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Autore: teensyears    12/08/2016    2 recensioni
Cosa potrebbe succedere quando le strade di due persone che si erano divise, si incontrano dopo anni di distanza? L'Unità Vittime Speciali lavorerà fianco a fianco con l'FBI, mentre Olivia Benson si ritroverà a fare i conti con il passato.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19 settembre 2016

Era passata all’incirca quasi una settimana da quando Olivia ed Elliot si videro per l’ultima volta: entrambi avevano donato corpo ed anima ai rispettivi lavori, ritrovandosi senza un briciolo di tempo libero.
Durante le poche ore di tranquillità in centrale, si scambiavano messaggini al telefono; parlavano del più e del meno e si tenevano aggiornati sul caso che stavano seguendo assieme. Avevano concordato di recarsi all’hotel sulla Fifth Avenue insieme, per poter esaminare la situazione con i loro occhi.
Erano da poco passate le 20:30 ed Olivia era nel panico più totale. Continuava a guardarsi allo specchio, non soddisfatta dei suoi capelli, mentre cercava di mettersi del mascara sulle ciglia. Elliot le aveva promesso che sarebbe passato a prenderla e la cosa la rendeva più agitata del solito: “stai lavorando Olivia” continuava a ripetersi tra se e sé. Lavoro. Era puro lavoro, nient’altro. Il ciò non la tranquillizzava per niente, anzi il suo cuore continuava a correre sempre più veloce al solo pensiero.
I capelli mossi di Olivia le cadevano delicatamente sulle spalle ed emanavano un delicato odore di vaniglia; il suo trucco era semplice, matita nera e mascara, mentre le sue labbra erano colorate di rosso fuoco. Il vestito nero decorato con pizzo che stava indossando le accarezzava dolcemente le forme, mettendo in evidenza i fianchi e dando slancio alle sue lunghe gambe scoperte.
Mentre si dava un’ultima toccata ai capelli, sentì il campanello suonare.
“Deve essere Elliot” pensò, facendo un grande respiro.
“Vado io!” urlò Lucy, la babysitter, dall’altra stanza.
Olivia sentì la porta d’ingresso che si apriva e le voci di Elliot e Lucy che riempivano la stanza. Era tremendamente nervosa e aveva quasi paura di uscire dal bagno. “Sei una donna adulta” diceva nella sua mente.
“Tu devi essere Noah?” chiese Elliot al bambino in braccio a Lucy.
Il bambino annuì e allungò la mano per afferrare quella di Elliot: lui sorrise nella sua direzione.
“Io sono Elliot, un amico della mamma” si presentò lui.
“Ciao El- El- liot” disse piano il bambino, osservando con lo sguardo la figura maschile davanti a lui.
Olivia emerse finalmente dal corridoio, mostrandosi in tutta la sua bellezza. Non appena Elliot la vide, non potè fare a meno di osservarla da cima a fondo, non perdendosi neanche un singolo dettaglio del suo corpo. D’altra parte, Olivia fece lo stesso. Elliot indossava una camicia nera e blu, con dei pantaloni abbastanza attillati in pendant con il sopra ed i residui della barba che aveva nei giorni scorsi, erano spariti.
“Hey” disse Olivia, mentre si avvicinò.
“Hey” ripetè Elliot, sorridendole.
“Vedo che Noah ti ha già preso in simpatia” disse Olivia, intenta a guardare Lucy che cercava di tenere Noah in braccio, quando lui alzava le mani in direzione di Elliot.
“La prossima volta giochiamo con i blocchi?” propose Elliot, avvicinandosi al bimbo.
“Sì, sì sì!” esclamò contento Noah.
“Ok, ok, la prossima volta però” disse Olivia, mentre diede un bacio sulla fronte a Noah.
“La mamma torna presto, mi raccomando fai il bravo” disse, mentre gli accarezzò la testa “buonanotte Noah” gli diede ancora un altro bacio “buonanotte Lucy”, disse infine, prese la borsa e andò via con Elliot.
 

****
 Il tragitto in macchina fu silenzioso, quasi troppo silenzioso.
Elliot avrebbe voluto dirle “sei bellissima” ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di lei, ma la loro relazione non aveva mai permesso commenti troppo intimi.
Olivia di tanto in tanto, gli lanciava un’occhiata mentre guidava: stava dannatamente bene quella sera, più del solito e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
“Stavo pensando…” iniziò Elliot, rompendo il silenzio “sai giocare a poker?”.
Olivia si voltò nella sua direzione e si mise a ridere. Che razza di domanda era?
“Più o meno” rispose lei, guardandolo.
“Cosa c’è di così divertente?”
“Niente”
“Era una domanda lecita”
“Non mi ci vedi a giocare a poker?” domandò lei divertita.
Elliot le lanciò un breve sguardo, mentre continuava a guidare: “Non proprio”.
 
****
L’hotel era pieno di gente quella sera. Alla reception c’era la coda e persone di un certo calibro continuavano ad entrare dentro all’edificio, causando una forte confusione all’interno.
Olivia afferrò istintivamente il braccio di Elliot, per non perdersi.
Elliot fu colto alla sprovvista, quel semplice gesto, così innocente, era qualcosa di nuovo per loro.
I loro sguardi si incrociarono: era tutto okay.
Si avvicinarono alla reception e domandarono informazioni per la sala gioco. L’uomo che stava dall’altra parte del bancone, li informò che la sala era piena e che avrebbero dovuto prenotare una camera per partecipare, perché solo gli ospiti dell’hotel erano ammessi.
Elliot e Olivia si guardarono immediatamente negli occhi, di certo non era questo il loro programma per la serata.
“Ecco, veramente noi…” iniziò Olivia, ma Elliot la interruppe.
“Va bene, ci assegni una camera” disse lui.
Olivia aprì immediatamente la bocca, cercando di protestare, mentre lanciava un’occhiata di fuoco ad Elliot, che le diede una leggera spinta con la spalla, facendole capire che non c’era altro modo.
Arrivati in camera, Olivia lanciò la sua borsa sulla sedia accanto al letto e si affrettò a chiamare Lucy, facendole sapere che non sarebbe rincasata quella notte.
Il tono della sua voce non era tranquillo, anzi, era piuttosto arrabbiato ed Elliot la guardava gesticolare al telefono, domandandosi il perché di tanto scetticismo.
Quando la telefonata finì, Olivia si sedette sul letto, facendosi sfuggire un sospiro.
“Olivia che c’è?” domandò Elliot, da dietro.
“Niente” rispose lei.
“Olivia…” disse, mentre la sua mano si appoggiava sulla sua spalla.
Olivia si alzò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con Elliot.
“Non toccarmi” disse, mentre lo guardava fisso negli occhi.
“Si può sapere che cos’hai?” chiese nuovamente lui, incominciando a spazientirsi.
“Non ho niente” rispose lei sgarbatamente, mentre scuoteva la testa.
“Un attimo prima sei tranquilla e l’attimo dopo sei così… questo sarebbe non avere niente?”.
“Dovrei essere a casa in questo momento, ad occuparmi di Noah. Invece sono qui, a fare questa stupida messa in scena” sentenziò Olivia alzando il tono di voce.
Elliot la guardava confuso: che cosa stava cercando di insinuare?
“Nessuno ti ha obbligata Olivia, è stata una tua scelta” rispose Elliot, guardandola dritta negli occhi.
“Non avevo intenzione di ritrovarmi in una camera d’albergo con te e a dover dormire in un letto matrimoniale… con te” disse prepotente, con aria di sfida.
“Qual è il tuo problema Olivia? Sono io?” chiese Elliot, quasi urlando.
“Sì!” urlò lei, scostandosi da lui “sei tu, sei sempre tu!”.
Elliot si voltò e la afferrò per un braccio, costringendola a guardarlo.
“Levami le mani di dosso” urlò Olivia, visibilmente a disagio.
“Ora ti siedi” disse Elliot, spingendola delicatamente sulla sedia “e mi spieghi che cos’hai”.
Olivia si rialzò di nuovo e si avvicinò a lui.
“Tu pensi di poter abbandonare le persone per 5 anni e dopo di chè rientrare così… nella loro vita?” domandò lei, con l’adrenalina che le pulsava nelle vene.
Elliot si lasciò scappare un sospiro, abbozzando un sorriso di sfida sul suo volto.
“Credevo che avessimo già affrontato questo argomento!” urlò indietro lui.
“Non abbiamo affrontato un bel niente Elliot” gridò lei, spingendolo indietro “io non ce la faccio, non riesco a perdonarti” disse, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“Olivia” disse, cercando di avvicinarsi, ma lei si scostò, mantenendo una distanza ben chiara.
“No” sussurrò lei, mentre i suoi occhi diventarono rossi e la sua visione sempre meno chiara, perché le lacrime erano sul punto di uscire.
“Olivia mi dispiace, ti prego, guardami” disse prendendole le mani e costringendola ad alzare il viso “mi dispiace davvero tanto. Scusami, avrei dovuto dirtelo, avrei dovuto richiamarti, avrei dovuto rispondere… ma non ero io… non c’ero in quel momento” disse con voce spezzata.
Lacrime lente e calde, solcavano il volto di Olivia, facendole sbavare il trucco. Non riusciva a controllare il suo respiro e nemmeno le sue emozioni represse. Non sapeva il perché di quella scenata, ma sapeva che ne aveva bisogno: aveva bisogno di sfogarsi, di affrontare quella situazione che non andava né avanti né indietro, ma rimaneva ferma, come un limbo.
Nonostante la sua visione fosse offuscata, giurava di aver intravisto gli occhi di Elliot lucidi, forse anche per lui era difficile affrontare quel discorso.
“Sono responsabile delle mie azioni” sussurrò piano Elliot, mentre cercava di ricomporsi “e sono profondamente dispiaciuto per come siano andate le cose. Mi dispiace, cavolo, mi dispiace! Quante volte dovrò ripetertelo? Lo so che un mi dispiace non migliorerà le cose… ma sono qui per provarti il contrario Olivia”.
“Non hai avuto neanche il coraggio di salutarmi” singhiozzò Olivia, la sua voce quasi impercettibile, flebile.
“Non ho avuto neanche il coraggio di tornare a casa” rispose Elliot guardandola negli occhi “non ho avuto il coraggio di parlarne con Kathy e neanche con i miei figli. E’ per questo che io e Kathy ci siamo lasciati” disse, mentre abbassava lo sguardo. Il suo divorzio era un argomento difficile e avrebbe desiderato che le cose fossero andate diversamente con Kathy. Nel corso degli anni si era reso conto di non amarla più o per lo meno di non amarla come prima o forse come meritava. Tornava a casa e faceva il padre, cercando di mantenere la famiglia unita, per i suoi figli. Dopo la sparatoria all’Unità, però, tutto era cambiato. Si era rinchiuso in se stesso, non parlava con nessuno ed evitava qualsiasi contatto con la specie umana. Kathy aveva provato più volte a cercare di sbrogliare la situazione, ad aiutarlo. Lui, invece, da egoista se ne andò per quasi due settimane. Non aveva il coraggio di rimettere piede a casa. Non aveva il coraggio di affrontare Kathy. Nonostante ciò, lei gli era sempre rimasta vicino e più che mai aveva cercato di comprendere i motivi che lo avevano costretto a fare ciò che aveva fatto. Elliot non voleva parlarne con nessuno, non ne aveva le forze. Ed è stato in quel momento che decise che Kathy meritava di meglio: meritava un uomo che l’amava e una vita più serena, senza la preoccupazione di non vedersi tornare il marito a casa. Per questo ne discussero a lungo e insieme decisero di firmare per il divorzio, cercando di assicurare all’altro un futuro migliore. Dopo 20 anni non era certo facile riprendere in mano la propria vita e intraprendere strade separate; fu un processo lungo e non indolore. Nonostante non fossero più innamorati l’uno dell’altro, il loro amore era sempre presente. Il bene infinito che si volevano c’era e resterà per sempre, nonostante non siano più una coppia. Si sono aiutati a vicenda e hanno condiviso insieme tanti momenti gioiosi e anche dolorosi, per questo non fu facile per nessuno dei due.

Elliot spiegò tutto questo ad Olivia, introducendo anche i flashback giornalieri di quanto avvenuto cinque anni fa. Le raccontò del suo trauma e di come si ritrovò impotente nel riavere indietro la sua vita.
Anche Elliot stava piangendo ora e la sua voce era rotta dalle lacrime, mentre Olivia lo guardava con uno sguardo assorto, stranito.

Kathy ed Elliot si erano lasciati. Elliot è single. E’ stato in terapia. Aveva paura di affrontare le persone che gli volevano bene.

Olivia stava cercando di assimilare tutte le informazioni che Elliot le aveva appena comunicato, troppe in una sola volta ed il suo cuore le disse che c’era una sola cosa da fare.
Istintivamente si avvicinò ad Elliot e aggrappò le sue mani al suo collo, stringendolo in un forte abbraccio.
Le mani di Elliot restavano ferme sulla schiena di Olivia, mentre le lacrime continuavano a bagnare il suo viso.
Olivia strinse ancora di più la presa e sussurrò “va tutto bene” nell’orecchio di Elliot, mentre chiudeva gli occhi.
I loro corpi erano praticamente appiccicati ed il caldo attorno al loro era quasi soffocante. Entrambi avevano gli occhi chiusi e non facevano altro che godersi la presenza dell’altro, tenendosi a vicenda.
Le forti braccia di Elliot la strinsero ancora più forte a sé ed OIivia si lasciò cullare da quel gesto, rendendosi conto che era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Elliot aveva sofferto tanto quanto lei, se non persino di più. Non aveva intenzione di mandare al diavolo le cose anche questa volta. Il suo cuore era leggero; finalmente si era tolta un peso dallo stomaco ed ora tutto quello che desiderava era rimanere tra le braccia di Elliot, perché era lì che si sentiva a casa
   
 
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