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Autore: Onaila    13/08/2016    5 recensioni
Quanto possono essere diverse due persone dopo dieci anni?
Quanto il passato può influenzare una persona?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura
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LEXA


Scaraventò il bicchiere che teneva tra le mani contro il muro, seguito subito dopo da un suo grido << Lexa... >> la chiamò Anya mentre scendeva le scale.
Era rimasta con lei per due giorni consecutivi da quando aveva scoperto di Clarke << Non aiuti nessuno facendo così >> << Non voglio aiutare nessuno! >> si riempi l'ennesimo bicchiere di scotch << L'ho odiata Anya! L'ho odiata e amata per dieci anni! >> si colpì il petto con l'indice prima di buttare giù il liquore << Smettila con questa roba >> le prese la bottiglia piena ancora per metà svuotandone il contenuto nel lavabo << Devi smetterla Lexa... >> Anya si strinse nelle spalle dopo aver gettato la bottiglia del cestino << Lei è morta Anya... >> si chinò appoggiandosi al muro e l'amica la prese per un braccio trascinandola in bagno per afferrare poi il bocchettone e bagnarla con l'acqua gelida << C-che cos... >> la zittì rivolgendo il getto alla sua faccia << Devi tornare in te Lexa >> la rimproverò poi continuando a fissarla << Devi smetterla di bere >> afferrò l'asciugamano avvicinandosi << Devi smetterla di rompere le cose >> cominciò ad asciugarle il volto << E devi tornare a lavoro >> le diede un piccolo colpetto sul viso << Ti conosco da una vita Lexa, ti conosco molto più di quanto tu conosca te stessa e so che puoi superarlo >> cominciò a frizionarle i capelli << Quindi smettila, sono passati dieci anni, non puoi ricadere in tutto quello schifo solo perché hai scoperto della sua morte, non puoi >> << Ma io l'ho odiata >> << E io odio mia madre >> lribatté e quella rivelazione la sconvolse ancora di più << L'ho sempre odiata e vederla in un letto d'ospedale in fin di vita non sta cambiando i sentimenti che ho provato e che provo per lei. Quindi smettila di nasconderti dietro tutto questo e se stai soffrendo, bene, ma non smettere di vivere solo perché ti accusi di qualcosa che è normale provare >> sospirò scostandosi da lei << Posso capire che aver scoperto di Clarke ti abbia scosso, ma non è cambiato niente Lexa. Lei non c'era prima e non c'è adesso. Sapere di averla odiata inutilmente ti ha sconvolto, ma tu l'hai anche amata per dieci anni...dio se l'hai amata, ma adesso hai la possibilità di andare finalmente avanti...non gettarla via >> sapeva che si stava riferendo a Costia, del resto non l'aveva più chiamata dall'ultima volta << Hai la possibilità di amare qualcun'altra finalmente >> l'abbracciò e non le importò che i suoi abiti fossero bagnati << Sei in te adesso? >> le chiese e Lexa sorrise ricambiandola << Sì, grazie per la doccia serale >> << Lo so, effettivamente cominciavi a puzzare >> la fece ridere, ma non osò allontanarsi da quell'abbraccio.

 

CLARKE


Si strinse nel cappotto uscendo dall'ufficio e si prese un paio di boccate d'aria fresca prima di entrare in macchina.
Ormai mancava poco al Natale e in quei mesi aveva davvero sperato di festeggiare in modo diverso rispetto ai precedenti.
Aprì la borsa da cui prese una pasticca e la buttò giù senza acqua, rilassandosi poi contro i sedili in pelle.
Chissà come stava...
Era andata a cercarla alla Natblida, ma non l'aveva trovata e quando era andata al suo appartamento Anya l'aveva allontanata, così alla fine aveva deciso che fosse meglio così.
Ormai erano passate due settimane da quando aveva scoperto della morte di “Clarke”, ma del resto non era morta?
Che si fosse dimenticata di Costia?
Sospirò chiudendo gli occhi, cercando di dormire almeno per quel quarto d'ora che serviva per raggiungere casa, quando ad un semaforo la vide.
Aveva i capelli sciolti, il volto era illuminato da un meraviglioso sorriso e in mano stava tenendo un foglietto bianco che stringeva forte a sé.
Clarke rise di riflesso spiandola e condividendo la sua stessa felicità anche se non ne conosceva la causa.
Di primo istinto avrebbe voluto raggiungerla, ma poi quando la vide montare nell'auto, capì che non era una delle decisioni migliori.
La sera prima all'Art Academy si era svolta una cerimonia in suo onore e sarebbe voluta andare, ma il dottor Sinclair insieme a suo padre glielo avevano severamente vietato, del resto perché mai a Costia sarebbe dovuto importare della morte di una ex-studentessa di un'accademia?
La verità è che sperava di incontrarvi Lexa, probabilmente lei vi era andata.
Si aprì la sciarpa e un poco la giacca, cominciando ad avere caldo.
Erano passate solo due settimane, ma già le mancava come a un drogato manca la sua dose di eroina.
Cominciava a sentirsi la gola secca e l'aria a mancarle.
<< N-non di nuovo dannazione... >> vide l'autista lanciarle un occhiata dal retrovisore << Vi sentite bene Signorina? >> la guardia James seduta vicino al guidatore si voltò verso di lei << Accosta >> ordinò lui per essere subito obbedito << James... >> Clarke sentiva la propria voce lontana e ovattata.
Le venne affianco facendo cenno all'autista di ripartire mentre cercava di calmare il suo respiro.
Le mani e il corpo iniziarono a farsi pesanti << Signorina ho bisogno che mi guardiate >> la bionda alzò lo sguardo e strizzò gli occhi sentendo la testa girare << Siamo quasi arrivati >> anche le palpebre si fecero più pesanti << Merda... >> sussurrò Clarke tra le labbra mentre crollava addosso alla guardia << Maledizione accelera Christoper! >> furono le ultime parole che riuscì a sentire prima che l'oscurità l'avvolgesse.

 

ABIGAIL


Non si stupì dell'ennesimo crollo della figlia né si agitò quando vide la guardia portarla nella stanza della sua clinica privata.
Le applicò la mascherina per l'ossigeno attendendo che i suoi polmoni rispondessero, prima di toglierle il capotto e la sciarpa.
Non rimase nemmeno stupita della febbre alta, ormai perenne nel suo corpo, così quando il suo respiro tornò regolare insieme al suo battito, la fece immergere nell'acqua fredda dove riaprì gli occhi << F-freddo.. >> Abigail le sorrise, ostacolando l'istinto della figlia di uscire dalla vasca.
Le accarezzò i capelli mentre i suoi denti continuavano a battere << Solo tre minuti, ok? >> la vide annuire freneticamente mentre si stringeva forte alle sue braccia << Vuoi dirmi che cosa è successo o devo strappartelo dalla bocca? >> la sentì ridere mentre resistere al freddo << L-l'ho vista... >> riuscì a dire tra un respiro e l'altro << Dove? >> Clarke si inumidì le labbra ridendo.
Non capiva il perché quella situazione la facesse ridere ogni volta << A-ad un semaforo...aveva in mano un foglietto...P-posso uscire? >> Abigail scosse la testa << E' passato appena un minuto >> le fece indicando il cronometro vicino alla vasca << Dio mio Clarke come potete amarvi ancora? >> la vide inarcare il collo a causa degli spasmi << I-io non lo so... >> << Se ti sei emozionata così tanto solo nel vederla... >> la vide chiudere gli occhi e cercare inutilmente di rilassarsi << Io la amo, mamma >> sospirò portandosi una mano tremante al petto << La amo più di qualsiasi altra cosa e rischierei davvero la mia vita per una sola notte con lei >> aggiunse lanciando un occhiata fugace al tempo << Stai soffrendo per qualcosa che non puoi avere. Almeno non adesso >> il sorrise che aveva sul volto scomparve << L-lo so...lo so, ma no riesco a farne a meno >> era certa che se non ci fosse stata lei, Clarke avrebbe pianto.
Fu il suono del cronometro a spezzare il lungo silenzio che si era creato e Abigail aiutò la figlia ad uscire dalla vasca e non si lamentò quando Clarke si sorresse a lei.
Stava male molto più di quanto mostrasse e il suo corpo si era indebolito << Domani non lavorerai avverti pure la tua assistente e sicuramente nemmeno dopodomani >> << Mamma non pos... >> << Non mi importa cosa puoi o puoi. Niente repliche capito? >> non osava quel tono con lei da una vita.
L'aiutò a cambiarsi e non faticò a riconoscere le cicatrici sul suo corpo, allontanando come la peste il ricordo che la torturava ogni notte << Mettiti sotto le coperte, mi hai capito? >> la bionda annuì obbedendo all'istante e rilasciando un sospiro di sollievo una volta al caldo << Io torno subito con qualcosa da mangiare >> si sarebbe addormentata molto prima del suo ritorno, ma da li a qualche ora avrebbe riaperto gli occhi in preda al panico, a causa dei suoi incubi e non voleva che si svegliasse da sola in mezzo al buio.

Dieci anni prima

Furono i raggi del sole a svegliarla e quando passò per la stanza della figlia trovandola vuota con il letto rifatto si dispiacque per la sua partenza.
Aveva litigato molto per la sua vacanza con Lexa prima del College, in verità aveva litigato molto con il padre che non voleva che frequentasse una Natblida, visto che era in piena elezione come Governatore, ma lei lo aveva zittito dicendoli che l'amava.
Non si era pentita di aver sorriso e di aver sostenuto la figlia, perché non l'aveva mai vista così energica per qualcuno oltre che per l'arte.
Aprì la porta e raccolse il giornale insieme ad una scatola di cartone senza alcun indirizzo.
Chi la mandava?
Posò la posta sull'isola della cucina e si diresse al frigorifero da cui prese la scatola del succo d'arancia.
Amava la mattina, perché i domestici non c'erano per suo ordine, anche se Jack continuava a non capirne il motivo.

La mattina si degusta in famiglia”
Non si ricordava dove avesse letto quella frase, ma le era rimasta impressa nella mente e l'aveva fatta diventare uno stile di vita.
Prese un sorso del proprio bicchiere mentre tirava fuori il pane dalla macchina dei toast e posò il burro fresco sul tavolo, prima di riprendere quella strana scatola tra le mani.
La ispezionò prima esternamente alla ricerca di un etichetta, ma sembrava sigillata a mano, così prese il coltello e strappò lo scotch.
Si accigliò nel trovarvi all'interno un dvd.
Che fosse roba di Clarke?
Eppure non le aveva lasciato detto niente.
Sospirò prendendo il toast imburrato e dirigendosi in salotto per vedere che cosa contenesse il cd.
Si sedette sulla poltrona e mise play dopo aver inserito il disco.
In un primo momento vide solo una schermata nera, dopodiché apparve una scritta “Volete giocare?”.
All'inizio credeva che fosse un film horror, poi aveva pensato a qualche brutto scherzo, ma quando aveva visto Clarke in una cella con gli stessi abiti con cui era uscita, gridò chiamando il marito.
Non poteva essere vero!
<< Cara cosa succede? >> le chiese Jack che fece di corsa la rampa di scale con in mano la mazza da baseball che teneva sotto il letto << Caro si tratta di Clarke...Clarke... >> fece indicando il televisore mentre piangeva senza freno sulla sua spalla.
La loro amata figlia era prigioniera chissà dove, in una cella chissà dove, da qualche psicopatico chissà dove.

 

LEXA


Tutti indossavano abiti neri, compresa lei.
Era fasciata da un abito lungo e i capelli le ricadevano tutti su di una spalla.
Non indossava gioielli, perché che senso aveva indossare gioielli ad un memoriale?
Strinse forte la propria mano intorno a quella di Anya che per ovvie ragioni aveva insistito ad accompagnarla all'evento dell'Art Academy in onore di Clarke.
Prese un altro bicchiere di analcolico ricordandosi chiaramente il divieto di Anya sugli alcolici per quella sera e per le successive, finché non avesse superato il lutto << Possiamo andarcene? >> chiese e l'amica si accigliò a quella richiesta << Perché vuoi andartene? Sei stata te a voler venire qui >> << Lo so, ma adesso andiamocene >> non ce la faceva a restareì e si diede della sciocca per aver pensato di riuscirci, ma i ricordi del loro primo incontro erano troppo vividi per fingere che non ci fossero.
Si inumidì le labbra mentre insieme ad Anya prendevano i soprabiti dal guardarobiere << Aspetti signorina Natblida >> si voltò nel sentire il suo nome e si chiese chi fosse l'anziana donna dai capelli bianchi raccolti in un perfetto chignon << Ci conosciamo? >> si ritrovò a chiedere per niente desiderosa di parlare con altri sconosciuti << E' venuta ad una mia lezione, qualche anno fa. Non si ricorda? >> probabilmente notò dal suo volto che non ricordava << A posato per Griffin >> << Lei era la professoressa di Clarke? >> la donna annuì sorridendo timidamente << Sì, mi ricordo ancora chiaramente l'ossessione della Signorina Griffin per il suo quadro, ci lavorò per mesi >> Lexa si ritrovò a sorridere ricordandosi chiaramente le mille richieste di Clarke per soddisfare il suo desiderio artistico << Devo ammettere che resta una delle opere che più preferisco e di tanto in tanto quando cammino nei corridoi mi piace soffermarmi qualche minuto a guardarlo. Aveva davvero talento >> << E' ancora qui? >> chiese con un il desiderio cocente di vederlo << Certamente, lo diede in dono dicendo di avere comunque l'originale in carne ed ossa >> l'anziana signora rise nel ricordarsi di quella battuta << Desiderate vederlo? >> le fece poi e Lexa annuì immediatamente vedendola sorridere << Le manca molto >> non era una domanda, ma del resto anche uno sciocco poteva capire quanto le mancasse quella stupida ragazza dai capelli biondi << Moltissimo >> Anya la seguiva silenziosamente mentre la donna parlava di Clarke come di una ragazza particolare, ma con tante energie << Eccoci arrivati, vi lascio sole >> disse una volta raggiunto il quadro e Lexa non notò nemmeno quando se ne andò perché rimase ad ammirare se stessa.
Non l'aveva mai visto prima d'ora.
Clarke le aveva fatto promettere di non vederlo mai, perché avrebbe potuto rovinarlo.
Sorrise tristemente mentre le si formava un groppo in gola e le si inumidivano gli occhi.
Toccò con le dita i fiori che erano incastrati tra le sue ciocche e il raggio di luce che passava in mezzo al suo volto.
Non aveva trasmesso solamente il suo aspetto, ma anche il suo carattere.
Le mani giunte e lo sguardo deciso, l'aveva amata, perché solo una persona che ti ama così tanto può riuscire a ritrasmettere altrettanto sulla tela.
Rise ricordandosi quando le aveva fatto aprire una lattina decine e decine di volte o quando l'aveva fatta risalire le scale altrettante volte, alla ricerca di chissà cosa << Mi manchi... >> sussurrò in un singhiozzo e non le importò dei passanti le lanciavano occhiate al volto rigato dalle lacrime e fu lì, mentre analizzava il quadro che notò la sua firma.
Si avvicinò accigliandosi e chinò leggermente il capo per leggerla: “Wanheda”.
Non era possibile...
Il quadro che aveva acquistato era nuovo, ma era veramente nuovo?
Quando era stato messo in mostra?
<< Andiamo >> ordinò catapultandosi all'esterno, trascinando Anya e ignorando le sue chiamate << Si può sapere che ti prende? >> le fece una volta che furono in macchina << All'Art Gallery >> ordinò all'autista << Ti ricordi il quadro che ho comprato qualche mese fa? >> l'amica alzò gli occhi al cielo annuendo << Sì, ma che c'entra? >> << Ha la stessa firma >> disse con un sorriso che credeva di non possedere più << Ha la stessa firma Anya! >> i suoi occhi erano confusi come i suoi << Come è possibile? >> << Non lo so...io non lo so...e se fosse ancora viva? E se il giornalista si fosse sbagliato? >> Anya le prese le mani tra le sue << E se invece è solo una coincidenza o qualcuno le ha rubato la firma? Lexa non vorrei che... >> << Non avrò false speranze...te lo prometto, ma ho bisogno di capire >> quando la macchina accostò si gettò fuori, ma si ritrovò a colpire la saracinesca della Galleria << Maledizione! >> esclamò << Domani, domani mattina, adesso torniamo a casa e non te la prendere con la serranda che non ha fatto niente di male >> le fece sarcasticamente Anya.
Sicuramente anche lei era speranzosa, ma come non poter capire il suo cinismo.
Del resto quante probabilità c'erano che Clarke fosse ancora viva?

<< Ho bisogno di saperlo! >> esclamò alla proprietaria della galleria << E' un informazione riservata non possiamo darla a chiunque >> Lexa sospirò nervosamente passandosi una mano trai capelli << Vuoi prendermi in giro? Ti ho appena detto che è una questione di vita o di morte.. >> << Lexa... >> la richiamò Anya per l'ennesima volta, ma non se ne sarebbe andata da lì senza quel nome << D'accordo non vuoi darmi quest'informazione, giusto? >> << Non posso non è che non voglio... >> schioccò la lingua tirando fuori il blocchetto dell'assegni << E che diavolo siamo in America! >> prese la penna sotto lo sguardo sconvolto di Anya e di Cassidy << Quanto vuole? >> << C-cosa? No, non posso davvero >> << Dieci mila? >> la donna alzò le mani al cielo << Cinquanta? >> << Lei è pazza >> << No, è innamorata >> ribatté Anya appoggiandosi alla scrivania della donna sospirando << Ottanta mila, sono disposta a pagare anche di più, mi dica solo una cifra >> Cassidy la guardò per qualche minuto senza proferire parola << Perché le interessa tanto sapere il suo nome? >> << E' di vitale importanza che io lo sappia. Le giuro che non sono pazza, anche se è esattamente ciò che direbbe un folle. Quanto vuole? Posso firmarle anche un assegno in bianco >> << Dio mio non voglio i tuoi soldi! >> esclamò esasperata.
Erano lì nel suo ufficio da almeno un quarto d'ora nel cercare di convincerla << Ha vinto, se davvero si tratta di amore e di un emergenza così grave, chi sono io per mettermi in mezzo? >> Lexa sorrise mentre la vedeva digitare sulla tastiera << Io non posso dirle il nome dell'autrice >> staccò un postit dal blocchetto sulla sua scrivania, vi scrisse qualcosa sopra e lo tenne fermo con due dita facendolo scivolare davanti a sé << Vado a prenderle la ricevuta per il suo quadro. Torno tra cinque minuti >> Lexa rise di nuovo << Certamente metta pure quello più costoso sul mio conto >> la donna schioccò la lingua e rise << Buon Natale, Signorina Natblida >> fece uscendo dalla stanza.
Lexa si lanciò sul foglio sotto gli occhi attenti dell'amica.
Costia Braun.
<< O mio dio... >> Anya si accigliò avvicinandosi per poter leggere il nome << O mio dio Lexa... >> si coprì la bocca con la mano cominciando a ridere senza freno.
Sa chi è l'autrice?
Si era avvicinata a lei e non se ne era nemmeno accorta.
Nessuno lo sa, usa uno pseudonimo e nessuno sa il perché. C'è chi dice lo faccia per aumentare le vendite e chi lo faccia per proteggersi.
Aveva usato quella sciocca scusa per parlare con lei e come una stupida ragazzina non se ne era accorta.
<< Eccole la ricevuta per il suo quadro >> si alzò abbracciando quella sconosciuta e baciandole la guancia mentre Anya rideva di lei << Grazie! Grazie! Grazie! >> la ringraziò dalla gioia e uscì dalla stanza << Dia pure la ricevuta a me >> sentì da Anya, ma non le importava di quanto costasse il quadro che aveva comprato o di chi appartenesse, perché quando raggiunse l'esterno rise alzando lo sguardo al cielo nuvoloso e trovandolo bellissimo << Grazie! >>.
Rise portandosi quel foglietto tanto prezioso alle labbra e quando Anya la raggiunse montò in auto con il sorriso che non voleva andarsene mai più << Alla SkaiKru >> non l'avrebbe più persa, non l'avrebbe più fatta scappare.
Adesso capiva!
Adesso capiva ogni cosa!
Il perché di quel forte sentimento, il perché di quel bacio così familiare e il perché le ricordasse Clarke << Perché lei è Clarke >> diede voce ai propri pensieri senza rendersene conto e si ritrovò a piangere di gioia senza saperlo << Lei è viva Anya...è viva >> si lasciò stringere tra le braccia dell'amica mentre tra le mani stringeva quel foglio così pieno di speranza portandoselo al petto << E' viva >>.

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NA: Eccoci arrivati alla grande scoperta ;) Piaciuto? come penserete che andranno le cose? Miglioreranno o peggioreranno? Fatemi sapere che cosa ne pensate e allora prossima :)

 
   
 
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