mano c’era sua figlia, Alice. Era del mio
stesso anno e la conoscevo da quando ero piccola. Era molto timida ma
questo non le aveva impedito di aprirsi con me e farla diventare una
mia ottima amica. Le corsi incontro. Ci abbracciammo, ci allontanammo
un po’ dai grandi e iniziammo a documentarci sulle rispettive
vacanze.
-Rosie!
Come è andata giù alla Tana? Sarei voluta venire
da te per un po’, però papà aveva
organizzato un viaggio lungo quasi quanto tutta la vacanza. Ho fatto
appena in tempo a finire il mio baule stamattina: anche se siamo
arrivati ieri sera, ero troppo stanca per metterci tutti i libri. Siamo
stati in Cina sai? Lì i maghi sono molto strani,
più strani di questi di qua e….-
continuò a parlare della Cina, delle piante che avevano
trovato e così via. Una volta che sorpassavi il muro della
timidezza, Alice non la smetteva più di parlare, non
perché fosse piena di sé o logorroica,
semplicemente perché diceva quello che pensava e i suoi
erano pensieri molto lunghi e articolati. Mi chiese della Tana e
iniziai a raccontarle.
-Non ho
passato lì tutta la vacanza. Sono stata anche da Dominique,
a Villa Conchiglia. Alla Tana abbiamo festeggiato alla grande il
compleanno di zio Harry. Ho giocato a Quidditch con i miei cugini ogni
volta che potevo. James è davvero un bravo cercatore, forse
quest’anno parteciperà alle audizioni. Sarebbero
stupidi a non prenderlo. Fred invece è un battitore nato.
Tutta l’estate ha tirato addosso alla gente palline di
baseball.. sai cos’è il baseball?- chiesi curiosa.
Noi abitavamo in mezzo ai Babbani, sapevo tutto di loro, in fondo mamma
era una Nata Babbana. Non sapevo cosa pensassero i purosangue dei
Babbani. Probabilmente i maghi ne sapevano dei Babbani quanto i Babbani
ne sapevano dei maghi. Ma con mia sorpresa Alice mi disse che sapeva
cos’era il baseball e mi spiegò addirittura le
regole del gioco, dettagliatamente.
-Alice,
tesoro, io devo andare, sai, il mio dovere. Ci vediamo stasera allo
Smistamento. Zia Katherine ci manderà un gufo appena tua
madre si sveglierà. Tranquilla, sta benone. Oh Rose, ciao!
Passate bene le vacanze?- chiese accorgendosi improvvisamente di me.
-Benissimo,
professor Paciock!- risposi. Neville Paciock insegnava Erbologia ad
Hogwarts ed era anche il direttore della casa Grifondoro dato che la
McGranitt era diventata la nuova preside.
-Oh no,
Rose! Puoi chiamarmi Neville, non siamo ad Hogwarts ancora. Anche se
lì non potrò permetterti questo lusso,
sembrerebbe un favoritismo. E lo stesso vale anche per te, Alice. Bene,
devo scappare. Ciao Ron, ciao Hermione, magari ci si vede a Natale!- e
detto questo si Smaterializzò.
-vado a
mettere il mio baule dentro. Ci vediamo nello scompartimento Rose- e
prima che potessi aggiungere altro vidi soltanto una delle sue trecce
color topo svolazzare in mezzo alle altre famiglie. D’un
tratto papà esclamò -Eccoli! Sono loro!- e
infatti, a pochi metri di distanza vidi Albus e James seguiti dallo zio
Harry e dalla zia Ginny, la quale teneva per mano una piagnucolante
Lily. Al mi si avvicinò e mi salutò, sollevato.
Gli sorrisi in risposta. Sentii papà chiedere a zio Harry
qualcosa a proposito del parcheggio e di qualcuno che avrebbe dovuto
confondere l’esaminatore. Prestai poca attenzione. Lily mi
salutò con un cenno e poi si diresse verso Hugo; iniziarono
a confabulare, probabilmente stavano dicendo calunnie su di noi. James
arrivò come al solito come una tempesta e mi
stritolò in un abbraccio soffocante, alzandomi da terra. Non
che fosse difficile, ero abbastanza alta per la mia età, ma
molto magra.
-Ecco
Posie, la nostra cara cuginetta!- esclamò quando mi
lasciò andare. -da quanto tempo non ci si vede. Ti siamo
mancati?- ci eravamo visti solo tre giorni prima e lo sapeva benissimo.
Inoltre odiavo quel nomignolo.
-Mi siete
mancati tanto quanto una Tentacula Velenosa- mugugnai di rimando. James
rise di gusto e mi diede una pacca sulla spalla. Poi si diresse verso
Fred, il figlio di zio George e zia Angelina. Era dello stesso anno di
Jamie ed erano migliori amici.
-Se non
finisci in Grifondoro ti diserediamo- disse papà rivolto a
Hugo -Ma non voglio metterti pressione-
-Ron- esclamò
mamma, lanciandomi un’occhiata. Lily e Hugo ridevano, io ed
Al invece no.
-Non dice
davvero- ci rassicurarono mamma e zia Ginny, guardandoci.
Papà guardava in direzione di una famiglia di biondi e fece
un cenno a zio Harry.
-E
così quello è il piccolo Scorpius...- disse
riferendosi al ragazzino che assomigliava tantissimo con suo padre.
L’adulto era Draco Malfoy, quindi il figlio doveva essere
Scorpius Malfoy. Papà mi guardò determinato.
- Cerca di
batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua
madre.-
- Ron, per
l’amor del cielo, non cercare di metterli contro ancora prima
che la scuola sia cominciata!- esclamò seria e altrettanto
divertita Hermione. Mi ricordo che quando stavano a scuola li faceva
sempre infuriare. Mio padre mi disse che una volta mamma lo aveva
addirittura picchiato. Ha detto che era da quel momento che aveva
capito di amare la mamma.
- Hai
ragione, scusa- disse papà. Poi aggiunse però
-Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe
mai se sposassi un Purosangue.-
Risi
sguaiatamente. Sposare uno coi capelli così biondi da
sembrare tinti? Mai!
- Hey!- era la
fastidiosa voce di James. - C’è Teddy
laggiù.- e puntò alle sue spalle.
-L’ho appena visto! E
indovinate cosa sta facendo? Si
bacia con Victoire!-
Che razza
di ignorante! Era la sua ragazza, ovvio che si baciassero. Ma a quanto
pare per lui doveva essere strano vedere due persone baciarsi e quindi
lo ripeté.
-Il nostro Teddy! Teddy
Lupin! Che
si bacia con la nostra Victoire! Nostra
cugina! Gli
ho chiesto cosa stavano facendo..-
- Li hai interrotti?- chiese
irritata zia Ginny - Sei proprio come Ron..- e a quanto pare non era un
complimento. Seguii la scena divertita ma anche leggermente infastidita
dal commento della zia. In fondo Ron era mio padre, perciò
io ero come Ron, e a quanto pare la zia lo riteneva un offesa.
Continuarono a parlare di Teddy e ne approfittai per vedere se
c’era qualcun altro che conoscevo nei paraggi. Vidi proprio
Victoire e Teddy avvinghiati e pensai che se c’era lei
c’erano anche Dominique e Louis. E infatti..
- Rosie!- l’urlo
acuto di Dominique mi perforò un timpano. Mi
abbracciò stretta e lo stesso fece anche Louis, con meno
entusiasmo per fortuna. Lei era al quarto anno e Louis al terzo.
Dominique le stava molto simpatica. Era diversa. Non solo nella
famiglia, ma in generale. Avrebbe avuto i capelli biondi e meravigliosi
della madre, come suo fratello e sua sorella, se non fosse che li
tingeva sempre in modi diversi e sempre più stravanti
possibili. Adesso li aveva di un viola che diventava una rosa shocking
alle punte con meches nere. Però le stavano veramente bene.
La gente quando passava si girava a guardarla, scioccata. Louis invece
era una ragazzo molto bello che si procurava diverse occhiate maliziose
da ragazze più grandi ma che lui ignorava completamente.
Guardai Victoire, ancora avvinghiata a Teddy.
- Non si staccherà da
lui fino a che non vedrà muoversi il treno. Si amano davvero
quei due. Ma questo non diminuisce il mio disgusto ogni volta che si
scambiano effusioni e frasi romantiche. Come fanno a scambiarsi la
saliva per così tanto tempo?-disse Dominique. Vista da
quell’angolatura, la cosa faceva ribrezzo anche a me.
-Dai Rosie, cerchiamoci uno
scompartimento- e mi trascinò all’interno del
treno, con Louis che ci seguiva. Una volta dentro, lui
salutò un amico e entrò in uno scompartimento di
ragazzi del suo anno. Dominique mi accompagnò allo
scompartimento dove Alice stava leggendo. Lei ci salutò e
poi riprese la lettura da dove l’aveva lasciata. Albus era
appena entrato e si era affacciato alla finestra. Anche io mi
affacciai. Lì intorno le altre famiglie guardavano i miei
genitori e gli zii con stupore ed interesse. Anche i ragazzi degli
altri scompartimenti li guardavano ammirati.
- Cos’hanno tutti da
guardare?- chiese Al.
- Non farci caso- rispose
papà – è per me. Sono estremamente
famoso-
Ridemmo tutti insieme. Il ragazzino
biondo, Malfoy, stava salendo proprio adesso, mentre il treno
cominciava a muoversi e fischiava. Riportai lo sguardo sui miei
genitori, che mi fissavano orgogliosi. Mamma aveva gli occhi umidi.
Hugo guardava con occhi sgranati il veicolo in movimento accanto a
Lily, la quale aveva ripreso a frignare. Continuai a salutarli
finché non sparirono dopo la curva. Allora mi sedetti di
fronte a Alice. In quel momento era entrata Roxanne, la sorella di
Fred. Anche lei era del primo anno. Aveva degli occhioni grandi color
nocciola e capelli mossi color mogano. Ci salutò e
iniziò a parlare con Al. James era sparito con Fred in uno
scompartimento con quelli del secondo anno di Grifondoro e non vedevo
nemmeno Dominique. Non me ne curai molto, l’avrei rivista a
cena. Al e Roxanne parlavano ancora dello Smistamento. Stanca di
quell’argomento, presi la rivista dei Cannoni di Chudley e,
come Alice, cominciai a leggere. Dopo pochi minuti sentii la porta
dello scompartimento aprirsi e vidi sull’uscio il ragazzino
biondo, Malfoy. Aveva un naso dritto, una carnagione molto chiara,
capelli così biondi da sembrare bianchi, occhi di un
grigio-azzurro inquieto e un viso ovale con una mascella abbastanza
marcata, l’unica differenza dal padre, che invece aveva un
viso appuntito. Il suo sguardo si spostò da Roxanne a Alice,
a Al ed infine si posò su di me.
- Cerchi
qualcosa?- chiesi con tono acido prima di potermi
controllare. Lo sguardo inquieto in prima era sparito, sostituito da
uno incerto.
- Devi essere una Weasley.- disse
pacatamente. Non era una domanda, lo sapeva.
- è difficile non
trovare un Weasley in ogni scompartimento, ora come ora.-
- Cosa stai insinuando?- chiesi
alzando leggermente la voce.
Egli aprì la bocca per
rispondere ma la richiuse. Titubante, osservò lo
scompartimento. Diede una rapida occhiata alla rivista nelle mie mani e
commentò - I Cannoni di Chudley, eh? Sono la mia squadra
preferita.- mi sorrise cauto. Non ricambiai, continuando ad essere
sospettosa. Ci guardammo negli occhi e alla fine lui cedette per primo.
- Non stavo insinuando nulla-
continuò più sicuro. Aveva lo sguardo di chi
aveva appena preso una decisione.
-Cercavo solo uno scompartimento,
sai com’è, non tutti mi vogliono nel proprio
quindi...- provai un moto di comprensione verso quel ragazzino. Vedendo
che nessuno rispondeva fece per andarsene. In quel momento dovetti
prendere io una decisione: continuare a combattere la battaglia di mio
padre odiando il piccolo Malfoy, oppure dargli una
possibilità. Se fosse andata male almeno lo avrei odiato per
un torto che avevo subito personalmente.
-Aspetta!-
Quattro paia d’occhi mi
fissarono, allibiti. Roxanne era arrabbiata, Alice e Al erano perplessi
e Scorpius era stupito oltre ogni dire. Ignorai i miei amici e mi
rivolsi al diretto interessato, mantenendo un’espressione
risoluta.
-Puoi restare qua, se vuoi.
C’è ancora abbastanza posto- mi risedetti. Erano
tutti scioccati e Scorpius, dopo diversi minuti, si sedette di fronte a
me.
-Grazie-. Lo disse talmente piano
che faticai a udirlo. Mi sorrise tranquillo.
Tese la mano e si
presentò.
-Scorpius Malfoy.-
Dopo un attimo di esitazione,
gliela strinsi.
-Rose Weasley- e gli rivolsi anche io un sorriso.
NOTA AUTRICE:
Alloraaaa.. salve gente!
Mi sono innamorata della Scorose grazie alle fan-arts e successivamente anche grazie ad altre fan-fictions. perciò ho deciso di scrivere questa storia. Spero che la apprezziate e che vi piaccia il mio stile di scrittura. Vi prego, anzi vi supplico, di farmi notare se nel testo ci sono orrori ortografici, verbi coniugati male o qualsiasi altra cosa imperdonabile che devo assolutamente correggere. Sono una persona molto sbadata e per quanto possa ricontrollare trovo sempre degli errori. Sono bene accette tutte le recensioni, sia belle che brutte.
Al prossimo capitolo,
Endriu